Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: RobTwili    12/09/2011    7 recensioni
Sequel di Redemption
Sono passati tre anni da quando Aileen ha varcato il cancello della clinica di disintossicazione.
Tre anni trascorsi a fianco di Robert.
Lui l’ha aiutata a superare ogni difficoltà, anche quando i fantasmi del passato hanno deciso di uscire.
Lei si è impegnata con tutta se stessa per cercare di non deludere lui, l’unica persona che abbia mai tenuto a lei.
Sono buoni, ottimi, amici; condividono una casa a Los Angeles.
C’è però un piccolo problema… Cupido, come sempre, è uno stronzo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'My Redemption is Beside you'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
by

Sequel di Redemption. Non è necessario aver letto il prequel per comprendere questa storia. Ho cercato di riportare alcuni eventi in modo che possa risultare comprensibile a tutti.








Mi svegliai con la schiena a pezzi e il segno della trama del cuscino sulla guancia: era il prezzo da pagare per aver dormito sul divano.
Ma come avrei potuto dormire di fianco a Lee mentre si strusciava contro di me e gemeva sommessamente chiamando il mio nome?
Ok, potevo resistere fino a un certo punto, ma la carne restava debole.
Così, quando mi ero reso conto che stava facendo qualche strano sogno su noi due, avevo preferito alzarmi dal letto e mettere una distanza ragionevole tra noi.
Un pavimento e quindici scalini mi sembravano abbastanza.
«Rob, non sai che sogno ho fatto stanotte» strillò Lee scendendo in cucina mentre stavo facendo colazione.
«Non lo so e non voglio saperlo» bofonchiai con la bocca piena di muffin.
«No, devi saperlo, c’eri anche tu» ridacchiò sedendosi davanti a me; prese la mia tazza di caffè e cominciò a bere.
«Davvero, Lee. Non voglio saperlo». Qualcosa mi diceva che sarebbe stata in grado di raccontarmi per filo e per segno tutto il suo sogno, e non era proprio il caso se volevo evitare situazioni imbarazzanti.
«Be’, insomma… mi deve essere rimasto in mente quello che è successo ieri sera nel tuo letto, perché questa notte ti sei scatenato, sai?» sogghignò restituendomi la tazza. «Insomma, ci abbiamo dato dentro di brutto. Prima a letto, poi siamo andati in bagno, quando abbiamo finito di farlo in doccia, avevi fame e siamo scesi. L’abbiamo fatto anche qui sul tavolo, ti rendi conto? Era un sogno però, perché eri davvero insaziabile». Cominciò a masticare una brioche, felice.
“Non immaginare nulla Rob, non immaginare. Concentrati su qualcos’altro”.
C’era però una cosa che…
«Perché dubiti del fatto che io non possa avere la stessa energia che avevo nel tuo sogno?». Mi sentii infastidito da quella frecciatina.
In situazione normali non avrei avuto problemi, e con Lee dubitavo perfino che sarei riuscito a fermarmi per riprendermi e mangiare.
«Perché insomma, Rob… hai anche una certa età, non sei più un giovanotto e sappiamo tutti che più si va avanti, più il tempo tra una sparata e l’altra cresce» disse senza ridere, appoggiando anche il muffin sul tavolo.
«Lee, ma credi che abbia cinquant’anni? Ne ho ventisette appena compiuti, diamine» borbottai arrabbiato per il continuo riferimento alla mia età.
«Appunto, ventisette, non diciassette. Rob, stai diventando vecchio, non devi arrabbiarti. È il ciclo della vita». Mi accarezzò la mano per consolarmi.
«Meglio che vada a prepararmi per andare a lavorare» sbottai alzandomi e riponendo la tazza vuota dentro al lavello.
«Rob, ti sei offeso?» chiese Lee seguendomi sulle scale.
«Sì». Non avevo nemmeno voglia di mentire.
Magari avrebbe imparato a tenere a freno la sua linguaccia, una volta ogni tanto.
«Ma perché ti ho detto che sei vecchio o perché metto in dubbio le tue capacità sessuali?». Entrò dentro alla cabina armadio con me, senza pensare che potessi aver bisogno della mia privacy e mi vergognassi a cambiarmi di fronte a lei.
«Vorrei un po’ di privacy, per favore» sibilai guardandola, stringendo i jeans che dovevo indossare tra le mani.
«Fai pure, non mi scandalizzo». Non mi voltò nemmeno le spalle, rimase a fissarmi con le mani appoggiate ai fianchi, in attesa di una risposta.
«Lee, potresti uscire? Dovrei cambiarmi» ripetei, sventolando i jeans.
Magari così sarebbe stato più chiaro.
«Ah, ti vergogni? È questo che volevi dirmi?» sogghignò voltandomi le spalle. «Comunque Rob, dico davvero, non devi prendertela. Sei ancora attraente. Ad esempio, quei boxer grigi ti stanno bene, nonostante tu abbia quel po’ di pancetta». Indicò proprio la parete di fronte a noi.
Quando guardai in quella direzione, mi sfuggì un urlo imbarazzato.
«Lee! Quando ti ho detto di non guardarmi, volevo dire che non dovevi guardarmi nemmeno dallo specchio». Finii di infilarmi velocemente i jeans e arrabbiato indossai anche la maglia.
