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Autore: Emi Nunmul    11/09/2011    1 recensioni
«Kanshu...» ripetè un’ultima volta, prima di farsi indietro col busto, verso il bordo del letto, slegando le gambe da quelle del giovane. Si raggomitolò, incrociando le braccia sul petto, come se stesse tentando di proteggere qualcosa di prezioso. Serrò gli occhi, sorgente di gocce che tradivano l’apparente calma che aveva voluto mostrare fino a quel momento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark. Long. Night.

 

 

 
«Lasciami stare»
«No»
«Non ti fa bene»
«Voglio il tuo nome. Voglio te, voglio te!»
«Non vuoi me. Vuoi i miei ricordi»
«Non ho ricordi, non ne ho! Non ho nulla. Ho solo te! Ti prego...»
E prima che potesse fare un passo per allontanarsi dal bordo del letto, lei gli afferrò la lunga maglietta bianca, tirandolo verso di sé, con talmente tanta forza da farlo ricadere sulle lenzuola assieme a lei, accanto a lei, con le gambe poggiate alle sue. La corvina non riusciva a distogliere lo sguardo da quei due frammenti di cielo notturno che il giovane si ritrovava al posto degli occhi: così scuri e profondi che ti ci potevi perdere, con strani scintillii di malinconia che l’aveva sempre accompagnato.
E, dal canto suo, lei l’aveva alleviata, quella malinconia, insomma. C’era riuscita, si sentiva fiera del suo operato e lui le era riconoscente. Aveva iniziato ad amarla, come lei aveva fatto con lui da molti anni addietro. Ma l’amore della ragazza sconfinava nella più indicibile ossessione, quasi. Dopo un po’ che non era più con lei o che non lo vedeva da più di un giorno iniziava a star realmente male. Le mancava qualcosa che la debilitava in ogni senso, anche a livello fisico. Iniziava a sentirsi debole, stavolta lei malinconica. Aveva bisogno di lui come un tossicodipendente ha bisogno della sua dose quotidiana di droga.
Ma, alla fine, ciò di cui lei aveva veramente bisogno erano i sentimenti che lei stessa provava per lui; alimentava la sua arte, attraverso le emozioni, attraverso le supposizioni, attraverso ciò che riusciva a captare dai suoi movimenti, i suoi atteggiamenti, i suoi sguardi. E quello che più la faceva sentire viva era sapere che lui, fino a quel momento, le aveva dato la possibilità di capire a fondo i molteplici ed incomprensibili perché di alcuni suoi comportamenti.

 
«Non andar via» sibilò la ragazza spezzando quel silenzio inspiegabilmente tranquillizzante.

 
Era tutto bianco in quella stanza: le pareti, la porta, il letto, le coltri, la luce che filtrava tenue dalla finestra. E le leggere tendine chiare fluttuavano irregolari e calme per la pungente brezza settembrina. Bianco era pure il cielo che sovrastava la città. Diventava a tratti più scuro. Piangeva.

 
«Kanshu...»
Voltava lentamente il viso, nella direzione di quello di lui. Movimenti insicuri, la voce appena percepibile. E lui aveva una mano sulla fronte, gli occhi chiusi.
«Kanshu...»
«No...»
«Kanshu. Non lasciarmi andare»
«Mi dai colpe che non ho»
E, a quello che pareva uno sproloquio della ragazza, lui non faceva altro che rispondere a denti stretti, evidentemente estenuato dalle sue parole.
«Kanshu...» ripetè un’ultima volta, prima di farsi indietro col busto, verso il bordo del letto, slegando le gambe da quelle del giovane. Si raggomitolò, incrociando le braccia sul petto, come se stesse tentando di proteggere qualcosa di prezioso. Serrò gli occhi, sorgente di gocce che tradivano l’apparente calma che aveva voluto mostrare fino a quel momento.

 
 
Pareva essersi fermato tutto in quella casa vuota, dove v’erano solo loro due in una camera da letto spoglia. Non s’udiva una parola, un suono fuori posto. Solo respiri e sospiri. E quella –sapevano entrambi- era l’ultima volta che sarebbero stati uniti carnalmente come spiritualmente. Era necessario dividere le loro esistenze. Era necessario riprendere a vivere.

 
«Kanshu...»
«Lo sai... lo sai che non ti lascio libera fino ed oltre la morte»






N.d.A: Bene, non ho nulla da dire. Cioè, in realtà ci sarebbe da dire molto, ma non vorrei rovinare ciò che potete averci visto in questa one shot. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, cosa ci avete visto, se vi ha lasciato qualcosa o meno. ^ ^ Per quanto riguarda Because you were carried to paradise... Onestamente non  so quando aggiornerò. Sto proseguendo una long fic a cui tengo decisamente di più rispetto a quello sclero da due soldi, ma spero di trovare il tempo per proseguirla comunque. Eniuei, dato l'orario (le 4 del mattino <3) termino qui le note e mi dileguo. Baiiii X*
Michan

   
 
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