Serie TV > The Dukes of Hazzard
Segui la storia  |       
Autore: Lella Duke    14/05/2006    1 recensioni
Sulla scia del ricordo di un avvenimento mai rivelato c'è la certezza che nonostante il trascorrere degli anni, alcuni sentimenti non moriranno mai.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo terzo: Ricordi (seconda parte)

Capitolo terzo: Ricordi (seconda parte)

 

Amici miei non c’è niente che io possa dire in questo momento se non che prometto di non interrompere il racconto di Luke. Anche io sono ansiosa di conoscere Rose…

 

“Sai Bo tra gente che muore ogni giorno, in un luogo dove il tuo unico obiettivo è quello di rimanere vivo il più a lungo che sia possibile, un uomo può pensare alla propria famiglia, ai propri amici, al sesso, ma non all’amore quindi figurati se andavo ad immaginare che mi sarei innamorato di una donna proprio in Vietnam. Il sentimento nato tra me e Rose era qualcosa che laggiù rompeva ogni schema, ma a volte gli schemi sono fatti apposta per essere rotti. Al nostro primo incontro quello che mi colpì più di tutto fu sicuramente la sua bellezza: una ragazza con dei corti capelli biondi color del miele e due occhi azzurri così intensi da rimanere ipnotizzato ogni volta che la guardavo; il suo corpo, sebbene fosse quasi sempre nascosto sotto la divisa da infermiera che indossava e che non le rendeva assolutamente giustizia, al solo muoversi emanava armonia allo stato puro.

Ma le apparenze a volte ingannano. Mi resi subito conto infatti che il suo carattere si discostava sin troppo dalla dolcezza del suo aspetto fisico. Rose era testarda come un mulo del Missuori, voleva avere sempre il controllo su tutto e pretendeva che tutto andasse come diceva lei, era autoritaria ed impulsiva, diceva sempre tutto quello che pensava sia nel bene che nel male. Era capace di tener testa da sola ad un intero plotone di soldati, se fosse stata un uomo ed avesse intrapreso la carriera militare sarebbe diventata di certo un generale perché con Rose o si perdeva o si pareggiava, di certo non si vinceva.

Non fu subito amore, anzi per dirla tutta il nostro rapporto inizialmente era basato su una cordiale inimicizia. Quel giorno in ospedale io volevo soltanto sapere quali fossero le condizioni dei miei uomini, ma lei fu talmente fredda e scostante nel darmi le notizie che io tanto volevo sentire ed era così spazientita dalle mie domande, che nacque subito una reciproca antipatia. Ogni giorno andavo a trovare i miei ragazzi ed ogni volta che ci incontravamo scaturivano dal niente spossanti discussioni ed immancabili battute al vetriolo erano divenute ormai di prassi. Due settimane dopo quell’imboscata, i miei uomini furono dimessi e rispediti a casa, tuttavia io continuavo ad andare in ospedale ogni volta che ne avevo l’occasione. Rose era talmente irritante, supponente e sarcastica che l’avrei presa volentieri a schiaffi, ma allo stesso tempo ero inspiegabilmente attratto da lei ed ogni volta che le ero vicino sentivo irrefrenabile il desiderio di sfiorarla anche solo per un istante. E proprio durante uno dei nostri scontri verbali accadde quello che tante volte mi ero auspicato succedesse: d’improvviso, senza nessuna premeditazione, ci ritrovammo abbracciati e quello che ci scambiammo fu un bacio talmente carico di passione da non ricordarne altri così emozionanti. Avevo avuto altre ragazze in passato, ma non avevo mai provato con nessuna di loro ciò che ho sentito con Rose. Toccarla e sentire il suo respiro mischiarsi con il mio era qualcosa per cui mi sono ritrovato a ringraziare i miei genitori per avermi messo al mondo, accarezzare i suoi capelli, baciare le sue labbra, rimanere ore tra le sue braccia era tutto ciò di cui avevo bisogno, non ne avevo mai abbastanza ed avrei voluto che durasse per tutta la vita. Avrei voluto invecchiare sapendo che Rose sarebbe stata sempre al mio fianco; avevo trovato qualcuno che si prendeva cura della mia anima e alla quale io sapevo di poter infondere serenità e protezione con un solo abbraccio. Ben presto mi resi conto che il suo carattere così poco socievole e spigoloso non era altro che il prodotto di uno scudo che si era creata per proteggersi dall’orrore continuo al quale era costretta ad assistere nelle sale di quel vecchio ospedale, ma quando eravamo insieme quello stesso scudo cadeva nel nulla. Io ero nel cuore di Rose e lei era nel mio cuore… non avevamo bisogno d’altro.

