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Autore: Naruto89    12/09/2011    1 recensioni
"Sakura Haruno odiava la vita. Non che fosse stata particolarmente cattiva con lei, semplicemente non riusciva proprio ad amarla. Alcune volte aveva persino pensato al suicidio ma, anche in quel caso, non aveva trovato gli impulsi giusti che la aiutassero a compiere quel gesto: insomma, sarebbe stato completamente inutile, come tutto ciò che accadeva accanto a lei."
L'arrivo di Naruto Uzumaki, però, sconvolgerà sin da subito la sua esistenza con una proposta al limite dell'inverosimile e con la fondazione di un club di cinema che, pian piano, coinvolgerà sempre più gente e aiuterà lei, lui e l'introverso e schivo Sasuke Uchiha a disfarsi di segreti troppo pesanti per dei quindicenni, insegnando loro cosa significa vivere davvero. Forse...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie '100% Sakura'
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Naruto XXIV
Vado dall’altra parte del paese, te ne rendi conto?

Per qualche secondo, Sakura rimase completamente immobile, come se non avesse capito perfettamente quanto le era appena stato detto. Aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta, ma nessun suono riusciva ad uscire da là. Lo shock era stato talmente forte da bloccarla completamente, fino a quando non cominciò leggermente a tremare, ma sempre senza emettere un rumore o senza cambiare espressione.
Naruto, dal canto suo, appena confessato questo nuovo imprevisto, distolse immediatamente lo sguardo: non aveva nemmeno il coraggio di vedere la reazione della sua ragazza all’ennesimo colpo che la loro relazione – che aveva avuto così tante difficoltà a partire – avrebbe dovuto subire. Effettivamente, il giorno prima, anche lui non aveva reagito in maniera tanto differente: appena conquistato quello che desiderava da un anno e passa, doveva già abbandonarlo per colpa delle decisioni del padre.
Dopo qualche timida protesta – lui non urlava mai contro il suo genitore, il loro era un rapporto particolarmente pacifico – però si era arreso davanti all’evidenza: era stato lasciato libero per qualche mese, ma rimaneva comunque un ragazzo di tredici, quattordici anni e non poteva rimanere lontano da casa tutta la vita. Così, con un sorriso affranto sul viso, aveva accettato malvolentieri quanto gli era stato imposto.
Ora, però, la situazione era molto diversa: Sakura non conosceva affatto cosa corresse tra Naruto e il suo genitore e stava per scatenarsi una delle peggiori tempeste che avessero mai investito il ragazzo nell’ultimo periodo. Tanto per cominciare, una volta ripresasi, la giovane non esitò a mollare un ceffone che lasciò cinque dita rosse sulla guancia di un imperturbabile Uzumaki: sapeva benissimo di doverla lasciar sfogare, ne aveva tutto il diritto.
“Tu sei un deficiente! Cosa significa ‘mai più’!? Anche se ti trasferisci potremo sempre tenerci in contatto, telefonarci, scriverci lettere… io non ti voglio lasciare per così poco! Ti saprò aspettare, ti aspetterò senz’altro! Noi… noi non ci lasceremo!”
“Sakura-chan, io…”
Poi si fermò: anche lui avrebbe voluto essere così ottimista, però sapeva perfettamente che a quell’età non sarebbe mai stato in grado di mantenere una relazione a distanza.
“Tu cosa, Naruto!?”
Era la prima volta che lo chiamava per nome, senza alcun suffisso. Ma, purtroppo, la ricorrenza non era così felice come avrebbe dovuto esserlo.
“Non ho intenzione di lasciarti! So che siamo entrambi piccoli, ma ti giuro che posso resistere! Poi ti verrò a trovare durante tutte le vacanze! Ci penso io, tu non devi fare nulla! Noi… noi ci siamo appena messi insieme…”
Calde lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi color verde smeraldo.
“Ci ho messo tanto ad accorgermi di te, e so di essere stata una stupida, però non può finire così… non può…”
“Sakura-chan…”
Poi, pur nella consapevolezza che avrebbe fatto infinitamente male alla ragazza di cui era innamorato, il giovane decise di metterla davanti alla realtà, dura e cruda.
“Io vado dall’altra parte del paese, te ne rendi conto?”
Questa frase fu come una rivelazione, un’epifania: la Haruno si bloccò nuovamente, come se avesse capito solo in quel momento la portata disastrosa degli eventi. Non disse una parola, era come se stesse cercando all’interno di sé stessa una soluzione che non esisteva e – come succede ai computer che non riescono ad eseguire un ordine per mancanza di informazioni – si fosse avviato un sistema di ciclo continuo, tale per cui il suo cervello stesse analizzando in continuazione tutti i dati in suo possesso, senza la possibilità di fermarsi.
Uzumaki si morse nuovamente il labbro: forse era stato troppo duro con lei, ma non poteva far altro, vista la situazione in cui erano entrambi finiti, per colpa del destino avverso. Così, mentre cercava altre parole per sistemare il tutto, l’altra lo interruppe nuovamente.
“Allora godiamocela finché non parti… poi ognuno per la sua strada, ma con la promessa di tornare insieme non appena ce ne sarà nuovamente la possibilità.”
Il biondo sorrise dolcemente, osservando la sua ragazza dritta negli occhi.
“Sono d’accordissimo sul rimanere insieme fino alla mia partenza, e goderci il più possibile questi momenti. Però…”
E, nuovamente, prese il respiro per andare fino in fondo alla frase senza fermarsi.
“non mi aspettare. Non facciamoci promesse, non diciamoci nulla: saremo liberi, ognuno per la sua strada, e se ci sarà di nuovo la possibilità… vedremo quando questa si presenterà. Questo non è un manga, Sakura-chan. Non siamo dentro ‘100% Fragola’, io non sono Manaka e tu di certo non sei Nishino…”
“Beh, vista la situazione, direi proprio che – tra i due – Manaka sono io!” protestò l’altra, quasi d’istinto.
“Quindi…” fece il biondo, sconsolato
“io sarei Nishino!?”
Poi, accorgendosi della loro stupidità, si presero per mano ed appoggiarono la fronte contro quella dell’altro, sorridendosi reciprocamente nella maniera più dolce possibile: la loro promessa, il loro patto era ormai stato stabilito, e sarebbero rimasti insieme fino a quando il destino – impersonato nel caso specifico dal padre di Naruto – non li avrebbe divisi.

