Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: eclissirossa    12/09/2011    2 recensioni
Hamarikyu Gardens, è il piccolo polmone verde di Tokyo. Dove una serie di amori prendono e perdono vita.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E si amarono l’un l’altro
Sospesi su un filo
Di neve

 

Correva, perchè nonostante lui fosse un mezzo-demone e la sua velocità non fosse nemmeno paragonabile a quella di auto, doveva correre, non poteva perderla nuovamente, non poteva arrivare in ritardo, non poteva permettere che prendesse quell'aereo, doveva ritrovarla e non lasciarla mai più. Arrivò al parco prima di quanto pensasse, aveva l'affanno, si sentiva stanco, le gambe gli dolevano, ma non si sarebbe fermato, riprese la corsa furiosa fin sopra al ponte. Sentiva le articolazioni e i legamenti delle gambe gonfiarsi e dolergli, erano anni che non correva in questo modo, e non poteva di certo pretendere di non risentirne. Arrivò sul ponte, e lasciò che un urlo di rabbia uscisse dal suo petto, come un guaito. Diede un calcio verso uno dei muretti in cemento, che fungevano da ringhiera, lasciando che la neve cadesse con uno spruzzo da lì, finendo inevitabilmente sui suoi jeans. Si accasciò al suolo, sentendo il dolore lancinante alla pianta del piede e alle gambe. Non era un dolore minimamente paragonabile a quello che ora stava squassando il suo petto. Di nuovo, temeva di affogarvi, in quel dolore, ma la fragranza dolciastra che aleggiava nell'aria gli ricordò che lei, Kagome, era rimasta lì ad aspettarlo per più di un ora, era troppo forte, troppo intensa per non essere così. Si alzò di scatto, ricacciando via dolore fisico e psicologico, riprendendo a correre, abbandonando il parco e dirigendosi veloce, quando più poteva, quando più le sue gambe lo aiutavano, verso l'aereoporto.


Inuyasha non era arrivato. Non voleva vederla, forse aveva semplicemente cambiato idea. Era inginocchiata, nell'aeroporto, vicino alle sedie di ferro e plastica scuri, dove amanti e amici attendevano l'arrivo dei cari. Fremeva, aspettava che chiamassero il suo aereo per abbandonare per sempre quel posto. Aveva pensato, sperato, che lui venisse, ma non era stato cosi. Magari aveva avuto un altro intoppo tra le coperte, come quando lei era partita. Sentì le lacrime premere per uscirle, ma non le fermò, si accucciò maggiormente sulla sua valigia e si cinse le gambe con le braccia, affondandovi il viso, abbandonandosi ai ricordi. Aveva creduto veramente che lui volesse rivederla perchè l'amava ancora, ma forse, semplicemente, voleva vederla in qualità di vecchio amico, mettere una pietra sopra a tutta quella storia, uscirne da buoni amici. Singhiozzo più forte, ma si bloccò, quando il suo cellulare aveva preso a squillare. Lo recuperò dalla tasca dei jeans, leggendone il nome ed asciugandosi le lacrime, dandosi un contegno. Kikyo. Fece partire la telefonata, ma non ebbe il tempo di parlare o dirle altro, che una verità pesante quanto un macigno le piombò sulle spalle, facendola incurvare nuovamente sulle gambe, abbandonandosi alle lacrime nuovamente. Kikyo. Come aveva potuto. Terminò la telefonata prima ancora che potesse pronunciare qualsiasi altra cosa e che lei aprisse bocca. L'aveva tradita. La sua migliore amica, l'aveva tradita, sempre, da sempre. Era lei che l'aveva allontanata da Inuyasha, e che l'aveva tenuta lontana da lui, al segreto, all'oscuro di tutto, quando lei era in pena per quel ragazzo. Ricacciò il telefono con stizza nella tasca. Non si era mai sentita tanto sola in vita sua. Avrebbe voluto fare tante cose, andare da Kikyo, andare da Inuyasha, tornare a casa, tante, ma non ne fece nemmeno una. Con Kikyo era tutto finito, la loro amicizia, il tempo trascorso insieme, gli anni. Inuyasha invece, non era mai arrivato da lei, non ne conosceva la motivazione, ma non era arrivato, e lei, non sapeva nemmeno dove doverlo cercare. Si asciugò gli occhi scuri, liquidi, languidi, distrutti, recuperando con una mano la borsa e mettendosi silenziosa, in fila per il Check-in.



