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Autore: LadyofDarkness    11/05/2006    4 recensioni
Quando, nonostante tutto, nonostante la sua forza, l'amore non basta...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Theodore Nott, Tracey Davis
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ti Amo

 

Credo che se tu fossi rimasto veramente con me, tutto questo non starebbe succedendo.

 

Occhi che si scrutano.

Volti rossi ed accaldati.

Labbra che si cercano.

 

Credo che se tu non avessi ceduto, ora non sarei qui, con la mente in pezzi ed il cuore sanguinante.

Lo sappiamo entrambi che sto impazzendo.

 

Corpi allacciati, nella danza più vecchia del mondo.

Sussurri fiochi a spezzare il silenzio.

Frasi sussurrate a mezzi, senza senso. Dettate dal nettare che ci sta scorrendo nelle vene.

Quel piacere, che nasce dal nostro amore.

 

Se io non avessi ceduto a te, se non mi fossi mai innamorata di te, sarebbe cambiato qualcosa?

Temo che ciò non sarebbe mai potuto accadere, perché, in ogni caso, ti ho sempre voluto bene.

Sempre.

Ti amo.

 

«Ti amo…»

 

Mi specchio in questa vetrinetta, il mio pallido riflesso, mentre vedo le boccettine in essa contenute.

Cosa mi è successo?

Dov’è il mio sorriso, la mia aria sempre ilare?

Dov’è quella gioia di vivere che mi aveva sempre caratterizzato?

L’ha uccisa lui, e l’ha soffocata tramite te.

 

Due corpi che si stringono, che non si vogliono lasciare.

Spaventati dall’intensità di tutto quello. Dall’intensità dei loro sentimenti.

Sorpresi da ciò che è stato.

Tutto così improvviso.

«Che succederà ora?»

Sarà solo tutto ancora più bello e intenso.

Blu e viola immersi l’uno nell’altro.

 

Sei diventato tutto ciò che io ho sempre odiato.

Tutto ciò contro cui la mia famiglia ha sempre combattuto. Ciò che me l’ha portata via.

La mia mente urla nel vederti uscire con quel mantello nero addosso.

 

«Perché non ti sei ribellato?»

Uno sguardo colpevole che si volge a terra. Paura. Colpa. Dovere.

«Non a tutti è data la possibilità di scegliere»

«Perché me lo vieni a dire ora? Mi annienti con ciò… mi annienti»

Lo sguardo che si rialza.

Guance bagnate.

Pena negli occhi.

«Non posso mentirti. Non a te. Perché non sarei riuscito a nascondertelo»

«Perché andiamo a letto insieme? Lo avrei visto mentre mi prendevi?!»

Rabbia. Dolore.

«No… perché ti amo»

Una carezza leggera.

Braccia che stringono un corpo tremante.

Singhiozzi.

«Come faccio ad odiarti? Come, se voglio solo restare così per sempre?»

 

Il mio cuore ti ama.

 

«Ti amo…»

 

E muore piano piano, ogni giorno, corrotto da quel marchio che risalta sul tuo braccio.

 

«Non guardarlo»

Occhi che non riescono a distogliersi.

Ossessione generata dall’orrore.

Male su innocenza.

«NON GUARDARLO!»

 

Ti sei arrabbiato così tanto quella volta.

Non riuscivo a smettere di fissarlo.

E’ stata la prima volta in cui la mia mente mi ha tirato un brutto tiro.

Il primo di una lunga serie.

Non c’era più nulla intorno a me, se non il tuo braccio, insudiciato a quel modo.

Non riuscivo neanche più a sentirti dentro di me, non avvertivo nulla di ciò che mi succedeva.

Solo quello, e ciò che significava.

Morte.

 

Un’espressione di dolore.

Una mano che si stringe l’avambraccio.

«Devo andare…»

Nessun commento.

Solo occhi che fissano.

Ed un corpo in un letto che resta solo.

 

Sei un assassino.

Lasci ragazze come lo ero io orfane dei propri genitori.

Storie che si ripetono.

Ed io ho accettato tutto questo.

Ti ho accettato anche così.

Senza fare nulla.

Non c’era nulla da fare dopotutto.

 

«Ti amo…»

 

Tornavi sempre.

Facevi appena in tempo a toglierti quel lungo mantello, a gettare via quella terribile maschera, ed eri da me.

 

«Sei l’unica cosa che mi impedisce di non sprofondare»

 

Un appiglio.

Tu una nave, di cui io ero l’ancora.

Ma le ancore non galleggiano, ed annegano, fino a toccare il fondo.

 

«Non esci più…»

«Sto bene qui»

«Potresti andare a trovare qualcuno…»

«Io ho solo voi come amici, e voi quando non siete qui, siete sempre fuori, insieme…»

Un brivido a pensare a ciò che loro facevano.

Urla.

Troppe urla.

