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Autore: Tati Saetre    12/09/2011    25 recensioni
I taxi a Londra sono piccoli e neri. Mi raccomando, non entrare nella macchina di uno sconosciuto!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Taxi?!
 
Isabella guardò la sua immagine riflessa nello specchio della piccola camera, piegando la gonna del tailleur nero che indossava.
Il suo primo giorno di lavoro, a Londra.
Dopo che il suo capo Aro Volturi l’aveva trasferita lì da New York, lasciandola nello scompiglio totale. Fortuna che non aveva famiglia, e che suo padre se la cavava egregiamente da solo.
Sì, perché sua madre era morta da ormai due anni, a causa di un incidente stradale.
Alzando gli occhi al cielo prese la borsa nera, e ci infilò dentro il suo Blackberry. Poi, le chiavi della macchina. Facendo in fretta e furia le scale del portone e intenta a non inciampare con i bassi decolté che aveva ai piedi, si ritrovò in mezzo alla strada. Immediatamente si spostò sul marciapiede, cercando di non essere investita. Ovvio, perché ora doveva anche guidare dall’altra parte. Fortuna che non possedeva una macchina, non per il momento.
Si guardò intorno, notando che Londra era silenziosa. L’esatto opposto di New York. Lì potevi scontrarti con una persona ogni due passi, invece a Londra potevi benissimo camminare tranquillamente. E senza trovare un taxi a portata di mano. Con un sonoro sbuffò continuò a guardarsi intorno, cercando di scorgere un taxi. Non poteva fare tardi il suo primo giorno di lavoro. Il suo nuovo capo l’avrebbe uccisa, e così anche Aro che l’aveva raccomandata tanto bene.
Non abbastanza per farla rimanere nella sua città natale però.
Dopo qualche occhiata in lungo e in largo scorse una macchina gialla, e senza pensarci due volte si precipitò in quella direzione, cercando di non essere investita. Quella sì che era un impresa ardua. Quando aprì lo sportello del passeggero, il guidatore si voltò per guardarla dritto negli occhi.
Fulminarla.
“Mi scusi?” Chiese, sforzandosi di tenere un tono quantomeno gentile.
“Sì, svolti alla quarta e poi entri nella A20. E faccia piuttosto in fretta, che sono in ritardo.” Spiegò Isabella, mettendosi comoda su quei sedili… profumati? Beh, almeno i Londinesi erano puliti. A New York prendeva almeno tre taxi al giorno, e tutti avevano un odore rivoltante.
“Signorina, può ripetere?”
“Oh, ma soffre di Alzheimer? Le ho detto di svoltare nella quarta, ed entrare nella A20. Per poi uscire di lì. Chiaro?” Era spazientita, adesso. Aveva spiegato tutto molto lentamente, sperando di non aver preso un tassista idiota.
I suoi pensieri però volarono via felicemente, quando l’autovettura partì.
“Dov’è diretta precisamente?” Domandò questa volta l’uomo, con gli occhi socchiusi.
“Allo studio legale Cullen. La prego, non mi faccia fare tardi! E’ il mio primo giorno di lavoro!” Non le sfuggì la strana occhiata che il tassista le dedicò attraverso lo specchietto.
“Studio legale Cullen?”
“Sì. Il mio capo alias stronzo di prima categoria mi ha trasferita qui da New York. Dopo ben nove anni di lavoro nel suo studio. Cioè, si rende conto? Cose di altro mondo!” Borbottò offesa, iniziando a parlare con se stessa.
Lo faceva sempre, quando era arrabbiata. Parlava da sola, e diventava logorroica. Peccato che il tassista la sentiva, e anche con molta curiosità.
“Allora è la sua prima volta a Londra, eh?” Buttò lì, cercando di reperire più informazioni possibili.
“Sì. E non so proprio cosa fare. Ho trovato un appartamentino a pochi soldi, e l’affitto è ragionevole. Certo, mio padre mi ha aiutato molto, anche se per nove anni sono stata più schiava del mio capo se non altro.”
Era vero. Aro usava Isabella. Il lavoro della ragazza era un lavoro d’ufficio. Doveva semplicemente rispondere alle chiamate, accordare gli appuntamenti e qualche volta accompagnare l’avvocato Volturi in tribunale.
