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Autore: Camelia Jay    11/09/2011    4 recensioni
Sotto un'apparente gentilezza e generosità verso tutti, Nicole Hicks è riuscita a costruirsi una buona reputazione, e sa farsi adorare da tutti.
Poi arriva una persona a far vacillare la sua gloria, Luke, nonché il ragazzo apparentemente innocuo per lei che invece, a quanto pare, è l'unico che riesce a vedere davvero la superbia e la presunzione che si celano dietro la maschera di infinita bontà della ragazza.
Ma dietro quella vita vuota fatta di studio e orgoglio c'è posto per qualche sentimento? Dal Tre:
«Fermati!» gridava l’altra, senza che nessuno la sentisse o facesse caso a lei. «Mettimi giù istantaneamente! Aiuto! Sequestro di persona!» Agitava le gambe disperatamente, ma il fisico ben allenato di Luke gli permetteva di non cedere. [...] Poi, ringhiò, in maniera più simile a un chihuaua iracondo che a una ragazza: «Quanto ti odio!»
«Anch’io spero che possiamo andare d’accordo, Nicole.»

Rating giallo per i capitoli futuri... e non abbiate paura: non mordo ;D
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sette

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Alcuni libri devono essere gustati, altri inghiottiti,

altri divorati e digeriti.

Francis Bacon

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L’orologio annunciò le nove del mattino.

Nicole stava dormendo, sebbene a quell’ora solitamente era già piegata sui libri, i più pesanti visto che al mattino si digeriscono meglio le informazioni.

Invece, alle nove, lei era ancora lì. Dormiva solo da tre ore, gli occhi ben serrati e le occhiaie pronunciate. Un braccio penzolava dal letto, e le dita sfioravano la copertina di un libro poggiato sul pavimento.

Drin drin. Drin drin. Drin drin.

Solo al terzo squillo Nicole si svegliò, di soprassalto, convinta che fosse appena l’alba. Ma chi è che chiama a quest’ora?!

Con la vista ancora offuscata e mezza rimbambita, Nicole andò a tastoni sul comodino fino ad avere in mano il cellulare. Lo teneva sempre con sé nel caso di emergenza – almeno quello. Vide che il numero era sconosciuto. Corrugò la fronte e, esitando, rispose. «Pronto?»

«Nicole! Pronta per una nuova giornata di divertimento?»

Come poteva non riconoscere quella voce? Lei gli rispose a denti stretti: «Luke Kendrew, sei matto per caso? Ti rendi conto che sono solo le…» guardò l’orologio e sussultò. Mio Dio, ma è tardissimo! Non mi sono mai svegliata così tardi! «Va be’, lasciamo stare. Aspetta un attimo: dove cappero l’hai preso il mio numero?!» Lavorò con la mente per cercare di ricordare ma era sicura di non avergli mai detto quale fosse.

«Be’ sai, essendo molto conosciuta a scuola, mi è bastato chiedere al primo che mi è venuto in mente il tuo numero.»

Nicole fu irritata al pensiero del proprio nome in mostra nella rubrica di Kendrew. Cercò di non pensarci. «Che vuoi?» disse inframmezzando le parole con uno sbadiglio.

«Volevo solo comunicarti che passo da te alle tre in punto.»

Manco dovessimo andare ad un appuntamento… «E come mai…» un altro sbadiglio «… così presto?»

«Ieri sera ho pensato parecchio e ho capito dove devo portarti oggi. Sorpresa.»

Nicole ruotò gli occhi, rassegnata. «Immagino di non avere scelta, giusto?»

«Esatto, non ce l’hai. Stavi ancora dormendo?» domandò, percependo dalla sua voce la stanchezza. «Perché pensavo che una come te a quest’ora avesse già in mano il libro di trigonometria.»

«Non sbagli. Io sono sveglissima.» Si sforzò di non emettere un ennesimo sbadiglio. «E ora, se non ti dispiace, tornerei al mio libro di trigonometria.»

«Ricorda: alle tre in punto; non ammetto ritardi» disse, scherzoso.

