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Autore: She_PulpThrash    12/09/2011    3 recensioni
Eheh, una cavolatina scritta in modo piuttosto fedele, l'inizio dei Megadeth e l'incontro di Dave e David.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimento: Volete un avvertimento con il cuore in mano? E' una cavolata xD In questa OS parlo del primo incontro tra Dave Mustaine e David Ellefson, che ho sempre trovato sinceramente un tripudio di assurdità e (cosa che sicurramente penso solo io) tenerezza xD
Soprattutto da parte di Ellefson! Insomma, in tante parti ho scazzato, ad esempio ho eliminato completamente Greg Handevidt dal momento che non avrei proprio saputo come gestirlo. Poi sarò probabilmente andata OOC, e ci saranno tante cose molto poco precise, ma.. Boh, insomma, mi piaceva e ho pensato di pubblicarla >w<
Per chi leggerà (Anche se non credo che lo faranno in tanti), buona lettura e spero vi piaccia!
MegadethForLife!






Non appena Dave aprì gli occhi, capì subito che quella sarebbe stata una pessima giornata. I motivi?
Punto n° 1:  Era reduce da una sbronza colossale, e voleva soltanto vomitare.
Punto n° 2:  La testa sembrava sul punto di scoppiare da un momento all’altro.
Punto n° 3:  Quel giorno iniziava la sua terza settimana ufficiale da disoccupato.
Punto n° 4:  Un fottutissimo coglione al piano di sotto l’aveva svegliato smanettando con il suo fottutissimo basso.
Il punto numero 4 lo innervosiva particolarmente, e non solo perché non sopportava più di sentire il suono di una chitarra e/o di un basso e/o di una batteria da quando i Metallica l’avevano cacciato, ma anche perché erano le.. Buttò uno sguardo alla sveglia e sbarrò gli occhi. Erano le dieci!! Le fottute dieci di mattina, di una domenica mattina, e lui era sveglio!! Per colpa di quello stramaledetto basso e di quel coglione che alle dieci di mattina si metteva a suonare Runnin’ with the Devil dei Van Halen! O almeno, credeva che fosse quella. Alle 10 di domenica mattina dopo essersi ubriacato come un disperato la sera prima, correva il rischio di non essere troppo lucido. Si alzò dal letto, e come previsto, la prima  cosa che fece appena in piedi, fu andare a vomitare. Dio, maledetti i Metallica e maledetti tutti i componenti. Si passò una mano sulla fronte e si guardò allo specchio. Ultimamente era sempre malconcio. Chissà, forse un po’ esagerava con l’alcol.. Ma insomma, non gli interessava. Era stato costretto a tornare a Los Angeles perché i maledetti Metallica non lo volevano più nella band. Con quale coraggio si guardava ancora allo specchio? Dio, mai in tutta la sua vita si era sentito così umiliato, lui, così abituato a comandare e dirigere il gioco. Beh, i Metallica avevano perso un componente importante, cazzi loro. Personalmente sentiva, e sapeva, che con lui avrebbero potuto fare strada sul serio. Con tutte le idee che aveva.. Andate sprecate.. Digrignò i denti quando sentì che il bastardo al piano di sotto aveva ripreso a suonare. Le note strimpellate di quel fottuto basso gli facevano esplodere il cervello. Fu preso da uno dei suoi tipici accessi di ira, e si diresse a muso duro sul balcone. Afferrò il vaso di fiori che sua madre gli aveva gentilmente regalato (Ignorando deliberatamente il suo odio aberrante per i fiori), e dopo aver preso bene la mira, lo scagliò sul condizionatore del coglione al piano di sotto, che da lì in poi per lui avrebbe probabilmente preso quel semplice appellativo.
