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Autore: Cherolain    13/09/2011    9 recensioni
Una Cho/Voldemort, un crack paring per eccellenza.
Non aggiungo altro, non voglio rovinare sorprese.
Gradita una piccola recensione!
Banner di Lights :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Chang, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Dedicata a Zuzallove, la mia fenomenale beta.

E anche a MyPassion, fedele compagna di pasticceria “ Panna-fragoline-Draco-Ralph”, perché mi ha esortato a pubblicare questa storia.

 

Gradirei tantissimo una piccola recensione, è la prima volta che mi cimento in questo pairing, vorrei sapere il vostro parere.

Un bacio,

Cherolain

Serpentine

 

Le porte dell’inferno si erano probabilmente spalancate ad Hogsmeade, quella fredda mattina. Cho venne costretta da Padma ad andare a fare unapasseggiata per distrarsi, lei non avrebbe voluto.

Proprio no.

Da quando la Battaglia di Hogwarts si era conclusa con la morte di Harry e la vittoria di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, l’intero Mondo Magico era sprofondato in una sorta di trance. Anche Cho era precipitata.

Profondo. Più che profondo.

La perdita di Cedric, la perdita di Harry, la sconfitta finale l’avevano segnata infinitamente.

Fin troppo.

Accadde nel pomeriggio, mentre sorseggiava un tè da Madama Piediburro, e ripensava ai suoi ricordi felici.  

Spesso capitava che alcuni Mangiamorte controllassero i vari negozi e locali cittadini. Dopotutto, il Marchio Nero, regnava sovrano nel cielo. Era il suo stendardo, sanguinario dittatore.

I due seguaci Yaxley e Malfoy, entrarono all’improvviso nel locale, gelando tutti i clienti presenti e impauriti. Senza tante cerimonie, con passo elegante, raggiunsero il tavolo della Corvonero.

« Cho Chang? »  chiese freddamente Lucius.

La ragazza si voltò lentamente, con una maschera di tacito odio in volto.

« Sì, sono io ».

« Deve seguirmi, signorina Chang ».

« E perché mai? »

Non avrebbe mai risposto così ad un Mangiamorte, ma tutto era perduto, lei era perduta.

« Si dà il caso, sudicia Mezzosangue, che è il suo turno di presentarsi al C.A.H.P. Nonché il Censimento Aiutanti di Harry Potter. La attende un processo, signorina. Come tutti »  terminò.

Un brivido attraversò il corpo della ragazza. Padma le aveva assicurato che nessuno aveva fatto il suo nome al Censimento, nessuno aveva testimoniato contro di lei. A quanto pare si sbagliava.

Al Ministero l’aula adibita al processo era la stessa del Censimento Nati Babbani, nuove misure di sicurezza erano state introdotte dalla Umbridge. La fecero accomodare  in una sedia massiccia al centro della stanza, e la legarono con delle catene che le graffiarono dopo pochi istanti i polsi. Lentamente alzò lo sguardo verso la commissione, paralizzandosi per l’orrore e la paura. Al centro si stagliava un uomo che la fissava in modo insistente con i suoi occhi sanguigni.

Voldemort la fissava come un leone fissa una gazzella.

Bellatrix Lestrange interruppe il contatto, intimando il silenzio all’intera commissione lanciando delle scintille rosse.

« Ehmm, ehmm »  cinguettò orribilmente la Umbridge, srotolando una lunga pergamena. « Con il permesso di voi, Mio Signore, direi di iniziare » .

Lord Voldemort fece un impercettibile segno con la testa.

« Cho Sayumi Chang? »  continuò la Umbridge.

« Sì…sono io ».

« Mezzosangue? » domandò, con una smorfia  vagamente disgustata sul volto.

« Sì ».

« Sei accusata di avere preso parte all’Ordine della Fenice, avere complottato contro l’Oscuro Signore e di avere sostenuto apertamente, durante la seconda Guerra Magica, Harry James Potter. Neghi? »

« No »  rispose beffarda.

Non aveva niente da perdere, ormai.

« Da quando è morto il tuo caro Diggory non ti interessa più niente, non è vero Chang? »

L’odiosa voce della Parkinson, presente nella Commissione come testimone esecutivo, fece ridacchiare apertamente la maggior parte dei Mangiamorte. Lord Voldemort sembrò ridestarsi dal limbo di noia in cui era sprofondato, fissando con occhi bramosi la ragazza cinese.