E così ci ritrovammo nel bel mezzo di una relazione che nessuno dei due aveva messo in conto potesse nascere, ma della quale nessuno dei due poteva più farne a meno. A volte non riuscivamo a vederci per giorni e giorni, altre volte passavamo insieme tanto di quel tempo da non saper più capire dove finivo io e dove cominciava lei. Rose generalmente dormiva in ospedale, mentre io rimanevo nel mio campo ad una manciata di metri di distanza l’uno dall’altra. All’inizio piangeva quando mi vedeva andar via per qualche missione fuori o dentro Saigon ed io ogni volta l’abbracciavo e le garantivo che sarei tornato, finché non ci fu più bisogno di rassicurazioni: avevamo preso l’abitudine di non salutarci più quando ci separavamo.

Passai con Rose i sei mesi più intensi ed emozionanti della mia vita sebbene la nostra storia stesse crescendo in un luogo dove non c’era la possibilità di sapere cosa sarebbe accaduto di lì a pochi minuti. Avevamo deciso che una volta rientrati in America sarebbe tornata a casa con me, sognava una famiglia unita e numerosa ed io l’assecondavo in questo suo sogno. Non riuscivo a credere che tra tanti uomini lei avesse scelto me; avrei fatto qualunque cosa per renderla felice perché sapevo che la sua soddisfazione sarebbe stata anche la mia. Non vedevo l’ora di farla conoscere a zio Jessie, a Daisy e soprattutto a te Bo… ti sarebbe piaciuta, ma ti avrebbe fatto impazzire. In un certo senso vi somigliavate molto caratterialmente ed allora mi divertiva pensare agli scontri che avreste avuto ed a come ogni volta ti avrebbe messo a tacere.”

Bo ascoltava in silenzio ciò che Luke gli stava confidando; poteva sentire con quanto amore ancora pronunciasse il nome di Rose e poteva quasi toccare con mano tutto il dolore che quei ricordi gli stavano provocando. Credeva di conoscere suo cugino meglio di chiunque altro, ma si sbagliava. Sentirlo parlare del Vietnam e di quella ragazza era come ascoltare una persona che non aveva mai conosciuto. Non riusciva a capire perché mai Luke in tanti anni non avesse mai menzionato Rose. Gli avrebbe presto rivolto quella domanda, ma la sua voglia di sapere ora era tutta incentrata sulla sorte di quella ragazza.

“Che cosa ne è stato di Rose?” Chiese quindi Bo mantenendo il proprio sguardo attento sulla radio che grazie alle sue cure stava tornando funzionante.