«Stare chiusa tutto il giorno non ti fa bene. Sei così dimagrita… e sei così pallida…»

«Sto bene»

Un sorriso rassicurante.

Ho imparato anche io a mentire.

 

Apro la vetrinetta, e prendo la boccetta.

So cos’è.

So come si usa.

So sarà l’ultima cosa che stringerò.

Torno sul nostro letto. Un letto che non ci ha mai visti realmente felici.

Quell’ombra nera già calata sui nostri occhi.

 

«Potresti venire a vivere con me, dopo che…»

Una mano a coprire una bocca.

Ti prego, non continuare.

«Ne sarei felice…»

Si, lo sarei.

Ma ti prego, non continuare.

Nascondersi.

Fare finta che nulla stia accadendo.

Può realmente risolvere qualcosa?

Che importa?!

Per ora mi basta…

 

Non hai voluto mai veramente vedere che mi stava succedendo.

Neanche io l’ho mai voluto fare.

Va tutto bene… tutto bene…

Ci siamo solo nascosti. Da noi stessi. Dal nostro dolore.

Il mio cuore ti ama, la mia mente ti rifiuta.

Il connubio perfetto del mio bianco e di quel nero che ho sempre odiato.

Nulla è più scindibile, nulla.

Ma io ormai non ce la faccio più.

Non voglio odiarti.

Ma non riesco più solo ad amarti.

 

«Stai bene?»

Occhi che fissano il camino.

Non è successo nulla, nulla.

Mani che stringono la gonna di un leggero vestito.

La curiosità uccise il gatto. Non sarebbe mai dovuta scendere.

Non avrebbe mai dovuto avere conferme. Perché la realtà innegabile, frantuma le nostre piccole illusioni.

Ci obbliga a tirare fuori la testa da sotto la sabbia.

 

Non sarei mai dovuta scendere a vedere cosa erano quei rumori.

Stringo gli occhi, per scacciare via dalla mia mente quell’immagine.

Sangue… ovunque…

Quel corpo.

Agonizzante.

Mi manca il respiro…

 

«Tu non stai bene…»

«Si, invece si…»

«Che ti succede? Sei… assente. A volte sembra tu non riesca a capire cosa ti accade intorno. Ti estranei. Sorridi da sola»

Nostalgia.

Un tempo eravamo felici, e poi…

«Mi ascolti? Lo vedi che ti succede?»

 

Si, non sto bene.

La mia mente non sta bene.

Il mio corpo a causa di ciò non sta bene.

Sto impazzendo. Tu mi stai facendo impazzire.

 

«Ti amo…»

 

Non voglio odiarti.

 

«Ti amo…»

 

Bevo.

Tutto sarà più semplice.

Mi sdraio sotto le coperte.

Sei giù, nei sotterranei, così vicino eppure così lontano.

Sei qui, eppure non sei con me.

Mi hai abbandonato?!

Ti ho visto, stavo scendendo nelle cucine, e ho visto te, e Draco. C’era anche Millicent stavolta. Credo sarà una cosa lunga.

Siete comunque impegnati.

Chissà chi è quell’uomo che stavate portando giù?

Oh, non è importante… sono solo inutili pensieri. Non uscirà vivo da lì.

Ed ora la mia testa è così pesante… sono stanca.

Non mi va di pensare.

Socchiudo gli occhi, mentre sento il torpore avvicinarsi, ed i miei pensieri affievolirsi.

Non mi troverai questa volta al tuo ritorno.

 

La pioggia che scroscia su due ragazzi.

«Dobbiamo raggiungere la scuola!»

«Lo sapevo non dovevo darti retta e seguirti!»

Un borbottio scocciato.

«Uffa, non essere musone! Siamo quasi arrivati!»

Una porta che non si apre.

«Ci hanno chiuso fuori!»

«Bene, genio, che cosa pensi di fare ora?»

«Io… vedrò»

«Troviamo una tettoia, scema…»

Uno sguardo scocciato.

Uno dispiaciuto.

Le scompiglia i capelli.

E riprendono a correre. La ricerca di un riparo.

«C’è una piccola tettoia!»

Gambe fini che corrono.

Capelli lunghi e bagnati a coprire occhi ametista derisori.

«Tu sotto la pioggia. Così impari a non sbrigarti»

Un corpo che spinge al muro un altro.

«Così sono riparato anche io!»

Uno sguardo fintamente arrabbiato. Furbo.

Uno sorpreso, in cui l’altro si scioglie.

Imbarazzo.

Il loro primo bacio.

La loro prima volta.

La scoperta dell’amore che, da anni, risiedeva nel loro cuore.

 

*********

 

Camminavano, seguendo Theodore, che li conduceva nel salotto, e poi verso le scale che portavano ai piani superiori del suo maniero.

