West Ride
29/09/2005
Caro Jamie,
non è stato facile scriverti, ma ho deciso che
questa lettera non te la spedirò mai, la terrò con me, così come mi tengo
dentro tutti i nostri ricordi, e così come tengo con me tutte le tue cose…
Chissà cosa stai facendo, me lo chiedo spesso, e
tutte le volte mi chiedo se ripensi mai a noi due e alla nostra storia. In
questa lettera parlerò semplicemente di quello che mi viene in mente, senza
troppi schemi…
Jamie, ricordo che ridevi sempre quando ti
chiamavo così, già, e non permettevi a nessuno di chiamarti così… Sai, con te
ho passato dei mesi bellissimi, e ora vorrei solo averti qui con me e
stringerti forte, come quando lo facevi tu e io predicavo perché avevo paura
che la prof ci scoprisse, allora tu facevi spostare tutti in modo che ci
coprissero e mi dicevi tante belle cose, e facevamo mille progetti; l’avrai
dimenticato, ma avevamo programmato di fare la maratona del signore degli
anelli, quest’estate, a casa tua, e sarebbe venuto anche Lukas, come la prima
volta in cui siamo usciti… Ero così imbarazzata!! Per non parlare di quella
volta quando a casa tua stavamo per baciarci, come in quei telefilm, e abbiamo
sentito tua madre!! Me l’avevi anche presentata, era appena tornata dal
parrucchiere e tu le avevi detto che quei capelli le stavano davvero male;
anch’io l’ ho pensato, sai? Quante cose vorrei che sapessi…
Ma ci sono cose che ho detto che non erano vere:
ad esempio che avevo quella grande passione per gli articolo 31, tu non sai che
non avevo mai avuto un loro cd, a parte quella cassetta che ti avevo regalato…
oppure che la mini non è una macchina per cui vado pazza, anzi gialla mi fa
quasi schifo… Soprattutto con il tetto col codice a barre che ti piace tanto;
preferisco di gran lunga la nuova lancia Y o una bella Alfa Gt, queste si che
sono macchine!! Ah, non ti ho mai detto che a me piacciono i Green day, anzi
sto diventando quasi come Katie; e non ti ho mai confessato di essere gelosa,
soprattutto di Valerie e Susannah, non ho mai digerito che avessero quello strano
feeling con te, voglio dire, eri il mio Ragazzo!
Invece mi piaceva da morire quando tu eri geloso
se parlavo con qualcun altro o dicevo che quel ragazzo lì affianco era davvero
bello… E ti dico anche che, non devi prenderla a male, ma tu mi piacevi di viso
e ti amavo con il cuore, ma, caro mio, menomale che portavi le maglie lunghe e
i pantaloni larghi!! Non te lo dico perché adesso voglio disprezzarti, è quello
che ho sempre pensato, ma non potevo certo dirtelo! Sono certa che anche tu
pensavi cose che non avresti mai avuto il coraggio di dirmi, per semplice paura
di ferirmi o rischiare di perdermi (in realtà questi sono i miei motivi J)…
Prima di cominciare a scrivere ho pensato che dopo
esserci parlati per la prima volta a novembre, abbiamo parlato solo per sms; lo
sai, mi piacevi proprio, ogni giorno sapevo che pensavi a me e nel pomeriggio
mi facevi sempre gli squilli o ci mandavamo i messaggi, e quando non mi
rispondevi o non potevi farmi gli squilli, dovevi vedere come ci rimanevo male!
Eri un punto di riferimento, un appoggio sicuro, ed era una bella amicizia, ed
è stata una bellissima storia d’amore per me, tu eri il centro dei miei
pensieri, mi bastava chiudere gli occhi che pensavo a te, a un tuo gesto, a una
tua frase, a un tuo sorriso, a un tuo bacio…
Se devo dirla tutta certe volte ci penso ancora,
in particolare se trovo qualcosa di tuo; ricordi, non abbiamo potuto
festeggiare il nostro primo mese perché tu eri via, allora io ti ho comprato un
biglietto, avevo pensato di dartelo quando ci saremmo rivisti, sicuramente
presto, tu me l’avevi promesso… Era così bello che non avevo il coraggio di
scriverci su per paura di rovinarlo; buffo, alla fine è rimasto così com’era!