«Come vuole lei, signore!» disse sarcastica, e riagganciò. Oggi non sono proprio dell’umore giusto per affrontare l’allegria di Kendrew. Non che in precedenza l’avessi mai tollerata…

Il suo sguardo si spostò su un angolo della stanza. Lì, la notte precedente, aveva formato una nuova, piccola pila di libri, composta da quel che aveva trovato in qua e in là, tutto riguardante il romanticismo. Romanzi, poesie, carmi, raccolte epistolarie… qualsiasi genere.

Si alzò e il suo piede finì sopra qualcosa. Un altro libro, che le era scivolato lentamente dalle dita alle sei del mattino mentre si stava addormentando, finalmente, dopo una notte insonne. Lo raccolse, e si avviò verso il bagno.

Non appena si ritrovò il proprio viso dinanzi allo specchio trasalì, passandosi una mano sulla faccia. Quella non era Nicole! Non era lei, la diligente studentessa, era una che le somigliava ma con tutto l’aspetto di una pensionata! Sembrava che una sola notte fosse bastata per deturparle il volto in modo da portarle via gli anni della giovinezza. Non aveva le zampe di gallina né le famose rughe da sorriso, ma aveva un aspetto talmente stanco e sciupato che chiunque l’avesse vista le avrebbe dato degli anni in più.

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Luke era già lì alle tre meno dieci. Evidentemente ci teneva alla puntualità.

Cinque minuti più tardi udì l’inconfondibile rumore della portiera che dava sul sedile anteriore aprirsi, e Nicole entrò prima con una gamba, poi con l’altra, con una lentezza straziante. «Buongiorno, Nicole» la salutò, sempre sorridente.

Lei mugugnò qualcosa con voce monocorde, sbadigliando.

Poi Luke la vide in viso, e quasi sobbalzò. Oltre alle solite occhiaie, quel giorno più evidenti del solito, aveva sotto le orbite due borse gonfie tipiche dell’insonnia o del pianto prolungato, e i suoi occhi erano arrossati. «Ma che cos’hai fatto?! Mio Dio, ma ti sei vista?»

«Parla per te, Luke; oggi non sono proprio dell’umore adatto.»

Lui si accigliò. «Si può sapere cos’hai fatto per ridurti così?» Cercò di avvicinarsi per vederla meglio. Finché furono a pochi centimetri di distanza.

Lei lo allontanò con una mano. «Devi starmi almeno a mezzo braccio di distanza, okay? Detto ciò, non ho fatto proprio un bel niente. Ho solo passato una notte insonne, nulla di speciale. Perché ti fai tanti problemi? Non ti conosco nemmeno.»

«Invece è proprio perché io ti conosco che capisco che Nicole Hicks si sarebbe subito lamentata per non aver dormito, appena entrata in auto, se il motivo della sua insonnia fosse dato da qualcosa senza importanza. Se non hai fatto nemmeno un lamento e non hai detto niente è perché c’è qualcosa sotto. Qual è il motivo della tua notte in bianco?»

Lei strabuzzò gli occhi. «Ma sei scemo? Parti, va’!» E mise su il broncio per i minuti successivi.

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Luke guidava, ma intanto si lambiccava il cervello per comprendere cosa avesse portato Nicole a passare qualcosa di simile. Fino a che, poche miglia più tardi, non si stufò di riflettere e frenò bruscamente in mezzo alla strada.

«Oh Dio! Ma che fai?!» esclamò Nicole, balzando in avanti, mentre gli autisti dietro la vettura suonavano il clacson a ripetizione e sorpassavano. «Tu sei fuori di testa! Riparti, non vedi che siamo in mezzo alla strada?»

Lui staccò le mani dal volante e se le mise dietro la nuca, comodamente. «Non finché non mi dici la verità.»

Nicole si voltò a guardare tutti gli automobilisti che si lamentavano strombazzando e facendo gestacci. «Luke, non è il momento! Riparti, porca miseria! E poi non sono affari tuoi.»

«Invece mi interessa.»

«Ma perché, diamine?! Vuoi ripartire?»

«No.»

«Luke!» Lo afferrò per un braccio, ma lui non fece una piega.

«Se riparto poi me lo dici?» le chiese, con il massimo della tranquillità.

«Sì! Va bene, okay, prometto solennemente! Vai, dannazione, vai!»

Lui obbedì all’istante, gli altri automobilisti, furiosi, che imprecavano visibilmente dopo averlo sorpassato. Ma a quanto pare al ragazzo non importava.