«Abbiamo bisogno del Veritaserum. E di qualche altro giochino» mormorò Draco, scostandosi i capelli dalla fronte sudata.

«Quel tipo è tosto. Non vuole parlare…» commentò Millicent, sbuffando.

«Avverti Blaise allora di portare qui i bambini. Odio quando dobbiamo farlo, ma sai quali sono gli ordini, no? Meglio loro che noi…» replicò cinico il ragazzo.

«Bellatrix non aspetta altro. Divertirsi un po’… e se può mettere le mani su qualche traditore o non adempiente, tanto meglio»

«Poche chiacchiere, non voglio Tracey senta» si intromise il moro.

«Lei sa Theodore. E’ inutile che fai così. Credi veramente che non facendole sapere la proteggerai?» sibilò Draco, socchiudendo gli occhi.

Gli dava fastidio quella situazione.

Erano sempre stati tre, loro tre, da che avesse memoria, e mantenere tutto quel riserbo sentiva era sbagliato. Nascondere, nascondere.

Non facevano altro che quello ormai.

Nascondere la polvere sotto il tappeto, ed i cadaveri nelle celle dei sotterranei.

Era solo dannoso. Per loro, che si erano sempre detti tutto.

Ma Theodore era troppo accecato dal suo amore per rendersene conto.

«Sta male… non voglio si angosci ancora di più» replicò secco, guardando in tralice il suo biondo amico.

La questione ora era chiusa.

Millicent abbassò gli occhi a terra.

Si, stava male.

Loro si erano adeguati alla propria situazione. Lo sapevano da sempre che sarebbe stato così. Non era stato neanche troppo scioccante come cosa.

I loro genitori erano Mangiamorte. Loro si erano limitati a seguirne le orme, con una bella spinta imposta.

Per di più erano insieme.

Sospirò, cercando di sorridere. Erano arrivati nella loro camera da letto, e sapevano che lì avrebbero trovato la loro amica.

Aprirono la porta. Lei già riposava, accucciata sotto le coperte. Aveva un sorriso sereno in volto.

Probabilmente stava facendo un bel sogno.

Theodore sorrise leggermente, intenerito, facendo segno agli altri di pensar loro alle pozioni e al resto. Sapevano dove cercarle.

Si sedette sul letto, allungano una mano per spegnere la luce dell’abatjour, ma essa intruppò contro una boccettina, che cadendo a terra, si ruppe.

La osservò, perplesso.

Forse aveva avuto un'altra delle sue crisi di panico…

La guardò preoccupato, chinandosi a raccogliere i pezzi di vetro. Si accorse erano di una boccetta troppo grande rispetto alla fialetta da cui la ragazza prendeva sempre la sua pozione.

«Tracey?» un mormorio leggero, mentre allungava una mano a scostarle i capelli dalla fronte.

Chissà che cos’era quella?

Aveva la fronte gelida.

«Theodore, hai preso tu quel veleno che dà morte dolce?»

Si voltò, terrorizzato, verso il suo biondo amico.

«Tracey…» un semplice sussurro angosciato, mentre la scopriva, prendendola tra le braccia.

Il braccio le cadde lungo il fianco, abbandonato.

«T-Tracey?»

Le dita corsero a cercare il battito sul suo collo.

Flebile, lo trovarono.

Si stava fermando.

«Dannazione Draco, aiutami!»

Prese a scuoterla, cercando di svegliarla.

Gli occhi di lei si strinsero, per poi aprirsi, leggerissimi.

«Tracey, che diavolo hai fatto?» rabbia nella voce.

E morte nel cuore.

Una mano che con difficoltà si posa sulla sua guancia.

Le labbra si muovono appena, nessun suono esce da esse.

 

«Ti amo…»

 

 

Prima o poi qualcuno mi spiega che mi sta succedendo.

Due giorni, due one shot.

.______________.

Me tutta strana.

Non ci sono molte parole, è un altro sfogo.

Una – la prima – trama delle mie due lacrime.

T.T   -  Theodore e Tracey.

Un piccolo scorcio della mia ship…

Credo di dovervi qualche piccola spiegazione... La ship era nata per il gdr Flagrate!

Per farvi capire un minimo, Theodore, Tracey e Draco sono stati amici da quando erano piccoli, e poi hanno conosciuto anche Blaise Zabini e Millicent Bullstrode, legando anche con loro. Nulla di che, nulla di particolare.

Solo due piccole lacrime che ho nel cuore.

Spero sia piaciuta. ^^” e che non sia troppo priva di senso anche questa.

 

Marcycas – the Lady of Darkness


Nota al 31/07/2014: Se voleste leggere altro scritto da me, ho pubblicato un libro a quattro mani che potrete trovare a questo link http://www.amazon.it/Guilty-Pleasure-Ludovica-Valle-Marcella-ebook/dp/B00K37549M. Dateci un'occhiata mi raccomando!
  
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