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Autore: Poisonerlady    14/09/2011    2 recensioni
Se il mondo è un sogno di plastica rosa e dorato, vale davvero la pena di distruggerlo.
Breve racconto femminista.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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barbie

Attenzione!!! In questa storia vi sono riferimenti al sesso, in particolar modo al corpo sessuale e all’autoerotismo, ovvero alla capacità di donarsi piacere da soli. La politica del sito vorrebbe che vi dicessi di non leggere se siete sensibili. In tutta onestà, vi consiglierei il contrario. Non ci si dovrebbe vergognare di amare se stessi ed il proprio corpo e volersi dare piacere. Ora che vi ho avvisato dei contenuti, lascio a voi la scelta. Sia saggia e ponderata. Vi ringrazio dell’attenzione.

 

What a wonderful life.

 

L'unica donna con cui avevo avuto un contatto fisico fino ad allora era la Barbie di mia sorella. Per questo ero convinto che le donne non avessero organi sessuali.

(Caparezza)

 

L’armadio straripa di abiti raffinati, abiti fatti su misura, abiti per ogni occasione. Solleva delicatamente il prendisole di Prada, bianco e rosa. Le sue amiche la stanno aspettando. Andranno a prendere un succo di frutta, rigorosamente non OGM, in contenitori di plastica riciclabile, poi, nella favolosa Cabriolet rosa, andranno a fare Shopping. Altri vestiti, altre scarpe, qualche cucciolo. Tutto perfetto per lei. Vestiti che le calzano al primo colpo, scarpe sempre abbinate, cuccioli assolutamente adorabili, che non abbaiano troppo e che non fanno i loro bisogni sul tappeto.

Si infila l’abitino colorato, poi le delicate scarpe color zucchero filato e la borsetta in abbinato. Lo specchio le rende tutta la giustizia che merita. Perfezione senza confini. Una perfezione tanto pura da mettere a disagio.

Esce di casa in una nube di capelli biondi, le scarpette che calpestano il vialetto di ghiaietto candido e scintillante. L’erba brilla di smeraldo, sotto il sole caldo, carezzata dalla brezza primaverile.

Le ragazze la accolgono con baci e sorrisi, interrogandola sugli ultimi gossip. Parlano di moda e trucco, di riviste, di ragazzi. È Tia la prima a introdurre l’argomento lavoro e carriera.

“Sapete, credo proprio che mi dedicherò alla veterinaria! Tutti quei cuccioli sono così cute.” Cinguetta estasiata, riavviandosi gli scintillanti capelli mori. È molto bella con quella pelle scura-ma-non-troppo.

Raquelle e Courtney verseggiano in approvazione, gli occhi estatici e sognanti. “Il ragazzo appena arrivato nel quartiere, Mike, ha un cane a cui vuole molto bene. Di certo lo porterebbe da te.” Courtney già immagina il matrimonio da favola dell’amica, al quale parteciperà come damigella d’onore, e dove incontrerà il fratello dello sposo, o il suo migliore amico. Si innamoreranno, un amore fatto di serate al cinema e gite in macchina e pic-nic. Un amore da sogno rosa ed oro.

“E tu Barbie, cara?”

Barbie porta gli occhi azzurro cielo su Raquelle, che le sorride – come sempre! – da sotto la frangia ramata. Berbie non è sicura della sua risposta, non lo sa davvero. Apre la bocca a vuoto un paio di volte.

“ Io … io credo … credo di voler entrare in politica.” Mormora alla fine, cercando di sembrare sicura di se e perfetta, come sempre.

Tia le sorride – Aveva mai smesso? - entusiasta. “Che meraviglia! Penso che ti serva un nuovo tailleur, giusto? Uno che attiri gli sguardi. Che cosa ne diresti di qualcosa in rosso e blu? Per omaggiare la Bandiera.”

Prima che Barbie abbia il tempo di replicare, le sue amiche già frugano freneticamente tra le rastrelliere di abiti.

C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo, pensa Barbie, c’è qualcosa che davvero non va.

“Io … credo che ci sia qualcosa di più importante del vestito.”

Raquelle si congela con una vistosa giacca rossa in mano, un sorriso perplesso sul volto. Perché devono sempre sorridere?

Courtney è la prima a riprendersi, “Capisco, stellina. Vuoi prima pensare alle scarpe e alla borsetta, vero?”

Barbie si mordicchia il labbro, luccicante di gloss. “No …”

“Vuoi forse pensare ai capelli, allora?” il sorriso di Tia si accentua ulteriormente. Barbie immagina che quel sorriso  sia una specie di parassita, un ragno tutto denti, che pian piano le  divora tutto il volto, lasciandosi dietro solo una poltiglia sanguinante. Il pensiero la entusiasma. La fa sentire bene.

“Mi serve un programma. Mi serve … un elenco di cose da fare. Un elenco di obbiettivi.” Barbie si sente più leggera dopo averlo detto. Soddisfatta di se.

Le sue amiche inclinano il capo di lato, perplesse. “Hai ragione, Barbie cara. Ti serve un programma.”

“Dovresti parlare della foresta pluviale, della sua tutela.”

La foresta pluviale? Ma loro vivono in America. Non dovrebbero pensare prima ai problemi di inquinamento più vicini?

“ E poi del rifugio dei gattini. Servono volontari.”

E cosa dire dei tanti rifugi di senza tetto? Cosa dire di tutti coloro che senza lavoro si ritrovano in mezzo ad una strada a causa della crisi?

“ E poi si dovrebbe fare qualcosa per i prezzi delle palestre e per le piste ciclabili. E poi qualcuno dovrebbe occuparsi della moda, voglio dire … tutti dovrebbero sempre essere vestiti all’ultimo grido. Alcune persone sono semplicemente imbarazzanti.”

