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Autore: PrincesMonica    15/09/2011    12 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiedevano lo stile di Jared di questa FF.
Io lo immagino con i capelli lunghietti neri e con la barba. Perchè a me piace in versione barbone. Quindi siamo più o meno a questi livelli, solo senza il capello così biondo.

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Capitolo 8
 
Jared tornò a prendere la chitarra poco dopo il ritorno di Monica. La guardò in maniera strana, lei rabbrividì. Che gli stava chiedendo?
La verità era che l’aveva seguita in casa e aveva sentito tutto il discorso che aveva fatto con George e prima aveva voluto tirargli un pugno per aver solo pensato di poter toccare la sua donna, poi avrebbe voluto prendere Monica e baciarla. Erano stati dei momenti di assoluto panico.
La sua ‘Donna’?
E da dove era uscita quella parola?
Minimo Monica l’avrebbe ucciso se avesse osato dirglielo. Averla sentita dire che l’amava con quella intensità, lo aveva colpito. Poi era tornato con i piedi per terra: stava recitando, esattamente come aveva fatto lui tutto il pomeriggio, anzi forse addirittura meglio di lui. Lui non mentiva quando la toccava: lui la voleva. Invece lei aveva dato prova di grande sangue freddo e capacità davanti a George.
Senza farsi vedere da nessuno dei due, era scivolato in soggiorno per poi tornare a sedersi vicino a lei. Era ancora arrabbiata: la guardò come se non l’avesse mai vista prima. Capelli castani leggermente arricciati per l’umidità, occhi che brillavano grazie alle fiamme, le labbra chiuse in un’espressione stizzita. Non riusciva a vederle bene le curve perchè la maglietta nera non aiutava, ma sapeva che erano abbondanti e morbide. In definitiva non era una ragazza che poteva definire di bellezza stratosferica, anzi era piuttosto banale e senza troppi fronzoli.
Eppure così reale, così vera.
“Avrei un’altra canzone e poi chiudo per stasera: ho voglia di andare a letto.”, e la guardò fissa negli occhi.
“Bravo Jared, cantaci qualcosa per conciliare il sonno.”
“O spero qualcos’altro.”, mormorò il cantante senza farsi sentire da nessuno.
 
N- n- now th- that don't kill me 
Can only make me stronger 
I need you to hurry up now 
cause I can't wait much longer 
I know I got to be right now 
Cause I can't get much wronger 
Man I've been waitin' all night now 
That's how long I've been on ya 
I need you right now 
I need you right now
 
A Monica venne un colpo.
Di tutte le canzoni che poteva cantare per dare la buonanotte, doveva usare quella a maggior carica erotica del suo repertorio? Neppure ‘Stranger in a Strange Land’ era così sottile eppure allo stesso modo diretta. Era una canzone che aveva sconvolto chiunque l’avesse ascoltata, completamente diversa dalle originali, dato che era una cover di una cover, eppure... unica. Perfetta. Fantastica.
E lui... la voce sussurrata, che poi diventava chiara e limpida quando voleva sottolineare un concetto più degli altri. I capelli lunghi gli stavano cadendo davanti agli occhi, ma dietro riusciva a vedere le iridi illuminate dalle fiamme fisse su di lei. Non stava cantando ai parenti, stava cantando per lei. Diamine, sentì le gambe diventarle gelatina e neanche era in piedi. Probabilmente sarebbe crollata come una bambina.
 
I don't know if you got a man or not, 
If you made plans or not 
God put me in the plans or not 
I'm trippin' this drink got me sayin' a lot 
But I know that God put you in front of me 
So how the hell could you front on me? 
There's a thousand you's, there's only one of me 
I'm trippin', I'm caught up in the moment right? 
This is Louis Vuitton Don night 
So we gonna do everything that Jay like 
Heard they'd do anything for a Klondike 
Well I'd do anything for a blonde-dike 
And we'll do anything for the limelight 
And we'll do anything when the time's right 
Baby, you're makin' it 
harder, better, faster, stronger
 