La luce di camera sua completamente spenta, le tapparelle abbassate fino a non far filtrare più un raggio di sole, Sasuke era steso sul letto ed osservava il soffitto della stanza. Aveva ancora davanti agli occhi e nelle orecchie il momento in cui Sakura gli aveva confessato la cosa che più aveva cominciato a temere in quel periodo: che si era messa con Naruto. Aveva scelto l’altro, e lui era stato scartato.
Si era aperto ben più di quanto fosse solito fare, aveva messo in mostra tutto sé stesso – anche i suoi lati più intimi e nascosti, grazie al suo romanzo – e quanto ne riceveva in cambio era questo: essere messo da parte, arrivare secondo, fallire – per la prima volta nella sua vita – in quanto si era posto come obiettivo primario. Aveva lasciato tutto da parte per loro due, ed era così che lo ricambiavano: mettendolo in un angolo, dopo avergli fatto credere di essere amici.
Era passato ormai un mese da quando aveva parlato con la Haruno e ormai – facendo due conti mentali – il film doveva essere bello che pronto, girato e montato, che aspettava solamente di esordire al festival di fine anno. Probabilmente, inoltre, quel gran bel gruppetto aveva pure tolto il suo nome dai titoli di coda, dal momento che non si era più presentato alle riprese. Ma come poteva, dopotutto? Andare lì solo per vedere i due piccioncini tubare tutto il tempo? Assolutamente no. Quello era un capitolo chiuso della sua vita, ormai ne era sicuro. Graniticamente sicuro.
Nell’ultimo periodo non era praticamente più uscito di casa, né aveva letto o scritto una riga: quello che era il suo vecchio, grande amore era stato abbandonato di fronte alla delusione, e dentro di lui vi era solamente una grande voglia di riscatto. Voleva rifarsi di quanto perso, ma non nel senso di una vendetta: doveva trovare un nuovo scopo nella vita, una cosa che non avesse alcun collegamento con Naruto e con Sakura, e che lo rendesse grande ai loro occhi. Voleva superarli su un altro campo, a lui più congeniale, per far capire alla rosa che cosa avesse perso scegliendo quel sognatore con lo stupido chiodo fisso di fare il regista.
Nell’ultimo mese, inoltre, aveva messo il naso fuori da camera sua solo per recarsi nel dojo di famiglia: dopo mesi, aveva ricominciato ad allenarsi nelle varie arti marziali, l’unica altra cosa che sembrava davvero riuscirgli bene, nella vita. Così, con le mani e le gambe perennemente fasciate dai grandi sforzi, Uchiha stava ritrovando la via del combattente: Suigetsu, se l’avesse saputo, probabilmente sarebbe stato particolarmente felice.
Il suo kimono, bianco con il simbolo del suo clan – il ventaglio bicolore – era stato nuovamente tirato fuori dal suo armadio dopo davvero tantissimo tempo: dal momento che la scrittura gli era diventata ormai impossibile, era riuscito a ritagliarsi un nuovo angolo di apparente felicità all’interno della sua vita. Inoltre, durante le ore passate in palestra, aveva anche tutto il tempo di pensare lucidamente a sé stesso.
Infatti, era stato proprio durante questo periodo che il giovane Sasuke aveva cominciato a capire che cosa doveva assolutamente fare, da quel momento in avanti: per riuscire a raggiungere il suo obiettivo, però, doveva staccarsi completamente dai suoi amici di un tempo e proseguire da solo lungo questa strada, la sola che ormai gli si prefigurava davanti.
Dopo un lungo sospiro, il moro saltò giù dal letto con un colpo di reni e – dopo essersi lavato ed asciugato – cominciò la vestizione che, a quel punto, stava assumendo un significato quasi rituale: prima si infilò i pantaloni bianchi che gli arrivavano fino al ginocchio e – subito sotto – delle fasce muscolari bianche e blu che gli coprivano i polpacci. Alla cintura, inoltre, aveva attaccato un piccolo contenitore di cui non ci è possibile conoscere l’utilizzo.
Sopra, invece, si mise la sua maglia blu a collo alto, molto larga per la sua stazza abbastanza minuta e con dietro il simbolo degli Uchiha: era orgoglioso di appartenere alla propria famiglia, e voleva assolutamente darlo a vedere. Infine, come ultimo tocco, si mise in tasca la bandana – che probabilmente poi si sarebbe legato alla fronte –, anch’essa con lo stemma familiare. Il ragazzino era ormai pronto per uscire a fare ciò che doveva.
Aprì la porta di camera sua e percorse lentamente il parquet che fungeva da pavimento nella sua abitazione, poi prese le scale – anch’esse in legno – che lo avrebbero portato al piano terra: il passo era sempre molto lento, senza alcuna fretta di proseguire. Lo sguardo del moro, in compenso, era fisso e duro, come prima di conoscere Naruto e Sakura.
Le immagini di quella brutta storia scorrevano ancora davanti ai suoi occhi, ma era ben deciso a dimenticarsene per sempre: lui era diverso da loro due e – anche se sicuramente il biondo si sarebbe lanciato alla sua ricerca una volta presa coscienza del suo abbandono, del suo tradimento – ormai aveva scelto la strada da percorrere.
Una volta in fondo alle scale, si voltò per una frazione di secondo ed osservò brevemente l’enorme fotografia che raffigurava suo fratello Itachi: era felice e sorridente in quel periodo, quando era ancora vivo e scherzava e giocava con lui. Aveva sempre visto il suo maggiore come un esempio da seguire, oltre che la persona che più gli voleva bene in quella casa, e quando era morto era sprofondato nel dolore e nella disperazione.
Ma ora, sapeva perfettamente che cosa fare.