«Ma perché ti preoccupi tanto? Ti ho già visto in boxer» ammise ritornando a guardarmi, mentre mi infilavo un paio di scarpe.
«Ascolta, io vado. Ci vediamo questa sera» borbottai cominciando a scendere le scale.
«Va bene. Io ho deciso che oggi pomeriggio vado a fare shopping. Voglio comprarmi un vestito per i Movie» disse porgendomi le chiavi di casa.
«Dopo me lo farai vedere allora». Le baciai velocemente la fronte e uscii mentre mi gridava alle spalle il suo saluto.
Dovevo uscire di casa il prima possibile.
Era una cosa stupida quella di non farmi vedere in boxer da Lee, però preferivo mantenere una certa distanza tra di noi.
Niente più situazioni imbarazzanti, niente visioni di Lee in intimo o battutine sulle mie capacità.
Niente.
 
Quando quel pomeriggio ritornai a casa, sentii la musica dal giardino.
«Lee» urlai chiudendomi la porta d’ingresso alle spalle. «Lee, dove sei?». Cominciai a salire le scale e riconobbi la sua voce canticchiare sopra la musica, al piano superiore.
Cantava parole a caso, cambiando il significato della canzone.
«Guarda che è cure, non pure Lee» ghignai rimanendo appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate.
«Oddio! Sei scemo?». Spense la radio, portandosi una mano all’altezza del cuore e respirando lentamente. «Se vuoi farmi morire dimmelo prima».
«Ti ho chiamato quando sono entrato in casa, ma tu non mi hai sentito». Indicai lo stereo dietro di lei.
«Credevo tornassi più tardi» si giustificò sedendosi sul suo letto e incrociando le gambe.
«Sì, abbiamo finito prima». Feci spallucce sistemandomi accanto a lei e prendendo Leebert tra le mani.
«Io ho comprato il vestito per i Movie. A dire la verità ne ho comprati due. Vuoi vederne uno?» chiese con un sorriso bellissimo.
Le si erano illuminati gli occhi.
«Certo». Non potevo deluderla, non quando Lee era così felice.
«Ok, allora vado a prenderlo. Però non ti faccio vedere quello dei Movie. Quello è una sorpresa. Ti faccio vedere l’altro, che mi piace proprio tanto» urlò dalla cabina armadio, proprio quando sentii il rumore di una zip.
«Perché non posso vederli tutti e due?» chiesi togliendomi le scarpe e distendendo le gambe sul suo letto.
«Perché non voglio che tu veda l’altro. Sei pronto Rob?» strillò dietro la porta.
«Avanti, vediamo questo vestito» borbottai sbadigliando.
Chissà che vestito si era comprata.
Di solito indossava jeans e maglia; l’unica volta che l’avevo vista con qualcosa di simile a un vestito era alla premiere di Breaking Dawn 2.
«Ok, ma non prendermi in giro» sussurrò entrando nella stanza.
Strabuzzai improvvisamente gli occhi, deglutendo a vuoto più volte.
«Che cos’è quello?» strillai guardando il pezzo di stoffa che stava indossando.
«Non ti piace» mormorò abbassando leggermente lo sguardo.
«È… è un po’ troppo scollato, no?». Cercai di riportare il tono della voce normale. Tentai anche di non guardare quello scollo davanti che arrivava più o meno all’ombelico.
«Sì, è scollato ma non si vede niente, vedi questo pezzo di tessuto trasparente? Tiene tutto fermo». Indicò il velo trasparente tra i seni e io notai un’altra cosa.
«Ma sei senza reggiseno» gemetti portandomi una mano tra i capelli.
Possibile?
Sembrava l’avesse fatto volutamente.
«Sì Robert. Sarebbe proprio brutto vedere il reggiseno. E poi, guarda…», cominciò a saltellare e a muoversi, «non escono dal vestito. La fortuna di avere tette piccole» ridacchiò notando che il vestito non le aveva lasciato scoprire il seno.
«Non lo so…» borbottai guardando le sue gambe nude: il vestito le arrivava a metà coscia.
«Non ti piace?» piagnucolò triste, accarezzando il motivo di brillanti neri sulla pancia.
«No, Lee, è bellissimo». Mi alzai dal letto per avvicinarmi a lei, che era rimasta in piedi vicino alla porta. «Forse è un po’ troppo scollato davanti… e anche dietro» farfugliai, quando notai la sua schiena nuda. «E poi, seriamente, non saprei quando puoi indossarlo» ammisi, sperando di non aver detto nulla di male.
«Posso indossarlo quando voglio, non per andare a lavorare, certo. Ma se dovessi avere un appuntamento galante, anche una cena in qualche ristorante di lusso, va bene». Il sorriso era sparito dal suo volto e mi sentivo tremendamente in colpa.
«Lee, dico davvero. Il vestito è bellissimo e ti sta bene…». Era la verità.
Aileen aveva un bellissimo fisico e anche con un sacco d’immondizia sarebbe stata elegante.
Aveva il complesso delle ‘piccole tette’ come le chiamava lei, però sinceramente io non lo consideravo un problema.
Il suo corpo era una perfetta armonia di curve.
