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Autore: RoSyBlAcK    13/05/2006    5 recensioni
Sono passati anni dalla sconfitta di Voldemort, ma certe ferite non si rimarginano. Soprattutto se hai una figlia di 11 anni, nascondi un terribile segreto, e hai perso i contatti con le persone più importanti della tua vita. Ma Hermione Granger e Ginny Weasley sono donne forti, e troveranno le risorse per sopravvivere, crescere e trovare quello che cercano, in un modo o nell'altro.

La mia prima e più grande sfida letteraria in campo di fanfiction, e richiede la vostra supervisione :P
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

Capitolo 16

Lacrime d’un eroe

 

La luce leggera dell’alba entra a fiotti nella camera da letto. Raggi dorati di sole si attaccano ai suoi capelli rossi, alle sue ciglia sottili, ballano tra le sue lentiggini, sul suo naso. Hermione alza il busto, e lui apre gli occhi. I ricci castani le scivolano sulla schiena nuda. Con un sorriso si tira le lenzuola sul seno. Gli mette una mano nei capelli, accarezzandolo piano.

-Ron…

lui sorride, soddisfatto, complice, innamorato. Avvolge la sua mano con la propria, richiude gli occhi. Allunga un braccio e la tira a se ancora,  stringe il suo corpo caldo e profumato di sonno.

Hermione si lascia abbracciare, sentendosi calma e felice, dolcemente cullata da quell’abbraccio.

-‘giorno principessa.

Lei sorride, si volta appena, lo bacia. Guarda il suo sonno tranquillo e una stretta di dolore la prende da dentro.

-Ron?

-dimmi piccola.

-te ne sei andato…perché Harry era morto? Solo per questo, non è vero?
la sua stretta si irrigidisce intorno ai suoi fianchi sottili. Eccolo, nella sua mente, rievocato nella confusione dei ricordi come le parole di una vecchia canzone, l’amico d’un tempo. La sua risata roca. Le sue preoccupazioni. Le sue paranoie. Le sue manie.

-sì.

Una mesta sincerità, piena di un dolore che Hermione credeva essere l’unica a provare. E invece quel dolore è li, forte e crudo, vivo nella voce del suo uomo, freddo sulla sua pelle. E per colpa sua.

-ma tu non hai visto il suo corpo. Non l’hai visto, come hai potuto essere certo della sua morte?- rabbia, quella che per tanti anni è stata costretta a nascondere sotto strati e strati di tristezza.

-neppure tu hai visto il mio corpo, e non per questo hai pensato che fossi vivo!- Ron alza la voce, si innervosisce.

-e invece sì. Pensavo fossi vivo, ma non sapevo dove cercarti. Al San Mungo mi hanno detto che tutti quelli entrati erano morti, tutti, nessuno si era salvato. Mi hanno chiesto se volevo vedere i corpi e ho preferito attaccarmi alla speranza che tu fossi vivo. Ma tu? Perché non hai cercato Harry?

-chi ti dice che non ho cercato? E poi tutto il mondo ha letto l’articolo sul Profeta: “IL BAMBINO SOPRAVVISSUTO NON HA SUPERATO LA BATTAGLIA MAGICA: IL TRAMONTO DI UN EROE”. Tue parole, Herm! Tue parole. Non firmate da te, ma lo so che sono tue.

Lei singhiozza sotto le urla di Ron, si separa da lui, si alza in piedi, tenendosi stretta nel lenzuolo e lasciandolo li, steso nel letto vuoto, solo la camicia e un paio di boxer addosso.

-cos’altro dovevo fare???- anche lui si alza, in piedi dall’altro lato del letto.

Hermione si mette una mano nei capelli.

-già, cosa!? Che cosa difficile! Mi spiace davvero che tu non sia arrivato a una così semplice conclusione, invece che architettarci tanto sopra Ronald! Dovevi solo chiamarmi! Non andartene così!

-mi sono già scusato, mi pare!

-scuse? SCUSE! Cosa me ne faccio delle tue scuse dopo 10 anni?

