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Autore: Stephen Nowhere    15/09/2011    0 recensioni
Nessuno è senza peccato.
Un assassino scava nel passato dei più celebri cittadini newyorchesi, infliggendo loro le pene dell'Inferno Dantesco.
Chiamato dal dovere, il tenente Seymour O'Connor scaverà fin alle fondamenta di una New York densa di rancore e conti in sospeso mai saldati.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V.

Micheal Johnson aprì la porta del suo lussuoso attico quando ormai era notte fonda. Gli occhi erano arrossati e sporgenti a causa dell'alcool, il nodo della cravatta allentato. Si diresse barcollando verso l'interruttore della luce. Quando potè vedere la propria immagine riflessa sullo schermo del suo televisore di ultima generazione, si lasciò sfuggire una risata.
   Aveva l'aspetto del reduce e non poteva essere altrimenti. Dopo essere stato ad una festa organizzata dal sindaco, aveva trascorso l'after party in compagnia di due belle ragazze conosciute al momento. In quanto gestore di uno dei locali più in voga della città, quelle due speravano in un aiuto a livello professionale in cambio di una nottata di sesso.
   Per Johnson questo era il suo pane quotidiano. Gestiva un enorme Night Club nei pressi della Bowery,frequentato da persone tanto desiderose di fama durante il giorno, quanto vogliose di rimanere anonime la notte. Uomini del genere non si accontentavano di un semplice strip tease, quelle persone volevano trascorrere piacevoli momenti con le ragazze. Era per questo che aveva messo in piedi una sorta di bordello clandestino all'interno del locale stesso, molto più redditizio di un comune night club. Così facendo si era creato un circolo di frequentatori abituali, tutti uomini molto in voga a New York.
   Queste sue conoscenze gli erano valse l'ingresso nell'alta società New Yorkese, e di conseguenza, soldi, potere e sopratutto donne, la sua grande passione.
   L'uomo si diresse verso il bagno, gettando i costosissimi abiti sul pavimento durante il tragitto.
Fece per prendere spazzolino e dentifricio dall'armadietto quando vide,oltre a lui ,un altro uomo  riflesso allo specchio.
   “Cosa cazzo ci fai qui...?”, biascicò con la bocca impastata dall'alcol.
   L'altro non rispose, limitandosi a fissarlo dritto negli occhi.
   “Ehi, non ci senti?! Che cazzo ci fai qui?!”
   Micheal stava perdendo le staffe. Cominciò a spintonare l'uomo che aveva di fronte, il quale non opponeva la  minima resistenza.
   “Avanti, vattene... vattene!” Gli ordinò Johnson.
   Fu allora che l'altro parlò.
   “No, Johnson... Sarai tu ad andartene. Per sempre.”
   In una frazione di secondo gli effetti dell'ubriachezza scomparvero dalla mente di Micheal, lasciando il posto al terrore più agghiacciante.
   A meno di un centimetro dal suo naso si trovava la canna di una pistola.



VI.


O' Connor rimase interdetto per qualche istante, fissando l'uomo impiccato che gli ciondolava di fronte. Era stato appeso alle pale del soffitto, regolate a massima potenza, in modo tale che la salma vorticasse inerte da sopra le teste degli uomini della scientifica.
   “Ecco il nostro lussurioso”, commentò rivolto a Duncan.
   Il giovane assistente non rispose, limitandosi a fissare il corpo che un tempo fu di Micheal Johnson.
   “Siamo stati degli stupidi, era ovvio. Chi può essere più idoneo di un giovane playboy, proprietario di un night?”
   “Tenente, sa dirmi se la posizione in cui è stata messa la vittima ha a che vedere con la Commedia?”
   “Certo che sì. Una volta morti, i  lussuriosi, che in vita si sono lasciati travolgere dal vento della passione,  sono tormentati da correnti infernali. Ecco perché il nostro amico vortica per la casa appeso al soffitto...”
   Il tenente si avvicinò alla vittima, studiandola con attenzione. Un rivo di sangue gli colava dalla tempia, il cranio perforato da una pallottola.
  Un solo e preciso colpo da arma da fuoco, proprio come nel caso precedente. Vediamo se...
   Si avvicinò ulteriormente, notando con soddisfazione che la sua ipotesi era fondata: Johnson stringeva nel pugno un piccolo pezzo di carta.
   “L'indizio..”, mormorò il tenente, sentendo crescere dentro di sé l'eccitazione della scoperta, mista ad un senso d'angoscia. La presenza di quel bigliettino stava a significare che presto quel bastardo avrebbe ucciso di nuovo. Non poteva permettersi di fallire ancora.
   Con mano tremante srotolò il foglietto e lesse mentalmente:

E come a li orbi non approda il sole
così a l’ombre quivi, ond’io parlo ora,
luce del ciel di sé largir non vole;

   In quel momento O'Connor si sentì cogliere dallo sconforto.
   Non erano riusciti ad impedire che uccidesse di nuovo e presto ci sarebbe stata una terza vittima. Gli indizi erano troppo generici, era impossibile capire a chi l'assassino si stesse riferendo. Osservò la macabra figura di Johnson penzolare a mezz'aria con gli occhi spalancati dal terrore, pensando che solo un miracolo avrebbe fermato quella folle scia di sangue.

