Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: PrincesMonica    13/09/2011    11 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7
 
Monica aprì gli occhi. La tenda era stata tirata e quindi filtrava pochissima luce nella mansarda e questo aveva fatto in modo che lei riuscisse a dormire più del solito. Guardò l’ora sul suo BlackBerry e notò che erano le dieci passate.
Senza neanche girarsi sapeva che la piazza di Jared era vuota. Non sentiva il suo profumo e tantomeno il suo respiro. Evidentemente si era svegliato presto, un po’ come sempre, ed era sceso senza svegliarla.
Si rigirò ancora qualche minuto fra le lenzuola che sapevano alla lontana di lavanda. Notò quasi subito di avere le gambe nude. Le era rimasta addosso solo la canotta e sperò con tutto il cuore che Jared non l’avesse notato o almeno non avesse sbirciato. Capace com’era, quello poteva anche voler mettersi a farle foto dal BB.
“Cazzo...”, mormorò nella semi oscurità della stanza. 
La sera precendente, a tavola insieme a tutta la famiglia, Jared non si era risparmiato di stuzzicarla a dovere. Stando vicini di sedia, le mani erano un continuo sfiorarsi e lui le sorrideva fin troppo spesso in maniera dolce e maliziosa. Quando Peter, un cugino, o era uno zio?, gli aveva domandato come e quando le avesse chiesto di stare assieme, Jared aveva inventato di sana pianta una serata quasi perfetta a Los Angeles. Con una faccia di bronzo assolutamente da Oscar, aveva farcito l’aneddoto di frasi sdolcinate, ma non troppo, perfettamente in linea con il personaggio e battutine allusive che quasi la facevano arrossire.
Quasi, perchè lei, in fondo, sapeva tenergli testa. Quando aveva capito che cosa stava facendo o almeno dove voleva andare a parare, si era premunita di faccia tosta e gli aveva dato corda.
Da un certo punto di vista era stato anche divertente, una specie di gioco di stile su chi era più bravo a mentire restando al limite della verità e Monica aveva capito che aveva davanti a sè un maestro della manipolazione della verità. Non diceva delle bugie colossali, ma piuttosto arricchiva con piccoli particolari, oppure ometteva certe cose che in un racconto tipo non ci sarebbero state. Gli avrebbe fatto un inchino, se non fosse stato il momento sbagliato.
Quando erano saliti in mansarda gli aveva anche chiesto come mai quel repentino cambio di comportamento e la risposta, laconica e divertita, era stata un semplice 'per calarsi meglio nella parte'.
Come se fosse un film.
Come se tra loro non ci fosse nulla.
E in fondo, pensò mentre nascondeva la testa sotto il cuscino, era proprio così. Non riusciva a capire perchè si stesse facendo tutti quei problemi e quelle seghe mentali. L’unica cosa che doveva assolutamente tenere a mente era la parola “Data di Scadenza”. In realtà erano tre parole, ma il succo non cambiava di molto.
Fra meno di tre giorni lei sarebbe diventata obsoleta nella vita di Jared. Lui si stava solo divertendo con lei, cercando di metterla in difficoltà, per fare qualcosa di diverso in quei giorni, in modo da spezzare la monotonia. Per prenderla in giro di certo.
Sospirò demoralizzata: errare era umano, perseverare diabolico. Ricascarci con tutte le scarpe, decisamente stupido e a lei non piaceva passare per stupida.
Si alzò e aprì le tende: davanti a lei una splendida, come sempre, giornata di sole. Inoltre vedeva che le prime tovaglie erano state stese sull’erba e i bambini della famiglia già si divertivano ad entrare ed uscire dal laghetto.
E non solo i bambini: non voleva sbagliare, ma quello che si tuffava da un ramo era Jared. Non aveva proprio un grandissimo stile, ma sembrava divertirsi: le bambine, poi, erano tutte intorno a lui a farsi prendere in braccio o sulle spalle. E come ti sbagliavi, qualsiasi ragazzina nell’arco di un chilometro era attratta da Jared, anche se dello stesso sangue.
