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Autore: kate95    15/09/2011    6 recensioni
Che cosa succederebbe se Richard Castle e la bella Detective Beckett avessero una relazione segreta?
E sopratutto come reagirebbero Ryan ed Esposito?
"Yo Bro!" disse Esposito "si guadagna proprio bene a fare l'investigatore privato.... dovremmo provarci anche noi... in fondo è quello che stiamo facendo per smarscherare i Caskett"
"Hai ragione!" disse Ryan dondolandosi sulla poltrona in pelle con aria sognante "già mi vedo la traghetta con su scritto 'Ryan & Esposito inevstigazioni"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Ryan & Esposito investigazioni


Capitolo 9- Confessate!

 

"Finalmente il caso è chiuso" disse Beckett cancellando gli appunti sulla lavagna e mettendo tutti i documenti in uno scatolone che sarebbe andato a prendere polvere nell’archivio.

"Già" commentarono Ryan ed Esposito sollevati.

La donna prese lo scatolone per dirigersi in archivio ma Castle la fermò: "Lascia ti do una mano" disse riferito alla scatola.

"Castle non c’è bisogno. Ce la faccio benissimo da sola" disse lei allontanandosi.

"Ce la fa da sola" fecero l’eco gli altri due detective sghignazzando divertiti per poi sparire in sala relax.

Castle si guardò in torno: non c’era nessun agente, nessuno si sarebbe accorto di lui.

Si avviò verso l’archivio a passo spedito gettando di tanto in tanto qualche occhiata per controllare che nessuno lo stesse vedendo.

Ryan ed Esposito ovviamente si erano subito accorti che lo scrittore era sparito e così decisero di pedinarlo, convinti che li avrebbe portati dritti dritti da Beckett.

Senza far rumore seguirono l’uomo tenendosi a debita distanza.

Richard d’improvviso udì uno strano rumore e si girò per accertarsi che non ci fosse nessuno.

Kevin e Javier sparirono velocemente dietro l’angolo del muro, nascondendosi.

Lo scrittore una volta notato che non c’era nessuno pensò che a forza di stare con Kate anche lui stava diventando paranoico.

I due, ancora nascosti, si mossero lentamente controllando se la via era libera.

Si sporsero oltre il muro con il volto: quello di Esposito sotto e quello di Ryan poco più sopra.

"Via libera" disse quest’ultimo al compagno facendo segno di proseguire.

Lo scrittore percorse velocemente il corridoio svoltando due volte a destra per poi fermarsi di fronte alla porta dell’archivio. Lanciò un altro sguardo in giro ed entrò.

I due poliziotti attesero qualche istante prima di avvicinarsi alla porta.

Ryan si mise ad origliare appoggiando l’orecchio alla parete riuscendo a cogliere però solo alcune brevi frasi.

"Ryan!" disse Javier sotto voce "ma che fai? È da maleducati origliare"

L’irlandese rimase stupito da quell’affermazione: "Ma… non dovevamo smascherare i Caskett?"

"Sì ma non si origlia" rispose facendo segno al compagno di spostarsi "si guarda dal buco della serratura!" spiegò.

Entrambi con un sorriso complice sul volto si abbassarono verso il buco contemporaneamente sbattendo testa contro testa: "Ahia!" si lamentarono sempre a voce bassa.

"Hai proprio una testa dura!" disse Ryan.

E poi presero a spiare i due nella stanza.

Quando lo scrittore entrò chiuse la porta a chiave trovando Beckett intenta a risistemare scatole e fascicoli.

"Castle! Che diavolo ci fai qui?" domandò stupita la donna.

"Sono venuto a darti una mano" rispose semplicemente.

Kate roteò gli occhi e fece una strana espressione che rifletteva tutta la sua perplessità su ciò che Castle aveva appena detto.

"Detective, sempre a pensare male, vero?" commentò lui avvicinandosi.

"Sì"

"Ben non dovresti. Mi conosci!"

