Childhood
Il Bambino Nero e il Bambino Magico
©J.K.Rowling, la leggenda dell'Uomo Nero è presa da una
filastrocca popolare, non chiedetemi di chi è…
Per
Harry era un giorno come un altro. Realmente per lui i giorni si susseguivano
uno dopo l'altro senza nessuna nota di novità.
No,
era un giorno come un altro perchè a lui di giorni belli non
capitavano.
Era
un bambino di cinque anni, orfano dalla nascita perchè la sua mamma e il suo
papà erano morti in un incidente stradale e lui affidato agli zii che non
passava giorno che gli facessero pesare la sua presenza nella loro allegra
famiglia.
Harry
non ricordava il suo papà e la sua mamma, solo un viso bellissimo con due occhi
identici ai suoi e qualcuno che gli dava continuamente un buffetto sulla
guancia.
Comunque quello era un giorno come un
altro.
Forse
un po' nuvoloso e ventoso del solito ma fondamentalmente non c'era nulla di
nuovo.
Oggi
niente scuola.
Alla
scuola, quel grande edificio bianco, aveva visto tante mamme accompagnare gli
altri bambini ai quali permettevano di piangere e fare delle scenate assurde -
Zia Petunia non le permetteva, almeno con Harry, con Dudley sì invece - e li
baciavano e abbracciavano e li salutavano con la mano e gli sorridevano, come
se quei bambini fossero il loro unico tesoro. Zia Petunia era
come loro quando si trattava di coccolare Dudley, stava attenta a che
non cadesse, non si facesse male e che fosse ben coperto quando c'era brutto
tempo.
Con
lui la zia non lo aveva mai fatto.
Non
l'aveva mai coperto con una giacca pesante, sciarpa, cappello o guanti, mai.
Non
le era nemmeno interessato quando Harry era uscito con quel
vento freddo pochi minuti prima senza nemmeno abbottonarsi la giacca.
Raramente,
riflettè Harry, la zia gli voleva bene.
Harry
raggiunse il parco cittadino, quello in cui spesso c'erano tanti bambini felici
e le loro mamme sorridenti e si sedette sull'altalena, dondolandosi leggermente
mentre il vento giocava con i suoi capelli.
Chissà
com'era provare l'ebbrezza di raggiungere le vette del cielo dondolandosi
sull'altalena... alcuni bambini ce la facevano, spinti
dai loro papà.
Ma Harry era solo e non sapeva
volare.
Le
foglie vorticarono attorno a lui, penetrando anche sotto la sua giacca
slacciata, sospinte dal vento autunnale, danzando frettolosamente attorno a
lui, come se giocassero a quel bel gioco toccata e
fuga.
Un
soffio particolarmente forte soffiò sul viso di Harry, reso imperturbabile al
freddo dal freddo stesso.
Chiuse
gli occhi per riflesso benchè nessuna foglia avesse raggiunto il viso o potesse
raggiungere gli occhi, protetti dai suoi occhiali scocthati.
Quando il bambino riaprì gli occhi
c'era qualcosa in mezzo alle foglie danzanti, fermo come un palo.
Per
un istante Harry fu tentato di gridare ma poi, perchè avrebbe
potuto gridare? Nessuno lo avrebbe sentito e di certo a zia Petunia e
zio Vernon non interessava se un uomo cattivo lo
portava via. Forse gli avrebbe addirittura offerto un tè.
Così
Harry non gridò.
Quel
qualcuno - di certo non poteva essere un folletto, riflettè, perchè era vestito
di nero e di certo era alto più di 50 centimetri, l'altezza ideale per un
folletto, lo dicevano in tutti i libri di fiabe - si voltò.
Bè,
decisamente non era un folletto. Non era nemmeno
l'Uomo Nero che Harry credeva fosse. Forse l'Uomo Nero
era diventato più piccolo per portalo via più
facilmente.
Chissà
se il luogo dove lo avrebbe portato era più accogliente del suo sgabuzzino dai
suoi zii...
Ma l'Uomo Nero non sembrava
intenzionato a portarlo via, anzi, lo fissava sorpreso e basta.
Se
quello era l'Uomo Nero era di certo molto strano, non
c'era che dire.
Non
era un adulto, non era completamente nero perchè aveva i capelli che a Harry
ricordavano quello della Fata della Luna sul libro di illustrazioni
a scuola, e la sua espressione era spaesata e davvero nessun Uomo Nero era
spaesato.
Forse
era un trucco.
Chissà
che faccia farebbe se io gli dicessi che sarei
contento di andare con lui..., pensò Harry divertito.
-
Ciao - lo salutò.
L'altro
sbattè le palpebre e poi si avvicinò ad Harry, facendo
sembrare quel movimento molto coraggioso: chissà che strana visione doveva
avere quel bambino di quell'altro bambino sull'altalena!
Lì,
seduto su un sedile che oscillava avanti e indietro, in mezzo ad un vortice di
foglie morte, lì, come se fosse una persona onnisciente con i suoi occhi verdi
brillanti e innocenti e il sorriso particolare che avevano tutte quelle
creature di cui gli parlavano gli elfi domestici!
Un'espressione
di bambino onnisciente che conteneva dentro di sè i millenni.
Mentre si avvicinava a Harry, le
foglie vorticarono più forte, impedendogli la vista.
Harry
ebbe il tempo di guardarlo meglio: era alto come lui più o meno, aveva i capelli di luna come nessun
altro, portava una sciarpa dall'aria calda e guanti di velluto nero, in realtà
era tutto nero. E anche un mantello, e nessuno portava
mantelli, tranne forse l'Uomo Nero e quei signori strani che aveva conosciuto
quando era piccolo piccolo.
Eggià,
era proprio un Uomo Nero, uno di quelli che cantavano nella filastrocca...
Forse
era un po' più piccolo e inesperto, ma di certo l'Uomo Nero non era solo, forse
aveva degli aiutanti bambini e quello che aveva di fronte era un suo
aiutante...
Già,
altrimenti come si spiegava che era comparso nel nulla, aveva un mantello e
aveva i capelli di luna?
Doveva
essere un bambino-aiutante... in fondo anche Babbo Natale aveva come aiutanti
degli elfi, così l'Uomo Nero aveva i Bambini Neri.
Un
attimo dopo aver forgiato quel nome, Harry sorrise per simpatia.
Avrebbe
dovuto avere paura di essere portato via, come tutti i bambini almeno, ma lui
non aveva nè mamma nè papà quindi di paura non ne aveva.