Monica indossò il suo costume sportivo a due pezzi, decisamente poco sexy e una maglietta a maniche corte con dei pantaloncini. La borsa con i suoi perditempo era rimasta sull’appendino in salotto, quindi non aveva altro da fare che darsi una rassettata generale e scendere per la colazione. O il pranzo. O qualcosa che stava nel mezzo. Con zia Margot non c’era rischio di rimanere a digiuno, ma non sapevi neanche che cosa ti avrebbe rifilato nel piatto, specie alle dieci e mezzo del mattino.
Come aprì la porta si trovò davanti Shannon: non sembrava aver dormito moltissimo, aveva profonde occhiaie scure e nessun sorriso dei soliti.
“Sei andato in bianco ieri sera?”
“Fatti i cazzi tuoi.” 
Lei rise divertita. A quanto pareva la cugina Sandra non era così semplice da ammaliare. “Lo prendo come un sì.” Shannon mugugnò qualcosa. “Dai che una buona colazione ci aspetta.”
“E Jared?”
“L’ho visto che si tuffava nel laghetto insieme ai bambini. È sempre stato così?” 
Lo vide sorridere. “Da piccolo sì. Gli ho insegnato a nuotare che aveva cinque anni e si è sempre divertito un mondo a buttarsi. Adesso al mare è decisamente più schivo.”
“Non vorrà mostrare le gambe secche.”
“Poverino, gli trovi tutti i difetti.” 
Fu lei a sorridere ora. “Madre Natura gli ha dato troppi pregi e troppa bellezza. Ogni tanto va riportato con i piedi per terra e ridimensionato, ma in fondo...”, poi si bloccò convinta di aver detto fin troppo. Shannon la stava guardando malizioso e con un sorrisino di strafottenza che avrebbe voluto levargli a suon di sberle. “... ha le gambe secche.”
La colazione era filata liscia tra una tazza di caffè forte, che ebbe la facoltà di svegliarla del tutto, e due deliziosi pancake appena fatti da Zia Margot, sommersi di sciroppo d’acero. Monica si chiese se la vita di Margot non fosse semplicemente stare a cucinare tutta la vita: era un continuo accendere e spegnere ii fornelli, lavare e tagliare le verdure o battere la carne.
“Lo chiedo di nuovo, tanto so che mi dirai di no, ti serve una mano in qualcosa? Tutta la famiglia è fuori, forse hai bisogno di qualcuno qui.”, fece Monica verso Margot.
“Non serve, bambina, però se vuoi aiutare, potresti togliere dal forno la torta di mele?”
Monica fu felice di aiutare, anche per fare qualcosa di diverso dal solito, mentre Shannon, senza esitare, uscì a fare il bagno insieme agli altri. La piccola radio sopra il fornello spandeva musica classica.
Monica si occupò di preparare l’impasto per la crostata di marmellata di more, poi di tagliare dei peperoni rossi per il contorno ed infine della salsa di pomodoro. Stava quasi per mettersi a preparare qualche grissino, che entrò Jared lasciandola quasi senza fiato.
Era a petto nudo, con le goccioline d’acqua che scendevano dai capelli lunghi sui pettorali stranamente sodi. La pelle brillava e il tatuagggio sulla scapola era quanto più provocante non fosse mai stato. E poi il sorriso: così luminoso e... felice. Qualcosa che non vedeva da troppo tempo.
In quel momento le gambe secche erano perfette.
“Ecco dove sei finita. Mi stavo preoccupando che fossi morta nel sonno, poi Shannon mi ha detto che eri rimasta in cucina. Dai, vieni fuori con me.”
“Non posso, sto aiutanto tua zia.”, rispose Monica distogliendo lo sguardo e cercando di fissare un interessantissimo pezzo di pomodoro che nuotava nel sugo.
“Portala via Jared. È giusto che si diverta, non che lavori, anche perchè è una ospite.”
“Ma Margot, per me è un piacere.”
“Su bambina, vai.” 
