Mi trovavo lungo il corridoio di un ospedale. Era un tardo pomeriggio; mi aggiravo senza una ragione ben precisa. Mentre camminavo osservando le camere, una mi catturò in particolar modo. Una bimba giaceva su un letto dalle bianche e candide lenzuola... A quanto pare era in preda al sonno. Mi avvicinai cautamente e la scrutai con attenzione.
Le davo circa cinque anni... Il suo volto era pallido e rinsecchito; il suo corpo era piuttosto gracile e alcuni tubi erano infilzati lungo il suo collo e il suo sterno.
Subito dopo mi accorsi che era calva e da lì capii che era affetta da una patologia tumorale. La osservavo e ad un tratto dei brividi mi pervasero. Mi sentii vuota e sola, avrei fatto qualunque cosa per salvarla e strapparla da tutte quelle sofferenze. Era così graziosa e piccola...
Avrei voluto abbracciarla e donarle conforto. Rassicurarla... Dirle che sarebbe guarita e che avrebbe vissuto a lungo. Che si sarebbe tolta ogni sfizio.
Ma poi caddi in preda allo sconforto poiché non mi sentivo all'altezza. Non ero un medico e tanto meno Dio. Mentre affondavo in certi pensieri, la piccina aprì lentamente gli occhi e con curiosità mi fissò, poi mi sorrise e provai gioia. Ricambiai il sorriso e le strinsi una mano... Lei non possedeva abbastanza forze.
Le dissi: “Guarirai e sarai amata; guarirai e ogni individuo sarà fiero dopo averti conosciuta; ma soprattutto guarirai e starai finalmente in pace con te stessa e assaporerai tutto ciò che l'esistenza ti regalerà. Ora riposa piccola, cosicchè appena guarirai avrai abbastanza energie per ridere e correre attraverso un prato osservando l'arcobaleno fatto di mille colori, proprio come te e il tuo cuore che finalmente potrà tornare a risplendere.”