Il
Bambino Nero aprì gli occhi, chiusi per il vento in tempo per vedere il sorriso
di Harry sorgere repentino e senza motivo: - Fai smettere alle foglie! - sbottò
come se la colpa fosse tutta di Harry.
-
Non sto facendo niente! - replicò Harry, poi riprese a dondolarsi - Da dove
vieni? -
-
Da casa mia - rispose il Bambino Nero, avvicinandosi a quello strano bambino
sull'altalena. Sembrava come un... bambino speciale.
-
E com'è? -
-
Grande. Grandissima. Oggi c'era un sacco di gente, e io non avevo voglia di
starci, così sono scappato - lo disse con un sorriso soddisfatto.
Lo
sguardo verde di Harry si incupì, perplesso: - Perchè?
Non è bello avere tanta gente per casa? - Non capiva, lui
aveva sempre desiderato tantissima gente a casa, magari per il suo
compleanno o per Natale, o anche solo per ridere un po' assieme.
-
No, per niente - replicò il Bambino Nero - Non posso fare nulla quando c'è
tanta gente, mia madre e mio padre vogliono solo che
io sia silenzioso e ubbidiente davanti agli ospiti o che sia nella mia stanza,
è una grande seccatura. Preferisco di gran lunga stare
nelle mie stanze - Guardava gli occhi di Harry: non ne aveva mai visti si
simili.
O forse no, in quella figura
animata del suo libro!
-
Stanze? Ne hai tante? -
-
Molte ovviamente -
Harry
ebbe una smorfia: - Mia zia vuole che io sia SEMPRE nella mia stanza, a meno
fino a quando mio cugino non vuole giocare con me. Mi fa sempre male, però... -
Il
Bambino Nero parve sorpreso: - Hai una stanza? Hai dei parenti? - che strano sapere che i Bambini Magici - perchè di certo
quello che aveva di fronte era un Bambino Magico - aveva una famiglia! In genere
i Bambini Magici non l'avevano fino a quando non venivano
adottati dai re e dalle regine - E com'è la tua stanza? Piccola? Grande? -
-
Piccolissima e buia -
Il
Bambino Nero sembrava molto pensieroso: - Certo... le cavità degli alberi... - poi
chiese di nuovo con tono esigente - E i tuoi genitori? E
quelli nuovi? -
Harry
spalancò un attimo gli occhi e poi disse: - Sono morti - Forse per essere
portato via dal Bambino Nero bisogna essere interrogati? Bè... che strano.
E senza contare che era persino
fuggito da casa!
-
Mi dispiace -
Harry
alzò il viso. Nessuno aveva mai detto una cosa del genere. Nessuno aveva detto
che gli dispiaceva che i suoi genitori erano morti, tantomeno un estraneo.
Fu
quello che lo portò a domandare: - Com'è avere dei genitori? -
Il
Bambino Nero parve a disagio: - È bello a volte. Non so esattamente... mio
padre non c'è quasi mai e quando c'è non mi vuole molto attorno e mia madre ha
sempre qualcosa da fare tranne che sia con me. Mi piace quando a volte si
accorge di me e mi legge qualcosa, ha una voce molto bella. Di fatto sono gli
elfi domestici che si occupano di me... -
-
Elfi domestici? - Il Bambino Magico era sorpreso.
L'altro
annuì: - Peccato che mi vestano così... - fece cenno alla sciarpa e ai guanti
contrariato.
-
Non ti piace il nero? -
-
Non mi piace come mi vestono... -
-
Non vogliono che tu prenda freddo -
Il
Bambino Nero, per la prima volta di fronte a quella frase, scrollò le spalle e
non si arrabbiò. Gli sembrava strano da dire ma pareva che il Bambino Magico lo
calmasse.
-
Che cos'è quella cosa su cui sei seduto? - gli chiese
indicandogli l'altalena.
-
È un'altalena - si dondolò ancora.
-
Roba babbana? -
Babbana,
chissà che voleva dire, Harry non aveva mai sentito una parola strana come
quella.
-
Non è mia... - precisò.
-
Come funziona? -
-
Tu ti siedi e qualcuno ti spinge - sorrise - Ecco, spingimi -
-
Vuoi una spinta? - il Bambino Nero era sorpreso a
quella richiesta bizzarra.
-
Certo. Bella forte, altrimenti non funziona - Harry sperava
che in Bambino Nero avesse un qualche potere che gli permettesse di volare fino
al cielo, come un bambino e il proprio padre. Era un bambino, era vero, ma
doveva avere qualche potere... dopotutto era un assistente dell'Uomo Nero.
Il
Bambino Nero si avvicinò ancora e lo spinse. Sul petto.
Harry
cadde a terra: - No! Non così! - protestò.
-
E come? - l'altro era decisamente
confuso. In fondo aveva pensato che la richiesta del Bambino Magico fosse un tantino strana…
Harry
si alzò in piedi senza nemmeno scuotersi dalla terra che aveva nei pantaloni
per caduta e tutto serio disse: - Te lo faccio vedere io. su,
siediti - battè la mano sul sedile dell'altalena per enfatizzare l'ordine.
-
Mi farai del male? - Il Bambino Nero era un po' intimorito…
in fondo i Bambini Magici sono vendicativi un po'…
-
Certo che no - la sua espressione era sincera e decisa e cancellò in un istante tutti i timori dell'altro che si sedette
abbastanza circospetto sul sedile. Una volta seduto si
aggrappò saldamente alle catene che lo sostenevano e abbassò lo sguardo: i
piedi non toccavano terra, si sentiva come sospeso.
La
catena oscillava.
Ma non succedeva assolutamente
niente.
Harry
si andò a posizionare dietro di lui, prendendo a piene
mani la sporgenza nel sedile: - Tienti forte - avvertì. L'altro fece come gli
era stato detto e… cominciò a muoversi.
Ecco
cos'era una spinta, una spinta da DIETRO, sul sedile e
dondolare con quello strano marchingegno babbano e sentire l'aria sul viso,
pura, fredda, così bella… anzi, tutto sembrava così bello. E
divertente. Il cielo era lì, gli sembrava nemmeno
tanto in alto.
E le foglie volteggiavano e
danzavano attorno a lui, in una danza autunnale di felicità.
-
È bello - disse solamente quando Harry si chinò su di lui, fermando a poco a
poco l'altalena.
-
Mi dispiace non poter fare più forte… - si rammaricò l'altro.
