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Autore: strongfordrew    14/09/2011    1 recensioni
Allora, come vedete sono tornata con un'altra fanfiction dopo aver risolto parecchi problemi nella mia vita personale. Comunque in questa fanfic Peter ha 19 anni, Susan 18, Edmund 17 e Lucy 16 e ci sarà inoltre la presenza di un incesto. Quindi se vi da fastidio, io vi ho avvertiti.
Comunque la storia sarà narrata dal punto di vista di Susan e non tiene conto dei fatti dei successivi libri.
Spero che, come l'altra mia precedente fanfiction, sarà di vostro gradimento.
Recensite, se vi va, anche se sono critiche. Mi serviranno per migliorarmi.
{Susan/Peter}
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5.

Strano il mio destino che mi porta qui 
A un passo dal tuo cuore senza arrivare mai 
Chiusa nel silenzio sono andata via 
Via dagli occhi, dalle mani, da te
___________________________________________
 
SBAM! La porta si apre improvvisamente facendoci allontanare di scatto, come scottati, alla vista del Principe. 
 
Peter: "Emh...Susan dovresti andare in camera tua.Ormai è tardi e domani abbiamo bisogno di tutto il sostegno possibile. Buonanotte...e cerca di ricordare la posizione corretta da adottare in caso di attacco. " Mi ha detto questo quasi fossi un'estranea. Evidentemente non vuole fare brutte figure davanti a Caspian. Dimentico persino che sono mezza nuda davanti a loro. Piango, di nuovo.Lui mi guarda un po' sorpreso e apre la bocca per dire qualcosa ma viene interrotto da Caspian:
 
"Scusate por l'interruzione ma Oreius mi ha riferito che aveva sentito dei rumori sospetti e...e così sono venuto a controllare." Dice col suo solito tono arrogante.
 
Non lo ascolto, sono troppo ferita dalle parole usate da Peter e forse anche di più dal tono. Corro via e mi chiudo nella mia stanza che mi sembra troppo piccola per contenere tutto il dolore che sto provando, troppo fragile per sopportarne il peso, troppo sconosciuta per poterne capire il significato.È acuto, penetrante, come una pugnalata al cuore. 
Lacrime, singhiozzi e disperazione.
Dubbi, domande e risposte senza un perché.
Ecco tutto ciò che domina la mia mente in questo momento, annebbiandola e facendomi sentire banale, abbandonata e infelice come mai prima d'ora. 
Nel mio cuore c'è il nulla. Mi sento svuotata da ogni emozione che non sia nostalgia:
la sua nostalgia, la nostalgia dei momenti in cui potevo stargli vicino senza sentirmi sbagliata e colpevole dei miei sentimenti, nostalgia del suo sguardo che mi penetrava ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi. 
Blu intenso e azzurro.Notte e giorno. Uno scontro di sguardi che mi faceva sentire leggera come una piuma.

Mi sono sempre sentita sbagliata, mai nel posto adatto a me, ma andavo avanti nonostante tutto; andavo avanti grazie a lui, ai suoi sorrisi, alle sue parole rassicuranti, alle chiaccherate davanti al fuoco la vigilia di Natale mentre tutti dormivano. Poi è arrivata Narnia e mi sono finalmente sentita completa, finalmente avevo trovato il posto in cui brillare, il sogno di una vita. Ma si sa: dai sogni ci si sveglia prima o poi. Quando mi sono svegliata, le mie certezze sono cadute ed è tornato lo smarrimento. 
Adesso che sono tornata ho scoperto che il mio sogno si è trasformato in un incubo:Narnia è stata invasa, il mio popolo perseguitato per secoli e non ho più Peter. O meglio:non ho più il mio Peter, quello dolce che mi aiutava a rialzarmi quando cadevo. 
Mi addormento così: con il viso rigato di lacrime e il corpo scosso dai singhiozzi.
 
**
"Susan, Susan dai svegliati! Susan, muoviti è tardi..." La voce di Lucy che mi scuote dolcemente mi risveglia dal sonno profondo in cui ero caduta.
"Ma cosa dici Lucy? Sarà solo mattina...."Sussurro con la faccia contro il cuscino.
"Ma quale mattina e mattina?!? Fra un'ora dovete andare al castello per l'imboscata!"
Apro di scatto gli occhi e la guardo shockata.
"COSA?!? E NON VI È PASSATO PER L'ANTICAMERA DEL CERVELLO DI SVEGLIARMI?"
"Ehi ehi Su calmati. Ho detto agli altri che ultimamente non dormivi molto, così Peter mi ha detto di non svegliarti che dovevi riposare..." Mormora Lucy offesa.
"Oh Lucy, scusa. Sono un po' nervosa. Sai, per la missione...mi aiuti a prepararmi? Ho visto il vestito da combattimento e ho notato che sarà un po' difficile da indossare.."
"Certo, tranquilla."
 
