Dedicata
a Zuzallove, la mia fenomenale beta.
E
anche a MyPassion, fedele compagna di pasticceria “
Panna-fragoline-Draco-Ralph”, perché mi ha
esortato a pubblicare questa storia.
Gradirei
tantissimo una piccola recensione, è la prima
volta che mi cimento in questo pairing, vorrei sapere il vostro parere.
Un
bacio,
Cherolain
Serpentine
Le
porte dell’inferno si erano probabilmente spalancate ad
Hogsmeade, quella fredda mattina. Cho venne costretta da Padma ad
andare a fare
unapasseggiata per distrarsi, lei non avrebbe voluto.
Proprio no.
Da
quando la Battaglia di Hogwarts si era conclusa con la
morte di Harry e la vittoria di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato,
l’intero
Mondo Magico era sprofondato in una sorta di trance. Anche Cho era
precipitata.
Profondo. Più che
profondo.
La
perdita di Cedric, la perdita di Harry, la sconfitta
finale l’avevano segnata infinitamente.
Fin troppo.
Accadde
nel pomeriggio, mentre sorseggiava un tè da Madama
Piediburro, e ripensava ai suoi ricordi felici.
Spesso
capitava che alcuni Mangiamorte controllassero i vari
negozi e locali cittadini. Dopotutto, il Marchio Nero, regnava sovrano
nel
cielo. Era il suo stendardo, sanguinario dittatore.
I
due seguaci Yaxley e Malfoy, entrarono all’improvviso nel
locale, gelando tutti i clienti presenti e impauriti. Senza tante
cerimonie,
con passo elegante, raggiunsero il tavolo della Corvonero.
«
Cho Chang? » chiese
freddamente Lucius.
La
ragazza si voltò lentamente, con una maschera di tacito
odio in volto.
«
Sì, sono io ».
«
Deve seguirmi, signorina Chang ».
«
E perché mai? »
Non avrebbe mai
risposto così ad un Mangiamorte, ma tutto era perduto, lei
era perduta.
«
Si dà il caso, sudicia Mezzosangue, che è il suo
turno di
presentarsi al C.A.H.P. Nonché il Censimento Aiutanti di
Harry Potter. La
attende un processo, signorina. Come
tutti » terminò.
Un
brivido attraversò il corpo della ragazza. Padma le aveva
assicurato che nessuno aveva fatto il suo nome al Censimento, nessuno
aveva
testimoniato contro di lei. A quanto pare si sbagliava.
Al
Ministero l’aula adibita al processo era la stessa del
Censimento Nati Babbani, nuove misure di sicurezza erano state
introdotte dalla
Umbridge. La fecero accomodare in
una
sedia massiccia al centro della stanza, e la legarono con delle catene
che le
graffiarono dopo pochi istanti i polsi. Lentamente alzò lo
sguardo verso la
commissione, paralizzandosi per l’orrore e la paura. Al
centro si stagliava un
uomo che la fissava in modo insistente con i suoi occhi sanguigni.
Voldemort la fissava
come un leone fissa una gazzella.
Bellatrix
Lestrange interruppe il contatto, intimando il
silenzio all’intera commissione lanciando delle scintille
rosse.
«
Ehmm, ehmm »
cinguettò orribilmente la Umbridge, srotolando
una lunga pergamena. «
Con il permesso di voi, Mio Signore, direi di iniziare » .
Lord
Voldemort fece un impercettibile segno con la testa.
«
Cho Sayumi Chang? » continuò
la Umbridge.
«
Sì…sono io ».
«
Mezzosangue? » domandò, con una smorfia vagamente disgustata sul
volto.
«
Sì ».
«
Sei accusata di avere preso parte all’Ordine della Fenice,
avere complottato contro l’Oscuro Signore e di avere
sostenuto apertamente,
durante la seconda Guerra Magica, Harry James Potter. Neghi?
»
«
No » rispose
beffarda.
Non aveva niente da
perdere, ormai.
«
Da quando è morto il tuo caro Diggory non ti interessa
più
niente, non è vero Chang? »
L’odiosa
voce della Parkinson, presente nella Commissione
come testimone esecutivo, fece ridacchiare apertamente la maggior parte
dei
Mangiamorte. Lord Voldemort sembrò ridestarsi dal limbo di
noia in cui era
sprofondato, fissando con occhi bramosi la ragazza cinese.