«Perché, insomma… mi dispiacerebbe se non ti piacesse. Sei l’unica persona con cui posso indossarlo, e se fa schifo a te lo riporto indietro» sussurrò cominciando a togliersi le scarpe con il tacco che aveva indossato assieme al vestito.
Perché non riuscivo mai a dire niente di giusto?
«No, Lee! Non lo portare indietro, dai. Facciamo così, una sera usciamo io e te a cena, in un ristorante di lusso, così ti metti questo vestito. Che ne dici?» proposi prendendola per mano.
«Dici davvero?». Alzò improvvisamente lo sguardo e i suoi occhi ritornarono a illuminarsi.
«Certo, e offro io» scherzai quando Lee mi gettò le braccia al collo e cominciò a saltellare.
«Oh, grazie! Sei il Rob più Rob che io conosca». Baciò ripetutamente le mie guance non smettendo di saltellare.
«Lee, dai Lee» ridacchiai appoggiandole le mani sui fianchi perché la smettesse di saltellare e baciarmi le guance.
«Ok… vado a togliermi il vestito». Sciolse l’abbraccio e, dopo un ultimo bacio sulla mia guancia, uscì dalla camera per andare a cambiarsi.
«Lee, però magari andiamo dopo i Movie, che ne dici? Perché con il lavoro adesso sono un po’ stanco e l’ultima cosa che voglio fare è andare a mangiare in un ristorante» borbottai distendendomi sul suo letto e sbadigliando. Il profumo di Lee in quella stanza era quasi inebriante.
Era impossibile, eppure, ogni volta che entravo nella sua camera e mi distendevo su quel letto, mi sembrava che profumasse di caramella, profumava di Lee.
«Quando vuoi Rob» sussurrò Lee accarezzandomi una guancia. «Dormi un po’, dai». Sentii le sue labbra sulla mia tempia e cercai di mugugnare qualcosa per dirle che forse era meglio mangiare. Non ci riuscii: mi addormentai di fianco a Lee come un bambino.
 
Le due settimane seguenti volarono.
Fortunatamente non c’erano più state situazioni imbarazzanti con Lee e non avevamo nemmeno più litigato.
Lee era sempre più elettrizzata, e aveva cominciato a far agitare anche me.
La sera prima dei Movie, Lee non mi aveva lasciato dormire, era rimasta sveglia a parlare, parlare, parlare e parlare di tutti quelli che avrebbe visto il giorno dopo.
Per fortuna quella domenica non dovevo girare nessuna scena, così avevamo dormito fino al pomeriggio.
Avevo indossato una maglia e un paio di jeans, in fin dei conti ai Movie non mi ero mai presentato in giacca e cravatta.
Il problema era Lee; si era chiusa nel bagno al piano di sopra quasi tre ore prima e non era ancora uscita.
«Lee, ti vuoi muovere?» urlai dal divano, spegnendo la TV.
Non c’era nemmeno un film interessante.
«Cinque minuti e arrivo» strillò e io sentii un tonfo.
«Cinque minuti e arrivo l’hai detto anche un’ora fa. Non so che concezione di cinque minuti tu abbia» bofonchiai andando in cucina per bere un po’ d’acqua.
Udii un nuovo tonfo e Aileen urlò qualcosa di incomprensibile.
«Lee, se tra due minuti non sei scesa, vado senza di te» sbottai all’improvviso.
Dannazione, possibile che una donna per prepararsi ci mettesse tutto quel tempo?
Sentii la porta del bagno aprirsi e sospirai di sollievo.
«Rob, ho fatto. Però se sono tanto brutta me lo dici che mi cambio o raccolgo i capelli, ok?». Sentii il rumore dei passi che si avvicinavano alle scale e improvvisamente mi resi conto di essere nervoso.
Che vestito indossava Lee? Come si era pettinata? Si era truccata? Non sapevo assolutamente nulla.
«Dai, veloce. Cominciano tra un’ora e mezza» borbottai rimanendo in piedi davanti alle scale.
«Ok» sospirò prima di cominciare a camminare.
Qualche scalino dopo, quando svoltò l’angolo, riuscii a vederla.
Ero sicuro che il mio cuore si fosse fermato nel petto.
«Allora?» sussurrò, facendo una giravolta davanti a me.
«Lee, sei…» bisbigliai non trovando le parole adatte a descriverla.
Bellissima? Stupenda? Fantastica?
Erano troppo poco.
«Lo sapevo che faceva schifo. Dovevo prendere l’altro» piagnucolò togliendosi le scarpe con rabbia e lanciandole contro le scale.
«No, Lee. Sei… perfetta» dissi con un po’ più di voce, cercando di riprendermi.
«Dici che va bene?» chiese sorridendo appena, come se le fosse tornata un po’ di speranza.
«Sei perfetta Lee. Bellissima». Sorrisi continuando a guardare quel vestito che le arrivava fino al ginocchio e le lasciava scoperta metà schiena.
Era un vestito bellissimo, che rivestiva il suo corpo donandole una bellezza quasi eterea.
«Dici che devo raccogliermi i capelli? Devo truccarmi di più? Devo indossare scarpe più alte?» cominciò a tempestarmi di domande, a cui davo poca importanza.
C’era qualcosa di divino davanti a me, che non mi permetteva di concentrarmi.
«Rimani così, va benissimo» dissi avvicinandomi a lei per abbracciarla.