Già, a volte hai paura di fare cose che alla fine non devi fare… Nonostante te
l’abbia già detto, te lo ripeto ancora una volta, di sicuro non è stata colpa
di nessuno, io diciamo che sono fatalista, ma tu? Mi hai sempre detto che non
credevi nel destino, che tu eri una persona razionale e concreta, e io non ti
ho mai criticato, ma stavo vedendo la nostra storia nei tuoi panni: è finita,
ma di chi è la colpa? Ero forse io a chiederti troppo, o eri tu a darmi troppo
poco? Su un libro, si, su uno di quei libri che tu ti ostini a chiamare ca……e,
ho letto che in una storia entrambi devono dare e ricevere allo stesso modo,
solo così può funzionare. Ma d’altronde cosa posso fare se tu non eri pronto?
Posso solo dirti che se non eri pronto, allora mi potevi anche lasciare in
pace, perché il primo passo, in qualunque cosa, l’ hai fatto sempre tu!!! L
Mi sta tornando in mente quando, in un’ora di
storia, stavamo facendo i romani, e tu hai detto che la nostra storia doveva
avere le basi di un matrimonio romano: rispetto, fiducia e lealtà… Stavo già
per ribattere, ma tu mi hai messo il dito sulle labbra, era un gesto che facevo
sempre per farti stare zitto quando cominciavi a parlare di tante cose tutte
insieme e io non riuscivo a seguire il filo del discorso e cominciava a farmi
male la testa, e mi hai detto, quasi in un sussurro, come se solo io potessi
sentire le tue parole, quasi fossero un tesoro che solo io potevo custodire “Ma
noi abbiamo una cosa in più: tra noi c’è amore, io ti amo”. Non so se te ne sei
accorto, ma sono rimasta davvero senza parole, non sapevo cosa dire, ma alla
fine te l’ ho detto che ti amavo anch’io, credo che questa scena non la
dimenticherò mai, ci avevo fatto così tanti film nella mia mente, ma nessuno
era così, così, non saprei come… Bo!
Oppure ti ricordi quando ti ho detto che mi
sembravi un cucciolo? Quello l’avevo e lo penso davvero, hai gli occhi come
quelli dei cagnolini dei cartoni animati; a proposito di cartoni animati, ma
quando mi hai scritto “Guardo i cartoni animati e penso a te…” Era un
doppiosenso o voleva essere semplicemente una frase romantica? Sei sempre stato
come un puzzle per me: un pezzo sembrava andasse lì e invece scopro che va da
tutt’altra parte…
Per fortuna non leggerai questa lettera, a meno
che io non diventi folle e te la dia in un momento di pazzia, perché sto per
scrivere qual è stata la prima impressione che ho avuto su di te: non è molto
carina, ma la mia mente pensa a sé in certi casi; ti ricopio proprio cosa ho
scritto sul mio diario “C’è un mio compagno di classe, che sembra un po’ gay:
ha la faccia quadrata (non riesco a ricordarti, ce l’ hai davvero quadrata? No,
perché a me non piace… J),
sa tutto di politica e porta una collana della pace…” Ecco, non so perché ma
sto ridendo come una scema!!!
Perché sai, mia sorella ha sempre pensato che tu
fossi dell’altra sponda e sinceramente spero di no, perché io non sono un
uomo!! E mi sembra abbastanza evidente, mi basta pensare quando, durante una
lezione di educazione fisica Mark disse a me e Tara che eravamo delle te……e, tu
ricordi cosa, visto che te lo stavi per mangiare vivo, come quella sera, al
compleanno di Lukas, ho sentito il tuo istinto killer su George perché mi stava
spiegando quel gioco fantasy; dico io, perché mi hai fatto quella predica lunga
tre ore se nemmeno stavamo insieme??