"E’ proprio per questo che penso male" lo zittì.

"D’accordo, se non vuoi il mio aiuto posso anche andarmene" rispose lui mettendo su il broncio.

"Dipende che tipo di aiuto. Se comprende soltanto mettere via le scatole al posto mio, allora accomodati"

"Beh.." sussurrò all’orecchio della donna ".. dopo potrebbe anche esserci una ricompensa per averti aiutato, no?"

"Scordatelo, Castle" e si voltò sistemando alcuni fascicoli.

L’uomo approfittò della situazione e abbracciò la sua musa da dietro, circondando la vita e intrappolandola tra le sue braccia.

Le spostò una ciocca di capelli e risalì il collo con le labbra, lasciando un paio di baci.

"Rick…" lo richiamò lei con il respiro accelerato.

Lui non rispose continuando ad abbracciarla.

"Rick, non è il momento. Né il posto adatto" disse voltandosi e ritrovandosi faccia a faccia con lui.

"Soltanto un bacetto?" chiese con aria da cucciolo.

"Solo uno!" si arrese avvicinandosi alle labbra di lui.

Fu un bacio dolce e lento, controllato.

Kate non voleva e non doveva lasciarsi andare o non sarebbe più riuscita a fermarsi.

Le loro labbra si muovevano insieme, perfettamente in sincronia rendendo il bacio sempre più coinvolgente e profondo.

Quando lei capì che si stavano spingendo troppo oltre si staccò a malincuore rimanendo con il volto vicino a quello di lui, riprendendo fiato.

Passarono pochi istanti durante i quali Rick tentò nuovamente di riavvicinarsi con scarsi risultati.

"Il patto prevedeva un solo bacio" gli ricordò la donna sciogliendo l’abbraccio e risistemando lo scatolone al suo posto.

Fuori dalla porta Ryan ed Esposito assistevano alla scena in silenzio.

Non dovevano farsi scoprire o l’ira di Beckett si sarebbe scagliata su di loro.

I due se ne stavano lì, di fronte ad una porta chiusa a chiave, in posizione un po’ accovacciata a spiare in due attraverso un buco della serratura.

"Non c’è un gran visuale però" commentò Kevin all’amico.

"Shhhh" lo fermò l’altro "guarda… direi proprio che mamma e papà si stanno baciando!" esclamò entusiasta.

Era talmente concentrati sullo spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi che non si accorsero minimamente che una persona stava attraversando il corridoio.

Montgomery camminava tranquillamente diretto verso il bagno quando notò due uomini di fronte all’archivio intenti a parlottare tra di loro.

Riconobbe subito di chi si trattava e si chiese che diavolo stessero facendo in quella posizione.

"Ehm ehm" tossicchiò piano senza che i due lo sentissero.

Si avvicino ancora e picchiettò con le dita sulla schiena di entrambi i detective che colti completamente alla sprovvista per poco non presero un infarto.

"Mi spiegate che diavolo state facendo invece di lavorare?"

"Shhh" sussurrarono in volontariamente i due per paura di essere scoperti.

Roy li osservò con aria severa per qualche istante attendendo spiegazioni.

"Ci scusi, signore. Noi… ecco noi stavamo…" cominciò Ryan.

"Stavate?"

"Eh, ecco, non è come sembra…" aggiunse Javier.

"Stavate spiando qualcuno" rispose al posto loro il Capitano "chi c’è là dentro?"

I due poliziotti esitarono.

"Castle e Beckett?" domandò sorridendo.

Gli agenti annuirono in silenzio un po’ preoccupati, rimanendo fermi immobili di fronte alla porta.

"E’ meglio per voi se sparite e vi mettete a lavorare sul serio" disse duro mentre i due amici erano sempre più preoccupati.

"Spostatevi o mi coprite la visuale!" aggiunse ridendo sotto i baffi e avvicinandosi anche lui al buco della serratura molto curioso.

Sei paia di occhi osservavano attenti ciò che stava succedendo tra i Caskett in quella stanza cercando di capire quello che si dicevano.