-allora me ne vado, va bene? me ne vado! Torno in Isalanda e chi s’è visto s’è visto!
-no! eh no! adesso ti prendi le tue responsabilità, stupido codardo! L’hai vista di la? L’hai vista tua figlia?

Ron sospira. –certo! ti sembra che sono così insensibile? Con che bell’uomo sei venuta a letto!

-no tesoro, io non sono solo venuta a letto con quest’uomo terribile! Io mi sono innamorata di lui!

respirano forte, con il fiatone, smettono d’urlare.

-ma guardaci Ron, siamo patetici.- sussurra lei roca.

-già, patetici.

-dopo tanti anni non siamo ancora capaci di parlare senza metterci a urlare.

-è quello che amo di te. Non ti fai mai mettere in piedi in testa.- c’è dolcezza nel tono della sua voce. Hermione sorride, sale sul letto, striscia piano.

Lui si siede, lei gli sale in grembo, si lascia abbracciare.

-quello che mi fa arrabbiare è quante cose abbia sbagliato nella mia vita, Ron.

-cosa dici piccola?- le accarezza le guance, le scosta i ricci dalla fronte, tranquillizzato dalla sua improvvisa calma.

-anche quando eravamo bambini. Sbagliavo sempre.

-non è vero…sei la persona più inteligente del mondo.

-no, non è vero. pensavo di odiarti, spesso. e invece ti amavo. Avrei voluto sussurrarti parole dolcissime, e invece ti urlavo contro.

-non ti aiutavo di certo.

-già, ma tu sei quello scemo, no? avrei potuto essere meno preziosa. Aspettare che tu mi invitassi al ballo del Ceppo.

-in un qualche modo l’avrei fatto.

-così tu non ti saresti mai messo con Lavanda, e io non ti avrei mai tirato contro dei canarini.

Ridono dolcemente al ricordo. Si baciano ancora.

Hermione si sente così bambina sulle sue ginocchia. Ma ha bisogno di redimersi da tante colpe. Le sente li, pesanti su di se.

Ron la guarda con affetto. Li, seduta, con i ricci che le ricadono sulle spalle e sul seno bianco, con il lenzuolo stretto intorno al petto come l’elegante vestito dei suoi sogni più intimi.

-mi sono comportata da bambina innamorata quell’anno, e tu non te ne rendevi nemmeno conto! Diventavo rossa, e facevo cio che mi chiedevi.

Ron sorride, l’accarezza. –anche tu non ti accorgevi di me.

-quando è morto Silente…e tu mi hai abbracciata forte…e piangevi, e io piangevo…

le sfiora il naso. È così leggera, piccola e tremante su di lui.

-non mi ero mai sentita così tranquilla con qualcuno.

-neppure io.

Hermione sorride.

-Ron… io avrei fatto qualunque cosa per te e Harry. vi amavo come non avevo mai amato qualcuno in tutta la mia vita. Eravate tutto per me. e credo che lo sarete sempre. avrei fatto qualunque cosa per voi, anche se questo poteva rendermi infelice, in qualche modo.

Grosse lacrime le scivolano negli occhi. Deve essere sincera con lui.

-alla fine vi aiutavo con i compiti….

-sì, alla fine sì.- un altro tranquillo sorriso, pieno di ricordi.

-fin dal primo anno, sono stata dalla vostra folle parte, nelle vostre pazze congetture, sempre…

-sì, fin dalla pietra…

-e poi sono stata io a rubare gli ingredienti per la pozione polisucco….e a farla….

-sì, mi ricordo tesoro.

Hermione piange. In qualche modo vuole ricordargli tutte le buone azioni che ha fatto per loro prima di colpirlo.

-il terzo è stato un anno terribile.

-non mi è sembrato…

-lo è stato! Litigavamo sempre. e io piangevo. Piangevo come una fontana, tutte le notti!

Ron l’abbraccia piano, la culla.

-Ron…

-dimmi cosa mi devi dire ‘Mione. Dimmelo, ti prego. Cosa c’è?

Lei si alza dalle sue ginocchia.

-ti prego, perdonami Ronnie. Ti prego…

-per cosa?