-
Mi è piaciuto -
Le
foglie vorticarono più forte, l'aria divenne più fredda, il cielo cominciò a
colorarsi di amaranto.
I
due si fissarono ancora un poco poi il Bambino Nero disse: - Siediti accanto a
me - e gli fece un poco di spazio. Il sellino era largo per lui solo. Harry non
se lo fece ripetere e si sedette accanto all'altro.
-
Le fai vorticare tu? - chiese il Bambino Nero,
riferendosi alle foglie.
-
No, è il vento… o sei tu? -
-
Non ho ancora imparato… -
Silenzio.
-
E quando imparerai? -
-
Quando avrò undici anni e andrò a scuola -
-
Adesso non vai a scuola? -
-
Ovviamente no. Mio padre dice che ci andrò quando riceverò la lettera da un
gufo spennacchiato… tra qualche anno comunque -
-
Da… un gufo? -
-
O un allocco. O una civetta.
Non ricordo molto bene -
-
Tutti i Bambini Neri come te vanno a scuola? - la
domanda uscì dalla piccola bocca di Harry prima che potesse
trattenerla. La curiosità però era troppa.
Il
Bambino Nero lo guardò male, in un misto di sorpresa e commiserazione: -
Bambini Neri? -
-
Sì… perchè tu lo sei… no? -
-
No -
Harry
lo guardò. Cosa?
Si
fissarono.
-
Che cos'è un Bambino Nero? -
-
Un bambino dell'Uomo Nero -
-
E che cos'è l'Uomo Nero? - il bambino era genuinamente
interessato.
-
Un uomo che porta via i bambini. È tutto nero e… - Harry rabbrividì
nel pensare alla filastrocca.
-
Io NON sono un Bambino Nero! - esclamò l'altro con determinazione poi si sentì a
disagio, come deluso - E tu… tu sei un Bambino Magico? -
-
Cos'è un Bambino Magico? -
-
È magico, rimane eternamente un bambino… - l'altro non
sapeva che dire. Era strano, aveva DAVVERO creduto che quello fosse un bambino
magico e invece scopriva che non lo era…
-
Non sono un Bambino Magico -
-
Ah -
-
Io sono solo Harry -
-
Io mi chiamo Draco -
Silenzio.
-
Quindi… non sei un Bambino Nero… - Harry era deluso.
Accidenti, aveva creduto che lo avrebbe portato via da quella casa…
-
Ma sei magico però… -
Draco
assottigliò gli occhi: - Diventerò un mago. Molto forte e rispettato, come mio
padre e sto anche imparando a giocare a Quidditch e mio padre dice che imparerò
a diventare bravo anche in quello -
Harry
non aveva capito quel discorso ma era certo che quel bambino sarebbe diventato
qualcuno e lui sembrava così sicuro di sé: quanto avrebbe voluto che quella
sicurezza potesse diventare la sua!
Un
mago… chissà come sarebbe stato bello diventare un mago!
-
Davvero diventerei un mago? - Harry lo fissava con speranza.
-
Certamente - replicò Draco con sicurezza spavalda, poi abbassò gli occhi - E
tu… anche? - sembrava a disagio adesso.
-
Non sono speciale come te - rispose con umiltà Harry.
"Mio
padre dice che non bisogna parlare con i babbani, sono inferiori" pensò Draco
ma non lo disse. Eppure Harry sembrava così… speciale.
Non
avrebbe dovuto andarsene dal manor.
Non
avrebbe dovuto avvicinarsi a quell'Harry, che evidentemente era un babbano.
E con i babbani Draco non poteva
parlare.
Harry
sembrava così malinconico adesso… e così grande per quell'età, così maturo nei
suoi vestiti di tre taglie più grandi.
Forse
era meglio se Draco se ne andasse… se suo padre lo
venisse a sapere chissà come lo avrebbe punito!
-
Senti… - pigolò la piccola voce di Harry - Anche se
non sono speciale come te… - era così timoroso, parlare con uno che sarebbe
diventato un mago, che avrebbe potuto essere un suo potenziale amico… -
possiamo anche… anche essere amici lo stesso? - alzò gli occhi smeraldo, pieni di aspettativa.
Draco
avrebbe dovuto dire di no ma quando gli occhi di quel piccolo bambino si
alzarono gli mancò il coraggio.
In
fondo era andato via dal suo castello per disobbedire al padre e allora perché
non disobbedirgli due volte? In fondo… avrebbe potuto essere il suo piccolo
segreto, non era necessario che la gente sapesse,
anzi, sarebbe stato più divertente e bello se fosse stato un piccolo segreto.
-
Per me va bene - rispose, alzando le spalle.
Harry
sorrise: fantastico, aveva un amico adesso!
Avrebbe
voluto saltare dalla gioia e gridarlo a tutto il mondo.
E nemmeno 'normale' come tutti i
bambini avevano ma un amico che sarebbe divenuto un mago! Un mago!
Chissà,
forse se Draco gli avrebbe insegnato qualcosa quando sarebbe tornato da scuola…
-
E… senti, ti andrebbe di parlarmene? -
Le
foglie turbinarono, scosse, attorno a loro. Draco guardò Harry: - Di cosa? -
-
Della magia -
*
Sei
anni dopo, Ultimi giorni di luglio, Little Whiging
Harry
corse verso il parco giochi sentendosi così felice che avrebbe voluto volare
nel cielo e nuotare con le nuvole da quanto era felice.
Arrivato
in prossimità del parco lo vide, era Draco, il suo amico, il suo primo e unico
amico, seduto sull'altalena che si dondolava avanti e indietro, i piedi che
ormai toccavano terra e le mani che non tenevano più le catene come gli era successo la prima volta che aveva scoperto l'altalena.
Ormai
erano cresciuti, non erano più i bambini di cinque anni di anni
fa, ora avevano dieci (nel caso di Harry) e undici (nel caso di Draco) anni e
il tempo di divedersi sarebbe arrivato anche troppo presto, quando le loro
strade si sarebbero divise.
Ma nessuno di loro due voleva
pensarci, non quando erano assieme almeno.
Quando
si incontravano, un giorno solo all'anno per ogni
anno, bandivano fuori ogni cosa, il mondo intero diventava piccolo piccolo
nell'antro della loro mente dove lo segregavano per quelle poche ore quando si
rivedevano.
Da
quel pomeriggio dell'estate di qualche anni fa avevano
deciso di incontrarsi per una volta ogni anno, nel solito posto in cui si erano
conosciuti, e parlare tra loro, giocare come bambini normali ed essere amici.
