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Autore: ponlovegood    14/09/2011    3 recensioni
Raccolta di cinque storie, una per ognuno di loro.
«Certo che ci farebbe davvero comodo un altro musicista per la band» sospirò e lentamente iniziò a raccogliere le sue cose per poi rimetterle nella borsa.
«Ehi, solo perché sbavi dietro a quel tipo io non acconsentirò a fargli far parte della band. Poi un chitarrista c’è già» esclamò Ryo con convinzione.
«Uno, io non gli sbavo dietro e due, era solo un commento generale. So perfettamente che un altro chitarrista non serve» replicò l’altro un po’ stizzito.
«Ah ok, mi stavo già preoccupando»
La campanella suonò. Era ora di ritornare alla triste realtà scolastica.

[da cap. 1 Sveglia pt. 4]
«Il mese prossimo vado a trovare i miei. Voglio presentarti a loro»
Al suono di quelle parole mi andò di traverso il the che stavo bevendo; lui invece continuò a guardarmi con tutta tranquillità.
«C-che… che cosa?»

[da cap. 2 La porta di casa pt. 1]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aoi, Kai, Reita, Ruki, Uruha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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pon’s notes
No, non sono morta, tranquilli.

Scusateee çOOç
Davvero, vi chiedo umilmente perdono per il ritardo immane. Al fatto che ho dovuto finire una marea di compiti in pochissimo tempo, si sono aggiunti anche la poca ispirazione e una bella febbre di fine estate. Risultato? Non ho potuto scrivere per giorni e giorni.
Vi chiedo ancora scusa e spero non vi siate dimenticati di me lol
Ma ora passiamo al capitolo, che sicuramente vi interessa di più delle mie faccende personali e__e”
 
Vorrei precisare che l’ho scritto prendendo spunto (per alcune cose) da un’intervista di Ruki su REAL READ. A fine capitolo ci saranno maggiore dettagli.
Questa storia è la più corta che ho scritto fin’ora: avrà due soli capitoli. Ma spero possano essere di vostro gradimenti!
Questa prima parte è divisa in tre titoli e per ognuno di essi ci sono due citazioni di alcune canzoni; scoprirete al fondo a chi appartengono le lyrics!
Inoltre ci terrei a dire che, nonostante mi sia ispirata all’intervista per scrivere la storia, la mia intenzione NON è assolutamente quella di voler rappresentare la realtà.
 
Ah, vorrei puntualizzare una cosa riguardo l’ultimo capitolo di ‘La porta di casa’: quel «Yutaka, dimmi tutto» voleva essere un riferimento al fatto che Uruha era già stato contattato precedentemente da Reita e Ruki e Kai era l’unico che ancora non l’aveva chiamato; perciò Uruha si doveva sorbire una terza versione dei fatti. Era un modo un po’… ‘divertente’ per concludere la storia, ma non so se si è capito ò__ò
 
Bom è tutto (credo).
Puntualizzando che questo capitolo non mi convince affatto, iniziamo!
Ci si legge al fondo :3
 
Green Hair
 
[pt. 1]
 

Home

Don't give me any orders
For people like me
There is no order

 
Il marmocchio sgattaiolò furtivamente fuori dalla sua stanza immettendosi nel corridoio buio e silenzioso. A quell’ora i suoi coetanei se la dormivano già della grossa, immersi nei loro sogni fatti di gatti parlanti come Doraemon e caramelle gratis.
Sì, certo: i bonbon piacevano anche a lui, ma in quel momento non era ciò che lo interessava maggiormente.
Il suo corpicino traboccava di adrenalina mentre si dirigeva verso il salotto dove sapeva avrebbe trovato il loro vecchio televisore Sony e le cuffie, che usava ogni notte per evitare che l’audio svegliasse gli altri abitanti di casa Mastumoto.
Era perfettamente conscio di stare andando contro le regole imposte dai genitori.
Sapeva che se lo avessero beccato lo avrebbero picchiato.
Ma non gli interessava.
Avrebbe fatto di tutto pur di violare quei divieti che gli stavano fin troppo stretti.
Fin da subito gli erano state vietate una marea di cose perché ‘avrebbero potuto traviare la mente di un bambino’.
Ecco perché lui ci metteva anima e corpo nel fare ciò che era proibito.
Ecco perché ogni notte sgusciava fuori dal letto per andare a guardare gli Horror che venivano trasmessi da mezzanotte in poi.
Ovviamente quel genere di film occupava una posizione piuttosto alta nell’elenco di ciò che Takanori non poteva fare/vedere/leggere/ascoltare.
Accese il televisore mentre già si pregustava l’inizio di ‘Child’s play’ [1].
Purtroppo si accorse troppo tardi che il cavo delle cuffie era scollegato, mentre una lucina verde brillava proprio ad altezza delle casse.
 