Jared sorrise vittorioso e la prese per mano, praticamente trascinandola fuori. “Hai tempo per un bagno veloce, poi si mangia. Oltretutto ho visto verdure in abbondanza, cosa che mi rasserena.” Ecco, l’essere vegetariano era stato l’unico punto di discussione tra Jared e la padrona di casa, che si ostinava, ogni sera, a dargli almeno una cosa carnivora, che lui, puntualmente, metteva nel piatto a Monica. “Hai il costume vero?”
“Certo.”
“Peccato avrei voluto buttarti nel lago con tutti i vestiti... cosa che farò!”
“Cos..?”, non riuscì a finire la parola che Jared la prese in spalla come un sacco di patate, Monica si chiese dove tirasse fuori tutta quella forza, e in men che non si dica la fece volare verso l’acqua fredda. 
Ne uscì con l’ego spazzato via, la maglietta incollata addosso e una voglia incredibile di prendere a calci Jared. “Jared Joseph Leto, avrò il tuo scalpo.”
“Amore, lo sai che hai tutto di me.” 
Arrossì cercando di uscire a fatica dall’acqua e poi prese rincorrerlo, mentre intorno a loro tutti ridevano. Jared corse come se fosse sul palco, ancora un po’ si metteva a cantare: si stava divertendo un mondo quella mattina, aveva pensato per ore a cosa farle e quella le era sembrata la soluzione migliore. E infatti, quando si fermò,  si fece prima prendere e poi, tra le risate, la prese in braccio, con Monica che scalciava.
“Mettimi giù, ci stanno guardando tutti.”
“E chi se ne frega. Sei o no la mia ragazza?”
“Jared!”
Lui rise di gusto, andando poi a baciarle il collo. La mise a terra e corse dalle bambine che lo chiamavano per un altro bagno. Come sempre era decisamente richiesto dal pubblico femminile.
“Vieni con noi e lascialo a fare il cavaliere con le piccoline.” Julie aveva un bellissimo bikini rosso fiammante, piuttosto striminzito. Shannon sarebbe uscito fuori di testa, soprattutto sapendo di non poterla avere neanche fosse stato l’ultimo uomo sulla terra. “Togliti quella maglia che così si asciuga prima. Tranquilla, non ci sto provando.”
“Lo so, visto che puntavi a Gabrielle, credo di non essere nel tuo standard.”
“Non è per questo che non ci provo, ma solo perchè so che non ho speranze. Sei troppo etero. Oppure, semplicemente, sei troppo sua.”
“Io non sono sua!”
“Oh sì che lo sei, è palese. Basta vedere come ti guarda.” Si sedettero sotto il salice dopo che Monica aveva messo la maglietta e i pantaloncini al sole.
Sandra, in pudico costume intero nero, le passò un piatto carico di cibo.
“Mi guarda come sempre.”, riprese il discorso.
“No, ti vuole, molto più di prima.”, Monica non rispose. Julie aveva dannatamente ragione e lo sapeva.
“Che mangi?” Jared si sedette vicino a lei abbracciandola e rubando dal piatto un pezzo di pane.
“Ma ti pare il modo?”
“Stamattina ti sei svegliata con le palle girate, Monica?” Jared la lasciò e si sedette un po’ più distante: aveva paura di aver esagerato. Anche a lui fu dato un piatto e vide sua madre che parlava, lontana, con sua zia Franny. Poverina, non la invidiava.
“No, Jay, sono solo un po’ alterata perchè un cretino mi ha buttata in acqua completamente vestita. Per il resto tutto ok.”
Bugia, bugia, bugia! Voleva toccarlo, voleva sentirlo sotto le sue mani, ma non poteva farlo! Maledetto quel pic-nic! Non riusciva a staccare gli occhi da quel 'Provehito in Altum' sulla clavicola.
“È solo acqua. Rilassati ,dai...”
“Hai ragione, scusa.” E sospirò: non poteva avercela con lui perchè era bello e terribilmente attraente.
“Scusa Monica, posso chiederti un favore?” Una ennesima cugina, di cui lei non ricordava il nome, si era messa davanti a loro con in mano una copia del suo primo libro. “Me lo autografi? Farò un figurone al club del libro.”