Harry
non aveva detto a nessuno che aveva un amico, nemmeno per vantarsi. Lo aveva
promesso a Draco e non avrebbe mai infranto una
promessa.
Ma l'idea di avere un amico lo
rendeva felicissimo e lo sollevava dalla tristezza nei momenti più bui.
Quando Dudley lo maltrattava, quando
gli altri bambini lo prendevano in giro, quando gli zii lo punivano… bastava
pensare a Draco.
Ehi,
ho un amico! Un amico che pensa a me!, pensava. E tutto sembrava migliore.
Nemmeno
Draco aveva parlato di Harry agli altri.
Lo
aveva fatto per paura di una punizioni di suo padre o
degli altri perché Harry era un babbano e Draco uno degli ultimi rampolli dei
purosangue.
Eppure era così bello pensare di
andare a trovare Harry e ridere e parlare e stare con lui.
Tutto
sembrava così… migliore da quando aveva l'amicizia di Harry.
Avevano
deciso di incontrarsi lo stesso giorno di ogni anni
nel luogo in cui si erano conosciuti poi Draco aveva preso ad andare a trovare
più spesso Harry a casa sua. Bastava appostarsi sotto la finestra della cucina
e aspettare che Harry entrasse in quella stanza, poi lanciare un sassolino al
vetro della finestra e aspettare nel parco fin quando Harry non si fosse
liberato degli impegni schiavisti con gli zii.
Draco
trovava abbastanza facile non far notare la sua presenza al Malfoy Manor: i
genitori non c'erano quasi mai e agli elfi domestici bastava ordinarlo… in più
bastava solo simulare un malore per essere lasciato a casa.
E
così Draco e Harry continuavano ad essere amici.
Il
loro segreto.
Ma fino a quando avrebbero potuto
continuare ad esserlo?
Draco
sarebbe dovuto partire per la scuola di magia per un anno intero e avrebbe
avuto altri amici con cui stare una volta tornato e
Harry non sarebbe più stato… speciale. Almeno per lui.
Per
quanto lo riguardava, Harry sapeva che non avrebbe avuto altri amici.
Dudley
sarebbe andato a Snobkin e di certo non gli sarebbe mancato né a casa né a
scuola, ma Harry era destinato ad andare a Stonewall
con una divisa che non era una divisa ma abiti smessi di Dudley colorati di
grigio.
E di certo nessuno lo avrebbe
avuto come amico.
-
Draco! - lo chiamò.
Draco
gli sorrise: - Finalmente sei arrivato! Ce ne hai
messo di tempo! - era strano constatare quanto Draco
sorridesse con Harry. Anzi, sembrava
quasi che i sorrisi e le risate aspettavano solo Harry
per uscire quando per il resto dell'anno rimanevano chiusi dietro
un'espressione arrogante e fredda.
-
Ho avuto un piccolo contrattempo… - Harry scrollò le spalle. Non disse che
Dudley lo aveva intercettato e gli aveva rifilato un pugno.
-
Davvero? - Draco era scettico ed esplorò meglio il viso dell'amico. Là, sullo
zigomo destro spiccava un livido violastro - Ti fa
male? -
Harry
passò un dito sul livido, era stato scoperto: - Non tanto… sai, il solito… -
Draco
annuì, sentendosi stranamente furibondo. Come faceva Harry ad essere così
paziente con suo cugino?
Sapeva
tutto di lui, ovviamente, avevano parlato spesso delle loro famiglie e delle
loro vite, ma davvero non riusciva a capire perché Harry non se ne scappasse di
casa.
-
Perché non te ne vai? - domandò alzandosi
dall'altalena.
Harry
gli rivolse un sorriso triste: - E dove dovrei andare? Non ho nessuno oltre a
te -
-
Potresti… - accidenti, stava davvero per dire 'Potresti venire da me?'?
No,
Harry non poteva venire da lui, suo padre lo avrebbe punito e avrebbe punito
anche Harry!
-
Vuoi… qualcosa? Sai, sulla ferita… -
Harry
scosse la testa, rassegnato: - No, grazie. E tu? cosa mi racconti? -
-
Il solito. Mia madre e mio padre sono al ministero
della magia a cenare con il Ministro e la famiglia… -
-
Quando parti? - Harry lo
chiese prima ancora di potersi trattenere.
-
Il primo settembre. Cioè, non è ancora arrivata la
lettera, ma mio padre dice che non succederà altrimenti che non me la
spediscano, hanno detto che mi porteranno a fare compere tra qualche giorno -
Draco sbirciò l'espressione di Harry, per controllare come aveva preso la
notizia.
In
genere non parlavano della sua imminente partenza, era meglio credere che tutto
sarebbe stato come prima e per quanto riguardava Draco aveva
in mente di compare qualcosa a Harry a Diagon Alley tra qualche giorno.
Giusto
per rassicurarlo e per non fargli dimenticare di lui…
Harry…
eccolo sempre con i suoi vestiti smessi di tre taglie più grandi e la sua
espressione matura di adulto nel corpo di un bambino.
Un
giorno Draco gli aveva portato un pacco con dei vestiti nuovi, fatti
appositamente per lui ma Harry aveva ringraziato e li aveva restituiti, con
rammarico, dicendo che i suoi zii non avrebbero mai permesso che Harry potesse godere di tali eleganti e costosi vestiti e lo avrebbero
punito per questo.
Come
faceva Harry a sopportarlo?
Certo,
non aveva un posto dove andare e non aveva amici a cui rivolgersi… anzi, aveva
lui, Draco, il suo primo e unico amico a detta dello stesso Harry, ma Draco
aveva le mani legate e non avrebbe potuto fare niente.
Harry
distolse lo sguardo da Draco: - Oh… allora… così… magari potresti venire quando
compio gli anni, no? - era speranzoso.
-
Spero di farcela - Draco si morse un labbro. No, forse non cel'avrebbe fatta, i
suoi genitori lo volevano portare dai Parkinson - Ma non… -
Harry
capì al volo: - Certo, capisco, prima di partire andrai dai tuoi amici… - si
mise le mani in tasca e cercò di apparire non troppo deluso o ferito.
-
Ma tornerò per le vacanze! - esclamò con finto
entusiasmo Draco - E così potremo parlare… anche tu cambierai scuola quindi mi
racconterai di come sarà. E non sarà molto peggio della tua vecchia scuola visto che non c'è tuo cugino -
Dudley.
I Dursley.
No,
Draco, sarà peggio, pensò Harry ma non lo disse per
non farlo preoccupare.