Saltò, praticamente sopra le guardie, ignorando i loro richiami “ non si corre! “, gli avevano urlato dietro quei due, ma come poteva, lui, non correre, quando Kagome era lì, tra quella baraonda di persone e l'aereo che avrebbe dovuto prendere partiva tra circa venti minuti?! Si meravigliò, di esser stato tanto veloce, ma non si fermò, non poteva ora. Guardava i visi, guardava le sfumature degli occhi, dei capelli, acconciature, borse, ma soprattutto, annusava l'aria. L'avrebbe trovata cosi, prima o poi, lo sapeva. Si avvicinò velocemente verso l'aria Check-In, e fece scorrere lo sguardo sui ventisette sportelli dietro i quali, le persone si addossavano e affrettavano per fare il loro biglietto. Iniziò la rassegna di tutti gli sportelli. Ripeteva mentalmente tutti i numeri che i suoi occhi incontrava, cercando la figura della ragazza in una delle file. Ventitré. Ventidue. Ventuno. Eccola! Rimase paralizzato, nel vederla lì, in quella fila silenziosa. Aveva lo sguardo basso, con una mano si tirava dietro la valigia, troppo grande, troppo pesante per lei, e l'altra che manteneva il biglietto si alzava regolarmente verso il viso, sfiorandosi le gote e gli occhi. Stava piangendo, e non ebbe dubbi, che fosse per colpa sua. Fece per avvicinarsi, scattò, ma finì contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Calò lo sguardo, furibondo sulla figura che aveva intralciato la sua avanzata e sobbalzo, sbiancando di colpo e boccheggiando.

Yumi.. › biascico, strascinando le parole con la lingua e boccheggiando poco dopo. Non ci credeva, che ci faceva, ora, lei, lì?! Kami, quasi l'aveva dimenticata, eliminata, cancellata. Per quei giorni, il suo unico pensiero fisso era stato trovare Kagome, talmente fisso che si era dimenticata di lei. Per l'ennesima volta si maledì per averle chiesto di sposarlo. Ora, in confronto a Kagome non gli sembrava tanto bella. I tratti marcati, i capelli resi mossi da una piastra elettrica; aggrottò la fronte, alzando subito lo sguardo oltre le sue spalle alla ricerca della figura di Kagome, che era ancora, ferma, in fila. Sperò che il suo aereo ritardasse, che non partisse ora, subito, aspetta, aspetta, aspetta.

‹ Inuyasha! Finalmente! Sono ore che ti cerco! Ma quando sei atterrato? E non mi hai più chiamato, da NewYork, successo qualcosa? La causa e gli affari?! Inuyasha, mi stai ascoltando?! › Aveva iniziando, come una mitragliatrice Yumi, gettandogli addosso tutte quelle informazioni, e domande che non gli erano mai parse tanti inutili. Tornò a fissarla, concedendole la sua attenzione e boccheggiando ancora. Come poteva dirle ora, tutta la verità?! In cosi poco tempo, con i suoi modi, tra l'altro? Si armò di forza e coraggio, perchè non poteva permettersi di perdere nuovamente Kagome, al diavolo le promesse, e il lavoro, non gliene importava nulla.
‹ Yumi io.. › iniziò, guardandola ammutolirsi e farsi curiosa, con i suoi occhioni grandi. ‹ Non sono mai partito per New York. › Aveva solamente spifferato, tornando alla ricerca di una figura sottile, che reggeva un cappottino rosso, che Kami, quanto gli piaceva! Tornò sulla rossa, davanti a lui, scuotendo il capo e riacquistando lucidità. ‹ E Yumi io.. non posso sposarti. Io non posso.. › Aveva bisbigliato, vedendola schiudere le labbra arrossate, e iniziare a cacciare lente e calde lacrime. La vide scuotere il capo, confusa, provando ad avvicinarsi per abbracciarlo o baciarlo, un qualsiasi contatto con lui, che si ritirò, veloce, sfuggente. ‹ Non posso Yumi! › Aveva bisbigliato, prendendole le spalle e stringendole piano, con affetto. ‹ Io.. ti ferirei. Ma non voglio, sei una persona tanto speciale. › Aveva mormorato, donandole la sua piena attenzione ora, sfiorandole con una mano la gota.
‹ E' lei, vero?.. E' tornata. › Aveva bisbigliato Yumi, portandosi le mani al volto e singhiozzando in maniera veloce e dolorante, la schiena si inarcava più volte e in maniera veloce, avrebbe giurato di poter sentire il suo dolore, attraverso i movimenti della sua schiena sottile. La guardò, cosi rannicchiata su se stessa, piccola e fragile, era sempre stata intuitiva, Yumi. Forse in realtà aveva sempre saputo tutto, ogni cosa, che non l'amava realmente, almeno non come amante, ma come amica, che non voleva sposarla, che non voleva convivere, nulla. Niente. Annuì solamente, quando lei alzò lo sguardo lucido, col trucco che era lievemente colato sulle gote, sorridendo in maniera amara e triste.
‹ Capisco.› Aveva bisbigliato, sfilandosi l'anello di fidanzamento e cedendoglielo con un gesto lento. Era seria, non le piacevano le scenate, si trattava della sua immagine pubblica, e Yumi ci teneva, a questo tipo di cose. Lasciò ricadere l'anello nella sua mano, e silenziosa come era entrata nella sua vita, se ne andò, lasciandogli l'amaro tra le labbra, per una storia che non era mai nemmeno iniziata per lui. Si voltò, a fissarne la schiena che lenta, si allontanava, tra la folla.