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Buongiorno (o buonasera!!), cari lettori! Eccoci qui con il penultimo capitolo della fanfic, in cui Naruto e Sakura decidono del loro destino: rimarranno insieme finché lui non sarà costretto a partire, mentre poi saranno entrambi liberi e ognuno per la sua strada. Sasuke, nel frattempo, stra tramando qualcosa che sarà fondamentale poi per la seconda parte della serie, quella dedicata proprio al giovane Uchiha. Per il resto, mi scuso se non ho aggiornato sabato come al solito, ma ormai nei week-end sono sprovvisto di internet (essendo in residenza universitaria a Torino, me lo devono ancora collegare) e quindi da lì il mio ritardo. Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Allora mi sa che la teoria del cactus resterà buona ancora per un po', dal momento che non penso di tirare fuori nuovamente Minato più avanti nella fic (a parte l'ultimo capitolo, ma poca roba). Come mio solito, i personaggi che rimangono pochi capitoli e sono più che altro funzionali alla narrazione sono un po' meno curati, soprattutto se adulti in un mondo di ragazzi. Riguardo le bande... quasi tutta la seconda parte della serie, quella dedicata a Sasuke, sarà incentrata sulle bande di teppistelli, quindi non ne sentirai ancora a lungo la mancanza!
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, letto e seguito e continuano a seguire la fanfic! Ci becchiamo al prossimo – ed ultimo – capitolo, ja ne!!

   
 
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