Tutti
sapevano che Harry era un pazzo, un criminale, non 'normale',
i suoi zii e suo cugino si erano premurati di farlo sapere a metà Surrey e alla
preside della scuola di Stonewall.
E Draco stava per diventare un
mago.
Harry
non era speciale, glielo aveva ripetuto molto spesso a Draco ma l'altro
sembrava non credergli.
Avrebbe
voluto dire a Draco che qualche tempo fa aveva parlato con un serpente al
serpentario ma non era sicuro che fosse una cosa di cui vantarsi, dopotutto
parlare con dei serpenti è da pazzi, ma parlare con un serpente che poi ti
risponde non 'È NORMALE'.
E nemmeno far sparire un vetro e
farlo ricomparire.
Draco
sapeva della strana parrucca blu di una maestra di Harry e dei capelli di Harry
che erano cresciuti improvvisamente in una notte e per questo aveva detto che c'era un angelo custode che lo proteggeva.
Era
stato molto tempo fa eppure quell'angelo custode continuava a proteggerlo.
-
Harry? - Draco sembrava un po' preoccupato - Senti… ti dispiacerebbe
se ogni tanto di mandassi qualche lettera? Così, giusto per sentirci… -
Il
viso di Harry si illuminò immediatamente in un sorriso
radioso: - Dispiacermi? No di certo! - poi il viso si rabbuiò. Sapeva come i
maghi mandavano le lettere e che cosa avrebbe pensato sua zia di un gufo che va
e viene? Ma avrebbe trovato il modo per ricevere e
spedire le lettere a Draco. A costo di una settimana intera nello sgabuzzino -
E come devo rispondere? -
Draco
sorrise ancora e spiegò a Harry come funzionava la posta con più particolari,
si sedettero assieme sull'altalena, anzi, non proprio seduti.
Erano
cresciuti e non potevano più sedersi assieme nella stessa altalena, ma solo
appoggiarci una gamba o nel migliore dei casi sedersi uno in braccio all'altro
oppure sedersi in orizzontale.
Avevano
passato parecchie notti così, a parlare nel parco deserto.
Passarono
le ore e il sole estivo raggiunse il piano dell'orizzonte.
A
quell'ora i genitori di Draco erano a cena quindi
rimaneva ancora un po' di tempo per rimanere in compagnia.
Improvvisamente
Draco realizzò che non aveva mai conosciuto il cognome
di Harry, anzi, sapeva quello dei suoi zii ma non conosceva il vero cognome di
Harry.
A
ben pensarci nemmeno Draco aveva mai detto a Harry del suo cognome.
Guardando
l'amico parlare allegramente di come si facessero le uova fritte Draco sorrise
mentalmente, in fondo che importanza aveva un cognome quando poteva conoscere
Harry?
Harry
si chinò indietro, appoggiandosi al suo petto, posizionando
la testa sulla sua spalla mentre gli parlava di come funzionava un microonde.
Draco
si mosse un poco a disagio da quel gesto ma poi non potè evitarsi di sorridere
aperatamente.
No,
certo, il cognome non era importante.
Non
adesso almeno.
*
Ultimi
giorni di agosto, Privet Drive
Erano
passati alcuni giorni da quella sera e Draco lanciò
l'ennesimo sassolino contro il vetro della finestra della cucina.
Harry
non sembrò accorgersene, preso com'era a non far bruciare le bistecche e a
continuare a fissare una lettera che teneva in mano.
Draco
sbuffò di frustrazione.
Qualcosa
non andava.
Tanto
per cominciare era andato da Harry il giorno del suo compleanno con un
pacchettino con il suo regalo per fargli una sorpresa e aveva scoperto che non
c'era nessuno a casa Dursley.
Purtroppo
suo padre aveva voluto portarlo con sé nelle interminabili cene con gli amici
di famiglia e il Ministro della magia e non aveva potuto
andare a fare visita a Harry fino a quel giorno, a metà agosto.
I
Dursley avevano già cenato ma la zia era ancora nella cucina a lavare i piatti.
Dopo poco uscì senza dare segno di essersi accorta della presenza di Harry.
Allora
Draco uscì dal suo nascondiglio e bussò al vetro della finestra della cucina
proprio nel momento stesso in cui Harry si voltò dalla sua direzione.
Per
un istante non si mosse, sorpreso e pietrificato, fermo
a fissare Draco dall'altra parte del vetro che lo stava salutando.
Poi,
Harry sorrise.
Spense
il fornello e abbandonò la bistecca, uscendo di corsa dalla cucina.
-
Draco! - sembrava scoppiare di gioia. Il sorriso gli andava da una parte
dall'altra del viso, quasi a spaccarlo a metà - Sapevo che prima di partire saresti
tornato! - lo abbracciò di slancio.
Draco
sbattè le palpebre un secondo e ricambiò l'abbraccio,
sorpreso e vagamente imbarazzato da quella manifestazione di affetto: - Harry,
cosa… -
-
Dai, andiamo, ti devo assolutamente dire una cosa sensazionale! - Harry lo prese per la mano e se lo trascinò dietro, in direzione
del parco.
-
Ma, Harry! E la tua bistecca?
I tuoi zii cosa diranno? - Draco era allibito. Anche
dalla replica di Harry - Stai tranquillo! -
Quando
arrivarono al parco Draco aveva già chiesto ventitré volte a Harry cosa fosse successo senza che l'amico gli avesse fatta alcuna
spiegazione, e infine raggiunsero l'altalena.
-
Harry vi vorresti spiegare che succede? - chiese sull'orlo dell'impazienza.
Harry non gli aveva detto nulla riguardo al suo compleanno e Draco voleva
dargli il suo regalo che aveva comprato a Diagon Alley settimane prima.
Harry
sorrise ancora di più: - Ricordi che ti dissi che un giorno i miei capelli
erano cresciuti improvvisamente? E che la parrucca
della mia maestra era divenuta improvvisamente blu mentre stavamo parlando? -
Draco
annuì.
-
Mi dicesti che c'era un angelo che mi proteggeva -
-
Sì, ti ho detto questo. ora vuoi dirmi che succede? E dove sei stato al tuo compleanno? Sono venuto ma non c'era nessuno… -
Harry
annuì.
Draco
s'incupì.
Ma come, Harry non aveva detto
niente riguardo alla visita di Draco?
