And swords and weapons that you use against me
You, have knocked me off my feet again
Got me feeling like nothing
-Ah
ah!
-Smettetela!- strillò
Piper, arrabbiata. -Subito!
Dopotutto, a sette anni è
facile arrabbiarsi con i compagni di classe che ti prendono in giro.
Piper McLean era in
seconda elementare, ma non si trovava per niente bene in quella
scuola. Malgrado avesse cercato di farsi qualche amica, dopo qualche
giorno aveva già lasciato perdere: le bambine di quella
scuola
erano le classiche "figlie di papà", ricchissime e
viziate, e, sebbene avessero la sua età, si mettevano tanto
di quel trucco che sarebbe bastato per tre secoli di feste di Halloween.
Sapeva che non sarebbe riuscita a sopportarle per molto tempo.
In più, Piper non
era come loro. Lei non rispecchiava lo stereotipo della classica
bimba di sette anni, amante dei fronzoli e delle bambole; Piper era
un maschiaccio, che saltava sullo skateboard e faceva surf nel tempo
libero.
Piper sapeva bene che non
l'avrebbero mai accettata tra loro. Non che a lei importasse, per
carità.
Ma non vedeva perché
dovessero avercela tutti con lei.
-Non è vero!-
gridò a squarciagola. L'edificio parve tremare.
-Ah ah, come no!- rise
una bimba dai boccoli mori super cotonati-e-acconciati, scostando i
capelli dalla spallina del vestitino in seta rosa confetto. -Abbiamo
ragione noi, come sempre.
Piper era davvero furiosa.
Non poteva sopportare quelle galline un attimo di più.
-Ridi adesso, finché
puoi!- replicò la castana, stringendo i pugni e digrignando
i
denti. -Voglio vedere come farai quando non avrai più denti
in
bocca!
La mora fece una smorfia
disgustata. -Sei peggio di un animale randagio, Piper Cherokee.
Un paio di altre bimbe
accorsero e si disposero a semicerchio attorno alla mora, ridendo
senza ritegno.
Piper era certa che quella
fosse la peggior ricreazione di sempre.
-Chiamami ancora così
e ti prendo a pugni veramente!- sbraitò Piper.
-Perché?- replicò
sarcastica la moretta, piantandosi le mani ai fianchi con fare di
superiorità. -Non è forse per questo che tuo
padre ti
ha chiamato Piper? Perché è il nome di un aereo!
-Non è vero!-
replicò Piper, inferocita. Era talmente arrabbiata che
avrebbe
potuto far crollare i muri della scuola con un dito.
-E allora perché
ti ha chiamato così?- le chiese una biondina, sprezzante.
-Non lo so, ma non è
di certo per quello!
-Allora sai cosa
facciamo?- propose la biondina. -Quando vai a casa, chiedi a tua
madre perché ti abbiano chiamato così.
-Oh, ma aspetta!-
aggiunse la mora, con un ghigno malefico sul volto. -Tua madre ti ha
abbandonato quando eri piccola, non è vero?
“Ora basta!”
pensò Piper.
-Povera donna, la
capisco!- esclamò la mora. -Chissà che tipo
doveva
essere per aver avuto una figlia del genere!
“Ora basta!”.
-Capisco perché ti
ha abbandonato...
“Ora basta!”.
-... e perché sei diventata
cleptomane...
“Ora
basta!”.
-... caro aereo Piper
Cherokee!- concluse la mora, sghignazzando.
La vista di Piper di
annebbiò completamente, ed in quell'istante perse
completamente il controllo delle proprie azioni.
-Ora basta!- urlò,
con tutto il fiato che aveva in corpo.
Saltò sullo
skateboard e travolse l'allegra combriccola di bambine. Caddero tutte
a terra proprio come birilli, solo che loro erano birilli urlanti e
doloranti.
La bambina dai boccoli
mori iniziò a piangere come un'ossessa, mentre Piper
scendeva
le scale in equilibrio con lo skate sul corrimano.
Le urla della mora fecero
accorrere la maestra, appena in tempo per vedere Piper fuggire su uno
skateboard sul corrimano.
-McLean, fermati subito!-
urlò la maestra, ma Piper non la stette neppure a sentire,
dirigendo lo skate verso l'uscita dell'edificio, saettando sul
pavimento di marmo.
