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Sette
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“Alcuni
libri devono essere gustati, altri inghiottiti,
altri divorati e digeriti.”
Francis
Bacon
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L’orologio
annunciò le
nove del mattino.
Nicole
stava dormendo,
sebbene a quell’ora solitamente era già piegata
sui libri, i più pesanti visto
che al mattino si digeriscono meglio le informazioni.
Invece,
alle nove, lei
era ancora lì. Dormiva solo da tre ore, gli occhi ben
serrati e le occhiaie
pronunciate. Un braccio penzolava dal letto, e le dita sfioravano la
copertina
di un libro poggiato sul pavimento.
Drin drin. Drin drin. Drin drin.
Solo
al terzo squillo
Nicole si svegliò, di soprassalto, convinta che fosse appena
l’alba. Ma chi
è che chiama a quest’ora?!
Con
la vista ancora
offuscata e mezza rimbambita, Nicole andò a tastoni sul
comodino fino ad avere
in mano il cellulare. Lo teneva sempre con sé nel caso di
emergenza – almeno quello.
Vide che il numero era sconosciuto. Corrugò la fronte e,
esitando, rispose.
«Pronto?»
«Nicole!
Pronta per una
nuova giornata di divertimento?»
Come
poteva non
riconoscere quella voce? Lei gli rispose a denti stretti:
«Luke Kendrew, sei
matto per caso? Ti rendi conto che sono solo le…»
guardò l’orologio e sussultò.
Mio Dio, ma è tardissimo! Non mi sono mai svegliata
così tardi! «Va be’,
lasciamo stare. Aspetta un attimo: dove cappero l’hai preso
il mio numero?!»
Lavorò con la mente per cercare di ricordare ma era sicura
di non avergli mai
detto quale fosse.
«Be’
sai, essendo molto
conosciuta a scuola, mi è bastato chiedere al primo che mi
è venuto in mente il
tuo numero.»
Nicole
fu irritata al
pensiero del proprio nome in mostra nella rubrica di Kendrew.
Cercò di non
pensarci. «Che vuoi?» disse inframmezzando le
parole con uno sbadiglio.
«Volevo
solo comunicarti
che passo da te alle tre in punto.»
Manco
dovessimo andare
ad un appuntamento… «E
come mai…» un altro sbadiglio
«… così presto?»
«Ieri
sera ho pensato
parecchio e ho capito dove devo portarti oggi. Sorpresa.»
Nicole
ruotò gli occhi,
rassegnata. «Immagino di non avere scelta, giusto?»
«Esatto,
non ce l’hai.
Stavi ancora dormendo?» domandò, percependo dalla
sua voce la stanchezza.
«Perché pensavo che una come te a
quest’ora avesse già in mano il libro di
trigonometria.»
«Non
sbagli. Io sono
sveglissima.» Si sforzò di non emettere un
ennesimo sbadiglio. «E ora, se non
ti dispiace, tornerei al mio libro di
trigonometria.»
«Ricorda:
alle tre in
punto; non ammetto ritardi» disse, scherzoso.
«Come
vuole lei,
signore!» disse sarcastica, e riagganciò. Oggi
non sono proprio dell’umore
giusto per affrontare l’allegria di Kendrew. Non che in
precedenza l’avessi mai
tollerata…
Il
suo sguardo si spostò
su un angolo della stanza. Lì, la notte precedente, aveva
formato una nuova,
piccola pila di libri, composta da quel che aveva trovato in qua e in
là, tutto
riguardante il romanticismo. Romanzi, poesie, carmi, raccolte
epistolarie…
qualsiasi genere.
Si
alzò e il suo piede
finì sopra qualcosa. Un altro libro, che le era scivolato
lentamente dalle dita
alle sei del mattino mentre si stava addormentando, finalmente, dopo
una notte
insonne. Lo raccolse, e si avviò verso il bagno.
Non
appena si ritrovò il
proprio viso dinanzi allo specchio trasalì, passandosi una
mano sulla faccia.
Quella non era Nicole! Non era lei, la diligente studentessa, era una
che le
somigliava ma con tutto l’aspetto di una pensionata! Sembrava
che una sola
notte fosse bastata per deturparle il volto in modo da portarle via gli
anni
della giovinezza. Non aveva le zampe di gallina né le famose
rughe da sorriso,
ma aveva un aspetto talmente stanco e sciupato che chiunque
l’avesse vista le
avrebbe dato degli anni in più.