Nicole intanto era impallidita e quando l’auto ricominciò a muoversi trasse un sospiro di sollievo, e si accasciò sul sedile. «Sei completamente pazzo» disse in un sussurro.

«Mi interesso solo del tuo benessere.»

«Certo, come se fossimo amici da una vita.»

«… Dunque?»

Nicole si passò una mano fra i capelli lasciati scendere sulle spalle. Si arrese e si vide costretta a raccontare la verità, anche perché se avesse raccontato una balla, nonostante la sua bravura, era certa al cento per cento che Luke l’avrebbe capito. Aveva quasi l’impressione che dopo soli due giorni che si conoscevano lui l’avesse già inquadrata perfettamente, captando ogni singolo pensiero che il suo cervello concepiva. «Ho pianto tutta la notte. E per colpa tua, sei contento?»

Chissà perché, ma lui lo sospettava. E non rimase neanche sorpreso. Ultimamente Nicole scaricava addosso a lui tutte le colpe, per qualsiasi cosa. «E si può sapere come mai?»

«Ho pensato alla nostra conversazione di ieri.» Non aspettò che lui la incitasse a continuare. «Mi riferisco alla parte che riguardava l’amore, il romanticismo.» Fece una pausa. «Ho pensato che… È un po’ difficile da spiegare…»

Luke non disse niente. Senza accorgersene, decelerò di qualche chilometro orario, forse perché l’attenzione verso ciò che diceva la compagna era aumentata. «Non importa, va’ avanti.»

Nicole trasse un profondo respiro. «In realtà non è nulla di particolare… ho speso un’oretta, ieri sera, per comporre una pila di libri romantici di tutti i tipi, da Orgoglio e Pregiudizio fino alla raccolta di poesie dell’età della cavalleria, e ho ricominciato a leggere tutto a pezzi. Piangevo dalla commozione per certi versi, dalla disperazione per altri.»

Nicole si maledisse.

Una lacrima le aveva rigato la guancia.

E Luke l’aveva vista. Proprio in quel breve istante in cui l’aveva guardata, appena in tempo prima che lei se l’asciugasse con il polso.

«Ho attinto dalle mie esperienze personali» confessò lei.

Esperienze personali. Non ne aveva mai parlato con nessuno, non era mai stata in confidenza a tal punto con alcun coetaneo o altri. Ma con Luke l’aveva fatto, aveva confessato. E lo conosceva da… quello era il terzo giorno, più il giorno in cui si erano appena parlati in macchina, prima di arrivare a scuola.

«Che… esperienze personali?» azzardò a chiedere lui.

«Preferirei non parlarne.» Non solo aveva usato il condizionale nella sua frase, con quel “preferirei”. Oltretutto aveva usato un tono gentile, segno chiaro e palese del fatto che non aveva voglia di perdere tempo in un’inutile arroganza, o piuttosto aveva capito che non sarebbe servito a niente. O forse non voleva perdere, pensò in fondo, l’unica persona disponibile ad ascoltare i suoi problemi.

«Va bene.» Lui accettò il fatto. Era già tanto se lei gli esponeva il problema. Non pretendeva certo che si mettesse a raccontare della sua vita sentimentale. Se le fosse venuto spontaneo, però, tanto meglio.

«E… più vado avanti e più mi convinco che non mi succederanno mai cose come quelle dei romanzi. Mi convinco che l’amore per me non esista, che non mi innamorerò mai. È questo, il pensiero che mi tormenta da tempo.» Si vergognò terribilmente per averglielo confessato. Non pensava che lui potesse capire, e temette che l’avrebbe schernita per quelle sciocchezze. «Sei soddisfatto, adesso?» concluse, con voce tremante.

A Luke ci volle qualche secondo per metabolizzare il contenuto del discorso. «Non pensavo fossi una ragazza così romantica, Nicole» disse. Non c’era tono deridente né tantomeno di rimprovero, nella sua voce.

Nicole arrossì fievolmente. «N-non è che sono romantica…» cercò una giustificante, ma non la trovò. «Solo che anche io sono un’umana. Come tutte le ragazze della mia età, penso sia normale avere i sogni che hanno anche tutte le altre. Penso che, da come nei romanzi si parli sempre di amore, amore e ancora amore, sia normale avere la voglia di… insomma, qualcuno che almeno, ecco, mi possa un pochino piacere. Invece sembra quasi che a questo mondo non ci sia nessuno fatto apposta per me. Spesso mi innamoro dei protagonisti dei romanzi, ma quelli sono fatti di carta e inchiostro.»

