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Autore: AnUnderdog    11/09/2011    6 recensioni
Sapevo di aver ucciso molta gente, ma sapevo anche precisamente perché lo avevo fatto.
Non avevo intenzione di andare in prigione.
Almeno non prima di aver raggiunto il mio obiettivo.
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4



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Stavo correndo lungo un molo affollato con il respiro affannato ed i fianchi che mi duolevano da morire, ma non potevo fermarmi. Se mi fossi fermata sarei morta, e se fossi morta avrei potuto dire addio all’unico obiettivo della mia vita: uccidere quel bastardo.
Eccola lì in lontananza, la barca sulla quale dovevo salire. Se ci fossi riuscita sarei stata salva!
Cominciai a correre ancor più velocemente, per quanto le mie gambe lo permettessero. La gente attorno a me mi urlava insulti e rimproveri, ma non avevo di certo il tempo necessario per fermarmi a chiedere scusa!
Poi un colpo di pistola. Caddi a terra. Sapevo che non avrei più potuto risvegliarmi, sapevo che il mio piano era sfumato…

 
Improvvisamente mi destai. Ci misi qualche secondo a capire che era tutto un sogno, ma anche dopo averlo compreso non riuscii a rasserenarmi. C’era qualcosa che mi turbava, come se avvertissi qualcosa di strano attorno a me.
Sentii degli strani rumori dietro di me. Mi voltai lentamente.
Eric stava ancora dormendo tranquillamente nel suo letto.
Tirai un sospiro di sollievo: quel dannato sogno mi aveva condizionata…
Controllai il cellulare, come facevo ogni mattina. Nuovo messaggio da X.
Osservai lo schermo inespressiva. Il messaggio era breve e semplice, ma ebbe il potere di mozzarmi il fiato comunque.
“Uccidi il ragazzo prima che sia troppo tardi. Fidati…”
No… Perché? Eric non aveva fatto nulla di male! Certo, aveva una pistola, ma la portava solo perché era un poliziotto, no? Avevo ucciso parecchie volte prima, ma solo persone che lo meritavano, mai degli innocenti. E poi cosa diavolo voleva X? Era stato lui a starmi accanto durante il mio periodo più difficile, e lui era l’unico a conoscenza del mio piano e che ne facesse parte attivamente. Anzi, era stato proprio lui ad elaborarlo insieme a me. Ma questo non gli dava certo il diritto di controllare la mia vita.
Decisa ad ignorare quello stupido messaggio, andai in bagno per lavarmi. Quando uscii trovai Eric sveglio.
“Buongiorno!” mi disse sorridente.
Gli sorrisi di rimando. “Ciao.”
“Senti, cosa ne dici, se non hai nulla da fare, se ti faccio da guida turistica per oggi? Questo posto lo conosco come le mie tasche.” Mi propose lui.
“Perché no? La mia amica può aspettare” risposi, sorpresa.
Attesi che lui fosse pronto, poi uscimmo dal pulcioso motel, risalimmo in macchina e passammo il tempo rimanente per arrivare a Wilmington ridendo e scherzando.
Una volta arrivati alla cittadina, Eric parcheggiò davanti ad uno stupendo molo.
Scendemmo e ci avviammo verso la spiaggia. Mi tolsi le scarpe: la sensazione della sabbia calda sui piedi era fantastica. Una leggera brezza mi scompigliò piacevolmente i capelli facendomi sentire libera come non mai.
Mi accorsi che lo sguardo di Eric vagava sul mio viso. “Sei bellissima” sussurrò.
Non sapevo che cosa rispondere. Mi fermai e lo guardai intensamente. Lui afferrò una ciocca dei miei capelli e dolcemente me la mise dietro l’orecchio. I nostri visi erano vicini. Estremamente vicini. Riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia bocca, che cercò avidamente la sua.
 
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“Non è possibile! Ve la siete fatti sfuggire ANCORA? E’ solo una ragazza, come diavolo è possibile che riesca a farla franca ogni singola volta? NOI SIAMO POLIZIOTTI, GENTE!”
Quella volta il superiore Joseph era davvero arrabbiato. Gli agenti erano afflosciati su alcune sedie dietro la scrivania del capitano, senza il coraggio di replicare.
Joseph continuava a girare attorno al tavolo con fare talmente frenetico da far venire il mal di mare ai poveri poliziotti, afflitti dall’ennesima sconfitta.
Nessuno fiatò per qualche minuto. Il cervello del generale sembrava essere al lavoro, e d’altra parte la squadra non osava parlare.
“Bene… Bene… Allora non rimane altro da fare. Gerard, vai a chiamare la squadra A e C. Dovremo utilizzare tutte le forze possibili.”
“Sì, signore” scattò Gerard.
Proprio in quel momento il cellulare del capitano squillò brevemente.
Con aria contrariata a causa dell’improvviso suono che aveva interrotto il suo flusso di pensieri, Joseph estrasse il cellulare dalla tasca del pantalone e lo osservò per qualche secondo. Poi un sorriso vittorioso si aprì sul suo volto.
“Siamo a cavallo. Sbrigati Gerard!” urlò Joseph, sempre con quel sorriso quasi folle sulla bocca.
Il messaggio diceva: “ Sono Eric. L’ho presa. Siamo a Wilmington, inviate la Squadra Speciale.” 




Salve, eccomi qui tornata dopo un luuuuuungo periodo di vacanza x)
Scusate se non ho aggiornato prima, ma proprio non avevo ispirazione e voglia. Adesso invece mi sono tornate entrambe, perciò sto cercando di rimettermi alla pari...
Lo so: questo capitolo è corto e forse vi farà anche schifo... Beh, l'azione sarà nel prossimo capitolo... Ne vederemo delle belle!
Ditemi sinceramente come credete sia questo capitolo, accetto qualsiasi tipo di critica purchè non contenga insulti: io rispetto gli altri e pretendo che loro facciano lo stesso con me.
Detto questo me ne vò.
P.S. Notare la versione poliziotto di Joe inserita nell'immagine u.u

AnUnderdog
  
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