Oh, sarebbe stata espulsa
per quello, lo sapeva benissimo. Ma non gliene fregava più
di
tanto. Ovviamente, Jane le avrebbe trovato un'altra scuola, ma era
certa che non si sarebbe trovata bene neppure in quella, come in
nessun'altra che avesse frequentato prima di allora,
dopotutto.
Scavalcò in cancello con un balzo lesto, con la
sensazione che non l'avrebbe varcato mai più.
Imbracciò lo
skateboard.
Alzò la mano,
chiamando un taxi.
Aprì la portiera,
si sedette sul sedile e borbottò un indirizzo al conducente,
così da poter essere solo a due isolati di distanza da casa
di
suo padre: avrebbe percorso il tratto di strada mancante a piedi,
così da passare quasi inosservata.
L'autista inarcò
un sopracciglio. -Ce li hai i soldi per pagare, piccina?
-Lei vorrebbe far pagare
la corsa ad una bimba di sette anni appena fuggita da scuola?-
replicò prontamente Piper.
Il conducente parve
interdetto. -Io... uh, no, certo che no.
Piper sorrise. -Grazie
mille.
L'autista mise in moto e,
ben presto, la loro auto si confuse con gli altri taxi sulle strade
cittadine.
“Non avevano il
diritto di prendermi in giro!” si consolò Piper.
“Non
possono parlar male di mia madre e di mio padre! Oh, se solo
sapessero...”.
Una lacrima rigò le
guance di Piper, ripensando a sua madre.
Un'altra scese per suo
padre, perché Piper non voleva deluderlo.
Una terza per se
stessa, perché lei non doveva essere presa in giro.
Una quarta lacrima scese
per un altro motivo ancora, così come la quinta, la sesta, e
così via.
Quando giunse a
destinazione, scese dall'auto il più velocemente possibile,
lasciando il tassista mezzo in trance, e si diresse verso la villa di
suo padre.
Era strano come
continuasse a piangere, Piper era una ragazza forte. Ma forse quello
era troppo da reggere anche per lei.
“Vedrete!”
minacciò mentalmente Piper, mentre le immagini di quel
gruppetto di bimbe cattive le balenava in testa. “Quando
sarò
grande e completamente fuori dalla vostra portata, allora vi
pentirete di essere state cattive!
Tentò di farla
suonare come una minaccia, ma persino nella sua testa sembrava poco
più di una misera autocommiserazione.
Aprì la porta di
casa.
Entrò in salotto.
Suo padre era seduto sulla
poltrona di velluto blu, sfogliando un plico di fogli uniti assieme
dalla graffetta. Sempre quello stupido lavoro.
Quando si accorse che la
sua bambina stava piangendo, scattò subito in piedi e le si
avvicinò preoccupato.
-Che succede, Pipes?
Piper singhiozzò.
-Perché mi hai chiamato Piper, papà?
And all you’re ever going to be is mean
Someday I’ll be big enough so you can’t hit me
And all you’re ever going to be is mean
Why you gotta be so mean?
My little corner:
Salve a tutti!
Non che pretenda più di tanto da questa raccolta di song-fic, ma nonostante tutto ci tengo parecchio... per chi non conoscesse Piper ma avesse letto lo stesso, sappiate che questa ragazzina (che personalmente adoro) appare in The Lost Hero, ed è una dei protagonisti principali.
La scena qui descritta è un missing moments, ispirato al ventritreesimo capitolo del libro. Beh, tutte le one-shot saranno missing moments, quindi... ^^
La canzone che ho utilizzato è Mean di Taylor Swift, e la trovo parecchio azzeccata sia per mezzosangue che non.
Grazie mille per aver letto, e ringrazio in anticipo coloro che saranno così cortesi da lasciare una traccia del loro passaggio: mi fa sempre un piacere infinito ricevere recensioni, mi rendono sempre felicissima.
Grazie.
Bacioni, Aly.
Credits:
Characters © Rick Riordan
Song © Taylor Swift, "Mean"
Title Font = Made With B
Text Font = Traditional Arabic
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Rick Riordan. La canzone s'intitola "Mean" ed è cantata da Taylor Swift. Non ho scritto questa storia a scopo di lucro.