Il suono delle note che provenivano dalla chitarra acustica invadeva dolcemente tutto il piccolo appartamento.
Era ancora in fase di creazione, spesso si interrompeva all’improvviso per poi riprendere poco dopo, ma complessivamente la melodia era dolce, trasmetteva un qualcosa di sereno e tranquillo.
Poi Paul cominciò a canticchiare qualche parola, piano, come se non volesse farsi sentire.
Ma a Jane quella voce non sfuggì e, sorridendo, smise di lavare i piatti e si diresse verso la camera dalla quale usciva la musica, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Ehi, genio, cosa scrivi?» domandò.
«Una canzone – rispose semplicemente il ragazzo – E credo proprio che ti piacerà».
«Ah, davvero? E di cosa parla?» chiese ancora la rossa, incuriosita.
«Di te».
Quella fu una delle tante canzoni che scrivesti per me.
Una volta mi confidasti addirittura di essere la tua musa ispiratrice.
Era bello convivere con questa consapevolezza.
Ogni volta che mi dedicavi una canzone, era sempre un’emozione forte.
Sai che non sono quel tipo di persona che si emoziona facilmente.
Eppure tu riuscivi a farmi rabbrividire sempre, qualsiasi cosa facessi.
Magari era la tua voce, così armoniosa.
O le parole che cantavi, che sembrano fatte proprio per noi due.
Oppure lo sguardo con cui mi fissavi e che pensavo fosse riservato solo per me.
O ancora, magari, era solo la mia fervida immaginazione.
…To lead a better life I need my love to be here…