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Autore: Minnow19    14/09/2011    5 recensioni
Joe, Nick e Kevin sono tre giovani rockstar, e sin da piccoli hanno passato il tempo con una bambina, Demi Lovato.
La Demi Lovato famosa e conosciuta da tutti non esiste.
Demi è solo la figlia del migliore amico di Paul, Patrick.
Quando Patrick morì, la famiglia Jonas accolse sotto la sua ala protettrice la famiglia Lovato, e da sempre quindi la bambina è come una sorella per i tre angeli canterini.
Da sempre innamorata del piccolo Nick, Demi viene mandata dalla madre (in realtà matrigna) a Parigi per qualche anno, per dimenticare la stupida cotta di una quindicenne.
Cinque anni dopo Demi torna da Parigi, del tutto cambiata.
Non è più la brutta ragazzina sfigata di prima, ma una giovane e affascinante donna.
Nick viene subito attratto dalla giovane, ma è impegnato ad organizzare il suo epico matrimonio con la fidanzata Selena, e la famiglia Jonas, notando le attenzioni di Nick, per non far saltare il matrimonio, che nasconde un affare economico, convince Joe a tenerla lontana dal fratello.
Ma come accade in ogni commedia romantica che si rispetti, Joe si innamora di Demi, che viene contesa tra i fratelli.
E Demi si trova divisa tra il passato e il futuro.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Nick Jonas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You're My Sabrina, You Know?
YMSYK

Mangiammo allegramente, ridendo e scherzando su ogni cosa, come due bambini.
Era incredibile notare come fosse passato il tempo e come il nostro rapporto fosse sempre lo stesso.


Finito di mangiare Joe andò a pagare il conto nonostante la mia grande insistenza e propose di andare a Santa Monica per andare in spiaggia.
Mezzora dopo eravamo a camminare sul bagnasciuga in costume da bagno, con le onde che bagnavano dolcemente i nostri piedi.
Stavo proprio ammirando quel bellissimo paesaggio, quando le braccia muscolose di Joe mi presero in braccio e lui cominciò a correre verso il mare.
“No, no! Lasciami! Mettimi giù!” urlavo divertita cercando di dimenarmi.
Joe correva ancora sull’acqua, e sentivo le minuscole gocce che mi bagnavano sempre di più, e quando arrivammo ad un’altezza decente mi sollevò e mi gettò in mare.
Subito riemersi e cominciai a schizzarlo a più non posso, e iniziammo a ridere come dei bambini, perché alla fine noi eravamo solo questo: due eterni bambini.
Lui non era la rock star famosa, rincorsa da milioni di fan.
Io non ero la quasi modella di Vogue che andava dietro a suo fratello.
Era come essere tornati indietro nel tempo, a quando eravamo piccoli e ci divertivamo in spiaggia con i nostri genitori.
Mi avvicinai a lui e lo afferrai per buttarlo sotto acqua, ma fu più veloce di me e mi trascinò giù con lui.
Mi strinse da dietro e cercava di non lasciarmi andare, mentre io provavo di nuovo a liberarmi dalla sua stretta d’acciaio.
Ci allontanammo ancora un po’ dalla riva, e quando cominciai a non toccare più il fondo, allacciai le gambe alla sua vita, mettendomi come una scimmietta sulla sua schiena.
Successivamente uscimmo, quando l’acqua cominciò a farsi più fredda, e io rimasi attaccata alla sua schiena ancora un po’, mentre lui usciva dall’acqua.
Mi sentivo proprio una bambinetta, ma ero felice.
Emisi dei piccoli gridolini di gioia, fino a quando la presenza di alcuni fan mi obbligò a scendere dal mio piccolo rifugio.
Mi misi in disparte e aspettai con pazienza che lui accontentasse tutte le ragazze lì presenti e poi ricominciammo a camminare nel litorale.
Poi andammo alle docce, dove ci sciacquammo togliendo un po’ di salsedine dai nostri corpi.
“Prima di andare a casa dei miei potremmo passare per casa mia, così possiamo lavarci per bene” mi propose Joe.
“D’accordo” acconsentii, e così partimmo alla volta della sua casa, un appartamento nel centro di Los Angeles, poco lontano da Rodeo Drive.
Entrammo in un edificio grande ed elegante, con le pareti decorate con mattoni a vista.
Conciata com’ero, mi sentivo per la prima volta fuori posto. Era completamente lussuoso, anche per una Parigina un po’ snob come me. Il portiere venne ad aprirci.
“Buona sera signor Jonas.” Disse.
“Sera Damien.” Rispose cordiale.
“Ben tornato. È la sua nuova conquista?” chiese sorridendo, indicandomi.
“Sono solo un’amica di famiglia. Mi chiamo Demi.” Mi intromisi io.
“è un piacere conoscerla, Demi.” Disse Damien accennando un inchino.
“Anche per me. Arrivederci.”
E così ci dirigemmo verso l’ascensore.
Rimasi abbastanza sorpresa quando Joe schiacciò il pulsante che portava all’ultimo piano, passando davanti ad esso una carta magnetica, che intuii essere la chiave.
Subito realizzai, appena in tempo, un secondo prima che si aprissero le porte. Altro che appartamentino in centro! Joe abitava in un attico!
Le porte infatti si aprirono e ci trovammo dentro una splendida casa, che occupava tutto l’ultimo piano del palazzo.
L’arredamento era semplice e moderno, ma aveva un tocco particolare che mi avrebbe fatto subito intuire che quella era casa di Joe.
Sarà stata la sua chitarra fortunata, Rose, posata con cura sul divano.
O forse il divano che si era portato da casa Jonas, dove guardavamo sempre i film quando eravamo piccoli.
O magari il quadro di Warhol appeso alla parete, sicuramente originale.
Oppure quella t-shirt appesa al muro incorniciata, quella del suo primo concerto, che mi aveva detto che avrebbe tenuto per sempre.
Le pareti erano tutte bianche, tranne una, completamente rossa, come il divano, sulla quale era appeso un televisore al plasma enorme, a fianco del quale vi erano un sacco di DVD.
Il pavimento era scuro, quasi nero, di legno levigato.
Una porta dava sulla cucina, anch’essa molto bella, moderna, con i mobili dello stesso colore del parquet.
Altre tre porte nascondevano qualcosa che mi era ancora ignoto.