I lunghi capelli lasciati sciolti creavano delle onde naturali che le incorniciavano il viso ornato da un velo di trucco. I suoi occhi meravigliosi risaltavano ancora di più.
«Ok, allora mi fido» ridacchiò felice, prima di indossare di nuovo i sandali. «Hai visto che scarpe? Non hai la minima idea di quanto siano scomode». Fece una buffa smorfia quando mosse un passo verso la porta.
«Devo portarti in braccio?» scherzai prendendo le chiavi della macchina per uscire.
«Magari questa sera, quando non riuscirò più a camminare». Mi fece una linguaccia prendendo la pochette e camminando verso la macchina.
«Contegno Robert» borbottai a me stesso, quando percorsi tutta la schiena di Lee soffermandomi un po’ troppo al lungo sul suo sedere. «Niente distrazioni. Ricordati che è Lee» mi ammonii chiudendo la porta di casa alle spalle.
Certo, sarebbe stato facile contenersi se non fosse stata così dannatamente bella!
«Rob, ti vuoi muovere? Ti sei lamentato perché ero in ritardo e adesso stai chiudendo la porta di casa come se fossi una tartaruga» sbraitò Lee, facendomi ridere.
«Arrivo». Camminai velocemente verso la macchina e, dopo aver sbattuto la testa entrando, sentii Lee ridere. «Che c’è?» sbottai mettendo in moto.
«Niente». Tossì per nascondere la risata mentre mi massaggiavo la fronte.
«Andiamo, siamo già in ritardo». Aspettai che non ci fossero macchine in arrivo e poi partii.
Lee accese l’autoradio e cominciò a canticchiare guardando fuori dal finestrino.
«Posso chiederti una cosa?» domandò all’improvviso, abbassando il volume della radio.
Annuii svoltando all’incrocio; eravamo quasi arrivati.
«Perché sei nervoso? Tanto sai già che vincerai tutto». Si sistemò meglio sul sedile per guardarmi.
«Non sono nervoso» grugnii passandomi una mano tra i capelli.
«Sì, invece» ridacchiò appoggiando la nuca sul finestrino.
«No, non sono nervoso» ribattei rallentando per capire dove fosse il parcheggio per gli attori.
«Sì. Ti passi la mano tra i capelli e sospiri. Quando sei nervoso o in imbarazzo fai sempre così». Si slacciò la cintura di sicurezza quando spensi il motore, dopo aver parcheggiato.
«Lee, so già quali premi vincerò, lo sai. E proprio per questo non sono nervoso» puntualizzai, passandomi di nuovo la mano tra i capelli.
«Mi piace perché non sai proprio mentire» ridacchiò dandomi un bacio sulla guancia e bloccandosi di scatto.
«Che c’è?» chiesi guardandola sospettoso, mentre continuava a guardarmi la guancia.
«Niente, solo un po’ di rossetto. Aspetta che ti pulisco» ghignò strofinando la guancia con il pollice.
«Mio Dio, Lee… non fare queste cose. I fotografi con quegli aggeggi infernali vedranno lo stampo del tuo rossetto anche se me l’hai tolto. E succederà l’inferno! Guarderanno con lo zoom le labbra di tutte le ragazze per capire quale ha il rossetto sbavato e poi capiranno che sei tu, la ragazza che ho portato proprio io! Sarà la tua fine! Ti seguiranno ovunque, sarai la fidanzata di Robert Pattinson e la tua vita diventerà un inferno. Non potrai più lavorare da Jack, non potrai nemmeno più andare a fare la spesa. Non potrai più fare nulla. Perché mi hai dato quel bacio?». Respirai per cercare di calmarmi.
«Io… scusa, lo faccio sempre, non ho più pensato che avevo il rossetto» sussurrò abbassando lo sguardo. «Mi dispiace». Si mordicchiò il labbro inferiore, spostandosi una ciocca di capelli dietro la schiena, in modo nervoso.
«Lee, scusami. Hai ragione, sono nervoso e agitato. Non solo per la cerimonia, ma anche per te, capisci? Non so come possono reagire i fotografi quando ci vedono arrivare assieme, anche perché tu sei davvero bellissima» borbottai in imbarazzo, prendendole una mano e stringendola tra le mie.
«Va bene… allora entro senza fare il red carpet. A me interessa solo la cerimonia, non ci sono problemi». Sorrise, rilassata perché mi ero un po’ calmato dopo la sfuriata inutile che le avevo fatto.
«Dici sul serio?» domandai, felice per quell’inaspettata soluzione.
«Certo. Non mi attira l’idea di sorridere davanti a tutte quelle macchine fotografiche, anche perché non sono di certo una star». Scese dalla macchina sistemandosi il vestito.
Bene, molto meglio.
Non mi andava che i fotografi o gli altri attori vedessero Lee così esposta alla mercé di tutti.
L’avrebbero notata, magari messa in imbarazzo con domande sul suo passato e non sarebbe stato affatto carino.
«Allora tu devi andare di là. Dentro chiedi del mio posto e ti siedi in quello di fianco. Dovremmo essere vicino a Kris e a Taylor». Le accarezzai i capelli con un bacio veloce prima di immolarmi come un agnello il giorno di Pasqua e andare in pasto ai fotografi.