-per averti mentito…per averti nascosto la verità…perdonami per non essere stata sincera…per aver messo sopra a tutto e a tutti Harry, quella notte.

Ron non ci può credere. Dopo tutto quel discorso, era li che lo voleva portare? A Harry? a Harry, a lei, a una notte? si alza.

-cosa?! Cosa stai dicendo?- urla di nuovo. E piange. Non può crederci. Non può.

-ascoltami, ti prego, ti supplico…

-ti ascolto! Ma cosa diavolo devo ascoltare?! Cosa?!

-mancavano poche ore…poi avremmo incontrato Voldemort…tu dormivi…e Harry piangeva….

-E…?!

-e piangeva, e piangeva…e mi ha supplicata, mi ha supplicata- singhiozza, cade a terra, senza più forza per tenersi in piedi sotto il peso delle lacrime, di quella confessione. –mi ha supplicata di lasciarlo andare.

-cosa?- sussurra piano. Resta immobile, in piedi, con lei ai suoi piedi, accucciata in pianto a dirotto.

-mi ha detto che se avesse vinto o perso non importava. Lui se ne sarebbe andato comunque, e noi dovevamo fare come se fosse morto, esattamente come tutto il mondo.

-quindi…?

-abbiamo scritto l’articolo, e poi l’ho messo in posa, e l’ho fotografato…

-quindi…?

-e poi il giorno dopo, lui ha vinto. E c’era il corpo di Voldemort, Ron, io l’ho visto. Io l’ho cercato.

-un mangiamorte mi ha detto…!

-ha mentito! L’ha fatto per farti soffrire! Per farci soffrire tutti! Harry è vivo!- l’urlo d’Hermione si spegne in un silenzio straziato dai suoi singhiozzi.
Ron si prende le guance tra le mani, le lacrime che fluttuano sul suo viso come piccole navi in un mare di disperazione, frustrazione, delusione. In un mondo fatto di tutto il dolore inutile che ha sofferto nel tempo, tutto l’amore che ha represso, tutte le lacrime che ha pianto. E poi, improvvisamente, un dolce barlume di felicità. Perché infondo lui e Harry avevano fatto lo stesso strano ragionamento, lui ne è certo: sparire per permettere alle loro donne di vivere ancora.

E perché infondo, Harry è vivo.

 

Ginevra distoglie lo sguardo dagli scogli. Sorride alla vista di una casetta appoggiata li, nella sabbia umida. Lontano, il sole sta iniziando la sua salita. Un sapore di salsedine e di umido le riempe le narici. Si sfila le scarpe e le tiene in una mano. Le dita le sprofondano nella sabbia gelata, morbida, sottile. Le viene voglia di tuffarsi in mare, ma ha freddo.  Uno strano freddo che si sta tramutando in delusione. Harry non c’è… ma poi si sente pizzicare gli occhi, come quando ti senti osservata a lungo. Guarda meglio la piccola casa. ha un cortiletto delimitato da una staccionata bianco crema, e appoggiato a essa c’è un uomo. Ginny aumenta un po’ il passo. Può chiedergli un bicchier d’acqua, inizia ad avere sete.

Ha capelli un po’ lunghi che gli solleticano il collo, senza sfiorargli nemmeno le spalle, in una posa disordinata e spostata dal vento, di un bel nero corvino che le stringe il cuore in una morsa di delusioni e speranze.

I capelli neri le fanno sempre quell’effetto. Si sente come se Harry fosse li, anche se non c’è. Gli scogli si avvicinano. Ormai si vede già sul loro bordo appuntito, in bilico tra la vita e la morte, in balia di una scelta che viene posta sul cammino di poche persone: vivere o morire? E lei ha scelto. Non ci può credere. Vede se stessa, riflessa nello specchio dei ricordi, com’era un tempo. Come frame di un film lungo 30 anni, eccola. La ragazza popolare. Eccola, la fidanzata dell’eroe. Eccola, la brava studentessa trasgressiva. Eccola, la giocatrice di Quidditch. Eccola, Ginny Weasley. Che tante avrebbero voluto essere e che adesso non vuole più essere nessuno.