* * *

 
Quella sera il fratello non ci sarebbe stato.
Per i genitori lui era andato a passare la notte a casa di un compagno di università per preparare un esame.
Poi, in verità, quell’amico non era altro che una bella ragazza dai capelli biondi al terzo anno e lui non era di certo andato a casa sua con l’intenzione di studiare.
A Takanori però non interessava per niente delle tresche amorose del fratello, gli bastava che stesse fuori casa il tempo necessario per potersi comodamente infiltrare in camera sua.
Quella volta, però, non c’entravano i film Horror; oh no, nulla del genere.
Era qualcosa –per la mente di un dodicenne- molto più eccitante e proibito.
Amava sentire l’adrenalina scorrere nelle vene con ritmo frenetico e ogni volta voleva di più, sempre di più.
A quell’epoca, certe piccole bravate gli sembravano una gran cosa, una ragione per cui vantarsi a scuola e venire guardato con ammirazione da altri marmocchi come lui.
Oh sì, quel lunedì ne avrebbe avute di cose di raccontare.
Lentamente tolse una vecchia scatola da scarpe da sotto il letto e ne estrasse il prezioso contenuto cartaceo: le riviste dovevano essere meno di una decina, lui presa la prima. La sfogliava con cautela, come se le pagine avessero potuto disintegrarsi a contatto con la pelle.
Il suo cuore martellava con insistenza pompando adrenalina con un ritmo sempre più frenetico.
La casa era ancora perfettamente silenziosa, tranne che per il lieve frusciare delle pagine della rivista.
 

* * *

 
Stringendo tra le mani quel flacone di tinta per capelli, si era sentito superiore a tutto e a tutti.
Ciò che stava per fare era diverso dalla bravate di quando era ragazzino, diverso dal fumare una o due sigarette sul tetto della scuola, saltare le lezioni o cazzate varie.
Insomma, qui si parlava di prendere una di quelle decisioni veramente importanti, che avrebbero anche potuto cambiare la sua vita, non so se mi spiego.
Molti potrebbero pensare ‘Ehi, sono solo capelli!’.
Sì e allora?
Nella vita di un sedicenne anche i capelli possono essere importanti.
Ci aveva riflettuto un sacco di tempo, aveva valutato i rischi e le varie possibilità. Circa trentasei ore sono davvero un sacco di tempo, no?
Aveva riletto così tante volte le indicazioni stampate sulla scatola, da saper a memoria persino l’indirizzo dell’azienda di produzione. E qui si parlava di uno che per tutta la vita aveva letto solo manga.
Insomma, quella volta era davvero determinato a fare qualcosa.
Ideare il tutto non era stato neanche poi così difficile: la madre di Satoshi  faceva la parrucchiera ed era riuscito a farsi passare dall’amico la tinta e anche il decolorante.
Finalmente aprì la scatola e ne estrasse il tubetto trasparente; al suo interno brillava un liquido vischioso e verde. Lo osservò per alcuni istanti, mettendolo in controluce e facendo scivolare il suo contenuto da un estremo all’altro.
Sì, il verde era decisamente un ottimo colore, pensò.
 
Fuck this and fuck that
Fuck it all and fuck the fucking brat
 

Jail

 

It took the best years of my life
And made it so I couldn’t decide

 
Quel giorno, durante la pausa mensa, gli studenti avevano visto  il loro preside raccogliere alla rinfusa le sue cose in un vecchio scatolone e darsela a gambe in tutta fretta.
Quel giorno il tetto dell’aula teatro era venuto giù; fortuna che il club che avrebbe dovuto occuparlo, aveva chiuso i battenti da parecchi anni.
Anche quel giorno un bel gruppetto di ragazzi venne mandato in presidenza (ognuno con svariate motivazioni), anche se quell’ufficio non era più occupato da nessuno.
E proprio quel giorno Takanori aveva deciso di sfoggiare la sua nuova chioma verde.
 
