a fine Capitolo la scheda*
17 Capitolo
Questa si chiama Esperienza!
La
parità fra i due sfidanti non era poi così
scontata: Mu
poteva sì erigere difese e colpire il suo avversario con
l'energia del suo cosmo, però per quanto si sarebbe
prodigato
lo scontro? Riusciva a parare i suoi colpi così come ad
attaccarlo, ma in fondo questo valeva anche per il nemico che
prontamente riusciva a bloccare o, alzandosi in volo, evitare gli
attacchi di Aries. Non
aveva poi tutto questo tempo! Più che una battaglia gli
sembrava una dimostrazione di chi sarebbe riuscito a prevalere
sull'altro; e non era ciò che voleva. Sulla meridiana
infatti
la fiammella della prima ora stava venendo meno. Senz'altro
anche Aldebaran stava dando spettacolo dei suoi attacchi più
potenti; se tendeva l'orecchio poteva quasi percepire il grande
frastuono che riecheggiava nel secondo tempio.
“Qual
è il tuo nome, ragazzo?” Gli chiese Mu, mentre per
un
istante soltanto dilagava il silenzio dopo l'ondata d'urto
dell'ennesimo colpo infertogli dal cavaliere del Destino.
“Perché
t'importa? Non è sapendo il mio nome che
vincerai.” Inarcò un sopracciglio il giovane,
mentre lo guardava
dall'alto. Lunghe ali spiegate lo sostenevano, dallo stesso scarlatto
colore dell'armatura. Fluttuava nel centro della stanza mentre a
terra, poco più distante da lui, c'era l'elmo.
Più che
un elmo si poteva considerare un gran diadema che gli incorniciava
metà del capo per poi disporsi simmetricamente sino al
toccargli con gli spuntoni i lati del volto.
“Del
resto in battaglia non è poi così importante un
nome.
Non uno come il mio almeno.” E mostrò una strana
smorfia, quasi stesse cercando di cancellare qualcosa che gli era
passata per la mente. Lasciato alle spalle quell'attimo di esitazione
si buttò a capofitto sul cavaliere dell'Ariete cercando di
penetrare con i suoi colpi la potente barriera di Cristallo che
nuovamente egli aveva eretto.
“Pecchi
di presunzione se credi di riuscire ad infrangerla! Questa parete ha
sopportato ben più grandi attacchi e, se non il mio maestro,
mai nessuno è riuscito a romperla con tanta
facilità!” Commentò Mu fronteggiando
l'avversario.
“Ma
questo era solo un diversivo, infatti.- Rispose l'altro, corrucciando
lo sguardo. -Studiandoti un po' ho potuto costatare
quanto sia misero il tuo Crystal
Wall. Forte
certo, quasi indistruttibile, ma non c'è parete al mondo in
cui sottilissima
polvere
non possa passare...” Dichiarò rilassando i tratti
del
volto.
“Puoi
teletrasportarti dove vuoi, questo è vero, ma non potrai
scapparmi per sempre. La tua parete ha una falla: dura troppo poco*.
-Spiegò il cavaliere mentre schivava un colpo di Aries che
gli era arrivato da destra. -Certo, tu bilanci questa carenza con il
teletrasporto in modo impeccabile, in fondo sei un Cavaliere d'Oro...
Ma troverò il momento opportuno e ti
bloccherò.”
✾
Le
sarebbe venuta una crisi di nervi: mai in vita sua era stata
così
ferma. Neppure quando le era mancato il fiato dopo l'ennesimo
allenamento con Shura. Sì,
il Sommo Shura...
“Sei
pronta? Ricorda: impara a calmare il tuo spirito e combatti per
indole giusta. Solo così il tuo colpo sarà
efficace.”
“Sì
maestro.”
“Ehi
mi stai ascoltando? Marie mi raccomando, non tradirmi e metti in atto
i miei ultimi insegnamenti e tutta la pratica che abbiamo fatto prima
della guerra.”
Ricordi;
i ricordi erano l'unica cosa che non cessava di tenerla sveglia. Come
un marinaio che anche nel naufragar della sua nave pensa alla sua
famiglia, o alle pinte bevute insieme all'equipaggio. O spera solo,
pensando a cose future, che presto la tempesta se ne vada.