Guarda ancora l’uomo. La fissa attentamente, ha un viso smagrito, pallido, ma un grande sorriso, dolce, pieno di rimorso.

La nebbia sembra diradarsi ancora, definisce meglio i contorni del viso dell’uomo.

Gin sgrana gli occhi.

Non ci può credere.

Si avvicina ancora, i piedi pesanti mentre si scrollano di dosso la sabbia, il cuore che batte con forza.

E poi, la conferma.

I grandi occhi verdi dell’uomo l’accarezzano, si legano ai suoi.

Ginny si ferma a pochi metri dal cancello, e lui esce. Sorride, mentre grosse lacrime iniziano a rigargli le guance. Ma Gin non piange. Le manca persino il fiato per respirare. Lui apre le sue labbra sottili alla ricerca di qualcosa da dire, ma le parole non servono. Il suo sguardo le dice tutto cio che lui non riesce a esprimere a voce. C’è la frustrazione per averla lasciata. La vana speranza che lei possa capire. La supplica perché lei resti. C’è l’immensa e arida tristezza di quegli anni vissuti nel ricordo del loro amore infantile. C’è il dolore che ha scavato un profondo solco dentro di lui, un vuoto che niente può riempire. Lacrime che non aveva mai avuto il coraggio di mostrare a qualcuno per davvero. Lacrime di un eroe. Lacrime di qualcuno che a furia di dirsi forte s’è fatto tanto debole da non riuscire a muoversi, immobile in quella nebbia leggera, immobile in quell’alba luminosa. Lacrime che gli bruciano gli occhi. Non c’è più coraggio in lui, non c’è più la sicurezza, non c’è più niente che in passato l’aveva reso ai suoi occhi bambini un uomo da amare. Eppure, adesso, a Ginny sembra ancora di più l’uomo più bello del mondo. e i suoi occhi si tingono di dolcezza, d’affetto, d’amore. Il suo sorriso brilla di coraggio. Lo stesso coraggio che Harry aveva sempre trovato così rasserenante in lei. E quell’espressione dura, ardente, viva, pura, le si disegna sul viso, oggi proprio come allora. E sotto il velo di tristezza, di rancore, di gelo, che gli ultimi anni hanno dipinto su di lei, lui la rivede: la bella principessa che per anni e anni aveva aspettato di salire sul trono del suo cuore. Le scarpe le cadono dalle mani. Ride, con la sua risata fresca e cristallina, fatta adulta, proprio come lei. Si scrolla di dosso tutto il dolore in quella risata piena di vita, e Harry si sente rinascere al suo cospetto. Non riesce a muoversi, non ha la forza di correre da lei.

Ma sa che questa volta,  sarà lei a prendere l’iniziativa. Prega che sia così. Che nonostante tutto, lei sia ancora pronta per lui.

Mi avrai davvero aspettato per sempre? come nella bellissima fiaba che ogni sera cullava il mio sonno? Tu, piccola principessa, avrai davvero atteso il tuo eroe fallito al di la del tempo che il cuore di una donna possa aspettare? Avrai davvero mantenuto per me quel tuo sorriso così puro e dolce? Per me, le tue carezze, le tue attenzioni, le tue parole forti, la tua risata…per me?

Ginny si mette a correre, scivola nella foga, ma si rialza. Questa volta non intende cadere.

Hai davvero aspettato, Harry, che io ti trovassi? Sei davvero rimasto solo in questa piccola casa, in questa culla per il nostro futuro, per i nostri sogni? Ti sei davvero fatto da parte per permettermi di vivere, senza però rinunciare a me? sono qui Harry, sono qui. Non ho dimenticato le promesse che ti ho fatto. Non ho dimenticato l’amore che provavo per te. In onore di quelle povere piccole settimane tra noi, io ho atteso. In onore di quell’unica notte. perché so che c’è un futuro per noi. E tu sei davvero ancora li, tutto per me? tu, l’unico. La tua timidezza nascosta, la tua dolce insicurezza, il tuo spavaldo coraggio? E mi stringerai quando ti arriverò davanti? E mi bacerai quando ti bacerò? E lascerai che io asciughi le tue lacrime, culli il tuo sonno… ami le tue labbra… proprio come in tutti i miei più splendidi sogni, finalmente, nella realtà?