Comprese che quella conversazione stava diventando decisamente pericolosa. Parlare con un ragazzo di certe cose non era mai buono, si rendeva conto Nicole. Di qualsiasi tipo di ragazzo si trattasse. E poi con Luke? Che conosceva da appena tre giorni? Manco per lei rappresentasse il tipico “miglior amico maschio”, sebbene lei… no, di amici maschi non ne aveva neanche uno. Così non andò avanti, ma ammutolì.

«Wow.» Lui era senza parole. 1) che Nicole potesse provare sentimenti del genere? No, non se lo aspettava affatto; 2) che potesse confidarglielo apertamente – anche se effettivamente l’aveva costretta? Questo se lo aspettava ancora meno.

«Perché dici wow? È qualcosa di così incomprensibile per il tuo piccolo cervellino?» insinuò, il suo tipico tono accusatorio.

«No, è che… perché? Come mai una come te, così concentrata nello studio, è arrivata a formulare certe conclusioni e a preoccuparsi del romanticismo?» Luke non riusciva ad unire del tutto i pezzi del puzzle.

Lei giocherellava nervosamente con una ciocca di capelli, stropicciandosi un occhio. «Te l’ho detto! Leggendo tutti quei romanzi ho iniziato a sognare di avere qualcuno da amare come le eroine tanto ben descritte, che finiscono sfoggiando un maestoso “E vissero per sempre felici e contenti” oppure un amore eterno che dura anche dopo la morte, o un matrimonio… va sempre a finire lì, sull’amore che vince su tutto. Ma quello che io desidero in diciassette anni non l’ho ancora trovato. E sono convinta che non lo troverò mai.»

«Tutti lo trovano, Nicole. Guarda tutta la gente che si sposa, o ha bambini, o entrambe le cose.»

«In primis, la maggior parte delle coppie finisce male in questa realtà, con un divorzio, una separazione che termina con brutti rapporti tra i due interessati. In secondo luogo, potrà anche esserci per tutti, questo grande amore, ma non per me. Sai che io sono diversa.»

«Credo che tu sia troppo cinica. E poi, tutti a questo mondo dicono di sentirsi diversi…» Luke sorpassò un’auto che andava troppo lentamente.

«Io lo sono veramente. Almeno un po’ mi conoscerai, no?»

«Molto più di quanto pensi.»

«Ecco.» Nicole non ebbe il tempo di riflettere su ciò che Luke le aveva appena detto, che, successivamente una volta a casa propria, l’avrebbe irritata. Continuò. «In diciassette anni non c’è stato un ragazzo che mi piacesse. Non uno solo.» Involontariamente, le sfuggì un singhiozzo. Aveva resistito senza mettersi a piangere, ma adesso tutte le lacrime raccolte dentro di sé chiesero vendetta e uscirono in massa, stillando dai suoi occhi.

Nicole si coprì il volto con le mani, il torace che si alzava e abbassava ritmicamente, la sua voce spezzata dal pianto.

«Desidero sentirmi come l’eroina di un romanzo, coperta da un alone di sentimentalismo, ma non c’è mai stato qualcuno in grado di darmi questa sensazione. Mi sento una cretina» disse, con la voce intervallata e fremente.

Si sentiva stupida perché lui non stava dicendo niente, il che la imbarazzava, e in più, piangere per una simile sciocchezza le sembrava la cretinata del secolo.

«Nicole, ci dovrebbero essere dei fazzoletti nel cruscotto.» Udì lei che rovistava con la mano in cerca del pacchetto. Procedette, sorpreso. «Ti capisco, Nicole. Pensavo di averti inquadrata perfettamente. Ora invece capisco che l’unica cosa che vuoi è sentirti amata e normale come tutte le altre.»

«E amare, soprattutto» aggiunse lei. «A che mi serve l’amore se non ho nessuno cui donare il mio? Sarebbe inutile, da gettare via.»

Rimase colpito. «Finalmente ti sei aperta, Nicole.»