Allora io che dovevo farti, i primi tempi che stavamo insieme? Quando ti pesava darmi la mano e se lo facevi ti giravi ogni due secondi manco stessi con una ladra! E tu poi, ovviamente, se non te la davo perché non sopportavo quel tuo atteggiamento, mettevi il muso, e in quei momenti avrei voluto spaccartelo, se ne avessi avuto l’opportunità! Non so come ma sei sempre riuscito a evitare i miei raptus da omicida, te la cavavi pure quando arrivavi da me con un minimo di mezz’ora a un’ora di ritardo… Dico io, ce l’ hai il senso del tempo si o no?
Ma invece di farti una scenata come si deve,
niente, mi sono arresa, e per ingannare il tempo portavo con me un libro da
leggere; quando una volta mi hai detto che leggevo veloce, avrei anche potuto
ringraziarti, con la solita nota sarcastica che sicuramente non avresti capito,
come sempre, chissà perché, se dovevo farti capire una cosa dovevo farlo in
modo diretto, ma siccome è un metodo che non fa per me, non ti ho mai fatto
capire niente, ma non puoi dire che non ci abbia provato: l’unica comunicazione
che riuscivi a capire era quella per sms, che a me non piace, sai, mi sa
proprio di una cosa programmata… Tu puoi scrivere quello che vuoi ma non è la
stessa cosa che dirlo… vedevo mia sorella che stava sempre al telefono col suo
ragazzo, lui la chiamava tutte le sere per sapere cosa aveva fatto, come stava,
ricordarle che l’amava e darle la buonanotte… Non ho mai preteso che tu facessi
così ma ho sempre sperato in una tua telefonata, sai? E invece ora le odio le
telefonate: l’unica volta in cui mi hai chiamata è stato per dirmi addio… anzi,
per chiarire i motivi che poi, grazie agli sms ci hanno fatto separare. Ho
pianto tanto per te, veramente mi aspettavo di peggio, comunque non avevo mai
pianto così tanto per una persona, solo una volta forse, ma per amicizia… La
fine di un’amicizia…
E poi te ne sei uscito proprio con una perla:
rimaniamo amici. Ti ho detto di si, non avrei certo potuto dirti “No grazie,
non ci tengo”, ma di certo non sarà più come una volta, e lo sai anche tu,
credo. Per me non è facile cancellare la tua immagine dai miei pensieri, e la
consapevolezza che dovrò vederti quasi tutti i giorni mi fa star quasi male:
non stupirti se con te sarò più fredda, o se cercherò di parlarti il meno
possibile, perché credo sia normale cercare di non avere più rapporti con una
persona che ti ha ferito dentro, proprio nel cuore, dopo che l’ hai fatta
entrare dentro di te… Ma forse io sono troppo sentimentale, magari tu non hai
pensato e non penserai a queste cose, che ti frega, per te la vita va
semplicemente avanti, con o senza una ragazza.
Molti dei miei amici, quasi tutti per la verità, e anche mia sorella, dicono che ci rimetteremo insieme, ma non riesco a crederci e non voglio; certo, dire che non mi piaci più sarebbe come dire che il cielo è verde, se tu non piacessi più non sarei qui a scrivere una lettera che non ti darò mai, ma ciò non toglie che io abbia sofferto per te e non ho nessuna intenzione di soffrire ancora; se tu me lo richiederai, sinceramente non saprei proprio cosa risponderti: magari ti rinfaccerei tutte la cose che mi vengono in mente, o ti direi che devo pensarci, o direi semplicemente di si.
La cosa che più ferisce, sai qual è? Che ho capito
che in amore le promesse non valgono, sono parole come altre, anzi, alcuni le
considerano quasi di routine, e sono sempre le classiche, che quando le dici ti
sciolgono come neve al sole: dal banale “Non ti lascerò mai” all’intrepido “Io
non vivrò più senza di te” e varianti… Per me sono frasi di valore, ma credo
sia meglio non dirle, tenerle per sé e avere in qualche modo la certezza di
essere davvero leali con la persona che è al nostro fianco. Un altro classico è
quando uno dice “Ti amo” e l’altro, anche se non ne è certo, anche se non sa se quel sentimento che
prova è davvero così profondo, risponde “Anch’io”… Eppure sono anch’io che
voglio che l’altro mi dica queste cose, perché sono proprio quelle frasi che ti
fanno credere in quella storia… Meglio lasciar perdere i miei pensieri
sull’amore, o finirei per scrivere solo sulle mie concezioni.