-SAI DOVE DEVI FICCARTELO QUEL BASSO, FOTTUTO ROMPICOGLIONI??- Lo gridò con tutto il fiato che aveva in gola, poi rientrò in casa con un sorrisetto soddisfatto, sentendo che finalmente quelle fastidiose note non risuonavano più nell’aria. Certo, era a Los Angeles, nel centro, e c’era comunque un fottuto casino che entrava dalla finestra, ma l’importante era che le note di quel basso fossero cessate. Temeva che sarebbero ripartite da un momento all’altro, ma non successe. Sentì piuttosto la voce di un ragazzo, sicuramente molto giovane, che dal balcone al piano di sotto mormorava: “Accidenti..” Sorrise ancora più soddisfatto, e si buttò nuovamente sul letto. Addosso aveva solo un paio di pantaloni, ma lui aveva un caldo terribile. I capelli lunghi poi, non contribuivano ad alleviare quella sensazione. Mentre se ne stava sdraiato, le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi, la sua mente ritornò presto alla storia dei Metallica e delle loro stronzissime regole. Strinse gli occhi ancora di più, promettendo a sé stesso che un giorno il suo nome sarebbe stato per loro un validissimo rivale:
Dave. Dave Mustaine.
Un giorno avrebbero avuto motivo di temerlo, ne era certo. Mentre si pregustava l’aria di vendetta che aleggiava attorno a lui, qualcuno bussò alla porta. Non gli balenò per la mente che potesse essere il tipo al piano di sotto che chiedeva un risarcimento per il condizionatore probabilmente rotto, quindi si diresse sfacciatamente alla porta, con sguardo truce, e la spalancò stringendo le labbra dal nervosismo. Per un attimo si trovò confuso. Di fronte a lui c’era il ragazzino del piano di sotto. Ad occhio e croce doveva avere un paio d’anni meno di lui, non di più. Aveva i capelli castani, lunghi fino alle spalle, ed una maglietta dei Van Halen (Tanto per cambiare; Quel ragazzino aveva un futuro da componente femminuccia di una di quelle band glam). Era alto più o meno quanto lui, forse un pochino di meno, ma aveva l’aria assurdamente innocente. Dave lo fissò truce, invitandolo a parlare. Il ragazzino, dopo averlo fissato stupito per qualche attimo, gli sorrise.
-Sai dove posso comprare delle sigarette?- Dave rimase a bocca aperta. Cioè, gli aveva appena distrutto il condizionatore con un vaso di fiori pesante un quintale, e questo si presentava alla sua porta per sorridergli e chiedergli dove potesse comprare delle sigarette?? Si riprese un secondo, respirando profondamente.
-Si, giù nella strada al negozio di liquori.- Detto questo, gli sbattè la porta sulla faccia, rischiando non poco di prenderlo sul naso. Si girò, deciso a tornarsene a letto e ragionando su quanto quel ragazzino fosse assurdo. Insomma, al posto suo, sarebbe salito con un fucile, altro che sorrisi e cortesia. Prima che potesse uscire dal corridoio, qualcuno bussò di nuovo. Si bloccò, digrignando i denti. Non aveva dubbi: Era ancora il ragazzino. Maledizione, accidenti alle fottute giornate storte e ai vicini ancora peggio. Tornò ad aprire la porta, con uno scatto tanto improvviso che questa volta rischiò di prendersi da solo, sul naso. Lo fissò ad occhi sbarrati, con il nervosismo che gli faceva tremare le mani. Il ragazzino lo fissava, le mani incrociate dietro la schiena.
-Tu.. Sei abbastanza grande per comprare la birra?- Gli chiese con un sorriso metà innocente e metà imbarazzato. In quel momento dentro Dave si affollarono un centinaio di personalità tutte insieme:
L’irragionevole: Odiava quel ragazzino. Lo sentiva.
La sensibile: Però si sarebbe sentito insopportabilmente stronzo a chiudergli di nuovo la porta sul naso.
La scettica: E poi, se l’avesse cacciato, sicuramente sarebbe tornato di nuovo, con un’altra ridicola scusa.
E queste erano solo 3 delle centinaia che gli suggerivano tutte di fare una cosa diversa. Alla fine disse la prima cosa che gli salì alle labbra, e fece la prima cosa che gli venne in mente. Sospirò.
-L’hai detto.- Prese le chiavi dal comodino, un maglione dall’appendiabiti, e dopo esserselo infilato, uscì dall’appartamento, dirigendosi giù in strada verso il negozio di liquori, seguito dal ragazzino.
 