L’aria fredda era diventata palpabile, una sorta di gelo attraversò Cho.

Odiosa troia Serpeverde.

« Oppure »  continuò malignamente la Parkinson. « È il secondo ragazzo con cui sei uscita, il cui nome farebbe davvero scandalo qui dentro, che ti manca particolarmente? »

« Non c’è stato nessun secondo ragazzo, stupida Serpeverde! »  si ritrovò ad urlare, sorpresa da se stessa, Cho.

« Come osi darmi della stupida, schifosa Mezzosangue? »

« Tu non sai niente di me, Parkinson. Non sai niente di ogni singola persona che è passata in questa aula. Non sapevi niente di Luna, di Ginny, di Neville, di Hermione e tutti gli altri! In sette anni  ad Hogwarts non hai conosciuto un singolo Grifondoro, Tassorosso o Corvonero! »

Era la forza della disperazione che la dominava?

Il barlume felice dei suoi amici, morti per una causa mai vinta?

La vendetta? O il desiderio di farla finita?

Non riusciva ancora a credere di avere perso tutto.

Il Crucio arrivò dopo pochi secondi, facendola urlare per il dolore. Era stato Lord Voldemort in persona a lanciarlo.

« Dovresti avere la decenza di stare zitta, Chang.  Tu che sei uscita per un periodo con Harry Potter in persona » .

Il silenzio gelido scese sull’intera Commissione, occhiate disgustate la trapassavano. La Umbridge fu la prima a ricomporsi, sistemandosi il suo odioso cappellino rosa confetto.

« Cho Sayumi Chang, sono sicura che i restanti presenti concorderanno con me nel condannarti alla pena di morte »  chiese adorante, guardando Voldemort.

Cho non aveva mai visto gli occhi di Lord Voldemort così furiosi e fiammeggianti prima d’ora.

« La ragazza avrà ciò che si merita e sarò io a punirla. Nel caso  a premiarla »  terminò con voce melliflua.

« Cosa… cosa  intende dire, Mio Signore? » .

« Che l’udienza è tolta »  terminò secco.

La Corvonero rimase inebetita alcuni secondi, senza riuscire a credere alle parole dell’Oscuro Signore.

Prima di potere formulare un pensiero ben preciso sentì le catene scivolare via dai suoi polsi martoriati e una presa gelida e infernale trascinarla via dalla sedia. Tentò di urlare ma il suono non riuscì ad uscire dalla sua bocca e, in pochi attimi, le orecchie si ovattarono, e tutto divenne buio.

Si risvegliò in una stanza in penombra, rischiarata solamente da poche candele accese. Dopo pochi istanti comprese di non essere sola e si alzò intontita istintivamente.Due occhi color del sangue la fissavano intensamente, soffermandosi sul suo viso delicato e sul suo corpo minuto.

« Finalmente ti sei svegliata, Cho »  sibilò Lord Voldemort, con un lampo divertito negli occhi.

La ragazza, istintivamente, fece alcuni passi all’indietro, tentandosi di allontanarsi dalla figura demoniaca.

Inciampò in una sedia, rovinando al suolo.

« Cosa vuole da me? »
« Cosa voglio? »

Cho Chang, tentando di riportare alla mente alle lezioni dell’Esercito di Silente, inforcò frettolosamente la bacchetta dalla tasca interna della gonna, provando a Schiantare il Signore Oscuro.

Come previsto l’intervento non andò a buon fine e la Corvonero rimediò solo una Maledizione Cruciatus.

Più di una volta era stata sotto effetto del Crucio ma, in quell’istante, il dolore le sembrò il peggiore che le fosse mai afflitto. Per un secondo vide tutto nero. Sentiva solo le proprie urla di lenta agonia, e sprizzi colorati vagavano nei suoi neuroni.

Era tremendamente agghiacciante sentire la propria voce urlare, nel buio, pietà.

« Non osare mai più, ragazza. Mai più. Giuralo, Mezzosangue ».

« S… sì ».

La sua voce usciva ovattata dopo tutto quel dolore.

Come iniziò il Crucio finì.  La Corvonero rimase interminabili minuti riversa sul pavimento con il respiro affannato. Voldemort si chinò su di lei con un sorriso maligno, gli occhi scintillanti.