 
10 minuti dopo...

Ci è voluto un bel lasso di tempo prima che Lucy riuscisse ad allacciare tutti quei lacci e laccetti ma alla fine ce l'abbiamo fatta.
Ora che l'abito è sistemato passiamo ai capelli: raccolgo i miei lunghi boccoli corvini in un'ordinata coda di cavallo per non rischiare che mi oscurino la visuale durante l'attacco.
Raggiungiamo gli altri fuori. C'è tensione; parecchia anche. Mi posiziono affianco a Peter visto che devo andare con lui, ma neanche sembra accorgersi della mia presenza. Continua a ricapitolare il piano agli altri. Sbuffo cercando di non farmi sentire, Ed mi lancia uno sguardo comprensivo.
 
"Allora io, Susan, Ed e Caspian saremo trasportati dagli ippogrifi. Ed come già stabilito starà sulla torre minore, io e Susan su quella maggiore, Caspian e Ripiccì si occuperanno delle guardie che stanno di guardia nel ponte levatoio. Tutto chiaro?" Stava dicendo Peter.
 
Oreius: "Tutto chiaro, mio Signore."
Soldati: "Tutto chiaro."
 
Detto questo noi ci dirigiamo verso gli ippogrifi. Il mio ha le piume azzurrine e bianche ed è anche abbastanza grosso quindi è un po' difficile per me salire in fretta come gli altri. Mi aggrappo ad una piuma cercando di fare leva quando mi sento sollevare da qualcuno e mi ritrovo sulla groppa dell'animale. Guardo giù e vedo Peter che mi sorride.
Dio solo sa quanto vorrei rispondere a quel sorriso e osservarlo fino a quando le mie palbebre non chiederebbero riposo. Ma no, non lo faccio; non lo faccio perché mi ritorna in mente il mio corpo scosso dai singhiozzi ieri notte e mi sento di nuovo delusa, di nuovo sola. 
Volto il viso dall'altra parte, fingendo indifferenza. 
"Susan guardami...ti prego." Non rispondo.
"Ti prego Susan...." Mi volto: non riesco più a resistere.Tutto di me ha bisogno di incontrare i suoi occhi. Sono limpidi, imploranti, quasi esprimessero lo stesso bisogno che sento io. Non abbasso comunque la guardia.
"Possiamo andare?" Dico un po' fredda.
"Certo, ma dobbiamo parlare..."
"Io non ho niente da dirti."
"Parlerò io allora."
Si allontana da me e sale sul suo ippogrifo.
 
Arriviamo dopo circa 30 minuti e sorvoliamo il castello. Ed e Caspian vengono scortati per primi. Io e Peter intanto raggiungiamo la torre maggiore dove, secondo Caspian, dovrebbe trovarsi la camera da letto di Miraz.
Percorriamo i corridoi silenziosamente e attenti in caso di presenza di qualche guardia. 
Sento un tonfo metallico dietro di me. Mi giro: una guardia, a cui è caduta la spada, ci guarda con gli occhi spalancato. Scocco la freccia senza pensarci. Non gli ho dato il tempo neanche di reagire.
Sono arrivati i rinforzi. Peter comincia a combattere contro due soldati. Cerco di aiutarlo ma sono trattenuta per le braccia da una guardia che è sbucata dietro di me prendendomi alla sprovvista. Il mio arco e le frecce sono a terra.
"Non toccarla!" Grida Peter. Ma per quanto cerchi di raggiungermi, non ce la fa.
È costretto a guardare le mani del soldato sulle mie braccia che mi stringono con violenza,strattonandomi rude tanto che dalla mia bocca fuoriesce un gemito di dolore. 
Oh accidenti! Mi usciranno i lividi....
Mi dimeno con forza riuscendo a girarmi, così adesso mi ritrovo faccia a faccia con il mio avversario.
Sorrido: un sorriso falso, costruito a posta per distrarlo. Poi, solo quando sulla  sua faccia compare la confusione, gli tiro una bella ginocchiata in mezzo alle gambe. Si butta a terra dolorante.
"Questo è per i lividi che mi usciranno!" Questa volta gli do un calcio nello stomaco.
"E questo è per la prossima volta!"
Peter si è sbarazzato delle altre guardie e mi ha raggiunto.
 