L’aria
fredda era diventata palpabile, una sorta di gelo
attraversò Cho.
Odiosa troia
Serpeverde.
«
Oppure » continuò
malignamente la Parkinson. « È
il secondo ragazzo con cui sei uscita,
il cui nome farebbe davvero scandalo qui dentro, che ti manca
particolarmente? »
«
Non c’è stato nessun secondo ragazzo, stupida
Serpeverde!
» si
ritrovò ad urlare, sorpresa da se
stessa, Cho.
«
Come osi darmi della stupida, schifosa Mezzosangue? »
«
Tu non sai niente di me, Parkinson. Non sai niente di ogni
singola persona che è passata in questa aula. Non sapevi
niente di Luna, di
Ginny, di Neville, di Hermione e tutti gli altri! In sette anni ad Hogwarts non hai
conosciuto un singolo
Grifondoro, Tassorosso o Corvonero! »
Era la forza della
disperazione che la dominava?
Il barlume felice dei
suoi amici, morti per una causa mai vinta?
La vendetta? O il
desiderio di farla finita?
Non riusciva ancora a
credere di avere perso tutto.
Il
Crucio arrivò dopo pochi secondi, facendola urlare per il
dolore. Era stato Lord Voldemort in persona a lanciarlo.
«
Dovresti avere la decenza di stare zitta, Chang.
Tu che sei uscita per un periodo con Harry
Potter in persona » .
Il
silenzio gelido scese sull’intera Commissione, occhiate
disgustate la trapassavano. La Umbridge fu la prima a ricomporsi,
sistemandosi
il suo odioso cappellino rosa confetto.
«
Cho Sayumi Chang, sono sicura che i restanti presenti
concorderanno con me nel condannarti alla pena di morte » chiese adorante, guardando
Voldemort.
Cho non aveva mai
visto gli occhi di Lord Voldemort così furiosi e
fiammeggianti prima d’ora.
«
La ragazza avrà ciò che si merita e
sarò io a punirla. Nel
caso a premiarla
» terminò
con voce melliflua.
«
Cosa… cosa intende
dire, Mio Signore? » .
«
Che l’udienza è tolta »
terminò secco.
La
Corvonero rimase inebetita alcuni secondi, senza riuscire
a credere alle parole dell’Oscuro Signore.
Prima
di potere formulare un pensiero ben preciso sentì le
catene scivolare via dai suoi polsi martoriati e una presa gelida e
infernale trascinarla
via dalla sedia. Tentò di urlare ma il suono non
riuscì ad uscire dalla sua
bocca e, in pochi attimi, le orecchie si ovattarono, e tutto divenne
buio.
Si
risvegliò in una stanza in penombra, rischiarata
solamente da poche candele accese. Dopo pochi istanti comprese di non
essere
sola e si alzò intontita istintivamente.Due occhi color del
sangue la fissavano
intensamente, soffermandosi sul suo viso delicato e sul suo corpo
minuto.
«
Finalmente ti sei svegliata, Cho »
sibilò Lord Voldemort, con un lampo divertito
negli occhi.
La
ragazza, istintivamente, fece alcuni passi all’indietro,
tentandosi di allontanarsi dalla figura demoniaca.
Inciampò
in una sedia, rovinando al suolo.
«
Cosa vuole da me? »
« Cosa voglio? »
Cho
Chang, tentando di riportare alla mente alle lezioni
dell’Esercito di Silente, inforcò frettolosamente
la bacchetta dalla tasca interna
della gonna, provando a Schiantare il Signore Oscuro.
Come
previsto l’intervento non andò a buon fine e la
Corvonero rimediò solo una Maledizione Cruciatus.
Più
di una volta era stata sotto effetto del Crucio ma, in
quell’istante, il dolore le sembrò il peggiore che
le fosse mai afflitto. Per
un secondo vide tutto nero. Sentiva solo le proprie urla di lenta
agonia, e
sprizzi colorati vagavano nei suoi neuroni.
Era tremendamente
agghiacciante sentire la propria voce urlare, nel buio,
pietà.
«
Non osare mai più, ragazza. Mai più. Giuralo,
Mezzosangue
».
«
S… sì ».
La
sua voce usciva ovattata dopo tutto quel dolore.
Come
iniziò il Crucio finì.
La Corvonero rimase interminabili minuti riversa sul
pavimento con il
respiro affannato. Voldemort si chinò su di lei con un
sorriso maligno, gli
occhi scintillanti.