Luke
era già lì alle tre
meno dieci. Evidentemente ci teneva alla puntualità.
Cinque
minuti più tardi
udì l’inconfondibile rumore della portiera che
dava sul sedile anteriore
aprirsi, e Nicole entrò prima con una gamba, poi con
l’altra, con una lentezza
straziante. «Buongiorno, Nicole» la
salutò, sempre sorridente.
Lei
mugugnò qualcosa con
voce monocorde, sbadigliando.
Poi
Luke la vide in
viso, e quasi sobbalzò. Oltre alle solite occhiaie, quel
giorno più evidenti
del solito, aveva sotto le orbite due borse gonfie tipiche
dell’insonnia o del
pianto prolungato, e i suoi occhi erano arrossati. «Ma che
cos’hai fatto?! Mio
Dio, ma ti sei vista?»
«Parla
per te, Luke;
oggi non sono proprio dell’umore adatto.»
Lui
si accigliò. «Si può
sapere cos’hai fatto per ridurti così?»
Cercò di avvicinarsi per vederla
meglio. Finché furono a pochi centimetri di distanza.
Lei
lo allontanò con una
mano. «Devi starmi almeno a mezzo braccio di distanza, okay?
Detto ciò, non ho
fatto proprio un bel niente. Ho solo passato una notte insonne, nulla
di speciale.
Perché ti fai tanti problemi? Non ti conosco
nemmeno.»
«Invece
è proprio perché
io ti conosco che capisco che Nicole Hicks si sarebbe subito lamentata
per non
aver dormito, appena entrata in auto, se il motivo della sua insonnia
fosse
dato da qualcosa senza importanza. Se non hai fatto nemmeno un lamento
e non
hai detto niente è perché
c’è qualcosa sotto. Qual è il motivo
della tua notte
in bianco?»
Lei
strabuzzò gli occhi.
«Ma sei scemo? Parti, va’!» E mise su il
broncio per i minuti successivi.
Luke
guidava, ma intanto
si lambiccava il cervello per comprendere cosa avesse portato Nicole a
passare
qualcosa di simile. Fino a che, poche miglia più tardi, non
si stufò di
riflettere e frenò bruscamente in mezzo alla strada.
«Oh
Dio! Ma che fai?!» esclamò
Nicole, balzando in avanti, mentre gli autisti dietro la vettura
suonavano il
clacson a ripetizione e sorpassavano. «Tu sei fuori di testa!
Riparti, non vedi
che siamo in mezzo alla strada?»
Lui
staccò le mani dal
volante e se le mise dietro la nuca, comodamente. «Non
finché non mi dici la
verità.»
Nicole
si voltò a
guardare tutti gli automobilisti che si lamentavano strombazzando e
facendo
gestacci. «Luke, non è il momento! Riparti, porca
miseria! E poi non sono
affari tuoi.»
«Invece
mi interessa.»
«Ma
perché,
diamine?! Vuoi ripartire?»
«No.»
«Luke!»
Lo
afferrò per un braccio, ma lui non fece una piega.
«Se
riparto poi me lo
dici?» le chiese, con il massimo della
tranquillità.
«Sì!
Va bene, okay,
prometto solennemente! Vai, dannazione, vai!»
Lui
obbedì all’istante,
gli altri automobilisti, furiosi, che imprecavano visibilmente dopo
averlo
sorpassato. Ma a quanto pare al ragazzo non importava.
Nicole
intanto era
impallidita e quando l’auto ricominciò a muoversi
trasse un sospiro di
sollievo, e si accasciò sul sedile. «Sei
completamente pazzo» disse in un
sussurro.
«Mi
interesso solo del
tuo benessere.»
«Certo,
come se fossimo
amici da una vita.»
«…
Dunque?»
Nicole
si passò una mano
fra i capelli lasciati scendere sulle spalle. Si arrese e si vide
costretta a
raccontare la verità, anche perché se avesse
raccontato una balla, nonostante
la sua bravura, era certa al cento per cento che Luke
l’avrebbe capito. Aveva
quasi l’impressione che dopo soli due giorni che si
conoscevano lui l’avesse
già inquadrata perfettamente, captando ogni singolo pensiero
che il suo
cervello concepiva. «Ho pianto tutta la notte. E per colpa
tua, sei contento?»
