Quello che conta
L’ allenamento era appena iniziato, ed Hermione
era seduta sola, sulle tribune, a guarda i suoi
compagni di scuola passarsi la bluffa a intervalli regolari. Ron era particolarmente agitato, quel giorno, e non faceva
che lasciar cadere la palla a terra. Harry si stava
visibilmente innervosendo, mentre Ginny era
spazientita. Hermione per fortuna si era portata
qualcosa da fare, se non altro avrebbe potuto ingannare il tempo leggendo.
Aveva appena aperto il suo libro, quando qualcuno le si sedette
accanto. Si trattava di Cornan McLaggen.
Non che Hermione lo trovasse
antipatico, ma dopo la festa non aveva voglia di vederlo. Invece lui sorrideva,
e iniziò a parlarle. E , molto stranamente, non nominò
neanche il Quidditch nei suoi discorsi. Parlarono del
libro che Hermione stava leggendo, di quanto fosse
bella al primavera e di quante cose si potessero
imparare ad Hogwarts. Dichiarò inoltre che la
biblioteca era un posto magnifico, ed hermione non
credeva quasi al cambiamento che aveva compiuto. Se
prima era un ragazzo insopportabile, ora la sua compagnia risultava addirittura
piacevole. L’allenamento, nel frattempo, continuava peggiorando ad ogni momento
che passava. Ron era il principale artefice di ciò,
perché non faceva che voltarsi verso gli spalti, replicava alle critiche di Harry e se la prendeva con gli altri giocatori. Cornan non si era mai voltato verso il campo, ma in quel
momento aveva preso la mano di Hermione. La ragazza all’ inizio si era sentita stupita e a disagio, ma poi aveva
sorriso. Nel frattempo,
Cornan stava dicendo – Sai, in questi
ultimi tempi ho passato giorni interi in biblioteca, ed è così che ho imparato
ad amarla. Ma tutto questo solo per vedere te, perché dopo la festa di Natale
non ho mai smesso di pensarti. Vorresti
diventare la mia ragazza?- Hermione era
lusingata, molto stupita, si, ma lusingata. Il fatto era che....
– No!- Si voltarono di scatto verso il campo: era da lì che proveniva la voce. Ron, sotto gli sguardi furiosi di tutti gli altri, si era
girato verso gli spalti, e ormai non badava minimamente al gioco. – No che non vuole. – Hermione lo
guardò indignata: non era un comportamento accettabile. Si alzò, e guardò l’ amico- Se voglio o non voglio lo decido io, Ron, sia chiaro. Non è una decisione che ti spetta. – Poi
si voltò verso Cornan, e, a voce molto
più bassa disse – Ok, Cornan.
– Il ragazzo, sopraffatto dall’ emozione, l’
abbracciò. Tutta la squadra di Quidditch era rivolta
verso di loro, ma Ron era davvero furioso, sembrava
volesse uccidere qualcuno. – Allora dico che non può.-
si intromise di nuovo. Hermione era allibita. Ron volò verso gli spalti, e scese a terra, vicino a Cornan e la sua amica. –
Spiegati meglio, Weasley, non sei stato molto chiaro.
– sbraitò minaccioso il ragazzo. – Vuoi che mi spieghi meglio? Ok. – aggiunse Ron. In quel
preciso istante, si voltò, e prese le mani di Hermione.
Lei non stava capendo molto, era incredula e insieme
arrabbiata e impaziente. – Non può stare con te perché io la amo.- Tutti rimasero paralizzati dalla rivelazione, compresa lei, anche
se lo sospettava da tempo. E
ricambiava pienamente. Però quello etra troppo. Lei
non era un oggetto. - Hai rovinato tutto.- disse semplicemente, a voce bassa,
per poi andarsene e tornare in dormitorio. Non poteva essere
successo, non doveva essere così. Aveva sempre sognato una sera di luna
piena, un prato, loro due soli... Ma non un campo da Quidditch con un possibile spasimante e una squadra al
completo. Improvvisamente bussarono alla porta. Erano Lavanda e Calì, che entrarono attente a non
far rumore. Sembrava cercassero di fare più rumore possibile. – L’ ho sempre
detto, io, che voleva portarmelo via! Io lo sapevo che era tutta colpa sua, di Hermione Granger, la saputella
insopportabile, quando ci siamo
lasciati! E ora lei ha anche il coraggio di ferirlo, il mio Ron Ron!-
era Lavanda a parlare, in un tono decisamente più alto del normale, mentre Hermione le spiava attraverso le tende del suo letto. – Non
esagerare, Lavanda!- le diceva Calì, ma la ragazza
rispondeva – Esagero, esagero! Mi ha spezzato il
cuore, quella là!- E piangeva a dirotto. Hermione non si sentì minimamente in colpa, ma quando le
due amiche entrarono in bagno, sgattaiolò via dal dormitorio, e decise di
uscire a fare una passeggiata nel parco, dove forse non avrebbe incontrato
nessuno. Era quasi sera, ma non c’ era il sole rosso. Il cielo era coperto da
pesanti nuvolosi grigi, che sembravano rispecchiare l’ umore
della ragazza. Aveva già oltrepassato le serre ed era ormai vicino al campo da Quidditch, quando lo vide. Seduto sugli spalti, come lo
aveva lasciato ore prima, c’ era Ron. Aveva la testa
fra le mani, e guardava fisso davanti a se. Pensò di raggiungerlo. Iniziò a
piovere. – Se sei venuta qui per altre scenate, Hermione, ti avviso che non è aria.- Chiaramente voleva
apparire sicuro e deciso, ma la sua voce incrinata lo tradiva parecchio. – Non
sono qui per altre scenate Ron, ma non ti sembra il
caso di tornare al castello? Sta piovendo.- Il ragazzo era
più accigliato che mai – Io al castello non ci torno. Non mi muovo da
qui. – Hermione era piuttosto spazientita
– Sei proprio un bambino. - Lui cambiò fulmineamente
espressione- Tu non mi ami, vero Hermione?- La
ragazza spiazzata dalla domanda, non riusciva a parlare. – E’ così. Lo so
benissimo. E sono un grande imbecille. Per tutti
questi anni non ho fatto che rovinarti la vita. Per non parlare di oggi, poi.... mi sa che quelle cose me le potevo
risparmiare.- Lei rispose – Si, avresti potuto. – Poi, dopo un attimo di esitazione, continuò- Dimmele ora. – Lui si voltò di scatto, il volto e i capelli fradici per la pioggia.-
Davvero?- lei annuì- Ti amo, Hermione. Dal
quarto anno. E forse lo sapevi, anzi no lo sapevi di
sicuro perché tu sia sempre tutto, ma...- lei lo baciò impedendogli di
continuare, poi si avviarono verso il castello. Forse non era andata proprio
come pensava, ma qualcosa del suo sogno si era rivelato. In parte, è vero, ma a
lei cosa importava? L’ unica cosa che contava era esseri felici. E lei non lo era mai stata come in quel momento.