"Tutto bene Susan?" 
"Benissimo, grazie..."
Mio fratello guarda il soldato- che ora è a terra svenuto- a bocca aperta.
"Dico solo questo: WOW"
"Si, si. Possiamo andare a finire lo zio di Caspian adesso?"Ribatto scocciata.
"Senti, mi dispiace per l'altra notte. Io, devi credermi, ho perso il controllo...mi dispiace per come ti ho trattata, davvero." Mi dice notando il mio comportamento.
"Non è nè il momento nè il luogo adatto per affrontare questi discorsi. Andiamo?" Chiedo indifferente. Annuisce e sussurra per non farsi sentire:
"Ma sappi che non è finita qui..."

Secondo Caspian, la camera da letto dello zio dovrebbe essere quella reale e in teoria si trova nel terzo corridoio del quarto piano, ovvero sulla torre maggiore.
Noi adesso siamo al terzo, quindi ci affrettiamo a salire le scale facendo attenzione alle guardie. Ne abbiamo incontrate molte ma non hanno avuto il tempo neanche di vederci che le ho traffitte con le mie frecce. Credo che dipenda dal fatto che cerco un modo per scaricare il dolore e Peter continua a guardarmi imbambolato.
Un'altra rampa di scale e siamo arrivati. 
"Ehi!Dove credete di andare?" Una voce interrompe il nostro cammino.
Sfilo una freccia, la posiziono sull'arco, poi mi giro e lo trafiggo. 
"Ad uccidere quel...quel...quella canaglia del tuo padrone!" Purtroppo nel vocabolario di una regina non esistono termini abbastanza crudi e volgari per esprimere il mio concetto di Miraz, quindi mi limito a chiamarlo canaglia.
Peter se la ride di gusto.
"Zitto idiota! Vuoi farci scoprire?" Chiedo irritata. Lui smette- anche se sulle sue labbra c'è ancora quel sorrisetto ironico- poi mi prende per la vita e mi appoggia delicatamente sulla parete dietro di me.
"A uccidere quella canaglia del tuo padrone?" Sarcasmo. Io e lui ce l'abbiamo sempre avuto e il più delle volte lo usavamo contro Ed che ci faceva i dispetti. Era una gara di parole: io e Peter eravamo bravi a scuola e quindi sapevamo più vocaboli, Ed non ne voleva sapere di studiare così la maggior parte delle volte vincevamo noi.
"ll vocabolario di una regina non comprende parole tanto volgari per poterlo descrivere..." Senza volerlo arrossisco. Ma non so se è causato più dalla sua vicinanza o dalla mia incapacità di essere volgare. Credo che si compensino comunque.
"Sei ancora più bella quando arrossisci." Mi dice lui. Spalanco gli occhi dalla sorpresa e non posso evitare di sentire nascere dentro di me un po' di speranza. Ma la sensazione dura poco: è tornato il dolore. Perché mi illude così? Non capisce che soffro, che muoio ogni volta che ricostruisco le mie certezze e lui me le distrugge solo guardandomi? Perché mi ha fatto innamorare? Non poteva lasciarmi tranquilla, serena come quando lo consideravo solo un fratello?
È così ingiusto che io mi senta felice? Tornano le lacrime che, oltre a bagnarmi il viso, distruggono anche quella maschera di indifferenza che mi ero creata.
"Perché piangi?" Non glielo posso dire. Sarebbe schifato e mi rifiuterebbe sapendo il peccato di cui sono colpevole. L'amore è bello, ma fa soffrire. E il mio è sbagliato...ancora peggio. 
Il nostro destino si incrocia sempre, ma quando le cose per me vanno per il verso giusto vengo strappata via dalla mia favola, dalle sue parole dolci, dal suo sorriso, dai suoi occhi. Da lui.
"Non è niente, lascia perdere..." Scaccio le lacrime dal mio viso, mi libero dalla sua presa e continuo a salire le scale. Sento i suoi passi dietro di me, ma non mi volto, o leggerebbe il dolore che sto provando nei miei occhi. Mi ha sempre saputo capire al volo e non credo che sia cambiato in questo lato.

Eccoci: siamo arrivati alla torre maggiore. Davanti a noi vi è un grande portone che conduce all'interno della camera reale. C'è silenzio, interrotto solo dal suono dei respiri regolari di Miraz e la moglie. 
Peter si posiziona davanti a me e- dopo che ho impugnato l'arco- spalanca il portone con un calcio.
   
 
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