Una parete del salotto era stata quasi totalmente sostituita da un vetrata che dava su una Los Angeles al crepuscolo.

“Wow, Joe. È stupendo!” dissi incredula.
“Grazie. Sono contenta che ti piaccia. Vieni, qui c’è il bagno.” Disse accompagnandomi al bagno, che era enorme.
Una vasca grande come un idromassaggio occupava un angolo del bagno, con degli scalini di marmo chiaro per salirvi. Dall’altra parte c’era una doccia fatta a cabina dall’aria molto accogliente.
Anche il bagno aveva un arredamento essenziale. Prevaleva il color crema, alle pareti e nelle piastrelle del pavimento. E uno specchio enorme occupava mezza parete.
Fissai per un momento il mio riflesso, e sorrisi tra me e me.
“Sei ancora un tipo vanitoso, non è vero?” chiesi.
“Sì, anche troppo forse. Non è mica colpa mia se madre natura mi ha fatto così bello.” Disse scoppiando poi a ridere. Mi piaceva la sua risata, era contagiosa.
Mi porse un asciugamano, e poi uscì dal bagno per permettermi di farmi la doccia.
Entrai senza indugio nella cabina, e aprii l’acqua, che cominciò a infrangersi sulla mia schiena, quasi bollente, come piaceva a me. Lavai i capelli con cura, cercando di sciogliere i nodi tipici della salsedine.
Poi lavai anche il corpo e infine afferrai l’asciugamano, cercando di non metterci troppo tempo. Strizzai i capelli con l’asciugamano, e poi lo misi attorno al mio corpo.
Rispetto a Parigi non avevo per niente freddo, e presi una spazzola poggiata vicino al lavandino, per togliere gli ultimi nodi. Quando finii l’operazione, uscii imbarazzatissima dal bagno, indossando solo quell’asciugamano, con i capelli bagnati sulle spalle.
“Joe?” chiesi un po’ timorosa.
“Sì?” disse dalla cucina.
“Io, ecco.. Non ho portato un cambio per vestirmi. Non è che avresti qualcosa da prestarmi?”
“Un secondo, arrivo.”
E dopo due secondi eccolo davanti a me, altrettanto imbarazzato: era pur sempre una ragazza carina!
“Ecco. Prendi quello che vuoi” mi disse mettendomi di fronte al suo armadio. “Io vado in doccia.” Aggiunse, lasciandomi sola.
Dopo aver frugato per bene nei cassetti per cercare le cose giuste, presi un paio di boxer, che mi stavano un po’ troppo grandi, e non avendo il reggiseno pulito afferrai di corsa una t-shirt per poi coprirla con una felpa che non lasciava trasparire nulla. Conclusi con un paio di shorts da basket, che probabilmente usava Joe per fare ginnastica e misi ai piedi le converse.
Non sentendo l’acqua scorrere, pensai che Joe fosse uscito, quindi entrai in bagno alla ricerca di un phon.
Non l’avessi mai fatto. Appena aprii la porta mi trovai davanti ad una divinità greca in persona.
Aveva addosso solo un asciugamano che lasciava poco o niente all’immaginazione, e aveva minuscole goccioline di acqua sulle spalle.
I capelli gli stavano giù sul viso, facendo cadere piccole gocce sul pavimento. Scrollò veloce la testa schizzandomi tutta.
“Ehi!!!” esclamai.
“Scusa! Non ti avevo vista.”
“Cercavo.. Cercavo il ph.. phon.” Risposi sbalordita davanti a quel fisico scultoreo e praticamente perfetto.
“Certo, è lì nel cassetto, vicino alla mia vecchia piastra.”
