Videogiochi > Warhammer
Segui la storia  |       
Autore: Tenoch    13/09/2011    0 recensioni
La storia di uno skaven, divenuto famoso per le sue abilità in combattimento, che lotterà contro un odiato nemico e otterrà uno dei titoli più importanti della società skaven, oltre ad un potente clan di guerrieri tutto suo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Shweek, come i suoi fratelli, era un ratto nero; la gerarchia militare skaven stabilisce che tutti i ratti nati con il pelo nero devono essere addestrati per diventare ratti d’assalto. Così Shweek, fin dai suoi primi mesi, venne sottoposto a condizioni di vita rigidissime e addestrato nell’uso della lancia e dell’armatura pesante. Tra i suoi compagni d’addestramento, Shweek si fece subito riconoscere per la sua notevole forza e abilità nel combattimento. Nei recinti di Pozzo Infernale conobbe Snitz; diventarono presto compagni di lotta, e quando dovevano duellare tra di loro davano grande spettacolo. Una volta cresciuti, vennero sottoposti come tutti i loro compagni a una serie di prove dettate dal clan Moulder per testare le proprie creazioni; una di queste prove consisteva nell’affrontare in uno scontro all’ultimo sangue uno dei rattogri di Pozzo Infernale: se l’unità di ratti d’assalto fosse riuscita ad uccidere il mostruoso gigante, il suo valore monetario sarebbe cresciuto alle stelle; se invece avesse vinto il rattogre, sarebbe stato aggiunto all’esercito del clan Moulder oppure venduto a qualche ricco capoguerra. Anche l’unità di Shweek e Snitz dovette affrontare un pericoloso rattogre prima di poter essere venduta. Era la bestia più grande che avessero mai visto: un enorme ammasso di muscoli e carne si ergeva davanti a loro come un’altissima torre; avevano già visto altri rattogri prima d’ora, ma quella doveva essere sicuramente una delle migliori creazioni del clan, poiché quel giorno nell’arena erano presenti diversi capi modellatori ad osservare la loro creatura. Shweek era terrorizzato di fronte a quell’enorme bestia, come lo erano i suoi compagni: venti ratti d’assalto alti poco più di un metro e mezzo contro un enorme bestione di tre metri parecchio arrabbiato. Il combattimento ebbe inizio quando i capi muta liberarono il rattogre dalle sue catene; il mostro si issò sulle due zampe posteriori in tutta la sua poderosa stazza ed emise un terrificante ruggito. Aveva diversi cristalli di warpietra impiantati malamente sulla cute, e vistose cicatrici gli solcavano tutto il corpo; aveva un braccio destro grande come tre skaven messi insieme, mentre il braccio sinistro, dal gomito in giù, era stato sostituito con una grossa lama seghettata, cucita alla meglio e rattoppata con delle fasce luride. Quando finalmente si concentrò sui piccoli ratti che stavano d fronte a lui, i suoi occhietti rossi si riempirono di una furia animalesca e le sue labbra si ritrassero per mostrare due file di denti affilati come rasoi. Il rattogre partì alla carica; si muoveva con una velocità esagerata in confronto alla sua massa, e in un lampo fu addosso a Shweek e ai suoi soldati. Snitz balzò di lato e così fece Shweek, appena in tempo per evitare di essere travolti dal rattogre, che in un colpo solo schiacciò quattro skaven sotto i suoi muscoli. Le lance degli uomini-ratto riuscivano solamente a graffiare la spessa pelle del rattogre, il che lo rendeva ancora più furente; un altro colpo dato con la sua lama, e la bestia tranciò di netto tre skaven che stavano di fronte a lui. Shweek e Snitz balzarono alle spalle del rattogre mentre questo concentrava la sua furia omicida suo loro poveri soldati; Sulla schiena del mostro penzolavano due grosse catene, che si attaccavano ad uno spesso collare di ferro attorno al suo collo taurino. Senza esitare, Snitz saltò sulla schiena del rattogre e afferrò una delle due catene, aiutandosi con le zampe inferiori nello scalare la massiccia creatura; anche Shweek fece lo stesso, e i due si arrampicarono fin sulle spalle del rattogre. Il loro peso combinato aveva portato il mostro a divincolarsi violentemente per scrollarsi di dosso i due skaven, con un conseguente massacro tra