“Certo, dammi qui!” Monica lasciò una leggera dedica e lo svolazzo e le sorrise: “Non pensavo di essere entrata anche nei club letterali.”
“Oh sì! Noi adoriamo Camilla, ci immedesimiamo tutte. Almeno una volta ogni due mesi ne parliamo. Stiamo pensando di fare un piccolo fanclub. Sei bravissima.”
“Oddio, così mi emozioni. Grazie mille.” Monica sorrise felice e Jared le accarezzò la guancia: era così... dolce. “Sono famosa anche io.”
“Non avevo dubbi! Vieni a fare un bagno con me? Stavolta non ti butto. Tanto non mi pare che hai mangiato tanto, no?” Si alzò e le porse una mano. “Vieni.” 
Lei gliela prese e si lasciò portare. Erano andati un po’ più lontani, con la scusa di voler fare stare un po’ in privato. Monica fu la prima a buttarsi per evitare il freddo dell’acqua e si ritrovò a nuotare lentamente con Jared che la seguiva.
“É proprio carino questo posto. Ci credo che da piccolo ti piaceva giocarci.”
“Già, io e Shannon passavamo ore così. E poi a giocare a nascondino per il parco. Oppure a fare a pugni con George e la sua cricca.”
Monica lanciò uno sguardo in direzione parenti: George li stava guardando con espressione dura e poco incline al sorriso, quindi lei si avvicinò a Jared e gli passò una mano intorno al collo appoggiandosi su una spalla.
“Ci avrò parlato in tutto una mezz’ora, ma già lo vorrei annegare. È così viscido.” Jared le passò le mani intorno alla vita per tenerla salda su di lui: si godette appieno il seno della ragazza che premeva sul suo torace. Si rammaricò che avesse un costume così costrittivo, se avesse indossato un bikini sarebbe stato molto più divertente. Le lasciò un leggero bacio sulla fronte.
“Ha lasciato a casa sua moglie e i bambini. Figurati, Bernadette è troppo in alto per i parenti poveri di George. Non può venire a contatto con la feccia. Bha.”
“Noi non siamo feccia.”, mormorò Monica con gli occhi chiusi. Si stava godendo il sole caldo che le batteva sul viso, il corpo muscoloso di Jared sul suo e l’acqua fresca intorno a lei. Poteva chiedere qualcosa di meglio?
“Per lei sì. Mamma mi ha raccontato di una sfuriata di zia Margot. Pare che Bernadette non abbia gradito moltissimo il cibo poco raffinato che prepara. Figurati, non sarebbe sopravvissuta ad una settimana qui. Meglio che se ne stia a New York.”
“Che donna amabile. Dio li fa e poi li accoppia sul serio.”
“Se è possibile, è peggio di Franny. In realtà con me e Shan è stata anche abbastanza gentile. Del resto ci siamo visti solo due volte, di cui una ad un nostro concerto, ma dubito che abbia apprezzato del tutto la musica e lo show in generale. Se ne è andata via con l’espressione scandalizzata.” Rise a ricordare quel momento e per Monica fu un colpo al cuore e all’ormone.
Quella risata, così spontanea e genuina, usciva di rado. Da anni le risate di Jared erano sarcastiche, di circostanza, a denti stretti, misurate. La risata pura e gioiosa, per pura voglia di farla, era un lusso che si concedeva di rado. Per questo era splendida. E sentirla la emozionava.
“Poverina, sarà rimasta scioccata da tutte le parolacce che dici.” 
Jared fece spallucce e le baciò una spalla. “Zia Margot ti ha detto qualcosa oggi?”, le domandò.
“Uhm?”, era così presa dalle labbra che la stavano accarezzando che neanche lo stava a sentire: gran brutto segno. “Cosa? Ah sì, cioè no, niente di nuovo. Credo che mi abbia raccontato aneddoti di tutta la famiglia, ma onestamente ne avrò ascoltati la metà. So per esperienza che gli anziani vogliono solo condividere i loro racconti, in realtà non importa chi hanno davanti.”
