12/09/2011
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Vampiri.
Jeremy mi veniva incontro.
Correva verso di me ad una velocità impressionante, come se non vedesse l'ora di riabbracciarmi, e sorrideva apertamente.
Poi notai una cosa strana. Una cosa che di solito nessuno avrebbe notato: lui non stava correndo in quel modo felice e spensierato, rimbalzando su ogni passo a braccia aperte, ma si muoveva con il corpo teso in avanti, la testa leggermente abbassata, i gomiti a novanta gradi vicini al corpo.
Jeremy prendeva velocità come un corridore nello sprint finale, e sorrideva venendomi in contro.
Ero terrorizzata. Le sue labbra erano schiuse in un ghigno malefico e i suoi occhi mi guardavano come una pantera che si lecca i denti prima di raggiungere la preda...
Non mi scansai, e quando fu vicino, riuscii solo a vedere i suoi denti, i suoi splendenti denti con i canini ricurvi.
<< AH! >>
Mi svegliai di soprassalto, prima di vedere il mio attore preferito, Jeremy Huds, balzarmi addosso mordendomi il collo.
<< Accidenti, volevo sentire cosa si prova a essere morsa da LUI... >> feci con aria sognante.
Chiusi gli occhi.
Li riaprii.
Questa non è casa mia pensai. Il secondo pensiero fu rivolto al caldo soffocante che mi schiacciava i capelli alla schiena.
Aprii le finestre, ma fu tutto inutile, fuori c'era anche più caldo!!
<< Ma... dove accidenti sono?? >> mi chiesi. Era ovvio che si trattasse di un albergo: tendine scrause, tappezzeria anonima, pareti bianche. Ma in che parte del mondo? Venezuela? Francia? America?
Vicino alla costa sicuramente, fa caldo e c'è odore di salsedine. Mi accorsi che, nonostante ciò non stavo sudando, anzi, la mia pelle era fresca come un bocciolo di rosa, e che avevo una sete pazzesca. Andai in bagno e mi riempii la pancia d'acqua.
<< Ma che schifo, questa non disseta nemmeno. >> esclamai. Rimmersi la testa sotto il rubinetto e giù un'altra sorsata.
Mi rimpilzai fino a scoppiare e mi sedetti sul bordo del letto.
Il bruciore alla gola aumentava. Non facevo che schiarirmi la gola, così stappai una bottiglia di cocacola presa nel frigoriferetto, ingurgitandone il contenuto tutto d'un fiato: nulla.
Cominciai a spaventarmi. La gola secca occupò la mia mente.
La sete era opprimente.
Ma se l'acqua non placava il mio bisogno, cosa poteva farlo??
La porta si spalancò sotto il poderoso calcio di qualcuno. Jeremy entrò e mi prese le mani, sussurrandomi nell'orecchio:
<< Lo so come ti senti, amabile Jane, e io posso aiutarti... >>
Non gli rivolsi lo sguardo fino alle parole ' posso aiutarti ', ma mentre si alzava e mi guidava fuori dalla stanza, non potei far altro che assecondarlo. Fuori dall'albergo mi disse << Io ti insegnerò a vivere! >> e si dileguò nella notte, trascinandomi con sè in un vortice infinito di omicidi e sete di sangue, nascondendoci dagli occhi umani per il resto dell'eternità per quello che realmente eravamo:
Vampiri.