Barbie pensa che, in effetti, alcune persone sono davvero imbarazzanti. Il loro Paese non riusciva ancora ad accettare le differenze culturali dei suoi abitanti – Tia con i suoi capelli stirati chimicamente e la pelle schiarita dalle molte creme - , il loro paese ha ancora soldati che prestavano servizio in Iraq e che saltano sulle bombe, - ma si può dimenticare una guerra o due, mentre si sfreccia con i capelli al vento – tanti non riescono a sbarcare il lunario – ma sono i prezzi delle palestre ad essere davvero esorbitanti- .

Barbie gira i tacchi e fugge dal negozio, le gambe perfette che sfrecciano.

C’è qualcosa di sbagliato, pensa disperatamente, c’è qualcosa di sbagliato in un mondo rosa confetto, in un mondo a cuscinetto. In un mondo che vede ruoli prestabiliti.

Barbie può essere una brava maestra, una brava segretaria, un’ottima veterinaria. Barbie può essere ogni cosa, purché sia sempre perfetta. Barbie deve sempre essere alla moda, deve sempre sorridere deve sempre essere dolce e tranquilla. Barbie può essere quello che vuole, purché lo sia come altri vogliono.

Lo specchio riflette un viso a cuore senza imperfezione, occhi azzurri fatti per restare trasognati davanti ad un bel ragazzo o ad un gattino, una bocca fatta per sorridere. Un corpo sessualmente asessuato. Seni perfetti, senza capezzoli, fatti per sorreggere top senza spalline, fianchi adatti a sedurre ma senza lascivia. Tra le gambe c’è un sesso inesistente. Un’idea abbozzata da cui non si può trarre alcun tipo di piacere, soprattutto auto-donato. Le mani, minute, sono fatte per sorreggere un bouquet da sposa. È un destino preconfezionato il suo. Un sogno di plastica che qualcun altro ha reputato consono al suo sesso.

“ Sii una brava ragazza, Barbie. Sorridi e non rispondere male. Una brava ragazza non fa a pugni, non sputa, non impreca. Una brava ragazza è sempre calma e composta. Una brava ragazza si tiene sempre in forma. Una brava ragazza non ha smagliature o cellulite, non soffre di depressione, non ha indipendenza sessuale. Una brava ragazza lavora per essere Fashion. Una brava ragazza si fa difendere dagli uomini ai quali regala sorrisi di stolida ammirazione.”

È già mezzogiorno. Ora di pranzo. Il salotto sfoggia divanetti a fiori ed una splendida libreria, carica di romanzi rosa. A barbie piacerebbe leggere Kant e Marx. È interessata a Donne che corrono coi lupi  e le piacerebbe farsi una bella partita ad un picchiaduro.

La cucina straripa di elettrodomestici e utensili. Una brava ragazza sa sempre cucinare ed ama farlo. Barbie riempie la friggitrice di olio, prima di mettersi ad affettare le patatine fritte. Tanto non la faranno ingrassare o venire i brufoli. Una ragazza modello non ha la pelle unta e la pancetta. L’olio ribolle e sfrigola, mandando scintille dorate tutt’attorno. E’ davvero un bello spettacolo. Osserva i bastoncini di patate indorarsi.

“Anche l’anima può essere preconfezionata?” Barbie non sa a chi lo sta chiedendo, non ne è sicura. Ha sempre avuto dubbi sull’esistenza del divino. “Ci deve essere qualcosa oltre il mio corpo, vero?”

L’olio è incandescente e il suo sorriso di plastica si scioglie in una scia di rosa e bianco.

Lo scoprirò , pensa nei suoi ultimi istanti, scoprirò se sono altro.

***

 Gabriella osserva stupefatta la sua nuova Barbie. Il volto di plastica è completamente sciolto. Irriconoscibile. Con le lacrime agli occhi, urla il nome del fratellino. Di certo è stato lui per farle dispetto. Maschi! Sempre così rozzi e violenti. Le femmine sono molto meglio. Le femmine  non rovinerebbero mai una cosa bella come una Barbie.

Stordita, spoglia la bambola del suo bel vestito e la poggia sulla scrivania. Avrebbe chiesto a suo padre di buttarla nel bidone, quello della plastica. Riciclare è importante, per il buco dell’ozono e la foresta pluviale.

“Mi dispiace doverti buttare, “ le mormora con un ultimo sguardo affranto “ma se hai il viso rovinato non servi a niente.”

 

Note autrice:

Cari lettori, ho acquistato e divorato Ancora dalla parte delle bambine, uno dei più belli e raccapriccianti scritti sul femminismo. Ha preso posto nella mia libreria accanto a Donne che Corrono coi Lupi e Chi ha cucinato l’ultima cena. Del femminismo, purtroppo, si parla poco e, quando se ne parla, non lo si fa nel modo giusto. Una femminista è, nella mentalità comune, una madre snaturata che mette la propria carriera davanti a tutto, specialmente la famiglia. È una madre che non cucina, che non stira, che non accudisce i figli, che non ama il marito. Personalmente, ho realizzato che una femminista è un’archeologa dell’identità di genere. Una studiosa impegnata a riscoprire l’identità del proprio sesso che la società patriarcale ha sepolto sotto trucchi costosi, parrucchieri fashion e moda stagionale. Una donna qualunque che scavando nel corpo di plastica della Barbie, fa emergere la raison d’être di un individuo che è anche donna.

Dedico pertanto questo mio racconto a tutte coloro che, comprendendo di non essere un prodotto di fabbrica, decideranno di non conformarsi ad un modello ma, con tempo e fatica, diverranno esse stesse esempi da seguire, per la loro intelligenza, il loro coraggio, il loro spirito di avventura e la loro forza.

Siate fiere di voi stesse.

   
 
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