In nove anni, non aveva fatto nulla di tutto ciò. Era stata assegnata a tutti i grandi di quel posto, per prendergli del caffè al Bar più IN della città, per fare delle compere che certe volte non centravano un bel niente con il lavoro che lei svolgeva.
“Schiava?” L’autista questa volta era veramente concentrato sulle parole che uscivano dalla bocca della mora.
“Già. ‘Portami il caffè, Isabella!’ – ‘Chiama Jane, Isabella!’ E per non parlare di Jane!” Questa volta Bella alzò entrambe le mani, gesticolando animatamente. “Non può capire quanto odio Jane! Credo che sia fidanzata ufficialmente con uno dei fratelli Cullen. Sì, perché ad occuparsi dello studio Cullen sono tre fratelli, se non lo sapeva. E Jane a km di distanza, si scopa Aro Volturi! Se ne rende conto? Questa è proprio buona faccia a cattivo gioco, eh? Io mi chiedo cosa accadrebbe, se si verrebbe a sapere una cosa del genere! Lavorare in quello studio è come girare nuove puntate di Beautiful ogni santo giorno!” Questa volta però l’autista non chiese niente, continuava a guidare, con una smorfia dipinta sul volto.
Isabella si fermò ad ammirare i suoi occhi, che riusciva a vedere attraverso lo specchietto. Erano verdi. Un verde intenso, che improvvisamente si era fatto scuro.
“E poi, signorina? Ci sono altre cose strane che accadono in quello studio?” Domandò, aspettandosi una risposta.
Quella, non era una semplice domanda. Era come se Isabella fosse obbligata a rispondere.
“Direi di no. A parte che Aro dipende totalmente dai Cullen, e che ora mi ha spedito da loro.” Borbottò, accasciandosi sul sedile. “Spero solo che il lavoro lì sia migliore, davvero.” Sussurrò infine, appoggiando la testa sul finestrino.
Il tassista la guardò, cercando sempre di restare concentrato sulla guida.
Cosa aveva passato per quei nove anni? Ovviamente dipendeva da Aro Volturi, per essere stata spedita lì senza neanche un semplice preavviso, e non si era neanche lamentata.
“Non ne ho dubbi, signorina.” Isabella alzò gli occhi, scontrandoli con quelli verdi del guidatore.
“La ringrazio. Per caso lei conosce i Cullen?” Chiese innocentemente, strizzando gli occhi.
“Sono molto rinomati in città, signorina.”
Oh.” Allora era vero. Lo studio dei Cullen, era davvero famoso. Anche più di quello a New York.
Dopo qualche minuto la macchina si fermò, lasciando Isabella davanti ad un enorme edificio. Lo guardò dal basso all’alto, cercando di non far trasparire la sua paura. In realtà, aveva una fifa pazzesca.
Deglutì, scacciando via parzialmente il suo terrore.
“Sono certo che andrà tutto bene… Isabella.” L’autista la fece rinsavire, con un sorriso tirato stampato sulle labbra.
“La ringrazio, di nuovo.” Lo fissò per bene, questa volta. Si era voltato, mostrando un po’ di barba ai lati. Sicuramente che non si era rasato quella mattina.
Stava per scendere, quando dandosi un piccolo schiaffetto sulla testa tirò fuori dalla borsa un portafoglio marrone.
“Che sbadata! Quanto le devo?” L’uomo sorrise, scuotendo la testa.
“Per questa volta è gratis.” Annunciò, sorridendole.
“No, non posso. L’ho anche trattata male quando sono salita e non voglio avere dei debiti con lei. Quanto le devo?” Ripeté nuovamente, cercando di addolcire lo sguardo. Lei voleva pagare.
“Davvero, non mi deve niente. Mettiamola così: alla prossima occasione, sarà lei ad offrire.”
“Cosa?” Isabella sembrò spaesata. Era una specie di invito ad un… appuntamento?
Ma gli inglesi erano davvero così impertinenti?
“Non credo che l’occasione si ripresenterà, mi dispiace.” La buttò lì, pensando a quanti altri taxi avrebbe preso nel suo soggiorno a Londra, e quante possibilità c’erano di incontrare lo stesso uomo.
Impossibile.
“Mai dire mai.” Sussurrò lui, facendo scendere Isabella senza averle fatto pagare la corsa. “E’ stato un piacere, Isabella.” Lei lo salutò con un semplice cenno del capo, scuotendo la testa e dirigendosi verso l’entrata dell’enorme edificio grigio.
 