Osservando quella scuola –sempre se così poteva essere chiamata- ci si sarebbe accorti che con un po’ di sbarre alle finestre e un paio di guardie armate fuori dal cancello, sarebbe stato impossibile distinguerla da una vera prigione.
C’era da dire, però, che una buona parte degli studenti sarebbero stati i candidati ideali per diventare, in futuro, degli ottimi carcerati. In effetti, lì non era poi una così grande novità vedere volanti della polizia o ambulanze posteggiate davanti ai cancelli.
Ciò che avrebbe potuto davvero sorprendere, era che qualcosa andasse come si doveva.
Eppure quello era l’unico posto dove era riuscito a superare il test d’ingresso; o se stava lì, o niente (certamente avrebbe preferito il ‘niente’, ma i genitori, ovviamente, voleva che terminasse gli studi, anche a costo di mandarlo in una scuola di serie z –serie b sarebbe stato un complimento-).
‘Chi si accontenta, gode’ diceva il proverbio, ma lui se la stava spassando ben poco, detto tra noi.
In quella scuola, o impersonavi la parte del piccolo fuorilegge, o non eri nessuno.
Takanori, dal canto suo, si era sempre fatto gli affaracci suoi e non era mai incappato in guai particolari, come invece succedeva a un una buona parte dei suoi compagni di classe. Tutto ciò che faceva era stare seduto a leggere manga. I sensei, pur di avere un alunno in meno che disturbava, lo lasciavano fare.
In poche parole non lo avevano mai visto un elemento potenzialmente pericoloso.
Evidentemente, quel giorno, i suoi stupendi –perché ovviamente lui li trovava stupendi- capelli lo avevano immediatamente etichettato come ragazzo-sulla-buona-strada-per-diventare-problematico.
 
Punto sei del regolamento scolastico: E’ vietato recarsi a scuola con capigliature che potrebbero offendere il pubblico pudore.
 
E ovviamente, in quel covo di delinquenti, gli unici ad adottare pettinature… bizzarre erano, appunto, la peggio gente.
Ecco spiegato il motivo della punizione.
Strano a dirsi, ma quella era la prima volta che veniva sgridato per qualcosa. Fin ad allora era sempre stato bravo a nascondersi. Infondo che cosa c’era di furbo nel farsi punire per aver fatto il coglione in pubblico?
Chissà se i sensei sapevano che il loro grande capo se l’era filata.
Ma viste le circostanze, quell’ennesima giornata di reclusione forzata, avrebbe potuto prendere una piega interessante.
 
There's one thing they can't teach you is how to feel free
 

Breath

 

People said we couldn't play


«Ehi man!» lo salutò Takuma con una poderosa pacca sulla schiena. Il piccoletto barcollò sotto la potenza di quel colpo e per poco non cadde su Kyou e la sua chitarra.
«Ehi, cretinokun, perché hai cercato di lanciarmi un nano contro?!» sbraitò il ragazzo che per poco non era stato schiacciato –per quanto un ragazzo alto un metro e un fagiolo potesse nuocere ad un altro di un metro e settantasei-. «Naomi avrebbe potuto rovinarsi. R O V I N A R S I, capito?» scandì bene le parole mettendo in bella mostra la chitarra e illustrando anche i vari punti che si sarebbero potuti danneggiare.
«Che razza di nome è Naomi?!» sbottò Takuma.
«E’ un nome S T U P E N D O  -era un brutto (e fastidioso) vizio del chitarrista mettersi sempre a scandire le parole, neanche stesse parlando con un gruppo di cerebrolesi- , ma non è questo il punto. Tu mi hai tirato…»
«Io non ho tirato un bel niente!» si difese l’altro serrando i pugni.
«Ehi!» sbraitò Takanori, parecchio infastidito. «Ma dico io, vi sembro forse un oggetto? Una di quelle cose che si lanciano? Un pallone? Una lattina? O chessò io!» esplose iniziando a camminare avanti indietro nervosamente.
Che diritto avevano di trattare in quel modo il loro talentuoso batterista?
Ma proprio nessuno!
«Ehi, Taka…» lo chiamò Kyou, che pareva essersi calmato almeno un po’; anche Takuma non sembrava più sul punto di voler spaccare la faccia al chitarrista. Takanori non rispose, continuò a camminare avanti e indietro borbottando. Gli altri due lo fissava sconcertati con le sopracciglia aggrottate. Ormai potevano solo sperare che Yoshiro arrivasse presto; con le sue doti da mediatore avrebbe risolto la faccenda nella metà del tempo che loro due avrebbero impiegato per cercare di… vabbè, insomma, ci siamo capiti: avrebbe risolto tutto molto velocemente.
Infondo anche questo era uno dei tanti compiti di un leader, no?
Magari era un tizio un po’ inquietante, ma ci sapeva fare.
Nel frattempo, Takanori non accennava a volersi fermare; se fosse andato avanti così, avrebbe finito col consumare il pavimento.
«Cosa volete ora?!»
A spaventare i due ragazzi -rispettivamente:  bassista e chitarrista- non fu tanto il tono di voce del batterista, ma bensì la risposta arrivata a scoppio (molto) ritardato. Lo fissarono, più sbigottiti di prima.
Si era forse ammattito del tutto?
«Takanori, bei capelli» asserì una voce che non apparteneva a nessuno dei tre.
«Che ca… oh, Yoshiro!» il viso del piccoletto si illuminò improvvisamente alla vista del leader, che se ne stava beatamente appoggiato allo stipite di una porta. «Hai notato? Belli, non è vero?»; dove fosse finita la sua ira di poco fa, nessuno lo sapeva.
Il cantante annuì agitando la chioma di neri, lunghi e cotonati capelli.
I restanti due membri della band parevano un po’ turbati dall’accaduto, nonostante fossero anni che sopportavano il pessimo carattere di Takanori e la presenza piuttosto inquietante di Yoshiro.
Però a volte c’erano anche quei giorni dove filava tutto liscio e sembrava persino che quella band fosse composta da persona normali.
«Forza ragazzi. STARTO!» esclamò Kyou rompendo il silenzio che si era creato.
«Per favore, risparmiaci il tuo inglese» si lamentò Takuma mentre si sistemava la fascia del basso sulla spalla.
«Farò finta di non aver sentito»
La giornata era cominciata nel peggiore dei modi e di certo non poteva che migliorare, o no?
Takanori prese posto dietro la batteria, respirando lentamente e riempiendosi i polmoni di aria nuova e pulita. Così come l’ossigeno, la band gli era indispensabile per vivere; ogni giorno gli sembrava di affogare in un mare di inutili obblighi e divieti, ma quando era con quei tre tornava a respirare veramente.
Yoshiro già stringeva in mano il microfono.
I suoi piedi battevano un tempo immaginario fremendo d’impazienza.
Un altro respiro profondo.
Starto!
 