Chissà
perché, ma lui lo
sospettava. E non rimase neanche sorpreso. Ultimamente Nicole scaricava
addosso
a lui tutte le colpe, per qualsiasi cosa. «E si
può sapere come mai?»
«Ho
pensato alla nostra
conversazione di ieri.» Non aspettò che lui la
incitasse a continuare. «Mi
riferisco alla parte che riguardava l’amore, il
romanticismo.» Fece una pausa.
«Ho pensato che… È un po’
difficile da spiegare…»
Luke
non disse niente.
Senza accorgersene, decelerò di qualche chilometro orario,
forse perché
l’attenzione verso ciò che diceva la compagna era
aumentata. «Non importa, va’
avanti.»
Nicole
trasse un
profondo respiro. «In realtà non è
nulla di particolare… ho speso un’oretta,
ieri sera, per comporre una pila di libri romantici di tutti i tipi, da
Orgoglio
e Pregiudizio fino alla raccolta di poesie
dell’età della cavalleria, e ho
ricominciato a leggere tutto a pezzi. Piangevo dalla commozione per
certi
versi, dalla disperazione per altri.»
Nicole
si maledisse.
Una
lacrima le aveva
rigato la guancia.
E
Luke l’aveva vista.
Proprio in quel breve istante in cui l’aveva guardata, appena
in tempo prima
che lei se l’asciugasse con il polso.
«Ho
attinto dalle mie
esperienze personali» confessò lei.
Esperienze
personali.
Non ne aveva mai parlato con nessuno, non era mai stata in confidenza a
tal
punto con alcun coetaneo o altri. Ma con Luke l’aveva fatto,
aveva confessato.
E lo conosceva da… quello era il terzo giorno,
più il giorno in cui si erano
appena parlati in macchina, prima di arrivare a scuola.
«Che…
esperienze
personali?» azzardò a chiedere lui.
«Preferirei
non
parlarne.» Non solo aveva usato il condizionale
nella sua frase, con
quel “preferirei”. Oltretutto aveva usato un tono gentile,
segno chiaro
e palese del fatto che non aveva voglia di perdere tempo in
un’inutile
arroganza, o piuttosto aveva capito che non sarebbe servito a niente. O
forse
non voleva perdere, pensò in fondo, l’unica
persona disponibile ad ascoltare i
suoi problemi.
«Va
bene.» Lui accettò
il fatto. Era già tanto se lei gli esponeva il problema. Non
pretendeva certo
che si mettesse a raccontare della sua vita sentimentale. Se le fosse
venuto
spontaneo, però, tanto meglio.
«E…
più vado avanti e
più mi convinco che non mi succederanno mai cose come quelle
dei romanzi. Mi
convinco che l’amore per me non esista, che non mi
innamorerò mai. È questo, il
pensiero che mi tormenta da tempo.» Si vergognò
terribilmente per averglielo
confessato. Non pensava che lui potesse capire, e temette che
l’avrebbe
schernita per quelle sciocchezze. «Sei soddisfatto,
adesso?» concluse, con voce
tremante.
A
Luke ci volle qualche
secondo per metabolizzare il contenuto del discorso. «Non
pensavo fossi una
ragazza così romantica, Nicole» disse. Non
c’era tono deridente né tantomeno di
rimprovero, nella sua voce.
Nicole
arrossì
fievolmente. «N-non è che sono
romantica…» cercò una giustificante, ma
non la
trovò. «Solo che anche io sono un’umana.
Come tutte le ragazze della mia età,
penso sia normale avere i sogni che hanno anche tutte le altre. Penso
che, da
come nei romanzi si parli sempre di amore, amore e
ancora amore,
sia normale avere la voglia di… insomma, qualcuno che
almeno, ecco, mi possa un
pochino piacere. Invece sembra quasi che a questo mondo non ci sia
nessuno
fatto apposta per me. Spesso mi innamoro dei protagonisti dei romanzi,
ma
quelli sono fatti di carta e inchiostro.»