Una
lenta agonia. Non
riusciva a sopportarla! Non riusciva a sopportare di essere inutile
ancora una volta. Ma non perché era un'eroina e voleva
salvare
Cancer no, solo un po' di amor proprio... si stava stancando di
essere sempre, per un motivo o per un altro, l'assurda spettatrice di
un teatrino costantemente uguale. Sì,
e poi come le aveva ricordato il Saint del Cancro... lei
voleva
vivere.
Che
buffo, voleva vivere e ora si stava lentamente spegnendo fra i
ghiacci. Marie, così abituata al bel sole di Sicilia, al
gran
caldo di Grecia... Strinse
i denti, mordendosi le labbra: ecco, un poco di caldo le
colò
giù per la gola. Gli occhi vedevano appannato... non sentiva
più il tremolio che fino ad allora l'aveva accompagnata.
L'unica cosa che le bruciava ancora in corpo e sentiva sin troppo
chiaramente era il suo cosmo. Un cosmo color indaco che le dava
quell'ancora di salvataggio in cui dannatamente annaspava. Poi
lo vide: Uno dei due cavalieri del Destino si era abilmente
allontanato lasciando all'altro l'ingrato compito di uccidere
entrambi. Ma sì, ovvio, quello era sicuro che uno potesse
bastare... del resto, lei era fuorigioco e un Gold Saint sembrava
avere le stesse probabilità di vittoria quante quelle
dell'avversario. Si eguagliavano in forza...
...Ma
non sempre era la forza il punto principale per cui un Saint d'Atena
riusciva a vincere e lei questo lo sapeva, glielo avevano insegnato.
Era l'ideale
quello
che ti spingeva a fare atti al di fuori delle proprie
facoltà.
Più l'ideale era grande e ci si credeva, più le
speranze divenivano grossomodo realtà. Già,
proprio
come era successo a quel Cavaliere di Bronzo quando aveva affrontato
il suo maestro: lui aveva vinto poiché aveva avuto dalla sua
parte la Verità, la vera Atena. Quale miglior ideale per un
Cavaliere devoto alla divinità della Giustizia!
Atena...
aiutami, ti prego! Aveva
così disperatamente urlato nella sua mente.
Non
voglio morire...
DeathMask
balzò all'indietro, ritrovandosi ancora una volta faccia a
faccia con chi lo voleva morto: “E così siamo solo
noi
due, eh!- Rispose osservandolo con una punta di perversa malizia negli
occhi. -Vedo che alla fine, non sei poi così scorretto come
credevo... dunque potrò usare uno dei miei assi nella
manica.
Sì, del resto quello che ama fare piazza pulita sono
io..” Un sorriso laconico gli dipinse il volto. Un
sorriso da
DeathMask.
Elikonis
lo guardò allibito, sinceramente non aveva mai visto nulla
del
genere in vita sua: una coltre di nebbia lo avvolse. D'altronde
un conto era sapere i suoi attacchi, il carattere
del
cavaliere del Cancro o la sua mentalità, un altro conto era
ritrovarsi a conoscere tutto ciò.
“Cos'é
“Miss ti leggo la mano poiché so il tuo
destino”
non sapeva il fortunato colpo di cui tanto si vanta Cancer? Male
amico, molto male.” Solo
pochi istanti prima aveva alzato l'indice della mano destra, con un
solo movimento rotatorio del dito aveva fatto apparire una sorta di
nebbiolina grigiastra-violacea.
Però
non contemplò di finire l'attacco,- come inizialmente voleva
fare- perché qualcosa... un bagliore improvviso e che no,
non
proveniva dal Cavaliere del Destino Luminoso, lo distrasse: anche se
per pochi momenti, quella lucentezza che proveniva proprio dal Saint
di Pyxis l'aveva sorpreso.
Erano
le vestigia della Bussola! Il cosmo di Marie l'aveva forse richiamata
a sé? E si stavano per di più disponendo in una
strana
posizione: l'ago della Bussola, che una volta indossato era niente di
meno che il diadema della ragazza, stava pian piano bucando con il
calore del cosmo il ghiaccio che la immobilizzava.
“Dannazione!” Aveva
immediatamente esclamato Elikonis, scattando con una mossa
repentina in avanti, quasi lasciandosi alle spalle quel via vai di
nebbia che lo aveva avvolto sin quasi dentro l'anima.
“A-ah
fermo là!- Pronunciò in un ghigno il cavaliere
del
Cancro, alzando nuovamente il braccio. -Non vorrai abbandonare proprio
ora il duello! È stata sì un'imprudenza lasciare
quella ragazzina ancora in vita... ma che volete, l'arroganza alla fine
si
paga...” E sembrava quasi che stesse parlando di
sè.
