“ Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui … una piccola valigia di cartone hai cominciato a riempire … e gli occhi han preso il colore del cielo a furia di guardarlo, e con quegli occhi ciò che vedevi nessuno può saperlo … e le tue gambe andavano sempre, solo sempre più adagio e le tue braccia reggevano a stento il peso della valigia … hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui e adesso forse ti puoi riposare … ti apro io la valigia mentre tu resti li e piano piano ti faccio vedere c’erano solo quattro farfalle, le più dure a morire … “
Il peso della valigia
Quante ne hai passate nella vita tu. La tua vita è stata segnata dagli orrori della guerra. Non è giusto che tu, la persona più buona che esista al mondo, debba soffrire. Non è giusto che i tuoi splendidi occhi abbiano dovuto vedere la morte, il dolore, la sofferenza e la paure. Non è giusto. Ma d’altronde la vita non è giusta. Non lo è mai stata. Poi come se non bastasse la guerra non te la porti dietro solo psicologicamente ma anche fisicamente con quelle due ferite che ogni tanto tornano a farsi sentire. Detesto vederti faticare per starmi dietro quando rincorriamo qualche malvivente. Detesto vederti svegliarti di colpo la notte a causa di qualche incubo. Per questo voglio che tu stia a casa, al sicuro, mentre io svolgo i miei casi. Non perché potresti essermi di intralcio, tu sei la mia forza. Non perché voglio nasconderti qualcosa, tu di me sai tutto. Non perché non ti voglio con me, dire questo sarebbe una bestemmia. Non voglio renderti partecipe hai miei casi perché voglio che tu sia al sicuro. Ne hai passate tante. Troppe per una vita sola. Ma come al solito, tu piuttosto che lasciarmi fare da solo, mi segui di nascosto.