« È delizioso vedere soffrire qualcuno come te, piccola Mezzosangue. Mi sono divertito molto, devo dire. Mi concederesti un bis? »

Era il demonio in persona.

Cho cercò di sollevarsi, ma tutto quello che ottenne fu un violento colpo di tosse, che le fece sputare sangue.

« N-no… la prego » .

Stava supplicando il suo carnefice, non sarebbe potuta cadere più in basso.

Voldemort sembrò soddisfatto della reazione della ragazza e la alzò con malgarbo da terra, gettandola sulla sedia più vicina. Iniziò a giocherellare con le ciocche corvine di lei, continuando a sorridere malignamente.

« Ci sono visite per te, Signorina Chang ».

L’Oscuro Signore si tocco il marchio sull’avambraccio sinistro e, immediatamente, comparve nella stanza un ansante e viscido Peter Minus.

« Mio Signore, voi avete… chiamato? »           
« Dov’è la ragazza? »

« Nelle segrete, Mio Signore » .

« Idiota »  sibilò Voldemort fissandolo con disgusto. « Portala qui, subito » .

Dopo interminabili istanti di puro terrore Codaliscia tornò trascinando una ragazza per i capelli, più morta che viva: era Padma. La Patil cercò immediatamente lo sguardo dell’amica.

« Forse la tua amica può darti una spiegazione coerente per la quale sei finita nelle mie mani ».

Non bastava averla torturata, Lord Voldemort voleva distruggere ogni frammento di speranza e salvezza che ancora colmava Cho.

« Mi dispiace, Cho. P-perdonami… mi dispiace »  continuava ininterrottamente singhiozzando, Calì.

Lord Voldemort iniziò a girare attorno alla Chang con la vittoria stampata sulla faccia.

« A quanto pare, sei stata tradita dalla tua migliore amica, Cho Chang. Lei… ha testimoniato contro di te, lei ti ha venduta » .

A Cho mancò il respiro.

« E, inoltre, mi ha raccontato anneddoti sulla tua vita sentimentale, del tuo tanto amato Cedric Diggory. Sai, per raccontare tutto, è stata più di due giorni. Lunga e frastagliata la vita sentimentale di una giovane ragazza, a quanto pare »  terminò ghignando.

A Cho mancò il battito cardiaco.

Scontrò il proprio contro quello di Padma, carico di un’emozione forte e triste.

Non di odio… forse.

Non riuscì a scambiare neppure una parole con lei, il lampo di luce verde colpì intensamente Patil, riversandola inerme al suolo. Peter Minus si affrettò a trasportare via il corpo, scomparendo dalla stanza.

Lord Voldemort era riuscita a distruggerla.

Lacrime salate iniziarono a ricoprire il volto della Corvonero. Il Signore Oscuro, come estasiato, si avvicinò e, catturandone una, la leccò avidamente. Dopodichè si avvicinò pericolosamente alla giovane, posando le sue due cadaveriche mani sulle cosce di lei, chinandosi paurosamente sul suo viso.

«Ti manca Cedric, non è vero? »

Suonava molto come una domanda retorica.

« Io posso farlo tornare, Cho. Per sempre ».
La voce sibillina e serpentina continuava a perforarle i timpani. La stava facendo impazzire.

Tremava.
Lord Voldemort avvicinò il proprio viso a quello macchiato di sangue della Corvonero.
« Posso farlo tornare, ma desidero qualcosa in cambio »  sussurrò lascivo, accarezzando la sua gota, con un ghigno divertito e contorto sul viso.
Rabbrividiva per l'orrore.
Cho Chang deglutì, Cho Chang capì.
Cedric era ciò che più amava al mondo, che più desiderava.
L'avrebbe fatto.
Per lui, solo per lui.
Annuì impercettibilmente al Signore Oscuro, leggendo la  propria disperazione riflessa in quei pozzi color vinaccia.
Chiuse gli occhi appena sentì le labbra gelide sulle sue, li spalancò quando la lingue fredda e serpentesca penetrò la sua bocca.
E inibì le sue emozioni, quando la mano cadaverica scivolò sulla zip della sua gonna.
Non poteva fare altrimenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cedric Diggory non tornò mai più.

 

   
 
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