   Fu interrogato il portiere del lussuoso palazzo in Water St. dove viveva Johnson. Questi rispose di non aver notato nulla, ma ciò era dovuto al fatto che a quell'ora il suo turno di lavoro fosse finito da un pezzo, e che da mezzanotte in poi la sorveglianza era affidata all'occhio vigile delle telecamere.
   Duncan riuscì a farsi consegnare i DVD appena prima che il loro contenuto venisse cancellato. Osservò attentamente le immagini in bianco e nero scorrergli davanti agli occhi.
   Inizialmente tutto ciò che poté vedere fu un unica inquadratura fissa che durò per circa un paio d'ore. Mandò avanti la registrazione, sperando di poter cogliere nuovi particolari. Attorno alle due di notte un uomo si precipitò nell'androne, l'aria affannata, le spalle rivolte alla telecamera.
   Era di statura media, il fisico asciutto. Indossava un elegante cappotto scuro ed un cappello simile ad quello usato dai gangster nei film per celare il proprio volto.
   Duncan attese che l'uomo uscisse dal palazzo e poi spostò il cursore del mouse sul riquadro delle riprese esterne. In questo modo vide l'uomo avanzare con passo furtivo, mantenendosi sempre di spalle rispetto alla telecamera, fino a montare su una lussuosa SLK parcheggiata proprio di fronte al palazzo. La vettura diede gas e scomparve dal campo visivo.
   Secondo la scientifica Johnson era morto proprio attorno alle due di notte, l'orario in cui quella losca figura aveva fatto il suo ingresso in scena. Con ogni probabilità quell'uomo era dunque l'assassino che fuggiva dal luogo del crimine. Era stato molto abile nel non farsi identificare, ma se non altro ora conoscevano la sua stazza e la sua auto.
   Estrasse il cellulare di tasca, intenzionato a chiamare Harry Mumford, dipendente della Scientifica.
   “Pronto Harry, sono Duncan Philips, della Omicidi. Mi scuso per l'ora tarda ma avrei bisogno di un favore.”
   L'uomo dall'altra parte lo salutò con voce cordiale: “ D'accordo, Philips, non c'è problema. Ha a che vedere con il pazzo di questi giorni?”
   “Esattamente”, rispose l'altro, “Immagino abbiate svolto la perizia balistica su entrambi i bossoli utilizzati dal nostro uomo per uccidere le vittime...”
   “Ovvio”
   “Bene. E i risultati...?”
   “Calibro nove, tutti e due. L'assassino si è avvalso della stessa arma per entrambi gli omicidi.”
   Bingo.
   “Ti ringrazio Harry, mi sei stato di grande aiuto. Passa una buona serata e ricordati di porgere i miei saluti alla tua signora”, e così dicendo concluse la chiamata.
Ora poteva delineare un profilo più dettagliato dell'assassino: presto avrebbe dimostrato ad O'Connor il valore delle sue fatiche.



VII.

   Seymour rispose al cellulare di malavoglia, la testa ancora nel mondo dei sogni.
   “Tenente, sono Duncan.”
   “Ehi, Duncan. Vedo che svegliarmi nel cuore della notte sta diventando un'abitudine per te”
   “Ha ragione, ma ho dei buoni motivi per farlo. Ho controllato i DVD delle telecamere di sorveglianza, come mi aveva incaricato, e sono sorti particolari interessanti.”
   O'Connor si era ormai completamente ridestato e ascoltava l'altro con rinnovato interesse.
   “Alle due di notte di ieri sera un uomo dall'aria sospetta abbandona il palazzo, coperto da un costoso impermeabile e con il volto nascosto sotto un cappello. Dopodiché monta su una costosa Mercedes e se ne va. Sfortunatamente l'inquadratura non ci ha permesso di vedere il numero di targa. Tuttavia, considerata l'ora del decesso, e quella in cui il nostro uomo entra in scena, direi che è molto probabile che si tratti dell'assassino. Mi sono inoltre permesso di contattare Mumford, della Scientifica. Gli ho chiesto se potesse anticiparmi i risultati dei due esami balistici svolti per Martìn e per Johnson”
   “Fammi indovinare...”, lo interruppe il tenente, “Scommetto che l'arma usata è la stessa”
 “Esatto, signore.”
   Calò un lungo istante di silenzio, durante il quale Duncan non fece fatica ad immaginare il rumore dei neuroni di O' Connor lavorare freneticamente.
   “Ottimo lavoro Duncan”, commentò infine il tenente.
   Phlips si sentì il petto scaldare da una vampa di orgoglio.
   “Grazie mille, signore.”
  “In base a quanto mi hai detto è possibile dedurre che l'assassino appartenga ad una classe sociale benestante. Risulta evidente da una serie di particolari, come l'auto di lusso, il cappotto pregiato, una certa conoscenza dei classici...”
   “Capisco. Ma cosa intende fare ora, signore?”
   “Adesso che abbiamo collocato il colpevole in una posizione ben precisa, dobbiamo creare l'ambiente dell'indagine. In parole povere dobbiamo mettere insieme, istante per istante, l'ultimo giorno di Johnson, un po' come abbiamo fatto per el Gordo.”
“Okay. Ah, prima che mi dimentichi: sono riuscito a scoprire la persona che era in affari con Martìn. Si chiama Robert Whong, fratello di Jordan Whong, il nostro sindaco. A quanto pare Martìn voleva acquistare una porzione di terra appartenente alla famiglia del primo cittadino per edificarci una nuova fabbrica”
   “Ottimo, fammi avere un colloquio con il sindaco e suo fratello.”
   “Sarà fatto.” Duncan chiuse la chiamata.


  
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