Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: yonkerauhl    12/09/2011    1 recensioni
volevo seguire il mio sogno. odiavo questo mondo. L'aria che si respirava qua sulla terra, mi bruciava nei polmoni. Li corrodeva peggio del fumo e mi confondeva la mente, offuscava tutto con quel fumo e io non riuscivo più a vedere niente. Le persone accanto a me diventavano ombre mielose, difficili da identificare. Io non capivo più niente, a caussa sua ero finita nell'oblio più totale. sola. Nessuno capiva ciò che sentivo, il dolore che mi squarciava in pezzi il cuore. nessuno l'aveva mai provato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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andavo avanti così. vodka, sogni e fumo che mi impestava la gola.
continuavo a chiamarlo ed era sempre la stessa storia.
"sono impegnato" "ho un'intervista" "dopo c'è un concerto" "oggi c'è uscita in famiglia" e io che sorridevo come una cogliona ogni volta che lui infrangeva il mio piccolo sogno di poterlo rivedere.
allie mi tartassava di sms, telefonate e io non rispondevo mai.
quella sera mi ero sentita felice, felice per la prima volta.
sembrava una rinascita, io con il vestito da principessa, un mucchio di soldi e il ragazzo che ami per sempre al tuo fianco.
accendevo il pc, ci versavo sopra un po' di alcol per quanto il fumo mi offuscasse la vista e ridevo vedendo i miei che si preoccupavano perennemente di come stessi.
«e stò bene mamma, sto bene» 
ed era la bugia più grande che io avessi mai detto, io non stavo bene. 
comunque avevo compiuto diciotto anni da poco, potevo permettermela un po' di autonomia.
lo seguivo da quando avevo tredici anni e lui diciassette tante volte avevo sentito la sua mancanza, quando mi vietavano tutti i suoi concerti, quando mi strappavano i poster dicendo che era un sogno impossibile.
e dopo così tanto tempo io avevo bisogno di lui più che mai, più che in ogni altro momento.
e lui dov'era?
il lato positivo, anche se di così positivo in tutto questo non c'era molto, era che gli alcolici e il fumo riuscivano a stordirmi e tentavo di dimenticare.
comunque, prima o poi sarei dovuta uscire da quello stato o avrei rischiato un colpo di cuore da un momento all'altro, anche se il vero infarto me l'ero già beccato quella sera, per colpa di quello stronzetto e del suo sorriso.
una sera buttai tutte le sigarette, dissi alla ragazzina alla hall di non rifornire il minibar degli alcolici e provai a disintossicarmi.
sistemai la stanza e mi stesi sul letto iniziando a riavvolgere le pellicole dei piccoli film mentali che mi ero sempre fatta ed eccolo lì, il telefono che squillava e lui che con la vocetta da coglione che mi chiedeva di uscire.
se.
non riuscivo a prendere sonno, passai la notte ad ascoltare le lancette dell'orologio che ticchettavano.
tic toc, tic toc.
passai la notte in bianco, con qualche momento di trans, in cui neanche io capivo se dormissi o meno. 
sentii squillare il cellulare, nove e trenta del mattino.
corsi a controllare.
«hai un nuovo messaggio!» lessi sul touch.
sapevo che era lui, o almeno volevo saperlo.
però tentavo di convincermi che fosse allie o l'operatore telefonico.
«hey bellezza, sabato, verso le 2.30, sei libera?»
la sensazione più bella che avessi mai provato.
  
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