Jamie, caro Jamie, chissà cosa penseresti di me
dopo aver letto questa lettera, sono molto curiosa ma credo sia meglio non
saperlo.
Ricordi quella sera sull’altalena? E’ stato bello, ogni volta che vado su un’altalena penso sempre a quella sera, anche se non è successo niente di chissà che mi piace pensare a quando parlavamo di tutto e di niente o semplicemente ci guardavamo negli occhi, era in quei momenti che mi sentivo speciale, con le farfalle nello stomaco e i piccoli cupidi che tirano le freccette che terminano con un cuore rosso, come in quelle vignette umoristiche, era allora che mi rendevo conto che la vita era bella insieme a te, un po’ come dice la canzone di Max Pezzali, probabilmente tu non l’avrai mai sentita, mi avevi detto che non ti piaceva, io invece lo adoro! “Com’è bello il mondo insieme a te è come rinascere vedere finalmente che rischiavo di perdere mille miliardi e più di cose se tu non mi avessi fatto il dono di dividerle con te…” Era questo, a grandi linee, quello che pensavo quando ero con te: ero felice, e si vedeva; spesso la mia amica Alexandra mi diceva “Sei stata con lui vero? Si vede, ti ridono gli occhi!” E si, io ero proprio contenta: certe mattine eri tu a darmi la forza di alzarmi dal letto perché ero sicura che se lo avessi fatto non me ne sarei pentita; ti avrei visto, avremmo parlato e mi avresti tenuto la mano dicendo quanto fosse fredda…
La prima volta che mi hai dato la mano è stato un
momento davvero magico, all’improvviso mi sembrava che ci fossimo solo io e te,
in un mondo a parte; stavamo facendo la fila per il tagadà e ti stavo dicendo
che avevo paura perché non ci ero mai andata, allora tu mi hai detto di non
preoccuparti e mi hai preso la mano e subito sei scoppiato a ridere dicendo che
era fredda per la troppa paura! Poi c’è stata la gita, quel giorno è stato
davvero stupendo: devi ammetterlo, abbiamo dei compagni di classe meravigliosi.
Durante il ritorno abbiamo parlato e cercavi, invano, di riscaldare le mie
mani, e io non facevo che ridere quando cominciavo a cantare canzoni di cui tu
non sapevi nemmeno l’esistenza, come quella dei Negramaro. Il tuo nome è
proprio bello, c’era un periodo che mentre studiavo prendevo dei foglietti e
cominciavo a scriverci su Jamie in tutti i modi possibili, di solito facevo
anche una cornicetta di cuori e passavo le ore a colorarlo; era un periodo in
cui mia madre mi definiva con la testa tra le nuvole, ed era vero, sembravo
sempre in trance, facevo discorsi insensati e tu c’entravi sempre, non so come
ma era così… Forse è questa la malattia dell’amore, chissà!
Un’altra scena, ne ho mille in testa, quando tu ti
ostinavi a dire che ero bella e io ti tiravo le sberle perché non era vero,
allora mi hai preso e mi hai detto che pure se per gli altri non lo ero per te
ero bellissima, ero il tuo regalo. Non te l’ ho mai detto ma sei stato davvero
dolcissimo, la tua dolcezza è una delle cose che mi ha fatto innamorare di te:
ricordo che la prima volta che me ne sono accorta è stata quando, durante una
gita a ottobre, Mariagrazia si era messa a piangere e tu le tenevi la mano e le
dicevi frasi molto belle per tirarla su…
Ricordo anche quando ti piaceva Susannah e vi
vedevo darvi la mano e lei ti ci faceva tanti segni sopra, non ricordo quali;
una volta anche tu mi hai scritto sul braccio, io ti avevo segnato con la penna
e tu mi hai preso il braccio e hai cominciato a scriverci su
“tattttttttttttttttttttttttttttt” allora io te l’ ho riscritto, non con tutte
quelle t, e tu me l’ hai rifatto sulla mano e sono andata in giro tutto il
giorno con quella scritta e la sera quando l’ ho lavata mi è dispiaciuto, in
quel momento ho pensato che anche il nostro amore poteva andarsene via, come
quella scritta. Lo so, non ti ho mai parlato neanche dei miei timori su noi due
ma come potevo farlo, e soprattutto quando? Da quando ci siamo messi insieme
abbiamo trascorso si e no una settimana insieme, e poi tu sei partito e non mi
sembrava il caso di parlarne, ma forse avrei dovuto farlo…
Non hai mai sentito il bisogno di tornare indietro
nel tempo e cambiare qualcosa, per aggiustare un malinteso, per evitare
qualcosa di brutto? Io questo bisogno lo sento quasi sempre ma si sa, purtroppo
questa cosa è impossibile, una vera utopia, e quindi cerco di evitare i miei
soliti “Però se io…” e guardare avanti, ma a parole è facile a dirlo, certe
volte vorrei svegliarmi e scoprire che ho sognato per tanto tempo, e che ho una
vita da ricominciare davanti a me.