 
Avevamo vinto tutti i premi, compreso il Best Kiss. Come sempre, avevo messo in scena la solita commedietta assieme a Kris che aveva divertito tutti, tanto che si erano sentite le urla e le risate del pubblico in sala.
«Allora, ti sei divertita?» chiesi a Lee mentre uscivamo dal teatro per andare alla festa.
«Tanto. Grazie». Strinse di più il mio braccio e io abbassai lo sguardo per rispondere al suo sorriso.
«Adesso c’è la festa. Sei stanca? Vuoi andare a casa?». Non mi sembrava una buona idea andare a quella festa assieme a Lee, soprattutto perché avevo paura che facesse di nuovo battutine su Kristen come aveva fatto per tutta la serata.
«No papà. Non sono stanca» mi derise, facendomi una linguaccia.
«D’accordo, ma sai che non riuscirò a stare sempre con te, vero?». La gente si sarebbe aspettata un minimo di attenzione da parte mia. C’erano i vari registi, tutti gli attori
«Credi che morirò? Rob, non sono stupida, credo di sapermela cavare, non credi? Se queste scarpe non mi uccidono prima». Sul suo viso comparve una smorfia di dolore che mi divertì.
«Lee, è sempre valida la proposta di portarti in braccio». Scherzai prima di sussultare spaventato quando qualcuno mi abbracciò.
«Rob! Bravissimo, il Best Kiss di quest’anno è stato il migliore, siamo stati bravissimi». Kris sciolse l’abbraccio e cominciò a saltellare davanti a noi.
«Sì… be’… quest’anno è stato divertente» bofonchiai lanciando una strana occhiata a Lee che stava stritolando il mio braccio.
«Dico davvero» strillò Kris, abbracciandomi di nuovo e costringendomi a lasciare il braccio di Lee.
«Rob, potresti presentarmi le altre persone? Almeno così parlo con qualcuno» sibilò Lee, battendo il piede per terra, impaziente.
«Certo. Certo Lee, andiamo». Scostai Kris scusandomi con lei e assieme a Lee mi avvicinai agli altri attori.
Kellan, Jackson, Peter e le ragazze la salutarono chiedendole come stava; parlammo per qualche minuto.
«Andiamo che ti presento qualcun altro. Poi magari ritorni con loro, che dici?» proposi salutando Geoffry, uno dei produttori, che cercò di attirare la mia attenzione.
«Va bene» rispose felice, continuando a sorridere con un calice di champagne tra le mani.
«Ricordati che sei minorenne e non potresti bere alcolici, Lee» la ammonii quando portò il bicchiere alle labbra per bere un nuovo sorso.
«Ricordati che sei tu che compri la birra e me la offri a casa» ribatté, non riuscendo a rimanere seria.
«Sì, magari questo non dirlo…» farfugliai imbarazzato avvicinandomi a un altro gruppo di ragazzi.
C’era qualcuno dei lupi che parlava con i vampiri, che cosa inusuale.
Kiowa, che aveva interpretato Embry, Boo Boo, il piccolo Seth, Bryce, la bellissima e bravissima mamma che per tutti noi era stata la terribile Victoria, Xavier, che stava ridendo allegro assieme a Bryce, forse perché durante le riprese, visto che aveva interpretato Riley, aveva legato più con lei rispetto agli altri… erano tutto lì a chiacchierare.
«Ciao ragazzi» dissi attirando la loro attenzione su di noi.
Mi salutarono allegri e poi tre sguardi curiosi si posarono su Lee.
«Bryce, Kiowa, Boo Boo, Xavier, lei è Aileen». Indicai Lee di fianco a me che sorrideva emozionata.
«Piacere di conoscerti». Kiowa si avvicinò, porgendole la mano, poi ritornò di fianco alla sua ragazza.
Boo Boo la salutò goffamente, arrossendo e gesticolando impacciato.
«Incantato» mormorò Xavier, avvicinandosi a Lee baciandole le guance.
Istintivamente mi avvicinai ad Aileen e le circondai la vita con un braccio.
«Ecco, hai visto? Volevi tanto conoscere Bryce per chiederle di quella scena di lotta tra noi due» ridacchiai lanciando un’occhiata a Lee che guardava tutti stupita.
Bryce cercò subito di farla sentire a suo agio, cominciando a raccontarle della scena, perdendosi in particolari che nemmeno ricordavo più.
«C’ero anche io, sai?» disse all’improvviso Xavier, avvicinandosi a Lee con due bicchieri di champagne.
«Grazie» sussurrò Lee, allungando la mano per prendere un bicchiere.
«È minorenne, non può bere alcolici» sbottai prendendo il calice dalla mano di Lee e guadagnandomi una sua occhiataccia.
«Rob» sibilò avvicinandosi a me, «non metterti a fare il padre proprio ora». Riprese il bicchiere dalle mie mani e ne bevve un lungo sorso.
«Robert! Robert vieni qui! Stiamo parlando proprio di te». Sentii una pacca sulla spalla e mi voltai per vedere chi fosse.
Chris, il regista di New Moon, stava parlando con altri attori.
«Scusatemi» mi scusai con Lee e con gli altri, prima di raggiungere Chris.
 
In tutta quella maledetta serata non ero riuscito a rimanere un solo minuto con Lee.