"Lo sapete che questo è decisamente…" iniziò Montgomery.

"Spiare non è illegale" si difesero Javier e Kevin.

"In fondo non avete tutti i torti" concluse prestando nuovamente attenzione alla scena.

Quando i Caskett uscirono dall’archivio i tre spioni erano già scappati senza lasciare traccia della loro presenza.

Tutto al distretto appariva normale come se nessuno si fosse accorto della momentanea assenza dei due.

La realtà però era molto diversa dall’apparenza.

Ryan ed Esposito si stavano organizzando: ormai dovevano farli confessare a tutti i costi.

Kate si sedette alla scrivania quando i due agenti si avvicinarono: "Beckett. Dobbiamo parlarti. In privato. Ed è anche abbastanza urgente" disse Esposito.

"Ok. Ragazzi, che succede?" chiese allarmata "va tutto bene?"

"No, non va tutto bene. Ma non possiamo parlartene qui"

"Così mi fate preoccupare"

"Vieni" disse Ryan scortando la donna fino alla sala interrogatori e facendola entrare.

"Si sieda detective Beckett" ordinò Javier indicando la sedia dove solitamente stavano i sospettati e i criminali.

"Ma che diavolo sta succedendo?"

"Siamo noi che facciamo le domande, non lei. Quindi si sieda senza protestare"

La donna obbedì non capendo il motivo per cui l’avevano condotta lì né perché improvvisamente avevano cominciato a darle del lei.

Anche gli altri due si sedettero, dal lato opposto del tavolo a quello dove stava lei, scrutandola con aria severa.

Ryan aprì una cartellina dove vi erano alcuni fogli e rivolgendosi poi alla donna: "Detective Beckett, la sua fedina penale è pulita a parte una multa per divieto di sosta. È un eccellente poliziotta. Mi dica, che cosa l’ha spinta a commettere questo reato?"

La donna era sempre più confusa: "Ma quale reato ragazzi?! Siete impazziti, per caso?"

"E’ pregata di rivolgersi a due pubblici ufficiali con un po’ di rispetto ed un registro lessicale adeguato" disse Javier.

Stavano recitando perfettamente e per ora Beckett c’era cascata in pieno, per fortuna ancora non erano scoppiati a ridere facendo saltare la loro copertura.

"Lei è consapevole che il lavoro di squadra è alla base di tutto in questo lavoro?"

"Certo che sì! Sono sempre la prima a dirlo!" esclamò.

"Allora perché ha lasciato all’oscuro due membri della sua squadra riguardo ad un importante argomento, omettendo volutamente dettagli di importanza rilevante?" disse Kevin alzandosi e cominciando a camminare intorno alla scrivania proprio come era solita fare lei con i sospettati.

"Ragazzi… non so di che cosa state parlando… e mi piacerebbe sapere che scherzo è questo… uno dei vostri soliti giochetti?"

"Le pare uno scherzo, detective Beckett?!" disse ad alta voce un Esposito alquanto arrabbiato.

"Le conviene confessare! Lei e il suo complice! Dovete confessare! Sa perfettamente come funziona. Se il suo complice patteggia lei sconterà tutta la pena mentre lui se la caverà con poco"

"Il mio complice?" disse Kate alzando un sopracciglio. Aveva capito a che cosa si riferivano quei due.

Il suo complice era sicuramente Castle e il reato era la loro relazione, questo significava che, come era prevedibile, avevano capito tutto.

In quel momento aveva voglia di mettersi a ridere.

Stavano recitando la loro parte egregiamente e apparivano così buffi ai suoi occhi.

"Allora detective. Che cosa intende fare?" domandò Ryan.

Kate decise di farli tribolare ancora un po’ e con un sorriso compiaciuto disse: "Non dirò una parola se non in presenza del mio avvocato"

Qualche minuto dopo la donna era fuori dalla sala interrogatori e prima che Rick potesse chiederle che cosa volevano quei due, Ryan ed Esposito arrivarono dicendo: "Castle! Ora è il tuo turno" e portarono anche lui nella stessa sala.