“Hai fatto bene. Senti, che ne dici se risaliamo? Mia madre ci sta facendo ampi gesti con la mano per andare là.”
“E allora saliamo.” Si sciolsero dall’abbraccio e mano nella mano raggiunsero tutti gli altri.
 
 
Era giunta la sera. Si erano tutti rivestiti, tranne Shannon che soffriva di caldo perenne. Zia Margot aveva fatto accendere non solo le luci del patio, ma anche un bel falò, appositamente per starci tutti attorno a chiacchierare. Qualche bambino ancora giocava a rincorrersi, mentre i più piccini dormivano tra le braccia dei genitori.
Monica era distesa a guardare le stelle sopra di lei: aveva passato un bel pomeriggio a giocare a pallavolo, leggere e nuotare. Oltre, ovviamente, a chiacchierare. La cucina innominata, alias Alyson, le aveva chiesto news sul prossimo libro, ma lei non sapeva bene che risponderle. Doveva ancora mettercisi di buona lena, aveva qualche idea confusa che doveva riannodare. Di certo appena sarebbe tornata a Los Angeles si sarebbe messa sotto di buona lena.
Ed, infine, mister Jared Leto, che non perdeva occasione per stuzzicarla e toccarla. Monica aveva capito che le stava chiaramente dicendo che la voleva e la cosa era ovviamente reciproca, solo che, doveva ammetterlo, era difficile fare il grande salto e poi sapere che non sarebbe andata mai avanti, primo perchè la settimana stava finendo e secondo perchè alla base non c’era sentimento, ma solo voglia di scopare. Quindi sarebbe stata una scopata di passaggio... ed era qualcosa che aveva già fatto in passato, quindi perchè Jared risultava essere così complicato?
Forse perchè è un tuo amico? Le ricordò la sua coscienza. Amico... le sembrava una palla colossale. Il suo corpo, maledetto corpo che remava contro, non lo vedeva di certo come un amico.
Shannon aveva ritrovato dei vecchi bonghi in soffitta, sicuramente ricordi di quando lui era un ragazzino, e stava passando la serata nel suo elemento, quello delle percussioni. Monica lo ammirava: era senza dubbio uno dei migliori batteristi del mondo. Quando suonava potevano passargli davanti mille ragazze nude che lui avrebbe continuato a suonare. In fondo quando si era innamorati tutto passava in secondo piano e lui era innamorato soltanto della sua batteria.
Dopo un po’ anche Jared era andato a prendere la chitarra e i due fratelli, insieme, avevano iniziato ad intrattenere uno dei pubblici più strani con cui avessero avuto a che fare. Non cantavano niente delle loro canzoni, anche perchè nessuno gliele chiedeva, ma sembravano tranquilli.
Monica si lasciò cullare dalla voce di Jared. Quando si curava e stava bene, ascoltarlo era più che un piacere. Era paradiso puro.
“E cosa canteresti alla tua ragazza?”, la voce sarcastica di George rovinò un po’ l’atmosfera, “Una delle tue canzoni da urlatore?”
“Non c’è nessuna canzone, ancora, adatta ad una ragazza come lei nel mio repertorio, ma credo che a breve colmerò la lacuna. E comunque per lei cercherei nei suoi artisti preferiti. So che le farei più piacere così.”
“Guarda che io sono qui e sono sveglia. Non parlare di me in terza persona come se non ci fossi…”, mugugnò Monica a denti stretti.
“Lo so che sei qui, amore.”, lei si perse il suo sorriso, “Spiegavo solo a mio cugino come vanno le cose tra noi.” Poi pizzicò un paio di corde. “Credo che le canterei questa canzone.”
 
Gonna take off all my skin, 
Tear apart all of my insides, 
When they rot from within, 
Mom I don't think you'll be saved, 
They never had the time, 
They gonna medicate your lives, 
You were always born a crime, 
We salute you in your grave. 

Monica sgranò gli occhi: quella era una canzone dei Chem che lei adorava e che trovava assolutamente perfetta per un rapporto di coppia.
