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Autore: TheGhostOfYou    12/09/2011    4 recensioni
La mattina dell'11 Settembre, Katy Smith non sa che cosa l'aspetta quando varca per la prima volta la soglia del World Trade Center per il suo primo lavoro d'ufficio. Pochi minuti dopo, leTorri saranno colpite dall'attentato più grave della storia degli Stati Uniti, e lei avrà perso l'occasione di dire al suo ragazzo quello che prova per lui. Questa storia è dedicata a tutti colo che, come Katy, hanno perso la vita quel giorno maledetto, senza avere nessuna possibilità di salvarsi. E' per i padri, le madri, le fidanzate, i fidanzati, le figlie ed i figli che non hanno fatto più ritorno alle loro case, e per gli eroi che sono morti con loro.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Our last goodbye. 


Erano fermi, davanti all'appartamento della ragazza. Era forse la centesima volta che litigavano per lo stesso, identico motivo. Lui non le lasciava i suoi spazi, lui era geloso. Lui, sempre e solo lui il problema, come se già non ne avesse abbastanza.
- Smettila, Katy. Sei paranoica.-
Gli occhi azzurri della ragazza si erano accesi di rabbia. Non era paranoica, era semplicemente realista.
- E tu sei un egoista, Brian! Dici di amarmi alla follia, ma è te stesso che ami di più.-
- Katy io..-
- Forse è meglio che vai via, Brian. Non ho più voglia di vederti.-
Gli aveva sbattuto la porta in faccia, lasciandolo sul pianerottolo di quel grande grattacielo newyorchese, ed aveva sperato di non vederlo mai più. Si era seduta in un angolo, sulla sua poltrona preferita, e si era accesa una sigaretta.
Non voleva vederlo mai più.

Dodici ore dopo, quella sfuriata sarebbe stata il suo più grande rimpianto.


Katy Smith non era mai stata una ragazza dalle grandi pretese; viveva in un piccolo appartamento nell'Upper West Side, che le aveva lasciato la nonna prima di morire. Finito il liceo, nel New Jersey, si era trasferita a New York per continuare a studiare, e contemporaneamente lavorare. A diciannove anni si era ritrovata sola in quella grande città, con un sogno che si realizzava e l'arrivo di un nuovo amore.
Aveva conosciuto Brian alla Columbia, al corso di storia dell'arte. Da quel giorno erano stati inseparabili. Ma le loro differenze erano più grandi dell'amore che provavano l'uno per l'altra.
E litigavano sempre, ormai.

Quella mattina si svegliò presto, più presto del solito. Era Settembre, e i corsi non erano ancora cominciati, ma quella mattina Katy avrebbe cominciato a lavorare. Era stata fortunata, a 19 anni aveva trovato un piccolo lavoro come segretaria di un ufficio sulla torre Nord del World Trade Center, ed avrebbe potuto continuare a studiare.

SI svegliò nervosa; forse era normale, il primo giorno di lavoro, o forse era per via della litigata con Brian. Mentre si alzò dal letto, prese in mano il cellulare e lo accese.

Nessun messaggio.

Deve avermi presa sul serio questa volta.

Eppure, c'era qualcosa dentro di lei che la metteva in guardia; si sentiva dentro che sarebbe stata una giornata no, che faceva meglio a rimanere a casa, a letto.
Sbuffando, aprì i vetri della sua camera, ed osservò il panorama lì intorno. C'era lEmpire State Building, e c'erano le Torri del World Trade Center, e c'era un sole meraviglioso. Sorrise, cercando di essere come sempre positiva. Il sesto senso delle donne, come lo chiamava sua madre, per una volta avrebbe sicuramente sbagliato.
- Oh cavolo!-
Controllò l'orologio e si accorse di essere tremendamente in ritardo. Si vestì in fretta, un paio di jeans ed una maglietta, e, presa la borsa, uscì di casa. Aveva perso il conto di quanti isolati avrebbe dovuto fare; odiava la metropolitana, le dava un senso di nausea ed angosica che non l'abbandonava mai.

Quella mattina era in ritardo.
Quella mattina avrebbe preso la metropolitana.

****

- Non la prenderò mai più.-
Katy si ritrovò ad ammirare la luce del sole; quel tunnel sotterraneo le aveva messo nuovamente angoscia, e trovarsi di nuovo all'aperto, con il sole che le bagnava i capelli rossicci fu per lei meraviglioso.
All'uscita della metropolitana, il World Trade Center l'aspettava, nella sua imponenza. Con un groppo alla gola ed il brutto presentimento sempre nel cuore, si avviò lentamente verso l'entrata. Migliaia di uomini in camicia e giacca elegante, con la valigetta impeccabile, attraversavano l'atrio con passo svelto, senza fermarsi a salutare nessuno. Si udivano i mormorii di qualcuno che chiacchierava, ed i tacchi a spillo delle donne in carriera che battevano sul liscio marmo pregiato.
Katy guardò l'orologio. Le otto e mezza
Era perfettamente in orario.
Si avvicinò al primo gruppo di ascensori, ed entrò nel primo disponibile. Novantacinque piani dentro quella ferraglia arrugginita.