Kate decise di andare nella stanza dietro il vetro per assistere alla scena.

Rick era decisamente confuso all’inizio, proprio come lei.

Osservava i movimenti dei due amici e li scrutava con aria pensierosa senza riuscire a trovare un perché a quell’assurda situazione.

"Allora signor Castle. Lei ha una fedina penale niente male" esordì Javier retorico "dunque, vediamo un po’ cosa abbiamo: per prima cosa qualche multa per eccesso di velocità, resistenza a pubblico ufficiale, piccoli arresti come per quella volta che ha pensato bene di cavalcare un cavallo completamente nudo…"

"Ehi, ragazzi… ero giovane…" si difese lui.

"Beh, neanche la vecchiaia l’ha aiutata a diventare più saggio…" commentò Kevin "sa, in fondo, in piccolo c’è scritto che ha mentito alla polizia, lei e la sua complice state cercando di nascondere dettagli importanti"

"Ma di che cosa parlate?" domandò l’uomo.

"Le conviene confessare, ne terremo conto"

"Mi piacerebbe sapere per quale reato sono accusato…"

"Non faccia il finto tonto. Lei lo sa perfettamente" disse Javier.

"E abbiamo delle prove schiaccianti che la incastrano. Possiamo dimostrare la sua colpevolezza" aggiunse l’altro.

"E quali sarebbero queste prove"

I due detective cercarono di essere il più convincenti possibili: sapevano che far confessare Beckett era una missione impossibile, l’unica loro possibilità era Castle.

"Allora, innanzitutto possiamo dire che molto spesso è stato colto sulla scena del reato ovvero in situazioni alquanto imbarazzanti e discutibili.

Altra prova il rossetto sulle labbra"

"Gli sguardi e le battute maliziose"

"Le frasi che completate a vicenda"

"Gli strani comportamenti che l’ha caratterizzano stanno contagiando la sua complice che sta prendendo da lei molte espressioni come il modo di alzare un sopracciglio"

"Il fatto che le porta i caffè tutte le mattine da tre anni"

"Siete gelosissimi l’un l’altro ma non nell’ultimo periodo: quando ultimamente si parlava della sua conquista la sua complice non mostrava alcun segno di gelosia, anzi appariva tranquilla e rilassata"

"La sua complice ultimamente sorride molto più spesso e appare felice e spensierata"

"La segue da anni senza un reale motivo"

"Per non parlare del fatto che l’altro giorno profumava di ciliegia, a nostro parere cosa molto imbarazzante visto che la sua complice ha sempre quel profumo"

"Possiamo continuare se vuole…come quella strana chiamata l’altra mattina… abbiamo confermato le nostre ipotesi: la voce femminile che abbiamo sentito non era quella di Alexis come lei stesso ci aveva detto"

Rick sapeva di essere in trappola: ormai avevano capito tutto e non poteva più continuare a mentire.

"Signor Castle! È ora di confessare!"

"D’accordo…" iniziò lui mentre i due sorrisero soddisfatti "io e la mia complice…"

Intanto Kate osservava tutto l’interrogatorio e se la rideva. Sapeva anche lei che non era più il caso di continuare a fingere. In fondo Ryan, Esposito, Lanie e Montgomery insieme a Castle erano la sua famiglia, e avevano tutto il diritto di sapere.

"Vogliamo il nome della sua complice!" disse Ryan.

"Kate Beckett" rispose "io e Kate Beckett abbiamo…"

"Avete..." esortarono i due amici in coro.

"Io e Kate Beckett abbiamo una relazione" sputò il rospo sperando di non doversene pentire.

"Bene! Da quanto va avanti la vostra relazione?"

"Da poco più di un mese"

"Un mese e ancora non ci avete detto niente?!"