-
Non ero qui perché mio zio ci ha portati in un'isola
deserta perché qualcuno mi aveva spedito una lettera -
-
Una… lettera? E chi tel'ha spedita? -
Harry
la tirò fuori, era la stessa che aveva rimirato nella cucina a Privet Drive e
la diede a Draco: - Leggila -
-
Buone o cattive notizie? - s'informò prima Draco, senza nemmeno prenderla.
-
Buonissime -
Draco
prese la lettera e qualcosa nel suo stomaco si contorse: non era carta comune
ma una speciale carta di pergamena!
Chi
poteva aver scritto a Harry con una carta di pergamena?
L'aprì
impaziente.
'SCU0LA DI MAGIA E STREGONERIA DI
HOGWARTS'
Stava
per scoppiare a ridere e abbracciare Harry quando lesse più avanti.
'Caro signor Potter'
Potter…
Potter…
Potter…
Potter?
POTTER?!?
Alzò
lo sguardo su Harry, eccola, la vedeva la cicatrice ora, coperta sommariamente
dalla frangia, era proprio a forma di saetta e Draco aveva
sempre creduto che fosse un graffio!
Harry…
Harry POTTER.
HARRY POTTER.
IL
BAMBINO CHE ERA SOPRAVVISSUTO.
Non
poteva crederci, non voleva crederci.
Lasciò
cadere la lettera a terra e guardò Harry con occhi diversi.
Aveva
fatto amicizia con Harry Potter.
Suo
padre non l'avrebbe punito, lo avrebbe ucciso.
-
Harry Potter? - domandò con voce stridula.
-
Sì… ma, Draco, tutto bene? - Harry era preoccupato. Come mai l'amico non era
contento? Sarebbero diventati entrambi due maghi! Avrebbero studiato nella
stessa scuola!
Perché Draco non era contento?
-
Tu… tu sei Harry Potter? - domandò ancora Draco, con quella voce tremula.
"dì
di no, Harry… dimmelo che non sei lui!" ma a che serviva negare ancora?
-
Sì… mi chiamo Harry Potter… ma Draco, che c'è? -
-
NON CHIAMARMI DRACO! - gridò Draco - NON TI AZZARDARE Più A CHIAMARMI DRACO! -
-
Draco, cosa… -
-
NON ME LO AVEVI DETTO! -
-
Detto cosa? Che di cognome facevo Potter? Nemmeno tu
mi avevi detto il tuo cognome… e poi non è importante,
no? -
-
Tu… - Draco si passò una mano tra i capelli biondi.
Merlino…
Harry Potter! Aveva fatto amicizia con Harry Potter!
'Io
sono solo Harry'
'Quando parti?'
'magari
potresti venire quando compio gli anni, no?'
'Caro signor Potter…'
La
mano di Harry afferrò il braccio di Draco: - Draco… va tutto bene? -
Draco
si scostò da Harry, come se si fosse scottato: - Tu… tu non hai idea di chi
sono, di chi sei tu, di chi sei per me! tu… -
-
So chi sono… me lo hanno detto - Harry sembrava imbarazzato - Che cosa sta
succedendo? -
-
Non… Non devi più chiamarmi Draco, Potter… -
-
Perché? -
-
Dovrai fare finta di non conoscermi, Potter, di non
avermi mai incontrato prima! -
-
Perché? Perché? -
-
Tu non hai idea di quanto ho rischiato per continuare a vederti… - Draco si
passò di nuovo una mano tra i capelli - Credevo tu fossi
un babbano! Mio padre diceva che mi avrebbe punito se avessi parlato con un
babbano! Nonostante tutto sono sempre venuto da te! abbiamo passato ore intere assieme a parlare…! Merlino,
quanto sono stato stupido! -
-
Perché? Draco, non capisco… -
-
NON AVEVO MAI VISTO LA TUA CICATRICE! - le puntò il dito contro, accusatorio.
-
Draco, non ha importanza… -
-
Sì! NE HA! -
Harry
prese un respiro profondo: - Lo so come mi considerano nel mondo magico…
l'intero Paiolo Magico si è fiondato su di me per stringermi la mano e
abbracciarmi, come se fossi un eroe o una cosa del genere ma… non lo sono.
Draco, non cambia nulla, siamo sempre noi due… - gli rivolse uno sguardo
speranzoso - E ora andremo a scuola assieme… saremo maghi entrambi, non sei
contento? Tuo padre potrà dire che sei amico di un altro mago… non è lo stesso? -
-
TU SEI HARRY POTTER! SEI IL BAMBINO CHE È SOPRAVVISSUTO! SEI COLUI CHE HA
SCONFITTO COLUI CHE NON DEVE ESSERE NOMINATO! SEI UN EROE! Ma
non per tutti… - Draco si appoggiò al tronco di un albero e fissò gelidamente
Harry - Per molti di noi tu non sei altro che un ostacolo. Sei un bambino che avrebbe dovuto morire dieci anni fa… sei stato la rovina per
molti… e tu… tu non sai chi sono io -
-
Tu sei Draco - Harry era confuso da quel discorso - Sei
mio AMICO! -
-
Non più. Da oggi noi due non ci conosciamo. Noi ci odiamo,
stampatelo bene in testa, Potter! -
Draco
si stava avviando per andarsene quando Harry lo raggiunse: - Draco, perchè?-
-
Non mi toccare e non chiamarmi più Draco! Sono Malfoy per te, Potter! MALFOY,
CAPITO? E NOI NON SIAMO AMICI! NON LO SAREMO MAI! NOI
CI ODIAMO E CI ODIEREMO PER SEMPRE, CAPITO? -
Stava
per scoppiare a piangere, Harry stava per scoppiare a piangere.
Draco
gli voltò le spalle e si allontanò, sentendo il cuore battere all'impazzata, il
dolore e la delusione premere sotto la pelle, le lacrime arrossargli gli occhi.
Ma non si volse.
A
cosa sarebbe servito poi?
Loro
si odiavano.
Punto.
*
1
Settembre, King's Cross, Londra
Ripensandoci
con il senno di poi, Draco si era comportato proprio come uno stupido e aveva
deluso suo padre su tutti i fronti: gli aveva disobbedito ed era andato in un
parco babbano, aveva fatto amicizia con un babbano e ci aveva mantenuto i
contatti per sei anni, gli aveva mentito, e infine aveva gridato come un
ossesso contro Harry.
E un Malfoy non grida mai come un
ossesso, anche se contro babbani o mezzosangue.
Un
Malfoy è autocontrollo allo stato puro.
In
più si era fatto trascinare dalla rabbia gridando contro Harry.