Lei ridusse il fazzoletto che aveva in mano a una piccola pallina di carta bagnata, dentro il proprio pugno. Strinse gli occhi a una fessura, le ciglia inumidite dalle lacrime. «Prova solo a farne parola con qualcuno, Luke. Conosco il tuo numero di targa, anche se non so il tuo indirizzo. Posso risalire a te altrettanto facilmente come si risale a un assassino che fa cadere il portafoglio vicino alla vittima.»

Le sue minacce, dette con voce inframmezzata dai singhiozzi, non erano poi così terrificanti.

«Tranquilla. Fidati di me» disse, mostrandole un sorriso, come per tranquillizzarla. «Sei un po’ troppo arrogante e piena di te Nicole, ma sei una brava ragazza. Anche un po’ comica.»

«Come sarebbe a dire comica?!» strillò lei. «Qui l’unico comico della situazione sei tu! Come ti permetti?!» esclamò, balzando sul sedile.

«Stavo dicendo, che qualcuno lo troverai senza problemi. Che sia oggi, che sia domani, qualcuno c’è sempre» la sua voce era così calma e così rassicurante, che Nicole – sì, detestò profondamente ammetterlo – si sentì confortata. Di solito era lei che doveva consolarsi da sola. «Devi stare tranquilla» continuò «e non pensarci. Arriverà da solo.» Luke diede un’occhiata all’orologio. Nicole ancora non gli aveva chiesto la destinazione. «Vuoi parlarmene ancora?»

«Assolutamente no.»

«Va bene, allora. Senti, il viaggio durerà ancora una ventina di minuti, all’incirca. Visto che hai dormito poco… cerca di riposarti, okay?» le disse lui con gentilezza.

Nicole odiò profondamente Luke. Lo odiò perché era il suo eterno rivale, ma ciononostante provava riconoscenza nei suoi confronti. Mostrò il primo sorriso della giornata.

«Grazie.»

Lui sgranò gli occhi. Nicole che diceva “grazie”?! «E per che cosa?» cercò di sembrare impassibile a ciò che aveva detto.

«Perché non ti scoccia se mi addormento per venti minuti su questo sedile e… per avermi ascoltato. Grazie.» Lo disse con imbarazzo, come se fosse qualcosa di cui doveva vergognarsi. Lo disse con una vera timidezza.

«Figurati.» Era una sciocchezza, è vero, ma Nicole che lo ringraziava? Uno strano senso d’importanza e di soddisfazione s’impadronì di lui. Rimase col sorriso stampato in faccia per il resto del viaggio.

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Jade’s place:

Chi l’avrebbe mai detto? C’E’ UNA TERZA NICOLE SOTTO LA SECONDA NICOLE!!! Capperi, che roba è stata scrivere questo capitolo… alquanto difficile.

Il discorso sul romanticismo fatto con Luke il giorno prima ha scatenato di nuovo in Nicole i brutti ricordi dell’esperienza personale, e si convince sempre di più che non esista per lei un amore bello come quello dei romanzi. Vorrebbe, per una volta, sentirsi come le altre ragazze, amata e normale. Io spero di aver espresso questo concetto al meglio. Anche perché i sentimenti di Nicole sono molto complicati, me ne rendo conto. E spero anche di non avere esagerato (essendo una di quelle che da single si sente benissimo, non ho molta esperienza con questi sentimenti).

Oooooops, capitolo straaaaalungo xD chiedo pardon… a volte non riesco a trattenermi ^^’

AVVERTENZA: il 19 per me ricomincia la scuola! Ciò significa che ora che sono impegnata a finire i compiti delle vacanze e nel primo periodo almeno, la pubblicazione per me sarà molto difficile, quindi se fino adesso ho pubblicato abbastanza di frequente, non potrò fare altrettanto da ora. Ma non vi preoccupate, ho intenzione di 1) finire la storia; 2) cercare di non farvi aspettare troppo.

3) Ho l’ispirazione per una nuova storia, se riuscirò a scrivere tre capitoli o più la pubblicherò :D

Vi saluto! Jade vi aspetta al prossimo capitolo! =)

PS: non fatevi scrupoli a farmi delle critiche... essendo io speranzosa di intraprendere in un lontano futuro la carriera di scrittrice, desidererei che qualsiasi critica fondata mi venga apertamente espressa, così che mi possa migliorare. Grazie in anticipo =)

   
 
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