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Autore: Stephen Nowhere    15/09/2011    1 recensioni
Un matrimonio macchiato dal tradimento. Il bisogno di vendetta. Un racconto come fonte di follia...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arthur Connelly fissò per qualche istante il letto vuoto di fronte ai suoi occhi, le lenzuola sfatte.
   Pensò che se avesse inspirato un poco l'odore di quella casa avrebbe percepito, molto vagamente, come un ricordo sfocato, il profumo di sua moglie Angie.
   Tuttavia un pensiero rimbalzò nella sua mente, facendogli serrare i pugni e sbiancare le nocche.
   Angie non c'era più.
   Aveva preso la sua roba il mese scorso e fatto sparire tutte le loro foto. Al suo posto Arthur aveva trovato un freddo biglietto d'addio, poche righe di parole vuote per lasciare il posto ad una sola: fine.
   La vecchia casa sul lago appariva ora gelida quanto le acque su cui sorgeva.
   Durante le lunghe notti senza stelle il vecchio Connelly aveva preso l'abitudine di rigirarsi nel letto,divenuto all'improvviso troppo grande.
   Per ovviare alla sua insonnia, Arthur decise una sera di scendere nello scantinato e portare in salotto un vecchio schedario, di quelli usati per archiviare le pratiche d'ufficio.
   Soffiò via la polvere e distese il viso in un leggero sorriso malinconico.
   Aprì la spessa copertina in cartone e fece scorrere rapidamente lo sguardo lungo le pagine ingiallite, frutto di ore di lavoro ai tempi del liceo.
   Connelly era uno dei più celebri autori del Michigan, e come medicina alle sue notti senza riposo, aveva deciso di rileggere le opere scritte da ragazzo mai pubblicate.
   Una notte, svegliandosi madido di sudore dopo un incubo, spalancò gli occhi colmi di terrore nell'oscurità della casa, chiamando il nome della moglie.
   Ingoiò un boccone amaro e scese al piano di sotto,lo schedario sotto braccio.
   Ripensò ad un racconto scritto quando era appena sedicenne, per trascorrere il tempo durante una noiosa lezione di chimica.
   Socchiuse leggermente gli occhi nel tentativo di ricordarne il titolo.
   “Il segreto del lago”.
   Si gettò sulla vecchia poltrona del salotto e cominciò a leggere, dapprima storcendo il naso a causa dello stile acerbo, poi sempre più affascinato dalla narrazione.
   Nel frattempo una sottile pioggerellina primaverile aveva preso a tamburellare pigramente sulle finestre  della casa.
   Lo scrittore si fece cullare dal tichettio ipnotico dell'acqua sul vetro.
   “Paul fissò l'altro negli occhi,specchi di una realtà che non voleva vedere.
   Per lui amore e vita coincidevano, e il ragazzo che aveva di fronte era per lui sia un ladro che un assassino. Si era preso la sua ragazza, il suo cuore e la sua vita”
 Arthur lesse le ultime parole, lasciando che il significato di ciascuna di esse si immergesse a fondo nel pozzo scuro delle sue emozioni, facendole proprie.
   Quella notte, come in molte altre, i suoi occhi non conobbero il sonno, ma il suo cuore conobbe la vendetta.