Scacciò subito via tutti quei pensieri e lasciò correre nuovamente gli occhi ambrati sugli sportelli, cercandola nuovamente. Ed eccola lì, ancora in fila tra quelle persone che la spintonavano di qua e di là per passare. Fragile. Non si sarebbe fatto fermare, ora, avrebbe ucciso qualcunoa, se lo sentiva. Corse, in maniera umana, spintonando anche lui per poter passare, arrivarle vicino, dietro, accanto. Ovunque, andava bene. Non poteva aspettare, sentiva il suo profumo accrescere di intensità, il respiro irregolare, l'odore salato delle sue lacrime. Socchiuse gli occhi, fissandola mentre si avvicinava veloce a lei, tra la folla.


Kagome! › Lo pronunciò ad alta voce, la richiamò, guaendo come se fosse stato ferito, attaccato. La vide voltarsi di scatto, e finalmente, finalmente, dopo due anni, si permise di affondare in quelle due pozze scure, lucide, piene di lacrime, ma erano lì, tristi e abbandonate, ma erano lì. Sorrise, felice, rassicurato, rincuorato, esausto, stanco. Ma sorrise. Non le diede il tempo di rispondere, di far nulla, che le strappò di mano il biglietto, tenendolo in una mano, prima di prenderle la vita e avvicinarla a se, con velocità. Non poteva aspettare, ne voleva. Lei non se ne sarebbe andata, a costo di tenerla incatenata a se, ma doveva averla vicino.

‹ Non te ne andare. Non partire. Resta con me. › Sussurro, soffiandole sul viso, vedendola boccheggiare confusa, esterrefatta, ma ancora, non le diede il tempo di reagire. La strinse più forte a se, e la baciò. Un bacio casto, un bacio dolce, delicato e innocente, un saluto, un arrivederci o un resta, un assenso, un ritrovo. Si allontanò da lei, e la fissò, attentamente. Si concesse, quello che non aveva avuto, per tutti quegli anni. I capelli neri, le si erano allungati, le sfioravano i fianchi, sempre con quell'onda leggera che li arricciava sulla fine. Erano morbidi, li sentiva a contatto con le dita, sottili come la seta. Le labbra pronunciate, imbronciate quasi e arrossate, le tremavano lievemente le gote erano di un tenue color pesca, arrossate per l'emozione, ne era sicuro, era emozionata tanto quanto lui, non c'erano altre spiegazioni. Alzo le mani, mettendole a coppa sulle sue gote, sfiorandole e stringendo appena gli occhi, recuperando la forza e il coraggio per guardarla negli occhi. Lì alzò, finalmente, permettendo all'ambra e al cioccolato di fondersi nuovamente tra loro. Ne scorse dolore, tristezza, abbandono, il silenzio, il tradimento. L'amore. Ciò che regnava in quegli occhi era l'amore, e desiderò ardentemente che fosse per lui. Strinse con forza il biglietto, continuando a tenerla stretta, come se avesse paura che sgusciasse via, in un soffio, andasse via, da lui.

‹ Inuyasha..? › Aveva bisbigliato lei, in una domanda, insicura, incrinata. Il tono era un soffio appena, e le labbra si erano lievemente mosse per far uscire dalle sue labbra, in un soffio il suo nome. Quanto l'adorava. Non c'era altro tono, altra voce che pronunciasse il suo nome tanto bene, con tanta dolcezza. La baciò, con forza, con enfasi, lasciando che le sue mani vagassero all'impazzata su di lei, dal viso, ai fianchi, alla schiena, e di nuovo al viso, ai capelli, che sfiorava con lentezza e dolcezza. Ne era affamato. Non riusciva a decidersi dove tenerla, era troppo, tutta insieme, lì davanti a lui. La sentì ridacchiare, divertita, felice contenta, e si allontanò da lei, guardandola curioso, non capendo. Era bellissima.