“Certo
che se temete un cavaliere d'Argento...” Furono le ultime
parole, prima che entrambi i cavalieri scomparvero dalla visuale di
Pyxis. O meglio, entrambe le loro anime erano scomparse, ma il corpo
di Elikonis come morto era adagiato sulla terra spoglia.
Nel
frattempo la prima fiamma della meridiana si spense, mentre anche la
seconda iniziò la strada verso quello stesso declino. Marie
si accasciò faticosamente a terra: se già un
cavaliere
del Destino era riuscito a prenderla di sprovvista e a farle fare
quasi quella misera fine, doveva restare all'erta. Le
sue membra furono ricoperte nuovamente dall'armatura ottenuta solo
pochi giorni addietro e, anche se infreddolita, le forze
sembrò
non averle perse. Si
guardò attorno scrutando attentamente ogni minimo dettaglio:
no, erano davvero scomparsi i cosmi di DeathMask e Elikonis, non
c'era dubbio. Che davvero l'avesse portato alla bocca dell'Ade? Ormai
posto desolato e senza padrone?
Si
alzò in piedi, riprendendo pian piano contatto con il suolo:
non doveva essere passato molto da quando era stata ghiacciata da
Seth, eppure la vegetazione intorno a lei era del tutto distrutta...
forse il duello era stato più cruento di quello che aveva
intravisto. Sospirò:
non era il momento di farsi tante domande. Doveva rapidamente
seguire il Cavaliere che le era scappato. Sapeva dove stava andando,
sapeva che prima o poi l'avrebbe raggiunto.
Cos'era
quello strano ardore che sentiva nel petto? La
fiamma che si accende e arde nel preciso istante in cui un cavaliere
comprende il suo ruolo.
Gli
avrebbe detto il suo maestro.
“Perché?
Perché non esiste luce! Perché non posso
crearne!” Si stava dannando Elikonis, mentre colpiva sempre
con minor forza la
Cloth del Cancro.
Un
altro sorriso comparve sulla bocca scarlatta del ragazzo:
“Semplice
cavaliere, qui io gioco in casa... e tu non puoi vincere. È
stato
bello... - Sembrava quasi misurare le parole -...era da tanto che non
lottavo così.”
DeathMask
poteva infatti teletrasportarsi anima e corpo nello Yomotsu Hirasaka,
mentre Elikonis era solo una delle tante anime che fragili potevano
cadere nel baratro. La bocca per scendere negli Inferi non era cambiata
drasticamente. Le anime, solo, dopo la perdita del Dio dei morti si
ammucchiavano con maggior possenza senza poter cessare del tutto la
loro esistenza terrena, vagavano senza poter cadere. “Sai,
si dice che più potente sia l'ideale per cui si combatte e
più
l'avversario non possa vincere... -Avanzò verso il cavaliere
calpestando terra bruciata -...Però devi sapere che io non
ci
credo molto... Ho proprio tutt'altra filosofia. Secondo me vince chi
è più furbo... per capirci: chi è
più
forte. E qui sì, sono senz'altro io il più
forte.- Schioccò un sonoro verso con la bocca.
-Però...
sappi un'altra cosa: siccome non voglio ritrovarmi con un piede nella
fossa o senza armatura un'altra volta, non commetterò lo
stesso errore...- Si avvicinò al ragazzo e lo
scrutò:
-Arrenditi. Non devi morire solo perché non riesci a
battermi... So cos'è il valore della vita, l'ho provato
sulla
mia pelle. Dammi retta e arrenditi.” In tono brusco quanto
atono gli stava lanciando l'unica opportunità di far finire
quella sciocca disputa. Entrambi c'avrebbero guadagnato.
Elikonis
avrebbe avuto salva la vita, di questo Atena sarebbe stata
contenta, Cancer lo sapeva. E
lui, DeathMask, avrebbe avuto ancora la fedina pulita dall'ultima
volta che era tornato in vita. Era cattivo, mica scemo.
“Mai!
Atropo mi ucciderebbe piuttosto! Devo portare la tua testa, altro
che mettermi in accordo con te!”