Quando aprì di nuovo la porta di casa, aveva sotto braccio una cassa di Heineken e alle spalle una specie di cagnolino. Si mise a sedere al tavolo e con il suo pratico apri-bottiglie, stappò due bottiglie di birra, porgendone una al ragazzino.
-Chi sei?- Gli chiese Dave prendendo un sorso dalla sua bottiglia. Non era molto intelligente bere della birra di prima mattina appena reduce da una sbronza epocale, ma non gli interessava più di tanto. Il ragazzino saltò su, porgendogli la mano.
-Io sono David! David Ellefson!- Esclamò con un sorriso smagliante. Da quando gli aveva aperto la porta per la seconda volta, non aveva fatto altro che sorridergli. Che fosse l’età a renderlo così ingenuo? In fondo aveva appena diciassette anni.. Gli strinse la mano, trovandola tipicamente da bassista, simile alle sue più o meno.
-Io sono Dave Mustaine.- David ridacchiò.
-Abbiamo lo stesso nome..- Assurdamente sembrava seriamente divertito dalla cosa. Dave accennò un sorrisetto e scosse le spalle.
-Ci sono tante persone con lo stesso nome, dopotutto.- David annuì.
-Sì, sì! Però se ci pensi è buffo che ci siamo trovati proprio ad abitare uno sopra l’altro!- Dave ridacchiò. Quel David era strano. Ma neanche strano, diciamo particolare. Un tipetto piuttosto.. Fuori dal comune.
-Ah.. Senti.. Il condizionatore, si è rotto?- David annuì, sempre col sorriso.
-Sì, purtroppo sì! Ma non ti preoccupare lo ripagherò con i prossimi.. Emmh.. Nove stipendi.- Dave in quel momento si sentì assurdamente in colpa, cosa che raramente gli era capitato in vita sua.
-Oh.. Emmh.. Dove lavori?-
-Alla pizzeria qua all’angolo.- Dave sentì che stava per arrossire, così cambiò prontamente discorso. Gli avrebbe ripagato volentieri il condizionatore, se solo avesse avuto soldi. Ma era totalmente al verde, e con gli unici soldi che aveva, riusciva a malapena a mantenersi quello schifo di appartamento in piedi.
-Ho sentito come suoni il basso. Niente male.- Mormorò con un sorrisetto appena accennato. Ellefson arrossì, scuotendo le spalle.
-Nah, non sono un granché.. Devo ancora migliorare tanto se un giorno volessi davvero far parte di una glam metal band!- Esclamò ridendo. Dave arricciò il naso, in un’espressione piuttosto disgustata.
-Umh.. Glam metal? Oh Gesù..- Mormorò poggiandosi una mano sulla fronte. David lo guardò a lungo, come se non capisse.
-Cosa c’è che non va?- Dave scosse la testa.
-Non fare l’idiota, Ellefson! Con le tue capacità puoi fare molto di più, altro che glam metal!- Esclamò corrucciandosi.
-Tipo?- Chiese David appoggiando sul tavolo la propria bottiglia ormai vuota. Dave ci pensò su qualche attimo, poi si alzò dal tavolo. David seguì ogni sua mossa con i suoi occhi verdi, attentamente. Dave cominciò a frugare in ogni angolo e cassetto della casa, trovando infine ciò che cercava in un cassetto sepolto nel suo armadio.
-Eccolo qui!- Esclamò tirando fuori il vinile del suo primo (e unico) demo con i fottuti Metallica. No Life 'Til Leather. Lo mise abilmente nel giradischi e fece partire la canzone, che con i suoi suoni forti e bruschi riempì subito l’aria. David ascoltò tutto il singolo con aria quasi affascinata, battendo entusiasta le mani non appena fu finito.
-Fantastico! Di gran lunga migliore del glam, lo ammetto! Ma.. Chi sono questi?- Chiese osservando il disco, privo di qualsiasi nome o titolo. Dave scosse le spalle.
-I Metallica.. Il gruppo in cui ho suonato come chitarrista fino a tre, quattro settimane fa.- David sbarrò gli occhi.
-Quindi.. Quindi quella chitarra eri tu?? Ma.. Ma sei.. Sei bravissimo!- Esclamò eccitato diventando tutto rosso in viso. Dave scosse le spalle.
-Me la cavo.- A quel punto David saltò in piedi, entusiasmato.
-Perché non formi una band con me?- Chiese con il fuoco negli occhi. Dave lo guardò sconcertato, come se non avesse ben capito.
-Una.. Band?- Ellefson annuì.
-Sì! Sì, potremmo essere una.. Una delle band trash più famose della storia!- Esclamò ridendo. Dave ci pensò su per qualche attimo, poi la sua idea di vendetta ed i suoi sogni di gloria gli balenarono davanti agli occhi, convincendolo. Saltò in piedi e gli afferrò la mano, stringendola forte.
-Ci sto!-
 
 
 
 
 
 
 
-Due David nella stessa band.. Non funzionerebbe, David.- Mormorò Dave torturandosi il labbro inferiore e fissando nel vuoto.
-Qual è il tuo secondo nome?- David sorrise.
-Warren!-
-Oh Cristo no, no, non funzionerà mai.- Esclamò con una risata che trattenne a fatica. Ci pensò un altro po’, mentre David si gingillava con un bottone della sua camicia, con aria assorta.
-Beh.. Tu sei più piccolo di me. Junior potrebbe funzionare.- Ridacchiò Dave prendendo un sorso dalla sua Heineken.  David lo guardò con un sopracciglio inarcato.
-Junior?- Dave annuì.
-Ma sì.. Essendo il più grande non posso essere io Dave Junior, non trovi?- David sbuffò.
-Ormai ti sei convinto, suppongo che sarebbe inutile tentare di dissuaderti.- Dave si alzò in piedi, e si diresse in salotto, scompigliandogli i capelli.
-Esattamente! Benvenuto, Junior!-
  
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