 
Can't find my way home, 
But its through you and I know, 
What I'd do just to get back in her arms, 
Can't find my way home, 
But its through you and I know, 
What I'd do just to get back in her arms. 

I have markers, 
I seven different shades, 
Oh shit, 
So what's your favorite color, punk? 
[Spoken in background] 
Do you wanna hold my hand? 
Could you sign this photograph, 
Cause I'm your biggest fan, 
Would you leave me lying here?

Monica si alzò a sedere e lo fissò: lui era tranquillo con quel leggerissimo sorrisino sghembo al lato della bocca, come a sapere che quello che stava facendo le piaceva. Si mise a canticchiare con lui, mentre Shan, che evidentemente non conosceva la canzone, li stava a guardare.
 
We're not here to pay a compliment, 
Or sing about the government, 
Oxycodone genocide, 
Adolescent suicide, 
I’ll give you my sincerity, 
Don't give a fuck about a Kennedy, 
Here's what I've got to say.
Can't find my way home, 
But its through you and I know, 
What I'd do just to get back in her arms, 
Can't find my way home, 
But its through you and I know, 
What I'd do just to get back in her arms.  *
 
Finirono assieme e si presero gli applausi di coloro che li stavano ascoltando, tranne George che non pareva impressionato.
“Grazie, canzone bellissima.”, disse Monica.
“Sì, quasi mi spiace di non averla scritta io.”
“Ne hai scritte tante altre migliori, Jared. Solo che non sei specializzato in canzoni d’amore. Gerard, evidentemente, in quel momento era parecchio ispirato. Tu puoi cantare ‘The Fantasy’.”
“Vedremo, non so se il pubblico gradisce.”
“Io sono curiosa di sentire cosa canti, nipote.” Zia Margot era seduta sull’unica sedia a dondolo del giardino e, come una regina sul trono, osservava tutto.
Jared e Shan iniziarono a suonare qualche canzone vecchia ed alcune del nuovo album, con Monica che faceva loro da coro, fino a quando non si alzò per andare in bagno. L’atmosfera era simpatica, rilassata, tranquilla. Le piaceva molto. E Jared, forse per la presenza di troppa gente, si era limitato nel provarci spudoratamente come aveva fatto al pomeriggio. Sorrise al pensiero delle sue mani mentre la accarezzavano nell’acqua fredda del lago. In quel momento sembrava bollente per lei.
Appena uscita dal bagno si trovò davanti George con un sorrisino mellifluo e gli occhi a squadrarla, cosa che la rendeva nervosa.
“Hai bisogno di qualcosa?”
“In realtà volevo parlare con te. Ti ho capito e sono d’accordo.” Monica lo guardava senza capire. “Jared è un belloccio, ma dubito che saprebbe darti tutta la soddisfazione che meriti.”
“Credo che tu non abbia capito nulla, in verità.”
“Avanti, non prendiamoci in giro. Sei una ragazza giovane, indipendente, non puoi certo star dietro a lui e alle sue manie di protagonismo. Lo so che vuoi di più, lo capisco da come mi guardi.”
Monica stava per mettersi a ridere. “Credo che tu abbia capito male i segnali. Mi stai altamente sulle scatole, non ti sopporto. Inoltre, cosa che a quanto pare tu non vuoi digerire, io sono la ragazza di Jared e questo significa che non lo voglio tradire. E sai perchè? Perchè io lo amo. Non lo tradirei con nessun altro uomo al mondo. E ora vorrei uscire.”
Gli diede una leggera spinta, tornando verso il giardino. Ci era mancato poco che gli sputasse in un occhio. Che nervi, non aveva mai sopportato gli uomini così troppo sicuri di sè e soprattutto così arroganti. George poteva morire prima che lei decidesse di andare a letto con lui.
Si sedette davanti al fuoco inviperita mentre tutti la fissavano stupiti.
“Tutto ok, bambina?” domandò Costance.
“Sì, perfettamente. Che fine ha fatto Jared?”




*La canzone dei Chem è My way home is through you. Eccola in tutto il suo splendore http://www.youtube.com/watch?v=mNnWJjfX53M
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: PrincesMonica