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Autore: Nadine_Rose    13/09/2011    1 recensioni
15 settembre 1939: un giovane tedesco non passa la visita militare. È deluso e affranto ma, quello stesso giorno, un incontro molto particolare sconvolgerà la sua vita.
“Quando la guerra sarà finita, ci trasferiremo a Berlino e andremo ad abitare in una casetta dal tetto rosso con fuori un grande giardino. Ci sposeremo e tu entrerai in chiesa vestita di bianco accompagnata dalle note dell’Ave Maria di Schubert. Quello sarà il giorno più felice della nostra vita”.
[Ultimo capitolo: Sangue e lacrime]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Capitolo 8

 

Fuga da Ravensbrück

 

Kurt aveva già preparato tutto per la fuga, mettendo nel suo zaino un po’ di cibo e un vestito a mezze maniche per Nadine rubato dall’armadio di sua sorella. Un’ora prima, a cena, il giovane aveva provato un morso allo stomaco pensando che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti vissuti con la sua famiglia. Kurt chiuse la cerniera dello zaino e uscì dalla sua camera per entrare in quella di Käthe e parlarle per l’ultima volta. Nonostante le prese in giro reciproche, le discussioni e i litigi immancabili tra fratello e sorella, lui le voleva un gran bene e gli dispiaceva non rivederla mai più. “ Che fai, Käthe? ” le domandò, vedendola con la testa china sui libri. “ Studio! ” “ A metà giugno? ” replicò Kurt con tono meravigliato. “ Certo! Se voglio diventare una giornalista di fama. ” Il giovane le sorrise teneramente e Käthe, rivolgendogli lo sguardo, notò lo zaino. “ Dove vai? ” gli chiese un po’ stupita. “ Starò fuori un paio di giorni per lavoro, al massimo tre, non ti preoccupare. ” “ Fuori dove? ” continuò a domandare sospettosa. “ A Berlino. Devo scattare alcune foto per un giornale. ” “ Bene! ” affermò la ragazza contenta per suo fratello che, inaspettatamente, l’abbracciò e disse: “ Ti voglio bene, sorellina. ” “ Anch’io, fratellone. ” rispose dopo un primo istante di perplessa meraviglia dovuta a quel gesto e a quelle parole d’affetto, insoliti per uno come Kurt. “ Mi stai strozzando, Kurt! ” esclamò Käthe ridendo. “ Scusa, scusa. ” disse il giovane con un sorriso e la lasciò.

Kurt aveva salutato sua sorella e adesso non gli restava che una cosa da fare prima di uscire di casa: prendere i soldi di suo padre. I suoi non sarebbero bastati per il viaggio verso la tranquilla e neutrale Svizzera. Il giovane entrò nell’ufficio del padre e si mise a frugare nei cassetti della scrivania, finché non trovò ciò che stava cercando: un bel mazzo di banconote. Lo prese e, mettendolo lentamente nello zaino, disse: “ Perdonami, papà. ”

Nadine, intanto, andava avanti e indietro per la baracca dell’infermeria domandandosi se Kurt sarebbe riuscito a passare sotto il filo spinato senza essere visto dalle SS. Poi, stanca di quell’incedere, si fermò e sedette su una delle due brandine. Ma, dopo un po’, Nadine balzò in piedi: la porta dell’infermeria si era improvvisamente aperta. “ Kurt! ” esclamò e corse ad abbracciarlo. “ Ce l’ho fatta, Nadine. ” ribatté l’altro commosso mentre la ragazza, scoppiando in lacrime, disse: “ Io non voglio più farlo, ho paura. ” Nadine aveva infatti capito che tentare la fuga da Ravensbrück sarebbe stato un vero e proprio suicidio. Kurt, però, le prese il viso e la rassicurò dicendo: “ Andrà tutto bene, ce la faremo. Tra poco saremo liberi, vedrai. Andrà tutto bene. ” Le asciugò le lacrime e la baciò sulla bocca. “ Ora mettiti questo. ” aggiunse Kurt con dolcezza, dandole il vestito. Nadine, in fretta, si tolse il suo camicione a righe, buttandolo a terra e indossò il vestito beige di Käthe. I due innamorati si presero per mano e uscirono dalla baracca dell’infermeria. Con passo felpato, s’inoltrarono nel buio del campo e si diressero verso la rete di filo spinato. Finalmente raggiunta, Kurt si chinò di scatto e – per la seconda volta – si mise a scavare a mani nude la terra di sotto il filo spinato. “ Così dovremmo farcela. Vai prima tu, Nadi … ” Il giovane non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la sirena del campo fischiò, i cani cominciarono ad abbaiare e la luce del faro si accese violentemente su di loro accecandoli. Nadine e Kurt erano stati scoperti. La ragazza, tremando, si strinse al suo amante pietrificato dalla paura e, in meno di un secondo, furono accerchiati da SS, guardie donne e kapò. I due non avevano alcuna via di scampo. Immobili e ansimanti, Nadine e Kurt fissavano le figure che avevano dinanzi e sentivano sempre più vicina l’ombra della morte e che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti della loro vita. Del gruppetto di SS, si fece avanti il capitano che con violenza li divise spingendo Nadine a terra. “ Cosa avevi intenzione di fare, puttana di un’ebrea? ” le domandò la SS con tono ironico. Kurt non riuscì a trattenersi e, non appena il capitano si volse di nuovo verso di lui, gli sferrò un pugno in faccia. “ No! ” urlò Nadine poiché sapeva che con quel pugno Kurt aveva firmato la sua condanna a morte. Il nazista si toccò le labbra e poi, guardandosi le dita sporche di sangue, sorrise sarcasticamente. Nadine si alzò, pronta a correre verso il suo amato in pericolo. “ Kurt! ” esclamò ma una kapò la trattenne per le braccia e, con tono malvagio, le disse: “ Guarda, guarda come muore il tuo amichetto. ” Nadine emise un urlo disumano e scoppiò in lacrime. Kurt la guardò per un istante con le lacrime agli occhi per poi rivolgere di nuovo lo sguardo alla SS. Deglutì per trattenere il pianto e nascondere così la sua paura, assumendo un’espressione fiera. Il nazista lo colpì in viso con un pugno tanto forte da farlo cadere a terra, poi allo stomaco con un calcio fortissimo. Dalla bocca insanguinata di Kurt fuoriuscì un gemito di dolore e Nadine si dimenò furiosamente. “ No! Kurt! ” urlò mentre la SS continuò a colpirlo con calci. Quand’ebbe finito, il capitano si avvicinò a un suo sottoposto lasciando Kurt mezzo tramortito a terra e gli sfilò il manganello dal cinturone. Il giovane rivolse uno sguardo disperato alla sua amata. “ Kurt. ” sussurrò Nadine e, in quel momento, sentì come se qualcuno le stesse strappando il cuore dal petto. Kurt, colui che era stato suo amico, colui che l’aveva aiutata materialmente e moralmente, colui che era stato il suo primo amore, colui che amava con tutta se stessa, a breve, sarebbe morto atrocemente. “ No! Lui non c’entra niente! Prendete me! ” urlò la ragazza “ è tutta colpa mia! ” Ma fu inutile: il nazista cominciò a colpirlo col manganello. A un colpo alla testa, seguito da un altro alla faccia, Kurt quasi svenne e anche Nadine rischiò di perdere i sensi per lo shock.