Tutti volevano parlare con me, non riuscivo nemmeno a finire una conversazione che dovevo correre da un altro gruppo di persone.
Attori, produttori, registi… io, Taylor e Kris non eravamo riusciti a goderci nemmeno per un secondo la festa.
Avevo tenuto sempre un occhio su Lee, e mi ero accorto che si stava divertendo davvero.
Per la maggior parte della serata era rimasta a parlare con Bryce, Rachelle e Xavier.
A un certo punto della serata, Bryce e Rachelle se ne erano andate, ed erano rimasti solo Lee e Xavier, da soli.
Avevo tentato di avvicinarmi a loro per capire se Lee si sentisse a disagio, ma non mi era stato possibile perché mi avevano richiamato per chiedermi alcuni dettagli sul nuovo film che stavo girando.
«Sembra che qualcuno abbia fatto colpo, no?» ridacchiò Kell avvicinandosi a me.
«Eh?» bofonchiai non capendo a chi si riferisse.
«Lee» sussurrò allungandomi una pacca sulla spalla.
«Oh. No, no ti sbagli. Lee non mi piace, non in quel senso, almeno» farfugliai passandomi una mano tra i capelli.
«Non tu, lui». Indicò Xavier che stava sorridendo davanti a una Lee divertita.
«Chi, Xavier? No, impossibile» sbottai, continuando a guardare Lee che si appoggiava alla spalla di Xavier con una mano mentre con l’altra si asciugava una lacrima per il troppo ridere.
«Non lo so… di certo lei piace a lui, insomma… si vede che ci sta provando» mormorò Kell, mangiucchiando una tartina. «E, senza offesa, non posso biasimarlo. Aileen questa sera è bellissima» mi confidò, dandomi un’altra pacca sulla spalla.
«Sì, lo so» sospirai, tornando a guardare Lee, il suo sorriso rilassato, il suo corpo scosso da continue risa. «Scusami un attimo» borbottai avvicinandomi a Lee e Xavier che improvvisamente smisero di parlare e di ridere. «Allora?» chiesi con un sorriso, sedendomi accanto a Lee.
«Robert, sul serio, Aileen è davvero una ragazza fantastica». Xavier abbozzò un sorriso e subito guardai Lee che abbassò il capo cercando di non ridere.
«Oh sì, lo so. La conosco bene». Sapevo meglio di lui quanto Lee fosse fantastica. Conoscevo Lee da quattro anni, non da meno di quattro ore.
«Xavier mi ha raccontato di quando, durante le prove, sei caduto davanti a tutti» ridacchiò Lee, appoggiandomi una mano sulla gamba.
«Sì, be’, quella neve finta era scivolosa, siamo finiti tutti a gambe all’aria». Feci una smorfia strana e sentii Lee sghignazzare.
«Sì, ma mi ha detto che tu sei caduto più di dieci volte. Sei sempre il solito, Rob». Non riusciva proprio a smettere di ridere.
Io sinceramente non trovavo la situazione divertente.
«Lo sai anche tu che non sono molto atletico» sbottai cercando di non sembrare infastidito o irritato.
«Sai che Xavier mi ha detto che per prepararsi a girare Eclipse ha fatto più di tre mesi di palestra? Dovresti farne un po’ anche tu, così ti sparisce la pancetta». Lee mi pizzicò un fianco e sentii Xavier ridere.
«Con l’avanzare dell’età è normale che cresca un po’ di pancia, per questo vado in palestra due o tre volte la settimana» mi provocò lui con un sorrisetto tutt’altro che amichevole.
«Io non ho tempo, sai com’è… sto girando un film dietro l’altro…» spiegai portando un braccio attorno alle spalle di Lee che si scostò subito.
«Certo, ma i soldi non sono tutto, direi che è più importante rimanere in forma» ribatté, offrendo un bicchiere pieno di cola a Lee.
«Lee, ti andrebbe di andare a casa? Sono le tre passate e comincio a essere un po’ stanco» borbottai avvicinandomi a lei.
Anche se avevamo dormito fino a pomeriggio inoltrato cominciavo a sentire la stanchezza, forse anche perché l’adrenalina della serata stava scemando. E poi non avevo più voglia di rimanere in quel locale.
«Oh… io…». Guardò Xavier che le fece l’occhiolino.
«Allora?» chiesi impaziente, continuando a lanciare occhiatacce a entrambi.
«Va bene, è tardi e sono un po’ stanca». Si alzò dalla sedia aggrappandosi al mio braccio mentre imprecava contro le scarpe che le facevano male.
«Notte Xavier» sbottai tendendogli la mano. «Ci si vede».
«A presto Robert, è stato un piacere». Allungò la mano stringendo la mia.
Chissà perché mi ritrovai all’improvviso con un po’ troppa forza nella mano. Probabilmente strinsi la sua troppo forte, perché aggrottò le sopracciglia impercettibilmente prima che Lee mi richiamasse.
«Ci vediamo, Xavier». Lee si sporse per dargli un bacio sulla guancia che lui sembrò accettare un po’ troppo volentieri.
«Ci sentiamo Aileen. A presto ragazzi». Lanciò un ultimo sorriso a Lee mentre ci allontanavamo.