«
È delizioso vedere
soffrire qualcuno come te, piccola
Mezzosangue. Mi sono divertito molto, devo dire. Mi concederesti un
bis? »
Era il demonio in
persona.
Cho
cercò di sollevarsi, ma tutto quello che ottenne fu un
violento colpo di tosse, che le fece sputare sangue.
«
N-no… la prego » .
Stava supplicando il
suo carnefice, non sarebbe potuta cadere più in basso.
Voldemort
sembrò soddisfatto della reazione della ragazza e
la alzò con malgarbo da terra, gettandola sulla sedia
più vicina. Iniziò a
giocherellare con le ciocche corvine di lei, continuando a sorridere
malignamente.
« Ci sono visite per te, Signorina Chang ».
L’Oscuro
Signore si tocco il marchio sull’avambraccio
sinistro e, immediatamente, comparve nella stanza un ansante e viscido
Peter
Minus.
«
Mio Signore, voi avete… chiamato?
»
« Dov’è la ragazza? »
«
Nelle segrete, Mio Signore » .
«
Idiota » sibilò
Voldemort fissandolo con disgusto. « Portala qui, subito » .
Dopo
interminabili istanti di puro terrore Codaliscia tornò
trascinando una ragazza per i capelli, più morta che viva:
era Padma. La Patil
cercò immediatamente lo sguardo dell’amica.
«
Forse la tua amica può darti una spiegazione coerente per
la quale sei finita nelle mie mani ».
Non bastava averla
torturata, Lord Voldemort voleva distruggere ogni frammento di speranza
e
salvezza che ancora colmava Cho.
«
Mi dispiace, Cho. P-perdonami… mi dispiace » continuava
ininterrottamente singhiozzando, Calì.
Lord
Voldemort iniziò a girare attorno alla Chang con la
vittoria stampata sulla faccia.
«
A quanto pare, sei stata tradita dalla tua migliore amica,
Cho Chang. Lei… ha testimoniato contro di te, lei ti ha venduta » .
A Cho mancò il
respiro.
«
E, inoltre, mi ha raccontato anneddoti sulla tua vita
sentimentale, del tuo tanto amato Cedric Diggory. Sai, per raccontare
tutto, è
stata più di due giorni. Lunga e frastagliata la vita
sentimentale di una
giovane ragazza, a quanto pare »
terminò
ghignando.
A Cho mancò il battito
cardiaco.
Scontrò
il proprio contro quello di Padma, carico di
un’emozione forte e triste.
Non di odio… forse.
Non
riuscì a scambiare neppure una parole con lei, il lampo
di luce verde colpì intensamente Patil, riversandola inerme
al suolo. Peter
Minus si affrettò a trasportare via il corpo, scomparendo
dalla stanza.
Lord Voldemort era
riuscita a distruggerla.
Lacrime
salate iniziarono a ricoprire il volto della
Corvonero. Il Signore Oscuro, come estasiato, si avvicinò e,
catturandone una,
la leccò avidamente. Dopodichè si
avvicinò pericolosamente alla giovane,
posando le sue due cadaveriche mani sulle cosce di lei, chinandosi
paurosamente
sul suo viso.
«Ti
manca Cedric, non è vero? »
Suonava
molto come una domanda retorica.
«
Io posso farlo tornare, Cho. Per sempre ».
La voce sibillina e serpentina continuava a perforarle i timpani. La
stava
facendo impazzire.
Tremava.
Lord Voldemort avvicinò
il proprio viso a quello macchiato di
sangue della Corvonero.
« Posso farlo tornare, ma desidero qualcosa in cambio
» sussurrò
lascivo, accarezzando la sua gota,
con un ghigno divertito e contorto sul viso.
Rabbrividiva per l'orrore.
Cho Chang deglutì, Cho Chang capì.
Cedric era ciò che più amava al mondo, che
più desiderava.
L'avrebbe fatto.
Per lui, solo per lui.
Annuì impercettibilmente al Signore Oscuro, leggendo la propria disperazione
riflessa in quei pozzi
color vinaccia.
Chiuse gli occhi appena sentì le labbra gelide
sulle sue, li spalancò quando
la lingue fredda e serpentesca penetrò la sua bocca.
E inibì le sue emozioni, quando la mano cadaverica
scivolò sulla zip della sua
gonna.
Non poteva fare altrimenti.
Cedric
Diggory non tornò mai più.