Suo
padre, la sera prima lo aveva chiamato nel suo studio e gli aveva spiegato
brevemente il comportamento da tenere a Hogwarts, quello che doveva fare e
quello che non doveva fare, a chi dare retta e a chi no, con chi mantenere
rapporti di amicizia e con chi invece dichiarare
guerra aperta.
Harry
Potter era nella lista delle persone da avvicinare.
Non
perché Lucius Malfoy lo volesse suo amico o lo avesse perdonato ma perché lo
voleva dalla sua parte per sistemarlo più facilmente.
O almeno, era quello che aveva
fatto capire a Draco.
Ora
il ragazzino era diviso tra l'affetto che provava per il padre e quello che
provava per Harry.
Era
suo amico, era vero, ma in fondo era Potter.
Poteva
essere ancora suo amico, era vero, ma poi lo avrebbe dovuto
abbandonare.
Era
Draco Malfoy, oltre che Draco, e non se lo sarebbe
dimenticato.
In
quel momento era seduto nel scompartimento che
divideva con Vincent Tiger e Gregory Goyle - le sue braccia, come aveva detto
il padre. Tu sei la mente, loro faranno il lavoro sporco, i Malfoy hanno sempre
dei tirapiedi - e fissava fuori dal finestrino per
intravedere se fosse arrivato Harry.
In
fondo suo padre aveva detto che potevano essere amici, o almeno dare questa impressione.
Eccolo.
Ma con… i Weasley?
Harry
ringraziò la signora dai capelli rossi che gli sorrise
in simpatia e si avventurò sul marciapiede, fissando con occhi spalancati dallo
stupore e dall'ammirazione il grande treno che sbuffava e tutte quelle persone
che gli si accalcavano attorno, quasi tutte con qualche animale nel carrello.
Cercò
di caricare su i bagagli ma solamente con l'aiuto di due gemelli identici fino
all'ultima lentiggine ci riuscì e si rifugiò nell'ultimo scompartimento, da
solo.
Guardò
fuori dal finestrino le famiglie felici e piangenti di
gioia con i loro figli.
Eccola,
quella era la signora dai capelli rossi che era stata così gentile da aiutarlo
e attorno a lei tutti i suoi figli, con lo stesso colore di capelli.
Ma no, nessuna traccia di Draco.
Harry
aveva ripensato alla litigata che aveva avuto con Draco qualche
giorno prima ed era giunto ad una conclusione: Draco lo odiava.
Non
era una cosa che provava però, era una proibizione, una specie di 'odio
ereditato' da quanto aveva capito: tutti si aspettavano che Draco lo odiasse e
si sarebbero stupiti del contrario. Magari Draco sarebbe
stato punito se lo avrebbe avvicinato come amico.
Quella
era l'unica spiegazione.
Certo…
Ma non lo faceva star meglio
pensarci, anzi…
Pensare
che per sei incredibili anni aveva creduto di avere un amico che sarebbe stato
eterno, che, anche se nascosto a tutto il mondo, gli sarebbe stato vicino, che
per qualcuno contava qualcosa… lo aveva fatto sentire felice come tutti gli
altri bambini.
Non
aveva mamma né papà né fratelli né persone care accanto,
almeno aveva un amico.
E poi, quando aveva scoperto che
avrebbe frequentato la scuola con lui com'era stato felice!
Finalmente
avrebbero potuto essere amici sul serio!
E tutti i suoi sogni si sono
infranti…
Ma per che cosa poi? Perché lui era responsabile di avere ucciso un mago malvagio
quando era ancora un neonato.
(Quindi Harry aveva pensato che la famiglia di Draco lo
avesse appoggiato, questo Voldemort, o almeno, Hagrid aveva detto che c'erano
stati molti che avevano appoggiato Voldemort. Anche alcuni che lo credevano
dalla parte del giusto… forse i genitori di Draco
erano stati ingannati… certo, doveva essere stato così)
Avrebbe
fatto di tutto per non mettere in pericolo di punizione Draco ma avrebbe fatto
di tutto anche per fare in modo che capisse che sarebbero stati amici comunque.
Era
il suo solo amico, non aveva nessun altro!
La
porta dello scompartimento si aprì ed entrò quel Ron di cui aveva parlato la
donna dai capelli rossi prima, sembrava imbarazzato e cercava in tutti i modi
di non fissargli la fronte: - Ciao. Tutti gli scompartimenti sono occupati… -
Harry
gli sorrise: - Prego, qui ci sono solo io -
Draco
aveva visto che Harry era salito sull'ultimo vagone quindi si supponeva che il
suo amico dovesse trovarsi in quella zona.
Nel
frattempo era in preda ad un dubbio amletico: Harry era suo amico o no?
Sapeva
del disegno del padre - suo padre non si era mai fatto scrupolo a metterlo al corrente di cose che in genere i ragazzini non
dovevano sapere - ma anche lui voleva essere amico di Harry…
E se avesse disobbedito al padre
dicendo che non si poteva essere amici campando una storiella in aria?
Forse
sarebbe stato meglio…
Già…
Oh,
però lui VOLEVA essere amico di Harry.
'I Malfoy sono manipolatori di
persone e di verità: è difficile manipolare un Malfoy ma un Malfoy può
manipolare chi gli sta accanto perché più forte. Draco, i Malfoy sono forti,
non dimenticarlo mai'
la voce del padre… di quel padre a
cui avrebbe dovuto assomigliare, al quale VORREBBE assomigliare…
'Io
non sono speciale come te, Draco, io non diventerò un mago, dubito che diventò qualcuno… ma noi rimarremo amici lo stesso?'
La
voce di Harry, così candida e innocente e ricca di quella dolce malinconia…
Harry che credeva di non essere nessuno, che voleva che Draco continuasse ad
essere suo amico…
''I
Malfoy sono manipolatori di persone e di verità'
'Lo so come mi considerano nel
mondo magico… l'intero Paiolo Magico si è fiondato su di me per stringermi la
mano e abbracciarmi, come se fossi un eroe o una cosa del genere ma… non lo
sono. Draco, non cambia nulla, siamo sempre noi due… - gli rivolse uno sguardo
speranzoso - E ora andremo a scuola assieme… saremo maghi entrambi, non sei
contento? Tuo padre potrà dire che sei amico di un altro mago… non è lo stesso?'
'È
difficile manipolare un Malfoy ma un Malfoy Può manipolare chi gli sta accanto
perché più forte'
'Draco,
non cambia nulla, siamo sempre noi due…'
'Draco, i Malfoy sono forti'
'Andremo a scuola assieme… saremo maghi entrambi, non sei contento?