‹ Inuyasha. Andiamo via, ti prego. › Aveva bisbigliato verso di lui, stringendogli le spalle con una mano, e avvicinandosi a lui lentamente. Non se lo fece ripetere, come poteva, farselo ripetere, più di una volta? Afferrò la sua valigia come se fosse vuota, e subito dopo lei, prendendola per un fianco e schiacciandola contro di se, camminando, anzi correndo, verso l'esterno dell'aeroporto. Non l'avrebbe lasciata partire, al costo di alzarla di peso e portala via. Doveva dirgli tutto, raccontargli ogni cosa, non poteva pensare o credere che Kagome pensasse realmente che lui l'avesse tradita. Veloce, come un fulmine sistemò la sua valigia nel bagagliaio, e Kagome dentro la vettura. Subito dopo diede l'indirizzo al conducente e si sedette vicino a lei. Rimase a fissarla, incantato per più di tre minuti, ne era sicuro. Ne fissava i capelli che ondeggiavano seguendo il ritmo dell'auto, le labbra schiuse, gli occhi attenti alla strada.

‹ Kagome.. › La richiamò in un sussurrò, e lei si voltò, lenta, verso di lui, guardandolo con gli occhi più felici che le avesse mai visto sul volto, tanto felici da brillare di luce propria, splendenti in quella vettura, come se vi fosse un sole che brillava di luce propria, lì, tra loro. ‹ Kagome, io non ti ho mai tradito, devi credermi, non era niente vero, una ragazza, Kikyo, lei ci ha allontanati, credimi, so che è tua amica, o almeno lo credi ma n- › Aveva iniziato a parlare a raffica, senza nemmeno preoccuparsi di pronunciare in maniera adatta le parole, scandendole bene, no, correva, il tono era alterato e incrinato per l'emozione, e i dossi che l'auto prendeva non aiutavano a farlo esprimere in maniera migliore. Ma venne bloccato dalla ragazza, che, l'aveva baciato. Veloce, sicura, decisa. Come anni prima. Non tentò nemmeno di opporsi, abbandonandosi alle sue labbra, e tornando a cingerla con le braccia. Aveva un disperato bisogno di sentirla vicino, sua, per sempre.



Il silenzio regnava sovrano nella stanza, o almeno cosi gli pareva. C'erano i rumori abituali di una casa, un'abitazione. Schiuse piano gli occhi, lasciando che due pozze ambrate si schiudessero e vagassero nella stanza dove era sistemato. Per un attimo, aveva temuto che fosse tutto un sogno. Che lui, Kagome non l'avesse ancora ritrovata, che lei non fosse mai tornata. Strinse gli occhi con forza, girandosi lentamente verso il centro del letto, e allungando le mani, alla ricerca della figura della sua compagna. Non la trovò, e spalancò gli occhi, terrorizzato. Si mise a sedere, lasciando scivolare il lenzuolo fino alla vita e mostrando il busto nudo. Si guardò attorno, silenzioso. Quella era la casa di Kagome, ne era certo, lui era lì. Ma era tutto vero, quello che era successo il giorno prima? La chiamata di Miroku? E se aveva sognato tutto? Come avrebbe potuto convivere con quel dolore, l'abbandono. I rumori dalla cucina lo richiamarono, e veloce, lasciò scattare il volto verso la porta della camera socchiusa, che lasciava entrare uno spiraglio di luce dall'esterno. Silente, come la sua natura demoniaca gli permetteva, scese dal letto, complice del loro passione e dei loro profumi, recuperando i boxer e infilandoli lentamente, prima di sgusciare con fare sospetto verso la cucina, dalla quale proveniva un dolce odore di cibo. Si affacciò alla porta, restando fermo a fissare la figura di spalle che trafficava con i fornelli. Sorrise, dolce, innamorato, verso quella visione che tanto gli era mancata. Era lì, la sua Kagome, con un paio di slip colorati, e la sua maglietta del giorno prima, che le andava decisamente grande, i capelli erano legati in una coda bassa e aveva un grembiulino legato attorno alla vita. Le gambe, sottili e bianche si muovevano da un lato all'altro, scostando la figura da destra sinistra, e di tanto in tanto i piedini si alzavano sulle punte per permetterle di alzarsi. Stava cucinando le crepes. Socchiuse gli occhi, e si appoggiò alla porta, soddisfatto, felice, rasserenato. Non doveva preoccuparsi più di nulla, se lei era lì, con lui.