**
 
Diretta verso la porta scorrevole, Isabella si fermò di colpo ad ammirare un auto parcheggiata proprio vicino al marciapiede.
Sopra, c’era la scritta ‘Taxi’.
Era nera. Nera come la notte. Nera come il buio. Nera e basta.
Lei, un quarto d’ora prima non era entrata in una macchina nera. No. Quella era gialla e… aveva la scritta ‘Taxi?”
Non venne a capo di quella domanda, finché non entrò nell’enorme ufficio undici. C’era una ragazza alla reception, con i capelli legati in una crocchia semplice e una montatura fina posata sul naso.
“Salve.” Salutò educatamente, facendo alzare lo sguardo a quella… ragazza? Diamine, doveva aver si e no venti anni appena compiuti.
Le sorrise cordialmente, ricambiando il saluto.
“Buongiorno. Lei è?”
“Isabella Swan. La nuova segretaria dell’avvocato Edward Cullen.”
“Sì, guardi l’avvocato è arrivato appena cinque minuti fa. Se intanto vuole aspettare.” E sempre con il sorriso sulle labbra, le indicò una sedia di plastica, trasparente.
Isabella si accomodò, cercando di far meno rumore possibile.
Il vestito era a posto? E i capelli? E se Edward Cullen l’avesse rispedita a casa immediatamente? Di certo Aro non le avrebbe dato una nuova possibilità!
Con mille domande che le frullavano per la testa, non si rese conto che la ragazza neo ventenne si era seduta accanto a lei.
Oh, Dio!” Sussultò, mettendosi una mano sul cuore.
“Ti ho spaventata?” Fece un risolino, cercando di non scoppiare a riderle in faccia. “Scusami.”
“Niente.” Isabella si riprese, scuotendo la testa.
“Comunque io sono Angela Weber. E sono gli occhi, la bocca e le orecchie di questo posto!” Batté le mani euforica, facendo un piccolo saltino sulla sedia.
Ecco, questa è una Alice Brandon di Londra, pensò Bella guardando il soffitto.
Alice Brandon lavorava nella reception dello studio legale Volturi, ed era appunto gli occhi, la bocca e le orecchie di New York.
“Piacere.” Azzardò Bella, cercando di liquidare lì la questione. Peccato che Angela iniziò a parlare, senza fermarsi un minuto.
Le aveva detto che Emmett Cullen era il primogenito dei Cullen, e che era fidanzato ufficialmente con Rosalie Hale. Rosalie, era la sua segretaria personale.
Sentito e risentito, pensò Isabella.
Poi, il secondogenito era Jasper Cullen. Un uomo spocchioso, che rivolgeva la parola solo a poche persone e allo stretto necessario. Jasper, era felicemente single e la maggior parte dei dipendenti in quello studio credeva che fosse gay.
Scuse che si inventano quando vedono un bel bocconcino single, pensò Isabella.
“… E poi c’è il terzogenito, cioè Edward.” Annunciò, infine. Questa volta però Bella drizzò le orecchie, per sapere qualcosa del suo futuro capo. “Lui è fidanzato ufficialmente con Jane Whitlock.” Ecco chi era il fantomatico fidanzato cornuto di Jane.
Proprio il suo futuro capo.
Cercò di trattenere una risata, pensando che fosse inadatta per quel momento. “E’ simpatico ed educato con tutti, ed ha sempre la battuta pronta. Un uomo davvero fantastico, Isabella.”
Questa invece non l’ho mai sentita, pensò Isabella.
“Wow. Il mio nuovo capo sembra davvero interessante.” La buttò lì, quando furono interrotte dallo squillo del cellulare.
Angela si alzò, prendendo nuovamente la sua postazione e rispondendo. Dopo due minuti, fece un cenno a Isabella.
“Terza porta a sinistra. Ti sta aspettando.” Deglutì rumorosamente, prima di rispondere all’in bocca al lupo della sua nuova amica.
Uno.
Due.
Tre. Si fermò lì davanti, e bussò. Via il dente via il dolore, no?
Quando aprì la porta però, rimase totalmente paralizzata.
Cosa diamine ci faceva il suo tassista lì? Era una Candid Camera o cos’altro?
“Isabella.” Si alzò dalla poltrona in pelle, nel suo perfetto completo grigio. “E’ un piacere conoscerti.”
I taxi a Londra sono piccoli e neri. Mi raccomando, non entrare nella macchina di uno sconosciuto!’ Le ultime parole che le aveva detto suo padre, prima di vederla salire su quel volo.
Piccoli e neri.
Lei era entrata in un taxi giallo. Senza la scritta sopra. Senza il tassametro davanti.
Con quel figo da paura a cui aveva rivelato i macabri segreti del suo lavoro. Gli aveva anche detto di essere cornuto, senza mezzi termine.
Edward le si avvicinò, porgendole una mano.
“Beh, credo proprio che mi devi una corsa in taxi, no?”
Oh, cazzo!
 
 
NOTE:
Insomma, una piccola One shot senza capo né coda.
E’ uscita così, e le autrici sanno bene che quando una storia frulla per la testa, bisogna soltanto metterla per iscritto per farla andare via.
Spero che vi sia piaciuta, davvero!
Per ora sarà soltanto una semplice One shot, quindi niente Extra o Long fic. Un Edward mezzo tassista e una Bella attira figuracce.
Quindi… non vi posso dire ‘Alla prossima’, ma vi posso consigliare le altre mie FF che trovate nella mia pagina autore.
Un bacio.
Tatiana.
   
 
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