“Oh, è vero. La piastra dei tempi di Camp Rock. Ahah.”
“Te lo ricordi ancora? È stato tanto tempo fa.”
“Più o meno cinque anni.”
“Ci segui così tanto?”
“Eravate i miei migliori amici! Era l’unico modo per vivere la vostra vita.”
“Già. Ti siamo mancati?”
“Direi! Come reagiresti se ti mandassero da solo, contro la tua volontà, in un altro paese, di cui non sai nulla? Non è bello.”
“Lo so. Dev’essere stato difficile per te. Perché Becky ti ha mandato lì?”
“Lo sanno tutti Joe.”
“Dimmelo tu, no?”
“Dai, lo sai benissimo, mi ha mandato via perché mi piaceva tuo fratello, e lei e vostro padre pensavano fossi una minaccia per la band.”
“Ti piace ancora così tanto?”
“Non lo so. Non mi è indifferente direi, ma penso sia ovvio, è stato la mia prima cotta. Vabbè, è acqua passata comunque. Sta per sposarsi.”
“Già.”
Presi il phon e cominciai ad asciugarmi i capelli.
“Devi ammettere che i miei vestiti ti donano.” Esclamò ad un certo punto.
Mi guardai allo specchio e mi misi a ridere.
“Certo, a parte il fatto che sono un po’ grandi!”
“No, sono perfetti. Vabbè, vado a vestirmi. Sbrigati scimmietta.”
“D’accordo!”
Presi la spazzola e cominciai a tirarli lentamente, ciocca per ciocca, fino ad ottenere il risultato che speravo: i capelli lisci e setosi mi ricadevano sulle spalle in modo perfetto.
“Ci sei?” chiese Joe infilando la testa nel bagno.
“Certo, vieni pure.” Risposi.
Entrò vestito anche lui con dei pantaloni della tuta grigi, le solite Common Projects ai piedi e una t-shirt nera.
“Dems. Mi asciughi i capelli?”
“Cosa?”
“Aww. Dai!! Mi ricordo quando lo facevi da piccola, quando dicevi di voler fare la parrucchiera!! Era stupendo!”
“D’accordo, scemo.”
Riaccesi il phon e cominciai a muovere lentamente la mia mano sulla sua nuca, accarezzando dolcemente i suoi capelli color ebano.
Dopo qualche minuto erano completamente asciutti, così spensi il phon. Tornammo in salotto, e prendemmo i cappotti. Dopo aver inforcato degli occhiali da sole scuri, scendemmo nell’atrio. Ci dirigemmo verso l’uscita principale, ignari di quello che ci attendeva.
Venni investita da una pioggia di flash, e se non avessi avuto gli occhiali mi avrebbero accecata, feci per girarmi ma Joe mi prese per un fianco e cercò di coprirmi facendomi da scudo, e mi scortò fino alla macchina, dove salimmo sani e salvi. I flash continuavano all’impazzata.
“Come fai a sopportarlo?” chiesi imbarazzata.
“Vivo così da quando avevo quindici anni. Fidati, dopo un po’ ti senti strano se non li vedi. È per questo che di solito sono molto attento quando esco. Basta mostrare un po’ d’affetto verso una ragazza, e subito ho una nuova fidanzata. Preparati ai titoli di domani. Chissà da quanto ci seguono quelli!” cercava di ironizzare, ma sentivo un filo di nervosismo nella sua voce, che però decisi di ignorare.
“Scherzi??”
“No, stavolta no. Vedremo cosa diranno domani. Comunque, non ti preoccupare. Basterà smentire ogni cosa.”
“Ok. Torniamo a casa dei tuoi ora?”
“Mmh.. direi di sì, perché tu vivi lì ora.”
“Già.”
In poco tempo arrivammo a Toluca Lake. Joe aprì il cancello di casa con il telecomando ed entrammo nel vialetto.

