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Autore: kiara_star    12/09/2011    7 recensioni
"Erano tutti compagni, tutti uniti da un unico filo rosso, ma nessuno era più unito di loro tre.
Tre cuori sfasciati, tre anime grondanti di lacrime. Tre menzogne intrecciate fra di esse, petali di una stessa corolla d’amore e odio"

Piccolo esperimento sul triangolo Zoro-Nami-Sanji
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Che dire, questa è una storia su uno dei triangoli più celebri di One Piece: Zoro-Nami-Sanji.
 Io però non c’ho mai scritto nulla, e siccome ultimamente sono in vena di “sperimentazioni” ho provato a scriverne una anche io.
 Ovviamente è una visione del triangolo tutta personale, poi ognuno lo vede come vuole. Che bella la libertà di pensiero...

 Sono solo piccoli capitoli (giusto per prenderci la mano),  3 nella fattispecie.
 Chissà se in futuro, possa scriverne altre ^-^
 Spero sia di vostro gradimento.
 Grazie per l’attenzione e buona lettura

 P.S. Scusate il titolo alquanto banale u///u  
 Kiss kiss Chiara
 _________________________________________


Lui,  lei,  l’altro

 



 

Lui

Lunghi minuti erano passati da quando Zoro aveva lasciato la cucina. Sanji era rimasto tutto il tempo con le mani nell’acqua insaponata, lo straccio infilato in un bicchiere che ormai si era consumato.
Il fumo bigio saliva stanco dalla sigaretta e lo sguardo nascosto dal ciuffo biondo si perdeva sulla schiuma fra le dita.
Lentamente, quasi fosse un automa, il cuoco continuava a strofinare la bianca ceramica.
Lui che per amore aveva sempre giocato tutto, era sempre stato pronto a sacrificare ogni cosa, anche la più preziosa, sentiva in quel momento una totale, spaventosa apatia.
Rabbia, dolore, odio, ira, gelosia, dannazione... avrebbe dato anche una sua mano per poter provare almeno una di quelle emozioni, ed invece nulla.
La donna che da sempre aveva amato si stava allontanando sempre più, la vedeva scivolare via senza poter fare nulla, senza realmente voler far nulla. Ma in fondo, non gli era mai stata così vicino come forse lui aveva ingenuamente creduto.
Zoro era stato chiaro, ma lui non gli poteva davvero credere....

- Ascoltami bene cuoco. Io non sono il tipo da relazioni! Nella mia vita ho uno scopo molto importante e non permetterò a nessuno, tanto mento ad una stupida ragazzina, di cambiare il mio percorso -
poi le dita strette a pugno di Sanji si erano schiantate sul freddo mento del compagno. E con i denti digrignati, tanto faceva male anche solo respirare, aveva sputato parole sporche di sangue.
- Nami-san non è una stupida ragazzina. Lei ti ama e tu... tu dovresti solo ringraziare il cielo per la fortuna che ti è capitata, stupido spadaccino merdoso -
ma gli occhi azzurri carichi di rabbia si specchiavano in iridi nere e ferme.
Incapaci di trasmettere alcuna emozione.
- Non te lo ripeterò due volte. Io non l’amerò mai. Ficcatelo in quella stupida testa ossigenata! Non c’è posto nel mio cuore per lei! – e ferivano come le lame che portava al fianco quelle frasi urlate senza pudore.
Il cuore di Sanji si fermò. In quel momento forse l’aveva spento per sempre. Abbassò il capo mentre i passi decisi di Zoro lasciavano la stanza.

Poi, più nulla.

- Ehi Zoro vedi qualcosa? – la voce del capitano arrivò su fino alla coffa, dove lo spadaccino era intento ad allenarsi.
- No Rufy, se avessi visto qualcosa te l’avrei detto, ti pare?! – Zoro era particolarmente nervoso quella mattina, Rufy l’aveva avvertito chiaramente.
- Lascialo perdere, lo sai che tipo è - ed Usopp non era in vena di preoccupazioni.

Con occhi chiusi e muscoli tesi, lo spadaccino era in piena meditazione.
Perso nei suoi pensieri. La sua forza sarebbe dovuta aumentare, non poteva perdere neanche un respiro in cosa vane, stupide, relegate ai deboli.
Sentì ugualmente i suoi passi. Ormai ne era abituato.
- Che ci fai qui? – non riaprì le palpebre, non c’era bisogno di verificare con gli occhi nulla che già non sapesse.
- Io.. volevo solo parlarti – quell’intenso odore di mandarino, diveniva quasi nauseabondo. Non lo aveva mai sopportato troppo. La degnò di uno sguardo mentre rilassava i muscoli.
- Dimmi – sospirò.
Le labbra di Nami si schiusero lasciando uscire solo aria.
Zoro la riguardò e lei sussultò appena. Lei, la donna tutta d'un pezzo che non si era lasciata intimorire da nessuno, Arlong compreso, rischiava di cadere sulle sue stesse ginocchia per un solo sguardo. Ma era Nami, niente poteva davvero abbatterla. Era quello che aveva sempre mostrato, quello che avrebbe continuato a mostrare a tutti.
Cercò sicurezza, la trovò e lo guardò fisso.
- So che hai parlato con Sanji-kun – la sua voce non tradì l’emozione sfuggita prima.
- Quel cuoco non sa impicciarsi degli affari suoi – si alzò Zoro e recuperò l’asciugamano a terra.
Quel dannato cuoco ottuso...
- Beh quello che volevo dirti è che Sanji-kun è sempre esagerato... non so cosa ti abbia detto.. ma sono certa, che lui abbia frainteso – il vento soffiò forte sbattendo sulla finestra chiusa.
Forse era in arrivo una tempesta.
- Non farti problemi, quando parla quel cuoco non sto mai troppo attento a quello che dice - Zoro la sorpassò e gettò l’asciugamano a terra. Prese un grosso attrezzo ginnico e lo impugnò forte.
Sanji sapeva essere davvero patetico alle volte
- Se hai finito.. io dovrei allenarmi – poche altre parole, poche altre bugie e Nami scese giu. Mise i piedi sull’erba e si lasciò schiaffeggiare dalle raffiche di vento.
Che stupida che era... forse solo adesso capiva quanto avesse sbagliato.
Aveva sempre temuto di non essere capace di provare un simile sentimento. Era un egoista, ma aveva imparato a sue spese che esserlo voleva dire sopravvivere. Era una ladra, una persona che usava gli altri solo per i suoi fini. Per anni aveva creduto che fosse l’unica cosa che era capace di fare. Poi Rufy era entrato nella sua vita e vi era entrato anche lui.
Maledetto... egoista forse anche più di lei.
Ma il suo cuore per una sola volta aveva voluto fidarsi! Che c’era di male? Che c’era di male ad amare, a lasciarsi andare, a sentire il suo cuore battere per qualcosa di diverso dalla vendetta, dall’odio. Che c’era di male se le sue mani avevano voluto stringere quelle di qualcun altro e aveva lasciato che baci crudeli la divorassero. Che c’era di male in tutto questo? Nulla... ad occhi esterni, nulla. Eppure faceva male come non mai, come non aveva fatto neanche portare quel tatuaggio. Male come solo l’amore può fare, tanto da farti soffocare, ma non abbastanza da ucciderti.
Lui... che di quell’amore, ne era conscia, non sapeva che farci...
Sentì due grosse lacrime rigarle il voltò. Le asciugò e si diresse nel suo studio lanciando uno sguardo al cielo.
Era in arrivo una vera tempesta.

 

 

 

 

 


To be continued...
  
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