Comprese
che quella
conversazione stava diventando decisamente pericolosa. Parlare con un
ragazzo
di certe cose non era mai buono, si rendeva conto Nicole. Di qualsiasi
tipo di
ragazzo si trattasse. E poi con Luke? Che conosceva da appena tre
giorni? Manco
per lei rappresentasse il tipico “miglior amico
maschio”, sebbene lei… no, di
amici maschi non ne aveva neanche uno. Così non
andò avanti, ma ammutolì.
«Wow.»
Lui era senza
parole. 1) che Nicole potesse provare sentimenti del genere? No, non se
lo
aspettava affatto; 2) che potesse confidarglielo apertamente
– anche se
effettivamente l’aveva costretta? Questo se lo aspettava
ancora meno.
«Perché
dici wow?
È qualcosa di così incomprensibile per il tuo
piccolo cervellino?» insinuò, il
suo tipico tono accusatorio.
«No,
è che… perché? Come
mai una come te, così concentrata nello studio, è
arrivata a formulare certe
conclusioni e a preoccuparsi del romanticismo?» Luke non
riusciva ad unire del
tutto i pezzi del puzzle.
Lei
giocherellava
nervosamente con una ciocca di capelli, stropicciandosi un occhio.
«Te l’ho
detto! Leggendo tutti quei romanzi ho iniziato a sognare di avere
qualcuno da
amare come le eroine tanto ben descritte, che finiscono sfoggiando un
maestoso
“E vissero per sempre felici e contenti” oppure un
amore eterno che dura anche
dopo la morte, o un matrimonio… va sempre a finire
lì, sull’amore che vince su
tutto. Ma quello che io desidero in diciassette anni non l’ho
ancora trovato. E
sono convinta che non lo troverò mai.»
«Tutti
lo trovano,
Nicole. Guarda tutta la gente che si sposa, o ha bambini, o entrambe le
cose.»
«In
primis, la maggior
parte delle coppie finisce male in questa realtà,
con un divorzio, una
separazione che termina con brutti rapporti tra i due interessati. In
secondo
luogo, potrà anche esserci per tutti, questo grande amore,
ma non per me. Sai
che io sono diversa.»
«Credo
che tu sia troppo
cinica. E poi, tutti a questo mondo dicono di sentirsi
diversi…» Luke sorpassò
un’auto che andava troppo lentamente.
«Io
lo sono veramente.
Almeno un po’ mi conoscerai, no?»
«Molto
più di quanto
pensi.»
«Ecco.»
Nicole non ebbe
il tempo di riflettere su ciò che Luke le aveva appena
detto, che,
successivamente una volta a casa propria, l’avrebbe irritata.
Continuò. «In
diciassette anni non c’è stato un ragazzo che mi
piacesse. Non uno solo.»
Involontariamente, le sfuggì un singhiozzo. Aveva resistito
senza mettersi a
piangere, ma adesso tutte le lacrime raccolte dentro di sé
chiesero vendetta e
uscirono in massa, stillando dai suoi occhi.
Nicole
si coprì il volto
con le mani, il torace che si alzava e abbassava ritmicamente, la sua
voce
spezzata dal pianto.
«Desidero
sentirmi come
l’eroina di un romanzo, coperta da un alone di
sentimentalismo, ma non c’è mai
stato qualcuno in grado di darmi questa sensazione. Mi sento una
cretina»
disse, con la voce intervallata e fremente.
Si
sentiva stupida
perché lui non stava dicendo niente, il che la imbarazzava,
e in più, piangere
per una simile sciocchezza le sembrava la cretinata del secolo.
«Nicole,
ci dovrebbero
essere dei fazzoletti nel cruscotto.» Udì lei che
rovistava con la mano in
cerca del pacchetto. Procedette, sorpreso. «Ti capisco,
Nicole. Pensavo di
averti inquadrata perfettamente. Ora invece capisco che
l’unica cosa che vuoi è
sentirti amata e normale come tutte le altre.»
«E
amare,
soprattutto» aggiunse lei. «A che mi serve
l’amore se non ho nessuno cui donare
il mio? Sarebbe inutile, da gettare via.»
Rimase
colpito.
«Finalmente ti sei aperta, Nicole.»
Lei
ridusse il
fazzoletto che aveva in mano a una piccola pallina di carta bagnata,
dentro il
proprio pugno. Strinse gli occhi a una fessura, le ciglia inumidite
dalle
lacrime. «Prova solo a farne parola con qualcuno, Luke.