gli ultimi superstiti dell’unità di ratti d’assalto. Shweek e Snitz, che a fatica riuscirono a tenersi aggrappati alle catene, si scambiarono uno sguardo d’intesa e si issarono sulle spalle del rattogre; un istante dopo, le loro lance penetrarono la carne della bestia, che lanciò un possente ruggito e si accasciò a terra. I due skaven premettero a fondo le lance, e poi con due colpi secchi staccarono la testa del rattogre, che cadde riverso a terra. Shweek e Snitz erano gli unici sopravvissuti, ma la loro vittoria avrebbe portato fruttuose trattative tra i capi dei recinti e i futuri acquirenti. Difatti, pochi giorni dopo, Shweek e Snitz vennero integrati in un nuovo reggimento di guerrieri e venduti ad un capoclan di discreta fama. Circolavano voci sul fatto che avesse eliminato diversi clan minori servendosi solo di un pugno di uomini-ratto, dato che, al contrario della maggior parte dei capi skaven, era un ottimo stratega. Il loro migliore scontro fu proprio contro uno di questi clan minori, che non voleva sottomettersi al loro dominio. Il capoclan nemico aveva infatti investito tutti i suoi risparmi per acquistare dal clan Skryre un enorme cannone a fulmine warp, che avrebbe dovuto difendere il clan da qualsiasi oppressore. Il capoclan di Shweek non la pensava allo stesso modo: egli era intenzionato a catturare il cannone e aggiungerlo alla sua armata; per farlo, avrebbe dovuto usare un po del suo infinito acume, e questo di certo non lo preoccupava. Incontrarono l’esercito nemico fuori dall’Impero Sotterraneo, intento a razziare un piccolo villaggio umano. Il capoclan emise un leggero risolino: i suoi informatori avevano fatto bene il loro lavoro. Dall’altura si vedeva l’esercito intento a razziare le case umane e un piccolo accampamento skaven che portava nell’Impero Sotterraneo attraverso una rete fognaria. Il cannone a fulmine era nei pressi dell’accampamento, e i servienti lo stavano preparando per fare qualche tiro di prova sulle case ormai distrutte. Vi era anche uno stregone ingegnere che stava sistemando alcuni circuiti dentro il cannone. Più indietro, il capoclan con la sua scorta di ratti d’assalto strillava qualcosa ad un gruppo di schiavisti atterriti. Il piano era semplice: l’esercito si sarebbe diviso in due; una parte, composta da schiavi e ratti del clan, avrebbe caricato il grosso dell’esercito nemico e distratto il capoclan, mentre l’altra parte sarebbe strisciata alle spalle del cannone e lo avrebbe catturato, finendo poi gli ultimi nemici sopravvissuti. L’ingegnere skaven accanto a Shweek fremeva dalla voglia di mettere le mani su quel meraviglioso pezzo di artiglieria, e lo dimostrava continuando ad imprecare per il cattivo operato dello stregone nemico: “Buono a nulla tu! Cavo rosso va con cavo blu, no giallo! Come tu è diventato ingegnere?” Finalmente furono tutti in posizione; i capizampa diedero il comando e gli schiavi partirono alla carica, piombando sui nemici paralizzati dalla sorpresa. Il capoclan nemico, anch’egli sorpreso, raggiunse in fretta il cannone a fulmine e ordinò di fare fuoco contro il villaggio. Intanto, Shweek e la sua unità uscirono dal loro nascondiglio e saccheggiarono il campo nemico assieme al resto dell’esercito. Il capoclan nemico, vedendosi circondato, se la diede a gambe levate, lasciando il cannone al suo destino. Snitz colse l’occasione e ordinò alla sua unità di catturare il cannone e i servienti; gli skaven corsero verso il cannone e presero gli schiavi, mentre l’ingegnere nemico venne lasciato scappare; poco dopo però, venne raggiunto da un proiettile di warpietra sparato dallo stregone alleato, che gli si conficcò nella schiena segnando la sua fine. Il capoclan vide il suo rivale fuggire in direzione di un cunicolo e ordinò ai servienti di ruotare il cannone verso di lui. Dopo pochi minuti, lo stregone alleato balzò sulla piattaforma di comando del cannone e fece fuoco. Il nucleo di warpietra si illuminò all’istante e un violento fulmine verde schizzò verso il tunnel dove si era infilato il capo nemico. Un altro bagliore, seguito da una potentissima esplosione e un urlo straziante, e poi il silenzio.