   Angeline Watson, detta Angie, fu svegliata dal rumore di pneumatici sul selciato di fronte a casa. Baciò sulla testa Micheal Brandon, il suo amante, e scese al piano inferiore.
   Scostò leggermente la tendina del salotto, scrutando con aria vigile la volvo malandata che aveva parcheggiato poco distante l'ingresso di casa.
   Il suo cuore perse un colpo.
   Era l'auto di Arthur.
   Lo scrittore avanzò con passo deciso sul prato inzuppato di pioggia,pestando con violenza  i mocassini.
   Angie trattenne il respiro, sapeva che il suo ex-marito era animato da cattive  intenzioni.
Connelly bussò con decisione.
   “Angie, sono Arthur!Apri per favore”
   La donna deglutì debolmente, tentando di sciogliere il nodo di paura che le occludeva la gola.
   Rimase zitta, sperando che il silenzio della casa rappresentasse per Arthur un tacito invito ad andarsene.
   Per tutta risposta l'uomo pestò ancora di più sulla porta in legno.
   Nel frattempo Micheal era sceso in salotto, imprecando con la bocca impastata dal sonno.
   “Avanti Arthur! Tua moglie non ti vuole più, torna a casa!”
   “Non è per questo Mike, è urgente!” Mentì Connelly.
   Brandon inarcò un sopracciglio, sorpreso dall'affermazione.
   Arthur era forse in pericolo?
   Aprì leggermente la porta, dando allo scrittore la possibilità di entrare.
   Angie squittì terrorizzata.
    C'era qualcosa negli occhi di quell'uomo, un tempo suo marito, che le incuteva un senso di paura senza nome.
    Arthur si piazzò di fronte a Micheal, mormorando a bassa voce “Gli occhi dell'altro erano chiari come una pozza d'acqua e Paul poté specchiarsi e vedere l'odio deformargli i lineamenti”
   “Avanti, non è la tua voce! Di cosa stai parlando?” Strillò Angie
   L'altro parve ignorarla.
   Estrasse un pugnale dalla tasca.
   Brandon menò un destro verso quell'uomo divenuto folle.
   Connelly evitò il colpo con disinvoltura e piantò l'arma tra le costole dell'avversario.
   La lama penetrò in profondità,spaccando il cuore di colui che un tempo fu Micheal Brandon, l'uomo che gli rubò il senso della sua stessa esistenza.
   Angie fuggì in cucina.
   Sapeva che avrebbe chiamato il 911 e con voce spezzata dall'orrore, avrebbe spifferato tutto.
   Sapeva però che lui l'avrebbe impedito.
   “Paul giunse alle sue spalle”, disse  con voce profonda, una timbrica che non gli era mai appartenuta. “Vedendola, per un istante fu travolto dalla violenza dei ricordi” Sospirò,pulendo la lama del pugnale “Ma quando si rese conto dello stato delle cose capì che vi era un'unica soluzione.”
   Angie piangeva disperata, accasciata in un angolo della stanza, la camicia da notte primaverile inzuppata di lacrime e sudore.
   Arthur levò il braccio destro verso l'alto, stringendo il pugnale che aveva stroncato l'esistenza di Micheal Brandon. Si udì un sibilo nel silenzio della casa, subito attutito dal contatto con il corpo della donna.
   Angie giaceva riversa sul pavimento, un flebile barlume di luce ad accenderle gli occhi offuscati.
   Arthur si chinò per scoccarle un'ultima occhiata.
   Ancora una volta proseguì la folle narrazione con  voce non sua.
   “Paul vide la vita fuggire svelta dalla donna che amava e che aveva cancellato tutto il suo mondo.Non sentì le lacrime scorrergli lungo il viso,ne tanto meno la coscienza reclamare il suo scotto. Quello che sentì invece fu un senso di calma e pace, mai provato fino ad allora. Quando colei che amò più ogni altra cosa morì, Paul le chiuse le palpebre con delicatezza e lo stesso fece con l'altro corpo, accasciato in salotto.”
   Arthur aveva messo in pratica ciò che un ragazzo immaginario aveva fatto tanto tempo fa in un suo  racconto, per cercare di porre fine al dolore che da troppo tempo gli attanagliava il cuore.
   Quando finì la sua opera di vendetta caricò i due cadaveri in macchina e partì per la sua vecchia casa in riva al lago,nel Michigan.
   Arthur osservò i due sacchi neri colare a picco, dopodiché mormorò l'ultimo passo del racconto che gli aveva cambiato la vita.
“Per Paul il Lago era sempre stato un vecchio amico. Anche ora, mentre i due corpi venivano inghiottiti dalla sua superficie increspata, sapeva che quelle acque non avrebbero mai tradito il suo segreto.”


 

  
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