«Faccio un giro veloce di saluti, ti dispiace?» chiesi a Lee fermandomi vicino alla porta d’uscita.
«No, fai pure. Però io ti aspetto qui. Non riesco davvero più a camminare» piagnucolò facendomi ridacchiare.
«Devo portarti in braccio?» domandai cercando di nascondere il sorriso.
«Dai, scemo». Mi tirò un pugno sulla spalla che riuscii a scansare appena in tempo.
«Arrivo subito». Le accarezzai velocemente il braccio e mi lanciai tra la folla che si era un po’ diradata.
Era tardi, i produttori e gli attori con i figli se ne erano già andati.
Erano rimasti solamente i ragazzi.
Con un giro veloce di saluti promisi a tutti di farmi sentire più spesso e di uscire magari per una cena informale.
Quando tornai da Lee, quasi dieci minuti dopo, la trovai seduta non molto distante da dove l’avevo lasciata.
Stava parlando con Xavier.
«Lee, possiamo andare» dissi avvicinandomi a lei, evitando di prestare troppa attenzione a Xavier.
«Certo. A presto allora, Xavier» lo salutò e si alzò con un mugolio infastidito per il dolore ai piedi.
Lui si allontanò e tornò a parlare con gli ultimi rimasti alla festa.
«Quanto distante è la macchina?» sussurrò Lee, a pochi passi dall’uscita del locale.
«Non saprei, ancora qualche centinaio di metri». Mi voltai a guardarla: era appoggiata a un lampione e sollevava un piede alla volta.
«Mi tolgo le scarpe. Non ce la faccio davvero più» sbottò accucciandosi per levarsene una.
«Lee, no! Chissà che malattie ci sono in questi marciapiedi». Guardai schifato l’asfalto ricoperto di gomme da masticare e bicchieri di caffè vuoti.
«Ok, hai ragione. Io ti aspetto qui, tu vai a prendere la macchina». Non si alzò nemmeno, rimase accucciata a terra.
«Ma non dire stupidaggini. Non ti lascio in piena notte in un vicolo da sola. Andiamo». Mi avvicinai a lei, prendendola velocemente in braccio. Per la sorpresa Lee lanciò un gridolino che mi fece ridere.
«Che scemo che sei. Avrei aspettato lì». Circondò il mio collo con le braccia appoggiandosi la borsetta in grembo.
«Ma figurati se ti lascio da sola, conciata così poi». Sarebbe stata una tentazione per chiunque, con quel vestitino, i tacchi che la slanciavano e il trucco che la rendeva bellissima.
«Mi so difendere bene, che cosa credi?». Pizzicò il mio braccio e per vendetta finsi di farla cadere, facendola gridare di nuovo.
«Lee, fai piano. La gente dorme» ridacchiai aiutandola a mettersi in piedi una volta arrivati davanti alla macchina.
«Io posso urlare quanto voglio» borbottò togliendosi le scarpe prima di salire in macchina goffamente.
Chiusi la sua portiera dopo averle allungato la borsetta e, dopo aver fatto il giro ed essermi seduto al posto di guida, accesi il motore.
«Spero tu ti sia divertita stasera» mormorai cominciando a fare manovra per immettermi in strada.
«Sì, mi sono divertita davvero tanto. Tu non racconti tutta la verità. Ho scoperto tante cose imbarazzanti su di te» insinuò appoggiando i piedi sul cruscotto. «La prossima volta mi compro le scarpe più costose che ci siano. Ok, era la prima volta che le indossavo e un po’ di male dovevano farlo, ma queste mi hanno distrutto i piedi. Ecco perché la commessa non voleva che le prendessi» bofonchiò parlando tra sé e sé e facendomi ridere.
«Oppure ti metti un paio di scarpe da ginnastica, che ne dici?» proposi svoltando all’incrocio.
Non rispose, continuando a guardare davanti a sé e muovendo le dita dei piedi.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, poi Lee parlò.
«Rob? Io… volevo ringraziarti e dirti che avevi ragione» sussurrò rivolgendo lo sguardo al finestrino, imbarazzata.
«Io ho sempre ragione… ma riguardo cosa, questa volta?» domandai, sperando di capire il motivo della sua vergogna.
«La sera di un paio di settimane fa, quella in cui volevo uscire per andare in un motel con uno… ti ricordi?» bisbigliò ritornando a guardarmi.
La sera del temporale.
«Sì» risposi cauto, stringendo appena la presa sul volante.
Ricordavo anche la litigata, e la figuraccia che avevo fatto a letto. Quella però, era meglio dimenticarla.
«Ecco… volevo ringraziarti per non avermi fatto uscire. Avevi ragione». Di fronte al senso di colpa di Lee non riuscii a nascondere un sorriso.
«Non c’è nessun problema Lee, dico davvero. Lo so che tu sei fatta così, ma non ti preoccupare, ok?». Allungai una mano per stringere la sua, ma Lee si scostò.
«Ok. Comunque, volevo dire che ti ringrazio, perché avevi ragione, non sono quel tipo di ragazza. E me ne sono resa conto questa sera. Ho capito che non voglio delle scopate da sconosciuti, voglio una cosa seria, insomma. Un ragazzo fisso, che scopi con me quando ho voglia, o quando lui ha voglia». Fece spallucce e capii che qualcosa non andava.