Potrei morire, quì dentro.

Cinque minuti dopo, aprì la porta del suo ufficio, che condivideva con altre tre ragazze, tutte serissime ed impeccabili nei loro completi fatti di gonne e tacchi così alti che lei probabilmente sarebbe caduta distesa a terra.
- Ciao, io sono Katy.- si presentò, sussurrando il suo nome.
- Io sono Julie, e loro sono Brittany, Michelle e Serena.-
Katy salutò tutte, poi si mise a sedere sulla sua scrivania. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra. C'era una bella vista, e le ragazze sembravano carinissime. Era stata stupida a preoccuparsi.

E' colpa di Brian. E' lui che mi fa diventare pazza! 

Stava per cominciare a battere un documento al computer, quando un boato ruppe il silenzio lì intorno. Senza pensarci due volte, Katy si gettò sotto la sedia, andandosi a riparare sotto la scrivania di mogano.
All'improvviso fu tutto buio.
Le luci si erano spente, e tutto quello che illuminava la stanza era la luce del sole che filtrava debole dalle finestre.
- State tutte bene?- chiese Michelle.
- Che diavolo è stato?-
- Non.. Non lo so.- rispose Katy, mentre usciva lentamente dal suo nascondiglio. - Un terremoto immagino.-
Per un minuto regnò il silenzio, e poi...
- Oddio, c'è del fumo che viene da qualche piano più in basso!- Serena si era affacciata alla finestra, e guardò le altre con aria preoccupata. - Sembra una bomba. O qualcosa del genere.-
Tutte le ragazze si affacciarono. Uno strato di denso, grigio fumo nero proveniva da qualche piano di sotto; si affrettarono a chiudere le finestre, prima che il fumo le raggiungesse.
Improvvisamente, sentì le urla della gente a quel piano. Sembravano tutti impazziti e li sentirono sbattere le porte e chiedere aiuto. Tutte corsero verso la loro porta. Fortunatamente, sembrava non aver subito alcun danno.
- Usciamo di qui.- disse Katy, e tutte annuirono.
Scivolarono lentamente tra i corridoi, ma quando arrivarono alle scale fu subito chiaro che da lì non si sarebbero mosse.
Le scale erano collassate e sotto di loro stava divampando un incendio.

La situazione era devastante. Erano chiuse in quell'ufficio da mezz'ora, ormai, e nessuno era venuto a prenderle. Il fumo cominciava ad infiltrarsi oltre le finestre ed oltre la porta; sembrava di essere in mezzo ad una densa nebbia, carica di polvere e fuliggine e calda, troppo calda. Stare lassù era terribile, ed era terribile anche aver assitito a scene devastanti; due donne si erano buttate di sotto, da qualche piano sopra il loro. 
Katy osservava il fumo filtrare da fuori; gli altri grattacieli ormai erano invisibili, e lei si sentiva sempre più debole. Avevano sentito un altro rumore, fortissimo, poco dopo quello, e un altro ancora, appena cinque minuti prima.
Sembrava che la torre di fianco fosse collassata.

E' la fine.

Chiuse gli occhi, cercando di trovare dentro di se tutto il coraggio che poteva avere. Rivide sua madre, rivide suo padre.
Rivide Brian.
Avevano litigato per una sciocchezza, il giorno prima, ed ora lei rischiava di non vederlo più. 

Non l'avrebbe rivisto mai più.

La sera prima l'aveva desiderato, voleva che lui sparisse dalla sua vita, e tutto quello che invece desiderava in quel momento era un suo abbraccio prima della fine. Perchè sarebbe finita in quel modo, sarebbe morta in quella stanza, intossicata dai fumi, senza possibilità di salvarsi.
Prese il telefono, e compose il primo numero. Non doveva piangere, doveva essere forte, perchè la situazione era già abbastanza difficile, e lei non era una bambina.
-Pronto?- la voce di sua madre sembrava angosciata. Trattenne a stento le lacrime.
- Sono io, mamma.- aveva la voce rauca, impastata dalla fuliggine.
- Tesoro! Ero così preoccupata! Sei rimasta a casa, vero?-
Sua madre si era aggrappata alla speranza, e forse, se ci avesse provato, anche lei avrebbe trovato un po' di speranza nel suo cuore.
- No, mamma. Sono sulla torre nord. Sono intrappolata.-
Sentì sua madre trattenere il fiato e scoppiare a piangere. Deglutì. La gola le faceva male per lo sforzo, e per le lacrime che sentiva prima o poi sarebbero arrivate. - Ti voglio bene, mamma, sii forte.-
Chiuse il telefono, prima di sentire altro. Non ce l'avrebbe dìfatta, se avesse sentito ancora sua madre, si sarebbe buttata giù anche lei, per non aspettare la morte così.
Prese nuovamente in mano il telefono e compose l'altro numero.