Menomale che ci sono i miei amici, a volte non so
proprio cosa farei senza di loro, non ti ho mai rivelato neanche questo, io
sono una vera combinaguai, adoro cacciarmi nei pasticci e rischiare, solo che
poi non sopporto le prediche di mia madre! Mia madre, tu non l’ hai mai
conosciuta giusto? Però quando ha scoperto di noi te lo ricordi? Aveva detto
che non mi avrebbe più fatto uscire, neanche in giro per Manoppelo Scalo,
pensavo tu ti saresti arrabbiato, invece non l’ hai fatto, anzi, mi hai
consolata e mi hai dimostrato ancora una volta quanto bene mi volessi ancora
una volta, neanche questo ti ho mai raccontato, non volevo e non se n’è
presentata l’occasione: dopo che lei mi aveva fatto quella bella predica ho
pianto perché avevo paura che ti saresti arrabbiato con me, non so, che
pensassi che io non volevo più vederti, o comunque qualcosa del genere, ma
quando ho visto la tua risposta così piena di dolcezza e comprensione sul
telefono ho pensato che ero stata una vera scema, perché tu ci tenevi a me e
non mi avresti lasciata per nessun motivo al mondo, insomma mi ero autoconvinta
che tu e io eravamo come una coppia di quei film, che nonostante le difficoltà
rimane unita e alla fine riesce a trovare la felicità… Ma non è stato così:
magari stavamo insieme da poco tempo, ma la distanza ha vinto sull’amore, io
continuo e continuerò a chiamarlo così. Hai mai visto il video di “Wake me up
when September ends”? Mi sono chiesta spesso come due persone possano
continuare ad amarsi anche se sono consapevoli che probabilmente non si
rivedranno più o se saranno fortunate si incontreranno di nuovo tra una decina
di anni. Mi sembra impossibile, eppure è così, questo è il vero amore.
Mia mamma e mia sorella dicono che non esiste ma
io continuo a crederci: magari il vero amore non è per sempre, ma esiste, da
qualche parte so che c’è.
Ci vorrà tempo per trovarlo, magari la vita non
basterà, ma qualcuno è così fortunato da trovarlo subito… Io l’avevo pensato,
si, e non una volta sola, se devo essere sincera anche oggi ci penso ancora.
Penseresti che sono pazza, eppure non mi toglierò questa idea dalla testa
facilmente, è come quello che chiamano sesto senso, una sensazione che ti viene
così, non so se mi spiego, ma non importa, intanto l’ ho detto!
C’è ancora una cosa che mi fa pensare sempre a te:
ricordi quando quella sera ti ho regalato quel braccialetto colorato? Era uno
dei miei preferiti, ma volevo dartelo, era come un segno di quello che provavo
per te… Poi tu mi hai detto di averne fatto uno per me: lo avevi fatto tu, era
un regalo per me, com’ero contenta! Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere
per me! Quando me l’ hai dato, io stavo vicino a Jessica che si è subito messa
a ridere; io invece ero fuori di me per la felicità: forse non lo sai ma i
braccialetti portafortuna brasiliani sono i miei preferiti, li porto da quando
avevo 5 anni! E tu me ne hai intrecciati tre, uno rosso, uno verde e uno viola,
coi significati di amore, speranza e pace, e mi dicesti che era quello che
volevi più di tutto, allora mentre me lo legavi ti ho detto che c’era anche la
libertà, ma tu mi hai detto che non sapevi fare la treccia a 4… Ebbene si, io
lo porto ancora, mi piace e continuerò a portarlo finché non si staccherà!