«In che senso l’hai capito stasera?» chiesi intuendo già la risposta.
Risposta che non mi piaceva.
«Mi sono accorta che mi piace un ragazzo. E forse io piaccio a lui, insomma… non gliel’ho chiesto, ma dai gesti sembrava di sì…» borbottò spostandosi una ciocca di capelli.
Strinsi di più il volante, respirando lentamente. «Potrei sapere di chi stai parlando? Perché se l’hai visto questa sera di certo lo conosco e ci ho lavorato assieme».
«Xavier. Non trovi che sia un bel ragazzo? È anche tanto simpatico» cominciò a dire, spostandosi con la schiena contro al finestrino per guardarmi meglio.
«Non è un po’ troppo vecchio? Se non ricordo male ha dieci anni in più di te». Ero quasi sicuro che Xavier avesse già compiuto trent’anni l’anno prima.
«Che cosa vuol dire? È un bel ragazzo, ha un bel fisico. Si tiene in forma. Lo sapevi che è australiano? Mi piace l’accento australiano, a te no?» proruppe eccitata, appoggiando il mento sulle ginocchia e circondandosi le gambe con le braccia.
«Sì, l’accento australiano è fantastico» sibilai parcheggiando sul vialetto di casa.
«E prima, quando tu sei andato a salutare gli altri, mi ha visto lì da sola ed è venuto a parlarmi. Mi ha dato anche il suo numero. Credo proprio che presto usciremo assieme. Non sei felice Rob? Non era quello che volevi, un ragazzo serio per me?». Si aggrappò a me, tirando leggermente la mia maglia perché la guardassi.
C’era ancora quella scintilla accesa nei suoi occhi.
Era felice.
«Certo Lee… io voglio solo che tu sia felice. Però non so… Xavier non mi sembra il ragazzo giusto. Cioè, è un bravo ragazzo, non fraintendere. Solo che fa l’attore, capisci? Ogni tre mesi deve andare in un posto diverso, lavora per un sacco di ore al giorno con attrici bellissime e non dimentichiamoci che è da poco uscito da una storia importante». Doveva sapere come stavano le cose, anche perché si trattava del suo futuro.
Lee andava protetta.
Xavier poteva volere solo una storiella passeggera, non potevo permettere che Lee rimanesse ferita da questa cosa.
«Anche tu sei un attore, ma non fai tutte queste cose» ribatté, aprendo la porta di casa.
«Ma è diverso, Lee…». Io ero anche più giovane, vivevo con lei.
«Sai Rob… sembra quasi che tu sia geloso» bofonchiò lasciando le scarpe per terra, di fianco alla porta.
«No Lee, non sono geloso. Mi preoccupo per te. Non vorrei che poi lui ti ferisse e tu ci rimassi male». Non ero geloso, mi dava solo fastidio che avesse scelto un tipo come Xavier.
«Be’, magari voglio provare a sbagliare. Xavier sembra un ragazzo simpatico, e sembra che io gli piaccia». Cominciò a salire le scale legandosi i capelli.
«Certo Lee, non sono mica tuo padre, tu devi fare quello che vuoi. Ricordati solo quello che ti ho detto» commentai inquieto, seguendola.
Qualcosa mi diceva che un mese dopo Lee sarebbe venuta a casa piangendo e sarei stato io quello che l’avrebbe consolata.
«Grazie Rob. Sono felice che tu appoggi questa mia scelta». Si avvicinò a me e mi stampò un bacio sulla guancia ridacchiando «adesso non ti arrabbi nemmeno perché non ho più il rossetto e nessuno vede che ti ho dato il bacio».
«Non c’è di che» borbottai accarezzandole la schiena prima di fingere un sorriso veloce.
Sarei stato di nuovo la spalla su cui piangere, ne ero certo.
Lee però non era mia figlia e se voleva fare degli errori non potevo di certo impedirglielo.
«Credo proprio che domani lo chiamerò» sospirò cominciando a struccarsi.

 
 
 
 
 
Salve ragazze!
Ed eccoci qui, con l’arrivo di Xavier che era stato annunciato in tutte le salse!
Spoiler di foto, frasi… insomma, in Fb non c’erano di certo segreti!
Un po’ di pepe alla storia, no?
In fin dei conti mi sembra che Rob l’abbia presa bene, non è geloso ed è felice di vedere Lee con un altro ragazzo! :P
Comuuunque, voglio come sempre ringraziare preferiti, seguiti, da ricordare, chi legge e chi commenta!
Il capitolo scorso non vi è piaciuto, vero? Posso sapere il perché? Così evito di fare gli stessi errori!
Ricordo, come sempre, il gruppo spoiler: Nerds’ corner
E il profilo FB: Roberta RobTwili.
Non fatevi problemi a chiedere l’iscrizione o ad aggiungermi anche se non commentate e leggete solo!
Una piccola chicca, solo per capire le reazioni di Rob! :)
Questo è il vestito nero che Lee ha comprato (quello scollato, che porta senza reggiseno…)
 
E questo è il vestito che aveva ai Movie, io l’ho immaginato dal ginocchio, comunque anche la pettinatura e il trucco sono simili a come me li ero immaginati.
 
Ci vediamo venerdì prossimo! :)
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: RobTwili