Entrambi sanno che c’è un unico modo per rispondere alle proprie domande.

E Ginny non esita.

Si lancia.

Ridendo, e improvvisamente piangendo.

Stringe le braccia intorno al suo collo, gli mette una mano trai capelli.

Harry l’abbraccia con forza, immerge il naso nel suo profumo dolce e acre, il profumo di fiori che aveva cercato nel sonno e nella memoria per anni e anni.

Ginny lo stringe con rabbia, con energia, con durezza. Ma soprattutto, con amore. Respira, per la prima volta negli ultimi anni, veramente, a pieni polmoni. Scivola lungo le sue spalle annega il viso nel suo petto. Piange lacrime piene di una gioia grande e incontaminata.

Harry appoggia la guancia ai suoi capelli, morbidi, vellutati, lisci.

-Ginny…

lei alza il viso su di lui. sorride.

-no Harry, no. non adesso… Non parlare.

La sua voce si è fatta donna, proprio come il suo piccolo morbido corpo tra le sue braccia. Ginevra porta le mani sulle guance di Harry. si è fatto la barba.

Chiude gli occhi, e appoggia le labbra sulle sue.

Si baciano. Con passione, con tristezza, con disperazione. Scivolano a terra, sulla sabbia umida, nella nebbia che rada si aggrappa al loro corpo. Nella luce tenue di quell’acerba alba. E il bacio si fa dolce, lento, pieno di tenerezza, pieno d’amore. Come un primo timido bacio, tra di loro. Pieno della stessa felicità, pieno della stessa allegria, pieno della stessa aria di vittoria che aveva avuto quello vero. Harry si sdraia, il viso che guarda verso il cielo. E le stelle, abbagliate dalla luminosità di quel sole nascente, dalla corona brillante dei capelli di lei, impallidiscono appena. Ginny gli si siede nel ventre. Si sfila la camicetta, che si libra nel vento, si gonfia e poi appassisce li accanto, inutile come i giorni passati. Poi gli sbottona la sua, e ogni passo lo ama di più, lo scopre con gioia. Lo bacia ancora. E ancora. E lui guarda il suo viso. Mai, si erano immaginati un più dolce e romantico ritrovarsi. A Ginevra fanno un po’ male le ginocchia, che sfregano contro la sabbia. Ma non importa. Si morde le labbra, alza il busto. Il piccolo  seno bianco si intravede sotto il pizzo della biancheria. Da quella posizione lo guarda, sorride. Ironica, divertita, divertente. Harry ridacchia, tende le mani e le cattura le guance, la porta a se, e la bacia ancora. Poi lei si abbassa, sprofonda, gli sfila i pantaloni con calma. Lo vede rabbrividire e lo abbraccia un po’. arrossisce, improvvisamente pudica, la sua risata cristallina s’incrina. E lui non le mette fretta. Le slaccia i jeans, le sfiora il grembo. E Ginny è li, nella sua pura nudità, nella sua innocente bellezza. Lo guarda, nascosto appena nell’ultima penombra, così serio, così adulto, le ombre tormentate sul suo viso si diradano, le lacrime nei suoi occhi si asciugano, e lei, abile fata, ricuce le sue ferite a ogni bacio, si preme su di lui, in un lungo, dolce, amarsi.

E alla fine ricade sfinita al suo fianco, lo stringe più forte, nasconde il viso nel suo collo, scivola accanto a lui, stanca, brilla d’amore, felice. I loro cuori battono insieme, tranquilli, pieni di vita. Lui le mette le dita nei capelli, e la tiene così, avvolta a se, nella sabbia, nel rombare del mare, in balia delle carezze del vento. E si abbandonano così al sonno, con un quieto sorriso sulle labbra pulsanti di baci.

  
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