Dopo quella battaglia, il capoclan dovette vendere alcune unità per poter entrare a far parte di un clan ancora più grande, che rifiutava i ratti d’assalto; era il suo più grande sogno pensò, quando si voltò a salutare riluttante i suoi due guerrieri migliori. Shweek e Snitz, che ormai erano diventati famosi per la loro abilità, vennero acquistati dal signore della guerra Ratlak, generale dell’omonimo clan, che bramava un giorno di sedere al gran Consiglio dei Tredici vicino ai membri più importanti della comunità skaven. Shweek capì che il signore della guerra era un invasato totale quando svelò il suo piano di guerra per la gloria assoluta: attaccare e conquistare un grosso castello imperiale nel giro di una notte, per insegnare alle malefiche cose-uomo (e al Consiglio dei Tredici) che Ratlak era un guerriero potentissimo e che non bisognava mettere in dubbio le sue capacità. Shweek si consultarono a lungo durante la marcia attraverso i cunicoli dell’Impero Sotterraneo: “Troppo-troppo rischioso” squittì Snitz, che aveva una paura tremenda dei castelli, soprattutto se pieni di creature non skaven: “Moriremo tutti Shweek, dobbiamo fuggire-fuggire, finché c’è tempo, si-si!” “No Snitz, noi deve esaudire volere di grande generale, anche se folle-folle… Combattiamo, e vediamo cosa accadere”! Snitz fece un cenno con la zampa e non parlò più per il resto della giornata. Shweek rifletté a lungo sulla vicina battaglia… dopotutto, era un piano niente male quello di Ratlak: Usare due polverizzatori warp per aprirsi un varco nel terreno e sbucare direttamente nei giardini del castello; un attacco a sorpresa di questa portata, avrebbe colto del tutto impreparati i deboli umani e il castello sarebbe veramente caduto in una sola notte. Nonostante tutto, una volta nei giardini, non sarebbe stato possibile utilizzare ne macchine da guerra ne tantomeno creature possenti come i rattogri; anche gli altri skaven più piccoli, avrebbero dovuto calpestarsi a vicenda per riuscire a muoversi e combattere in uno spazio più ristretto. Senza contare che, con un esercito di migliaia di uomini-ratto sotto i piedi, gli imperiali si sarebbero subito accorti di un attacco. Venne la sera e Ratlak e i suoi giunsero finalmente nel luogo designato. I polverizzatori vennero avanti e si prepararono per bucare la terra. Questi macchinari necessitavano di due skaven ciascuno per essere trasportati, e comprendevano un motore alimentato a warpietra, e un enorme trapano anch’esso di warpietra, che ruotava ad alta velocità e perforava anche le mura più spesse. I quattro servienti si fecero avanti e si posizionarono sotto al terreno da forare, dopodiché attivarono i trapani. Un rumore assordante eruppe dai macchinari e la trivella si mise a ruotare vorticosamente; a contatto con il terreno roccioso sopra di loro, la trivella affondava come un coltello nel burro, e ben presto anche gli ultimi quintali di terra vennero spazzati via. Le prime unità di schiavi skaven sciamarono nel cortile del castello, seguite man mano dagli altri uomini-ratto; All’esterno, il buio e il silenzio regnavano sovrani: nessun segno di cose-uomo. Quando l’ultima unità di globardieri del vento venefico uscì dal terreno, i bracieri sulle mura si accesero di un innaturale fuoco azzurro, e l’area circostante