Il telefono squillò a vuoto per qualche minuto.

Avanti, rispondi.

Ma Brian non rispose, lasciandola in uno sconforto atroce. Avrebbe voluto sentire la sua voce, dirgli che si era sbagliata e che lo amava, che lui non era egoista, che lui era la sua vita.

Era davvero un addio, quello che si erano detti la sera prima? 

Con le ultime forse che aveva in corpo, si allungò sulla scrivania, ancora intatta anche s epiena di fuliggine, e prese una matita. Scrisse, perchè scrivere era l'unico modo che aveva per non sentire quel dolore che l'attanagliava; perchè scrivere era l'unica cosa che la poteva mettere a suo agio, anche in una situazione come quella.

Scrisse perchè sapeva che era l'ultima cosa che avrebbe fatto.

Si avvicinò alla finestra e la spalancò. Lasciò andare il biglietto, facendolo vorticare nell'aria, poi si sedette sotto la finestra, guardando il cielo di Manhattan un'ultima volta.
In quell'istante, un rombo ancora più rumoroso di quelli precedenti rimbombò nelle sue orecchie. Si lasciò andare contro la parete, mentre una lacrima solcava le sue guance.

Era la fine.

E mentre sotto di lei crollava il mondo, non vide più nulla.

****
Brian corse, corse come mai in vita sua. Non gli importava di avere i vestiti puliti, le scarpe nuove appena lucidate, i capelli in ordine. Corse, perchè forse avrebbe potuto salvarla. Un mare di fuliggine lo accolse, ma lui non si perse d'animo e continuò a correre. Vide gente ferita, che piangeva sui marciapiedi sporchi, vigili del fuoco che cercavano in tutti i modi di portare al sicuro la gente.
Si sentiva in colpa.

Se solo fossi rimasto con lei, stanotte, l'avrei accompagnata in macchina, e lei non sarebbe là sopra. 

Un boato lo costrinse a fermarsi.
Vide la Torre Nord cadere, frantumarsi come un castello di sabbia a pochi metri da lui. Fu investito nuovamente da una pioggia scura e calda, piena di detriti e calcinacci.
Rimase per un secondo con la bocca spalancata, poi fu colpito dalla tremenda verità.

Katy era morta.

Si lasciò cadere, in ginocchio sulla strada coperta di polvere, mentre la gente correva in direzione opposta. Una lacrima solcava il suo viso, pulendolo dalla fuliggine grigia da cui era ricoperto.
Il suo cuore era spezzato in due.

Ai suoi piedi, in quell'istante, cadde un bigliettino.

Con le mani tremanti, Brian lo prese in mano e trattenne il respiro.

" E' stato il nostro ultimo saluto, quello di ieri sera? 
Sto morendo, Brian, e non posso nemmeno sentire la tua voce.
Non è vero che sei egoista, non è vero che pensi solo a te.
Sto morendo, ma sarò sempre dentro di te.
Vai avanti, fallo per te, per i nostri amici.
Fallo per me.
Ti amo Brian, grazie per avermi fatto passare l'anno più bello della mia vita.
Katy."


Scoppiò a piangere, lasciandosi cadere in mezzo alla polvere, ai detriti, sperando che un calcinaccio lo colpisse in testa. Sentì qualcuno prenderlo per le spalle, ma non smise di urlare il suo nome. Stringeva quel foglietto come se sapesse che, se lo avesse lasciato andare, anche Katy se ne sarebbe andata.
Lo trascinarono via da li, via da lei, via da loro. 
E tutto quello che era sempre stato rimase li, a Ground Zero, quell'undici Settembre 2001.

Katy non tornò più, ma lui la sentiva sempre, dentro di se.
Ed era sicuro che quello non fosse stato il loro ultimo saluto.

Perchè, in fondo, Katy non se n'era mai andata. 

****
Questa storia è nata ieri, dopo aver visto le commemorazioni per il decennio dell'attentato dell'11 Settembre 2001 a New York. E' una tragedia che mi ha sempre colpita, come se l'avessi vissuta in prima persona, e questa storia è dedicata a tutti colo che, come Katy, hanno perso la vita quel giorno maledetto, senza avere nessuna possibilità di salvarsi. E' per i padri, le madri, le fidanzate, i fidanzati, le figlie ed i figli che non hanno fatto più ritorno alle loro case, e per gli eroi che sono morti con loro.
Ghost.
   
 
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