“Era il 30 aprile 1975 e Saigon cadde sotto l’avanzata dei Vietcong; ci dissero che c’erano pronti per noi degli aerei militari e che ci avrebbero tutti rimpatriati. Il mio primo pensiero andò a Rose, se io me ne fossi andato lei sarebbe venuta via con me. Lasciai il mio plotone e corsi in direzione dell’ospedale. Mancavano solo pochi metri e da lontano, quasi fossero stati sovrapposti, riuscivo a vedere sia il profilo di quel vecchio edificio, sia il mio accampamento. Ebbi solo il tempo di oltrepassare il cancello che la terra tremò sotto i miei piedi ed un lampo luminoso mi accecò. Due diverse esplosioni avevano fatto saltare in aria l’una l’ospedale e l’altra la mia base. Caddi a terra stordito e frastornato, qualcosa mi aveva colpito in testa; tentai di rimettermi in piedi, ma senza successo. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti per il fumo nero che si stava propagando sempre più velocemente… e quel fumo è l’ultima cosa che ricordo di aver visto perché subito dopo persi conoscenza. Mi risvegliai dopo molte ore su di un aereo diretto negli Stati Uniti. Chiesi disperatamente a chiunque mi capitasse a tiro se ci fossero stati dei superstiti durante quell’ultimo attacco, ma tutto quello che ottenni in cambio furono consolanti pacche sulle spalle e silenzi molto più loquaci di qualunque altra frase. Una settimana dopo tornavo a casa.”

Luke rilasciò la testa all’indietro e spalancò la bocca per recuperare più ossigeno che fosse possibile; per l’ultima parte del racconto aveva parlato senza mai riprendere fiato ed ora sentiva una disperata necessità di aria nei polmoni.

Perché non mi hai mai detto niente di Rose in tutto questo tempo?” Chiese poi Bo poggiando delicatamente una mano sulla spalla di Luke.

“Parlare di lei era troppo doloroso; dire ad alta voce a qualcun altro che la mia Rose non c’era più, l’avrebbe fatto diventare un avvenimento reale ed io non ero pronto per accettarlo. Ma a distanza di tanti anni tutto questo non ha più importanza. Io non lo so se un giorno mi innamorerò di un’altra ragazza, non so se proverò mai più un sentimento forte come quello che ho vissuto con Rose, non so se mi sposerò mai o se avrò dei figli, ma di una cosa sono certo:... il ricordo di Rose... mi accompagnerà per tutta la vita...”

Bo ebbe un brivido di paura vedendo Luke reclinare il capo su di un lato; aveva smesso di parlare ed era svenuto. Ancora intorpidito e devastato moralmente dal racconto del cugino, Bo collegò gli ultimi fili della radio e una volta premuto il piccolo pulsante sulla ricetrasmittente iniziò disperatamente a chiedere aiuto. Il silenzio iniziale che fuoriusciva da quel piccolo, ma ora più che mai vitale apparecchio, avrebbe potuto far perdere le speranze al povero Bo, ma il giovane era deciso a portare in salvo Luke a qualunque costo. Continuò a chiamare per nome tutti quelli che avrebbero potuto raccogliere la sua richiesta di soccorso sintonizzandosi su tutti i canali che aveva a disposizione finché finalmente il buon vecchio Cooter esordì come suo solito: “sarò pazzo, ma non sono stupido! Ti sento forte e chiaro Bo che cosa succede?”

“Oddio ti ringrazio! C’è stato un incidente, siamo sulla Oak ridge road. Luke è ferito c’è bisogno di un’ambulanza!”

“Arrivo subito amico mio non ti preoccupare!”

Bo sentì improvvisamente per la prima volta la tensione di quegli interminabili minuti salire tutta insieme ed attanagliargli la gola in una morsa glaciale. Tentò di svegliare Luke più e più volte parlandogli e dandogli dei colpi sulle gote, ma il giovane non dava più segni di vita.

“Coraggio Luke! Ancora pochi minuti e verranno a prenderci!” Disse poi sottovoce tentando di ricacciarsi dentro le lacrime.

“Rose se puoi ascoltarmi… ti prego… non portartelo via… non ora!” Fu la sua ultima invocazione prima che i suoi occhi fossero completamente inondati da cristalline gocce di pianto.

 

Vorrei non aver letto quel che credo di aver letto! Le condizioni di Luke sembrerebbero proprio gravi. Speriamo che il buon vecchio Cooter si sbrighi ad arrivare e con lui anche l’ambulanza altrimenti prevedo giornate molto più tristi di questa nella contea di Hazzard.

 

 

Continua…

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Dukes of Hazzard / Vai alla pagina dell'autore: Lella Duke