Tuo padre potrà dire che sei amico di un altro mago… non è lo stesso?'
'Non dimenticarlo mai'
'Draco,
non cambia nulla, siamo sempre noi due…'
'I
Malfoy sono manipolatori di persone e di verità'
'SEI MIO AMICO!'
'I
Malfoy sono manipolatori di persone e di verità'
Ecco
la soluzione. Lì, tra le parole del padre, limpida come
d'acqua.
I
Malfoy erano i forti.
Draco
si alzò in piedi: - Vincent, Gregory, andiamo, voglio farmi un giro! - ghignò.
-
… e quindi il cercatore è colui che trova il boccino
d'oro, quando lo intrappola, la sua squadra guadagna 150 punti e finisce la
partita - stava spiegando concitatamente Ron.
Harry
lo ascoltava rapito.
Wow,
un gioco che si giocava su manici di scopa!
Fantastico!
Anzi,
doppio wow, aveva conosciuto un ragazzo come lui!
Avevano
fatto amicizia!
Si
chiamava Ronald Weasley e cosa più straordinaria proveniva da un'INTERA
famiglia di maghi e sapeva TUTTO quindi sul mondo magico.
Avevano
passato quelle ore parlando tra loro e per la prima volta Harry - a parte
quando parlava con Draco - si sentiva a proprio agio con quel ragazzino dai
capelli rossi e la macchia sul naso.
Era
incredibile: aveva un amico!
E non una persona che lo
considerava pazzo o lo prendeva in giro, ma una persona che lo faceva sentire a
proprio agio, con cui poteva parlare!
Chissà
che avrebbe detto Draco se gliel'avrebbe presentato…
Proprio
in quel momento si aprì la porta dello scompartimento ed entrò Draco Malfoy.
Era
vestito con la divisa scolastica, i capelli biondissimi erano tirati con il gel
e sfoggiava un ghignetto, dietro di lui c'erano due ragazzoni dall'aria
minacciosa e stupida.
Harry
non sapeva bene come reagire.
Voleva
correre da lui e gridargli quanto era felice ma non sapeva se era la mossa
giusta… forse davvero Draco non voleva essere suo amico.
-
Il treno si dice che Harry Potter si trova in questo scompartimento, sei tu? -
domandò.
Harry
annuì distrattamente.
-
Oh, questo è Tiger e questo è Goyle - presentò con noncuranza Draco, quasi come
parlasse di due suppellettili di poco valore - E io sono Draco. Draco Malfoy -
Ron
sembrava molto divertito dal suo nome.
-
Non c'è bisogno che tu ti presenti. Mio padre dice che tutti i Weasley hanno
capelli rossi, troppi figli e nemmeno uno zellino - ribattè freddamente Draco,
rivolto a Ron. Harry provò una strana impressione a sentire quella nota fredda
nella voce.
Si
trovava di fronte al vero Draco?
O di fronte alla sua maschera?
-
Non tarderai a scoprire che ci sono amicizie e amicizie, Potter. Se vuoi, posso darti una mano io… - allungò la sua mano.
Harry
guardò Draco negli occhi e vide lo stesso Draco di sempre con cui aveva passato
ore interminabili, con cui si era sfogato, parlato, con cui aveva fatto
amicizia, con cui aveva riso e con cui aveva pianto, quando era triste…
E poi volse lo sguardo verso Ron.
Era
il suo nuovo amico ed era rannicchiato su quel sedile, con il viso e le
orecchie rosse, arrabbiato e triste…
Si
volse di nuovo verso Draco.
Gli
stava tendendo la mano, lo invitava ad essere di nuovo
suo amico, a conoscerlo.
A
conoscere la sua maschera e il suo sé stesso, che Harry aveva capito di
conoscere già.
'Diventerò un mago. Molto forte e
rispettato, come mio padre e sto anche imparando a giocare a Quidditch e mio
padre dice che imparerò a diventare bravo anche in quello'
'Ma tornerò per le vacanze! -
esclamò con finto entusiasmo Draco - E così potremo parlare… anche tu cambierai
scuola quindi mi racconterai di come sarà. E non sarà molto peggio della tua vecchia
scuola visto che non c'è tuo cugino'
'Harry?
- Draco sembrava un po' preoccupato - Senti… ti dispiacerebbe
se ogni tanto di mandassi qualche lettera? Così, giusto per sentirci…'
'Tu non hai idea di quanto ho
rischiato per continuare a vederti… - Draco si passò di nuovo una mano tra i
capelli - Credevo tu fossi un babbano! Mio padre diceva che mi avrebbe punito
se avessi parlato con un babbano! Nonostante tutto sono
sempre venuto da te! abbiamo passato ore intere
assieme a parlare…! Merlino, quanto sono stato stupido!'
'Non mi toccare e non chiamarmi più
Draco! Sono Malfoy per te, Potter! MALFOY, CAPITO? E
NOI NON SIAMO AMICI! NON LO SAREMO MAI! NOI CI ODIAMO E CI ODIEREMO PER SEMPRE,
CAPITO?'
-
Sono capace anche da solo di riconoscere le persone sbagliate - disse, poi
sorrise, prendendogli la mano - Ma grazie dell'offerta, Draco. E ora perché non
ti siedi con noi, con Tiger e Goyle ovviamente, Ron mi
stava parlando del Quidditch -
Draco
e Ron si scambiarono un'occhiata orripilata, Tiger e Goyle una confusa.
Harry
sembrava del tutto ignaro della tensione che aleggiava nello scompartimento o
almeno faceva finta di non farci molto caso.
Ron
sembrava molto confuso ma non voleva negare il posto così apertamente di fronte
al suo nuovo amico Harry Potter, o almeno, non ora.
Draco
sembrò soppesare quell'offerta, poi si sedette accanto
a Harry, lanciandogli uno sguardo guardingo.
Il
ragazzino sorrise,
addentò una cioccorana e chiese curioso: - E quindi… questo boccino com'è
fatto? -
.ending.
Notes:
Grazie per essere giunto a leggere fino qui.
Mi
rendo conto che dev'essere stata la più inutile, ridicola e noiosa fic che tu
abbia letto… bè, ormai è fatta.
Grazie
ancora per l'attenzione, e scusa per il tempo sottrattoti…
(E
come al solito è tutta colpa tua Moony… -.- la prox
volta nn ti farò leggere nessuna fic inedita…)
ML
^o^