Conosco il tuo numero
di targa, anche se non so il tuo indirizzo. Posso risalire a te
altrettanto
facilmente come si risale a un assassino che fa cadere il portafoglio
vicino
alla vittima.»
Le
sue minacce, dette
con voce inframmezzata dai singhiozzi, non erano poi così
terrificanti.
«Tranquilla.
Fidati di
me» disse, mostrandole un sorriso, come per tranquillizzarla.
«Sei un po’
troppo arrogante e piena di te Nicole, ma sei una brava ragazza. Anche
un po’
comica.»
«Come
sarebbe a dire comica?!»
strillò lei. «Qui l’unico comico della
situazione sei tu! Come ti permetti?!»
esclamò, balzando sul sedile.
«Stavo
dicendo, che
qualcuno lo troverai senza problemi. Che sia oggi, che sia domani,
qualcuno c’è
sempre» la sua voce era così calma e
così rassicurante, che Nicole – sì,
detestò profondamente ammetterlo – si
sentì confortata. Di solito era lei che
doveva consolarsi da sola. «Devi stare tranquilla»
continuò «e non pensarci.
Arriverà da solo.» Luke diede
un’occhiata all’orologio. Nicole ancora non gli
aveva chiesto la destinazione. «Vuoi parlarmene
ancora?»
«Assolutamente
no.»
«Va
bene, allora. Senti,
il viaggio durerà ancora una ventina di minuti,
all’incirca. Visto che hai
dormito poco… cerca di riposarti, okay?» le disse
lui con gentilezza.
Nicole
odiò
profondamente Luke. Lo odiò perché era il suo
eterno rivale, ma ciononostante
provava riconoscenza nei suoi confronti. Mostrò il primo
sorriso della giornata.
«Grazie.»
Lui
sgranò gli occhi.
Nicole che diceva “grazie”?! «E per che
cosa?» cercò di sembrare impassibile a
ciò che aveva detto.
«Perché
non ti scoccia
se mi addormento per venti minuti su questo sedile e… per
avermi ascoltato.
Grazie.» Lo disse con imbarazzo, come se fosse qualcosa di
cui doveva
vergognarsi. Lo disse con una vera timidezza.
«Figurati.»
Era una
sciocchezza, è vero, ma Nicole che lo ringraziava? Uno
strano senso
d’importanza e di soddisfazione
s’impadronì di lui. Rimase col sorriso stampato
in faccia per il resto del viaggio.
Jade’s place:
Chi
l’avrebbe mai detto? C’E’ UNA TERZA
NICOLE SOTTO LA SECONDA NICOLE!!! Capperi, che roba è stata
scrivere questo
capitolo… alquanto difficile.
Il
discorso sul romanticismo fatto con
Luke il giorno prima ha scatenato di nuovo in Nicole i brutti ricordi
dell’esperienza personale, e si convince sempre di
più che non esista per lei
un amore bello come quello dei romanzi. Vorrebbe, per una volta,
sentirsi come
le altre ragazze, amata e normale. Io spero di aver espresso questo
concetto al
meglio. Anche perché i sentimenti di Nicole sono molto
complicati, me ne rendo
conto. E spero anche di non avere esagerato (essendo una di quelle che
da
single si sente benissimo, non ho molta esperienza con questi
sentimenti).
Oooooops,
capitolo straaaaalungo xD
chiedo pardon… a volte non riesco a trattenermi ^^’
AVVERTENZA:
il 19 per me ricomincia la
scuola! Ciò significa che ora che sono impegnata a finire i
compiti delle
vacanze e nel primo periodo almeno, la pubblicazione per me
sarà molto difficile,
quindi se fino adesso ho pubblicato abbastanza di frequente, non
potrò fare
altrettanto da ora. Ma non vi preoccupate, ho intenzione di 1) finire
la
storia; 2) cercare di non farvi aspettare troppo.
3)
Ho l’ispirazione per una nuova storia,
se riuscirò a scrivere tre capitoli o più la
pubblicherò :D
Vi saluto! Jade vi aspetta al prossimo capitolo! =)
PS: non fatevi scrupoli a farmi delle critiche... essendo io speranzosa di intraprendere in un lontano futuro la carriera di scrittrice, desidererei che qualsiasi critica fondata mi venga apertamente espressa, così che mi possa migliorare. Grazie in anticipo =)