Scommetto che invece tu l’ hai tolto, vero?
Continuerò a mettere anche quello ci cuoio che mi
hai riportato dal North Carolina, ma quello rosa, seriamente parlando, non
l’avrei mai messo, neanche se mi avessi obbligata: era ed è orribile!
Lasciatelo dire, tu sei il tipo che non azzecca mai il regalo giusto per le
ragazze, quindi in futuro, ti prego, chiedi consiglio, ok? Anche questo, come
dire, “peso” me lo sono tolta, devo dire che mi sento più leggera!
Più ci penso e più cose mi vengono da raccontare;
il ricordo che mi viene in mente adesso è molto bello, uno di quegli episodi
dove ancora una volta mi hai dimostrato di essere una persona meravigliosa: ti
avevo chiesto per sms se per favore avresti potuto prestarmi il cd di the Sims;
tu non mi avevi risposto e durante il giorno tu non mi avevi detto niente, così
avevo pensato che te ne fossi dimenticato. Invece alla ricreazione mi sei
venuto vicino, io stavo fuori, e mi hai “Guarda sotto il banco” Io sul momento
avevo pensato che Gorge, come suo solito avesse fatto qualcosa, dal prendermi
l’astuccio a colorarmi il diario al decapitarmi il mio Winnie The Pooh; allora
sono andata e sai cosa ho visto sotto il banco? Proprio il cd di The Sims, non
puoi sapere quante cose avrei voluto dirti, tipo che eri davvero una persona
speciale e molto dolce, ma ti ho semplicemente detto “Grazie”, e con quella
semplice parola, la mia faccia ha cambiato proprio colore, rossa come le felpe
che ti piacciono tanto…
Mi chiedo anche se tu ricordi tutte queste piccole
cose, quelle che mi tornano in mente e in 5 minuti mi fanno diventare gli occhi lucidi, e cerco sempre di
nasconderli, ma quando sto da sola piango, in uno dei tuoi messaggi mi
scrivesti che non dovevo piangere… Evidentemente non riesci a capire… A capire
che mi fa male pensare che quando ti rivedrò non ci abbracceremo e non ti
parlerò di tutto quello che mi viene in mente, come quando quella volta ti ho
detto che non sapevo com’era fatto un motore e invece lo sapevo, o quando ti ho
chiesto come riconoscere una fiesta da una focus, praticamente non potrò più
pensare a me e te, come facevo sempre prima di addormentarmi, non potrò più
neanche dire di essere tua amica, perché dubito di riuscire a esserlo un’altra
volta senza pensare a quello che c’è stato tra noi, non potrò accarezzarti le
guance quando sei triste, non potrò più avere quella sensazione di protezione e
sicurezza e quella punta di orgoglio quando mi dai la mano, o quando mi fai
quei buffetti, o quando sono triste non sentirò più i tuoi baci sulla fronte,
pronti a farmi capire che non devo essere triste perché c’è qualcuno che mi
vuole felice per esserlo anche lui… Jamie, lo capisci, io tutto questo non
l’avrò più… Mai più…
E tu mi dici non piangere! Cosa dovrei fare,
ridere? Beh, non ci riesco. Non ora.
Io ci provo, ci ho provato a stare con un altro,
ma mi sembrava un rimpiazzo: mi ricordava te e allora mi ci sono messa, ma è
stato un errore, io non riesco a toglierti dalla testa, sei come una
persecuzione: mi perseguiti anche nei sogni, lo sai? Si, hai capito bene, pochi
giorni fa ti ho sognato: eravamo a scuola, una classe assurda, c’era anche
Comunque, lo sai che ti dico? Che la vita continua
e un giorno riuscirò a pensare a te senza piangere, solo come il mio primo,
grande amore.
Con affetto,
la tua piccola