Entrammo nella villa in silenzio, quando Denise ci venne incontro tutta agitata.
“Eccovi finalmente!! Vi aspettavamo ancora a pranzo, quando E News ha cominciato a mostrare foto di voi due in giro, parlando della nuova ragazza di Joseph. Potevate dircelo!”
“Ma non è successo nulla!” rispondemmo in coro.
“Mamma, non stiamo assieme. Siamo solo buoni amici, come un tempo.” spiegò lui.
“Beh, da quelle foto non sembrerebbe tesoro!”
“Fammi vedere quelle foto mamma!” esclamò Joe.
Denise ci passò un plico di foto fresche di stampa, con il noto simbolo di E! News.
Le presi un po’ titubante e vidi tutta la bella giornata trascorsa con Joe che scorreva proprio sotto i miei occhi.
Noi che parlavamo al parco, che ci sorridevamo, lui che mi faceva il solletico e io che ridevo.
Noi in macchina.
Noi in spiaggia.
Io sulle sue spalle.
Io che lo guardavo sorridente mentre accontentava qualche fan.
Noi che ce ne andavamo.
E poi quelle appena usciti da casa sua.
Io con i suoi vestiti.
Lui con il braccio attorno alle mie spalle.

“Mi dispiace Dems.” Mi disse.
“Ma va, figurati. Non è colpa tua.” Risposi ancora un po’ sconcertata.
“Si che è colpa mia invece! Non saremmo dovuti uscire così. Sono un incosciente. Non volevo crearti problemi.”
Detto questo girò i tacchi e mi lasciò con quelle foto in mano per correre in camera sua.

Saaalveee
*corre a nascondersi temendo di essere colpita da qualche proiettile*
Scusate un sacco per il ritardo.
Non so cosa dire, sono tornata da NY e non riuscivo più a scrivere.
Voi siete state così buon con me, e io vi ripago non postando più per un sacco di tempo.
Nel nostro fantastico gruppo-esercito (p.s. scusate se da un po' non mi faccio sentire) avevo scritto che avrei ripreso verso i primi di settembre, e anche se con un po' di ritardo sono qui.
Scusate davvero.
Vi chiedo anche scusa perchè ancora una volta non riesco a rispondere alle recensioni.S
Sappiate che vi ringrazio TUTTE QUANTE! Non sarei qui senza di voi.
Saluto i nuovi lettori, soprattutto mi scuso con Valentina, a cui avevo assicurato di postare presto. Scusa anche se non ti ho più scritto.
Insomma scusate DAVVERO. Ho avuto un mucchio di problemi, mio nonno si è ammalato, mi sono innamorata di un ragazzo che ha una morosa praticamente perfetta, e l'altro ragazzo che mi piace è americano e sebbene ci sentiamo non so neanche se lo rivedrò. L'unica cosa positiva di questo mese è che ho ricominciato a scrivere canzoni, in particolare una per il primo ragazzo sopra citato :)
Vi voglio davvero bene:) GRAZIE DI TUTTO <3
Spero vi ricordiate ancora di questa storia, e se vi va, recensitela, prometto che vi risponderò questa volta.

Scusa Mari, se sono sparita, te lo dirò in tutte le lingue del mondo. Ti voglio sempre bene.
Scusa Andreea, se dopo tutti i miei scleri che hai subito non mi sono più fatta sentire.
Scusa Lily se non ci siamo più sentite, dobbiamo recuperare.
Insomma, in conclusione mi sono scusata 3000000 volte. Perdonatemi sul serio.

Spero vi sia piaciuto.

Alla prossima.
Juls

P.S. tra poco arriveranno due storielle nuove di zecca!!
Una era quella di cui avevo accennato sul gruppo di FB, un'altra invece sempre in questo fandom su una ragazza che lavora per la C.I.A. e spero piaceranno. vi farò sapere al più presto quale posterò per prima.

   
 
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