“E
allora muori.” Pronunciò leggermente irritato il
Saint
del Cancro. Prese l'anima del nemico e si teletrasportò di
nuovo nella terra dei vivi. Gli
bruciava il fatto che per una volta sola in vita sua che aveva avuto
quasi pietà, o chissà cos'altro, quello
stupido non
aveva voluto ascoltarlo. Sapeva
il costo di una vita. Lui stesso era morto, forse solo per questo
adesso non voleva sprecare inutilmente quell'anima che oltre ad
essere un suo nemico... era solo un ragazzo, persino più
piccolo, ma decisamente più caparbio. DeathMask si riteneva
un
uomo senza morale alle volte, ora che ci pensava in quella
situazione sarebbe sicuramente passato dalla sua parte piuttosto che
morire a quel modo.
Era
stupido ed infantile Elikonis. O forse no, era persino più
maturo di lui...
“In
Ade non c'è Luce che tenga*, cavaliere del Destino Luminoso.
Nella morte non c'è mai Luce.”
Nella
morte non c'è mai luce.
✾
Fu
un rumore sordo, quello. Cadé all'indietro sentendo le forze
venirgli meno, non si sentiva più le mani... non si sentiva
più niente. Persino il desiderio di pensare gli era bloccato.
Rimasero
fermi entrambi, scrutandosi a vicenda. Poi una caduta libera... ed
un'altra ancora. Mu
era stato il primo a cadere. Ma lui era un cavaliere d'Oro e sino
all'ultimo istante si era meritato quel titolo.
“Sei
vivo Aries?” Chiese il Cavaliere in un affannoso respiro
spezzato. Non
si potevano osservare, come solo poco tempo prima avevano fatto. E
forse il tiepido calore che perveniva dal loro corpo era la sola
prova che entrambi erano vivi. A terra, ma vivi.
“Sì,-
rispose ansante il Gold Saint. -Ora mi dirai il tuo nome?”
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*poco: Mi sono rifatta alla descrizione del colpo “Crystal Wall”, dunque: ha il difetto di non avere grande durata nel tempo e di poter essere distrutto se il colpo è particolarmente forte.
*tenga: ovviamente questo è un mio punto di vista. Mi sono immaginata che Elikonis, prendendo i suoi poteri dalla luce, in un regno dove cala l'oscurità o comunque la morte -anche se senza Hades- non riuscisse a farsi prevalere. Sulla terra magari erano bilanciati, ma invece lì senz'altro aveva più potere DeathMask mentre i poteri dell'avversario erano quasi nulli. Ho optato per questa scelta, che sicuramente a molti di voi farà storcere il naso -lo so, lo so- ma volevo inanzi tutto far comprendere altre cose: ossia DeathMask che in fin dei conti non è così spietato come una volta, certo magari lo fa per non morire di nuovo -e ad opera di Atena stavolta xD- o perché non gli andava, però... me lo sono immaginato come un simbolo del fatto che “pensando, rimuginando, provando pietà o quello che è” sia maturato, che sapendo il valore della vita... anche con il suo carattere cinico, non voglia uccidere così un valido nemico, nonché ...uomo.
Dunque, eccomi qua D: Sì, io concludo sempre molto male >.< ma mi piaceva far vedere che i nemici non devono per forza essere “saccenti e stronzi” ma che possono anche essere validi avversari, seppur appunto con ideali diversi -che siano ideali grandi o no-, e riconoscere la medesima cosa dell'altro. Nel senso... il fatto che abbiano combattuto sino allo strenuo è indice sì di grande forza di entrambi ...ma che comunque non volevano uccidersi a vicenda.
PS: Sull'entrata agli inferi è una mia personale visione, giacché è sì vero che anche senza Hades... l'Ade continuava a sussistere, okay, ma dopo quest'ultima guerra santa... uhm, le pover'anime non vanno proprio da nessuna parte (?)
RINGRAZIO ANCORA VOI TUTTI CHE COMMENTATE, grazie davvero!
….AH-AH D: Ora c'è una piccola scheda su UN personaggio D: (se volete leggerlo, ovviamente)! Colui che ha combattuto contro DeathMask ♥
CAVALIERE DEL DESTINO LUMINOSO:
Nome: Elikonis
Anni: 21
Nazionalità: Greca (anche il suo nome ha origini Greche)
Luogo d'addestramento: Grecia
Colore occhi: neri
Colore capelli: Biondi sino alle spalle
Carattere: impulsivo, diretto, schietto, determinato.
Attacchi: Light Ray (che appunto sarebbero i raggi di luce che lanciava), Imperial Sun
Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino. Ha l'elmo che gli copre la fronte per poi finire a punta nel mezzo degli occhi.