si illuminò, rivelando centinaia di arcieri elfici pronti a scagliare le loro frecce incantate sugli indifesi skaven. Ratlak si voltò su se stesso con la rapidità di un fulmine e gridò in preda al panico “In trappola!! Presto-presto, tutti nei cunicoli” si fiondò verso il tunnel scavato dai polverizzatori proprio mentre il principe elfico ordinò l’attacco. Per un secondo il cielo si illumino di centinaia di frecce dorate, che caddero come pioggia sugli skaven terrorizzati. Ratlak venne raggiunto da tre frecce elfiche, che gli si conficcarono nel cranio, scaraventandolo giù nel cunicolo. Shweek e Snitz si fecero scudo con gli altri skaven mentre cercavano di fuggire nel tunnel, ma ad ogni freccia che centrava il bersaglio una vampata di fuoco azzurro scaturiva dalla punta di quest’ultima, carbonizzando il malcapitato. Shweek schivò diverse frecce, ma una lo raggiunse e gli strappò un brandello di carne e pelo all’altezza della coscia; fortunatamente non ci furono vampate di fuoco, ma il ratto d’assalto avvertì un profondo dolore in tutta la gamba. Snitz era tornato a recuperare Shweek, che aveva rallentato il passo, e si gettò assieme a lui prima che un’altra salva di frecce mettesse fine alle loro vite. Gli skaven vennero nuovamente inghiottiti dall’oscurità dell’Impero Sotterraneo e, insieme ad altri superstiti, si preparavano alla fuga. Shweek si tirò su e andò velocemente a controllare il corpo di Ratlak, che giaceva in una nicchia: le frecce erano esplose facendogli saltare in aria la testa, e del grande signore della guerra non rimanevano che qualche buffetto di pelo bruciato, accerchiato da pezzi di acciaio dell’armatura distrutta. Shweek provò compassione per quel povero pazzo, ripetendosi che da ora in poi avrebbe dato ascolto solo al suo intuito. Un clangore di armi eruppe dal soffitto del tunnel, dove era ancora visibile il cielo scuro del mondo esterno; stava per arrivare un battaglione di elfi molto arrabbiati, che pensava di inseguire gli skaven attraverso i cunicoli. Pessima scelta, pensò Snitz, che comparve dall’oscurità imbracciando una grossa mitragliatrice a canne rotanti del clan Skryre “Shweek, massacriamo queste inutili cose-elfo!” Shweek corse incontro a Snitz con gli occhi illuminati di gioia, e si mise alla manovella della mitragliatrice assieme al suo compagno. Gli elfi scesero nei tunnel; erano circa una cinquantina, guidati da un comandante altissimo, che brandiva una grossa spada dorata. Quando gli elfi furono tutti nel tunnel, Snitz e Shweek aprirono il fuoco. La mitragliatrice falciò l’intera unità in pochi secondi, facendo crollare il terreno nel cortile del castello e chiudendo il buco per sempre. Shweek lasciò l’arma soddisfatto e si avvicinò al comandante elfico. Indossava un curioso amuleto che lo attirava; era una collana d’argento puro, con un pendaglio d’argento e una grossa pietra viola al centro; Shweek si avvicinò e strappò l’amuleto dal corpo del comandante, dopodiché se lo mise in un borsello e si voltò per scomparire nell’oscurità assieme a Snitz. La spada dorata giaceva sotto il corpo dell’elfo, simbolo che era concesso di portare solo ad un membro di una nobile stirpe, un principe.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Warhammer / Vai alla pagina dell'autore: Tenoch