Quando i tre uscirono dalla stanza Kate si era già seduta alla scrivania fingendo di essere rimasta tutto il tempo lì.

"Bene, bene. Alla fine Castle ha confessato" comunicò a lei Kevin.

La donna si alzò incamminandosi verso il trio con aria minacciosa.

Castle in quell’istante temeva per la sua incolumità fisica.

"Aiuto ragazzi! Mi sa che la mia fine è vicina" disse con tono volutamente drammatico "è stato bello conoscervi"

Quando Beckett fu molto vicina all’uomo fece qualcosa che nessuno si aspettava.

Arrivò di fronte a lui e lo baciò fregandosene che tutto il distretto la stava osservando.

Lo scrittore completamente spiazzato per un istante rimase immobile, incapace di reagire.

Poi rispose al bacio avvicinando Kate a sé e tenendole il volto tra le mani.

Il contatto durò ancora qualche breve istante poi lei si staccò.

"Ragazzi, siete contenti? Ora avete anche la mia confessione" disse sorridendo in direzione di Rick.

"Io proporrei di festeggiare" disse Esposito e al 12esimo distretto tutti gli agenti si radunarono intorno ai Caskett compresi Lanie e Montgomery.

Stapparono una bottiglia di vino e brindarono a quei due che finalmente, dopo tre anni di tira e molla, si erano convinti di essere fatti l’uno per l’altro.

Kate restò vicino a Castle e per tutto il tempo il braccio di lui rimase intorno alla vita di lei tenendola stretta a sé.

"Ok, e ora è il momento che i perdenti paghino" commentò l’irlandese riferito alle scommesse.

Gli agenti in questione sbuffarono ma poi alla fine portarono le banconote ai due amici che riscuotevano il denaro fino all’ultimo centesimo.

"Ragazzi!" li richiamò Beckett "avete scommesso su di noi! Non è possibile!"

"Oh andiamo Becks, non potevamo perderci questa occasione. In fondo l’abbiamo capito subito che stavate insieme. Siete stati decisamente poco discreti"

"Potrei dire la stessa cosa di voi due. L’ho capito subito che stavate scommettendo"

Dopo numerose battute, scherzi e risate Montgomery prese la parola: "Allora vorrei un attimo di silenzio. Avrei da proporre una cosa" disse lanciando un’occhiata complice ai due agenti che capirono al volo.

In pochi secondi un coro si alzò: "Bacio! Bacio! Bacio!"

"No, no" si oppose Kate.

"E dai, perché non li vuoi accontentare?" sussurrò Rick al suo orecchio.

"Castle!" lo richiamò sbuffando.

Ma la piccola folla intorno a loro non dava segno di voler cedere.

"E va bene" si arrese avvicinandosi a Castle.

Appena le loro labbra si toccarono nuovamente i due quasi si dimenticarono di dove si trovavano, delle persone che erano lì con loro, lasciandosi trasportare da quel contatto che stava decisamente diventando troppo passionale.

Si staccarono con il fiato corto mentre tutti intorno a loro applaudirono.

"Beh, devo dire che abbiamo fatto un buon lavoro" commentò Javier al compagno.

"Già, proprio un bel lavoro, socio. Sai forse potremmo davvero avviare un’attività in proprio come investigatori privati" disse l’altro.

"E perdersi tutte le scene divertenti tra quei due?"

Si guardarono un istante e poi in contemporanea: "Naahhhh"

 

Fine
 

 Note: Ecco l'ultimo capitolo.... anche quest'altra pazzia è terminata =)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, chi continua a seguirmi con pazienza capitolo dopo capitolo, alle venti persone che hanno inserito questa storia tra le seguite, alle quattro persone che l'hanno messa tra le prefirite e alle tre che mi hanno messa tra gli autori preferiti =)
Grazie davvero a tutti quanti! Spero vi sia piaciuto quest'ultimo capitolo.
Un ringraziamento particolare alla mia consulente personale e a chi legge in anteprima!
Alla prossima, Tiziana =D

   
 
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