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Autore: Aesir    15/09/2011    1 recensioni
[Aliens/Predator]
Racconto che si svolge nell'universo fantascientifico di Alien e Predator, o rispettivamente come si chiamano xenomorfi e yaut'ja.
La storia segue il film Alien vs Predator, ma va a cancellare i vari Alien seguenti.
La storia comincia con un'oscura profezia.
E' il 2012.
E gli xenomorfi... stanno arrivando...
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scena Ventiquattro (XXIV): OMBRE
 
Zona un tempo conosciuta come ‘New Mexico’, Nordamerica, Terra.
 
RAPPORTO STILLATO IN RELAZIONE ALLE FERITE RIPORTATE DA ESEMPLARI DA ORA CONOSCIUTI COME 1        , 2, 3, 4, 5, 6, 7 PRESUMIBILMENTE ATTORNO ALLE ORE 23.00 DEL GIORNO…
 
Lo scienziato si fermò.
No, non andava ancora bene…
Fece per premere il tasto ‘delete’ del computer.
Il marine nella sua uniforme color oliva gli si avvicinò che potesse farlo.
I gradi lo indicavano come un capitano.
“Allora, ci sono novità?”
“Abbiamo ultimato le analisi, capitano Wicham, stiamo finendo di stillare il rapporto.”
Il soldato sbirciò, al di sopra delle spalle dell’uomo, il computer.
“Volete dire che non avete ancora iniziato, dannazione!”
Il ricercatore sospirò.
Errore.
“Senta, mi stia ad ascoltare, va bene?” sbottò il capitano.
“Lei è il nostro medico forense? Sì.
A lei è stata attribuita questa responsabilità? Sì.
E allora perché diavolo non è riuscito a combinare nulla?”
“Deve capire, signore… sono ferite assurde!”
“Ossia?” fece sarcastico l’altro.
“Beh, per cominciare sono stati uccisi con delle armi da taglio, o a quanto pare a mani nude.
Erano soldati esperti.
Le ferite da armi bianche sembrerebbero provenire da delle lame che non hanno lasciato residui nelle ferite…”
Si interruppe vedendo l’espressione interrogativa del soldato.
“Tutte le lame lasciano dietro di sé delle particelle.
Poi… oh, la vittima numero uno ha il cuore strappato, la numero due è stata dimezzata da una qualche arma affilata.
La numero tre presenta strane lesioni che non siamo riusciti ad identificare, la numero quattro è stata attraversata da un colpo dalla spalla destra al fianco sinistro. 
Nessuno di questi presenta il cranio.
In alcuni casi manca anche la colonna vertebrale.”
“Sono stati decapitati con le stesse armi usate per ucciderli?”
“Le teste e le colonne vertebrali non sono state tagliate… sono state strappate via
E anche così, non oso immaginare la forza che ci vorrebbe per farlo.
Le ultime tre vittime…” il ricercatore roteò gli occhi.
La quinta è stata infilzata da dietro con un’arma tagliente.
Le ferite sono parallele e la lama era seghettata.
Sembra averlo trafitto due volte.
Inoltre, ha il torace sfondato.
La sesta vittima… è stata torturata, a quanto pare…
Centinaia di ferite, nessuna di queste letali… a parte una.
Aveva la trachea squarciata, è soffocato lentamente in cinque minuti.
L’ultima… la settima… è insolitamente pulita… in confronto alle altre… ha il collo spezzato.
Anche qui, niente teste.”
“Fantastico… ma chi può aver ridotto in questo stato dei soldati armati?
Jack lo Squartatore alleato con la Delta Force?”
Lo scienziato ridacchiò: “Se esistono ancora, sono stati mangiati da quei mostri neri…”
Poi tornò serio.
“Ma la faccenda più inquietate è un’altra…”
“Mi dica…” disse il militare, improvvisamente aveva la gola secca.
“Su tutti i corpi è stato inciso uno strano disegno…
Una sorta di J o di T.
Non abbiamo la minima idea di cosa rappresenti.
Sembrerebbe un simbolo tribale di qualche tipo.
Abbiamo trovato lo stesso segno sulle pareti dei corridoi.
Vergato con sangue umano.”
“Mi sta dicendo che chiunque sia stato qui ha massacrato uomini addestrati come se niente fosse, li ha mutilati e ha usato il loro sangue per scarabocchiare sui muri?!”
“Esattamente.
Aggiunga che ha lasciato intendere che avrebbe potuto massacrarci tutti e se non lo ha fatto è perché non lo vuole.”
“Forse ci teme, quando siamo in superiorità numerica…”
Il medico forense fece una risata stanca.
“Abbiamo trovato numerosi proiettili.
Un caricatore da cento era vuoto per poco più di tre quarti.
Qualunque cosa sia si è preso 75 colpi di un M-16 senza farsi un graffio.”
“Come fate a dirlo?”
“Il sangue trovato apparteneva tutto ai soldati uccisi.”
Il capitano guardò fuori dalle finestre dell’edificio.
“Non deve preoccuparsi, comunque” disse infine.
“Abbiamo messo tutti i nostri uomini migliori la fuori.
Nulla di questo mondo potrebbe oltrepassarli.”
Già, nulla di questo mondo, pensò il ricercatore.
Meglio far arrivare quel rapporto ai piani alti in fretta.
E prepararsi ad una giornata di superlavoro.
Sarebbe andato a prendersi un caffè, decise.
Magari ne avrebbe bevuti anche due.
 
“Crrrrhhhh…”
Lo yaut’ja sollevò il cranio lucido e sbiancato del marine.
Vi passò la mano sopra, come ad accarezzarlo.
Poi lo incastrò sulla parete dinnanzi a lui.
Assieme a molti altri…
 
L’uomo scese nel seminterrato.
Non avrebbe dovuto essere lì, l’accesso era interdetto ai non addetti ai lavori, ma era l’unico luogo dove la temperatura fosse sopportabile.
Camminò un poco, immerso nei suoi pensieri.
Strano…
Sembrava più buio del solito…
Si voltò.
La porta si era chiusa.
Dannazione.
Poteva tornare indietro e riaprirla o andare avanti fino a quella di servizio.
Decise per quest’ultima alternativa.
Strano, però… avrebbe già dovuto incontrare degli addetti.
Saranno andati a fare una pausa, decise.
In effetti era quasi mezzogiorno.
Camminava da qualche secondo, cercando di andare il più in fretta possibile quando un’ombra lo distrasse.
Si fermò, raggelato dal terrore.
Per una frazione di secondo fu come se il buio avesse assunto una forma.
Battè gli occhi e la sagoma scomparve.
Si rilassò.
Ma le ombre continuavano a sembrare allungarsi nella sua direzione.
Da piccolo ne aveva sempre avuto paura.
Strano come tornino in mente certe cose nei momenti meno opportuni.
Abbassò lo sguardo.
La torcia elettrica che teneva in mano si stava scaricando.
Ecco perché.
Fece per proseguire…
Una goccia d’acqua gli si spiaccicò ai piedi.
La osservò, toccandola.
Non era acqua.
Era un liquido vischioso, dall’odore metallico.
Oddio.
Puntò la torcia in alto, un gesto istintivo.
Uno dei tubi che correvano lungo il soffitto si staccò dalla superficie.
Non era un tubo, bensì una testa oblunga, liscia, semitrasparente, perfettamente mimetizzata.
Gettò al suolo la torcia, proiettando strane ombre sulle pareti.
Corse, corse, corse.
Terrore puro.
Per la prima volta, paura di morire.
Corse più rapidamente possibile.
Ma le ombre furono più veloci di lui…  
   
 
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