We like noise it's our choice
It's what we wanna do
We don't care about long hairs
I don't wear flares
 
[1] Film che Ruki ha citato nell’intervista del REAL READ
 
pon’s chat
 
Se siete arrivati fin qui, vi meritate un applauso!
Cavoli, non credo di essere mai stata così poco soddisfatta di una mia idea, davvero.
Ma anche se non mi convince, vorrei spiegarvi alcuni punti, spero di non annoiarvi *^*
Le lyrics che trovate all’inizio e al fondo di ogni titolo, sono dei Sex Pistols.
Perché? Vi chiederete voi.
Perché Ruki (sempre nella famosa intervista) dichiarò di aver ricevuto una forte influenza da loro e così ho deciso di inserire parti delle loro canzoni. E’ stato un lavoraccio aver dovuto leggere TUTTI i testi per trovare le parole giuste XD
 
Home
Qui ho voluto parlare un po’ dell’infanzia di Ruki e di come sono nati i suoi ‘famosi’ capelli verdi. Ovviamente mi sono inventata quasi tutto lol
Questa prima parte, in particolar modo, nella mia testa funzionava molto bene, ma scritta… ecco, non mi piace e__e
Ma amen.
In questo periodo sono così: non mi piace niente di ciò che scrivo.
 
Le lyrics all’inizio sono di Problems e quelle di fondo di Bodies.
 
Jail
Questo pezzo mi è venuto in mente quando Ruki parlava di quanto facesse schifo la sua scuola; io ho solo elaborato in modo personale ciò che ha detto. Dai, è stato divertente descrivere una scuola di delinquenti XDD
Questa parte già mi convince di più.
 
Le lyrics all’inizio e di fondo sono di Schools are prisons (titolo AZZECCATISSIMO lol Comunque giuro che prima ho scritto il pezzo, poi dopo ho trovato la canzone. Ero tutta esaltata quando ho visto che anche il titolo del brano combaciava con la storia XD)
 
Breath
Ho scelto Breath come titolo perché la band è il ‘respiro’ di Takanori; quei tre ragazzi sono la sua aria, la sua vita, il suo unico modo per sfogarsi.
Spero che si sia capito ò__ò
 
Le lyrics all’inizio sono di Great Rock 'N' Roll Swindle e quelle di fondo di Seventeen.
 
 
Avrei voluto scrivere un commento più decente, ma è davvero un periodaccio e non sono molto in vena di scrivere.
Comunque non mollerò di certo la fic, prometto!
 
Grazie mille a tutti ♥
Ci leggiamo al prossimo capitolo.
 
Un abbraccio,
pon ♥

  
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