La SS fermò la sua furia e, asciugandosi il sudore dalla fronte, si avvicinò alla kapò che teneva Nadine stretta e disse: “ Tu occupati di lei. ” Il nazista andò via seguito da guardie e soldati, lasciando lì il giovane Kurt agonizzante, Nadine e la kapò. Quest’ultima, mossa a pietà, lasciò la ragazza cadere a terra e le permise di raggiungere il suo amato. Stremata e senza più lacrime, Nadine strisciò verso Kurt che emise un profondo respiro e iniziò a tremare. Il giovane stava per morire. “ Sono qui, amore, sono qui. ” gli disse Nadine, prendendogli la mano. Quelle parole portarono Kurt indietro con la mente, al giorno del suo incidente, erano le stesse che gli aveva pronunciato sua madre in ospedale. Nadine lo guardò in viso: Kurt era irriconoscibile; i suoi bellissimi occhi marroni erano pesti e stentavano ad aprirsi; il suo naso, dalla forma greca, era rotto e le sue labbra perfette erano impastate di sangue. “ Oh, Kurt. ” disse la ragazza, scoppiando in lacrime. “ Nadine. ” sussurrò l’altro e, aprendo gli occhi, vide su di sé, in un’immagine sfocata, il volto della sua amata. “ Perdonami. Non sono riuscito a salvarti. ” le disse a fatica. Non c’era una parte del corpo che non gli facesse male. “ Shh … ” fece Nadine “ … Presto, presto saremo via da qui. ” “ No, tu devi vivere … ed io ti sarò sempre vicino … Ricordi? … Non ti lascerò mai. ” rispose Kurt e la giovane annuì con la testa.  “ Nadine. ” Kurt respirò di nuovo profondamente. “ Sì, Kurt, sono qui. ” rispose Nadine, accarezzandogli i capelli. “ Nadine, ti prego, dimmi qualcosa che mi faccia sognare. ” La ragazza trattenne le lacrime e gli ripeté parola per parola: “ Quando la guerra sarà finita, ci trasferiremo a Berlino e andremo ad abitare in una casetta dal tetto rosso con fuori un grande giardino. Ci sposeremo ed io entrerò in chiesa vestita di bianco accompagnata dalle note dell’Ave Maria di Schubert. Quello sarà il giorno più felice della nostra vita … ” Dagli occhi tumefatti di Kurt scivolarono delle grosse lacrime. “ … Tu aprirai un piccolo studio fotografico, lavorerai sodo tutto il giorno, poi la sera tornerai a casa e, scherzando, mi dirai: Amore, sono a casa! Cosa c’è per cena?! Poi una sera io ti dirò: Amore, presto saremo in tre … ” Ma, prima che Nadine potesse terminare, Kurt chiuse gli occhi, per sempre. Il giovane morì il 16 giugno del 1940, all’età di soli ventitré anni. Nadine si calò su di lui e, baciandogli lievemente le labbra, esplose in un pianto disperato.

 

“ Lascia ch'io pianga mia cruda sorte e che sospiri la libertà ”.

Rinaldo

Georg Friedrich Händel (1685 - 1759)

 

 

 

   
 
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