‹ Ehi! Ben svegliato! Siediti a tavola, io ho quasi finito. › Aveva sussurrato lei, verso di lui, risvegliandolo dai suoi pensieri e indicandogli con una forchettina la tavola apparecchiata, come suo solito, per dieci persone. Fissò la sedia, dove era solito sedersi quando era lì, con lei; e lo fece, la tirò dietro e si sedette silenzioso su questa, guardando le varie bevande e cibi vari che aveva sistemato davanti. Non ne era più abituato, non sapeva più come comportarsi, avrebbe voluto far come se niente fosse, ma averla lì, ora, lo rendeva più felice di qualsiasi altra cosa, era certo che avrebbe potuto conquistare il mondo, ora, con lei. La vide avvicinarsi nuovamente, con un piatto di vetro tra le mani, dove sopra erano sistemate a piramide, le crepes vuote, che avrebbero dovuto riempire. La vide sistemarle al centro tavola, tra nutella e marmellate varie, prima di soffermarsi a fissarlo, sfilandosi il grembiulino.

‹ Inuyasha.. cosa c'è? Ho fatto qualcosa che non dovevo, che non andava? › Aveva mormorato, con aria preoccupata lei, poggiando il grembiule sulla sedia e unendo le mani sul ventre, strizzandosele tra loro, e stringendole, rendendo i polpastrelli bianchi e che le dolevano. Allungo le mani artigliato verso di lei, prendendole i polsi e tirandola verso di se, piano, facendosi dietro con la sedia e tirandola ancora, allargando le gambe e affondando il viso sul suo ventre, stringendola con forza e possesso contro di se. Non poteva sopportare l'idea che lei, pensasse che lui, non la volesse, che facesse qualcosa di sbagliato o che non andava, perchè era dannatamente perfetta lei, in quel modo lì, che non poteva essere migliore, e per questo, si era innamorato di lei. Alzò piano la stoffa della maglia, lasciandole il ventre piatto scoperto e baciandole piano la pelle sotto l'ombelico, con dolcezza.

‹ Non hai fatto nulla. Sei perfetta. › Aveva sussurrato, sentendola fremere lievemente. Non era mai stato tanto diretto, tanto dolce, tanto sentimentale. Non era un tipo da fare queste cose, lui. Era più un buzzurro per la maggior parte delle volte, e lei lo sapeva bene, aveva perso il conto di quante volte, l'aveva fatta arrabbiare o intristire perchè era un cretino. Ma questa volta le avrebbe detto tutto, ogni cosa, come stava, come la sentiva, come gli batteva nel petto. ‹ Devo abituarmi ad averti qui con me, di nuovo, e per sempre. › Aveva mormorato, prima di alzarsi, abbandonando la maglia sul suo ventre, e abbracciandola con forza, donandole un bacio dolce, sulle labbra. L'aveva sentita sorridere, prima di allontanarsi da lui, e tornare a sedersi al suo posto tirando le gambe sulla sedia e recuperando una crepes vuota e fissandolo.

‹ Allora, cosa preferisci? Marmellata o nutella? › Aveva mormorato lei, brandendo un coltello privo di dentatura, per spalmare il burro, ma che lei, usava per spalmare ogni cosa che dovesse essere spalmata. Stava per tornare a parlare, ma la sua mano, che le aveva rubato il coltello e recuperato un'altra crepes la fece sobbalzare. Lo scrutò attentamente, con un espressione corrucciata sul viso, svitando il tappo della nutella e imbronciandosi appena.

‹ Fhe! Fammi fare a me, femmina! Tu mi avveleni! › Aveva grugnito lui, iniziando a spalmare sulla crepes la nutella, assumendo un espressione bonaria e rilassata, a differenza di lei, che si era corrucciata tutta, e si era alzata, andandogli contro e buttandosi praticamente sopra di lui, impedendogli di continuare l'operazione che stava facendo, dandogli una serie di pugni e pizzichi leggeri sui fianchi, accompagnati da dolci baci e carezze per tentare di farlo desistere o arrendere. Sorridevano e ridevano divertiti, felici di essere tornati insieme, di essere riusciti a ritrovarsi, e si abbracciavano e baciavano, con le labbra sporche di cioccolato e felicità, mentre fuori, lenta, iniziava a cadere la neve.



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Finitooooooooo!
finalmente :D
allora, cosa ve ne pare?
questo capitolo è più breve
e meno ricercato per il futuro!
cosi avete la possibilità di immaginarvi il resto :D

  
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