“Sì...”, mormorò. L’unica cosa che poteva dirgli in quel momento era un semplice ‘sì, farò tutto quello che Jay vuole’.
Quando il suono dell’ultima corda pizzicata svanì, iniziarono degli sparuti applausi: quell’esibizione aveva lasciato perplesso più di qualcuno, ma a Jared non importava. Quello che voleva era lei e avrebbe usato qualsiasi mezzo, possibilmente lecito, per fare in modo di averla. E sapeva per esperienza già provata che ‘Stronger’ aiutava benissimo in quello.
Mise a terra la chitarra, si avvicinò a Monica e le fece l’occhiolino: senza lasciarle il tempo di dire nulla, la prese per il collo, quasi artigliandola come un rapace e la portò a se. Lei si ritrovò le sue labbra sulle sue, già aperte. Riuscì a vedere, nell’ultima frazione di secondo prima di perdersi completamente nel bacio, che lui teneva gli occhi chiusi.
Poi il buio.
Chi si interessava dei parenti in quel momento?
Intorno a loro pareva esserci il nulla, c’era solo quella mano ferma che la teneva lì, e quella bocca che la stava letteralmente mangiando. Non c’era un momento di tregua, sentiva il cuore batterle in maniera spropositata e il suo corpo urlarle di avvicinarsi ancora, farle sentire tutto dell’uomo davanti a lei. La sua bocca sapeva di menta, forse della gomma che masticava prima e le pareva che Jared, in quel momento, avesse ancora più frenesia di lei. Le stava succhiando la lingua, accarezzandola con la sua, amandola e viziandola, finalmente.
Non aveva mai odiato tanto una maglietta come in quel momento. Voleva letteralmente strappargliela.
E la stessa cosa valeva per Jared. Quel momento si stava rivelando meglio del previsto e l’unica cosa che voleva era portarla sul letto e continuare là il bacio e magari qualcosa di più. Quelle labbra dolci, quelle mani che lo stavano accarezzando, i capelli lunghi che accarezzava quasi con devozione. Insomma, un gran bel momento che non voleva finisse mai.
Peccato che qualcuno li interruppe con un colpo di tosse decisamente più forte dei normali. Monica riaprì gli occhi e si trovò davanti due tempestosi laghi grigi un po’ contrariati per essere stati interrotti sul più bello.
“Scusate.”, sussurrò Jared. Il fiato caldo sapeva ancora di loro. “È una cosa nostra... piuttosto intima.”
“Abbiano notato.” Rispose stranamente diplomatico Shannon. “Direi che il concerto termina qui, non c’è bisogno di Kings and Queens stasera.”
“Decisamente no, io ho già la mia Regina per oggi.”, disse Jared alzandosi. Si guardò intorno: tutti li stavano fissando leggermente imbarazzati, come se avessero partecipato, non invitati, a qualcosa di fin troppo intimo e forse era stato proprio così.
Quel bacio era stato qualcosa di sconvolgente che lui non si aspettava: doveva essere un bacio controllato, a basso contenuto emozionale. Ovviamente non era accaduto nulla di ciò: si era lasciato andare per un tempo apparentemente infinito e gli era piaciuto, si era sentito leggero.
Qualcuno spense il falò e lentamente tutti tornarono in casa.
Jared aveva preso Monica per mano e la teneva stretta: la ragazza intimamente lo ringraziò. Probabilmente se l’avesse lasciata lei sarebbe finita a terra. Non si parlarono per tutto il tragitto fino alla mansarda, Jared si limitò a mandare a fanculo Shannon quando borbottò qualcosa riguardo a dei tappi per le orecchie.
Monica non riuscì neanche a mettere la stanza a fuoco che sentì nuovamente le mani di Jared stringerla a sé e la bocca prendere il possesso della sua. Quella terribile maglietta finì sul pavimento in men che non si dica e finalmente potè sfiorare con le unghie la sua schiena e sentire i muscoli dorsali reagire al suo tocco. La bocca di Jared scese sul collo mentre anche lei veniva esentata di inutili capi d’abbigliamento.
“Quindi, faremo tutto quello che vuole Jay?*”
“Sì, ma anche quello che vuole Monica.”, rispose nel suo ultimo momento di lucidità.
Si ritrovarono a letto: Jared troneggiava sopra di lei mentre lentamente le leccava i capezzoli per poi farli diventare duri come piccoli sassolini nella sua bocca. I gemiti che provenivano dalla bocca di Monica facevano chiaramente capire che il trattamento era apprezzato. Monica mosse la gamba, andando ad accarezzargli l’erezione che spingeva sul tessuto dei pantaloncini per uscire.
Gli infilò le mani dentro, andando ad artigliargli le natiche decisamente sode. “Dio che culo che hai!”, mormorò facendolo ridere. Ci si poteva eccitare con una risata? Evidentemente sì.
Jared si staccò e prese a respirare profondamente. Doveva riprendere il controllo o avrebbe fatto qualche cazzata di cui si sarebbe pentito per l’eternità. Monica si sistemò al centro del letto, completamente nuda, le gambe leggermente divaricate. La luce della luna illuminava fiocamente la stanza, ma quanto bastava per vederla perfettamente: era bella. E in quel momento gli sembrava la ragazza più carina con cui fosse stato a letto. Scosse il capo e finì di spogliarsi: inutile indugiare ancora.
Salì sul letto a gattoni, fino ad accarezzarle la guancia con la sua. La barbetta grattava leggermente e Monica ebbe i brividi ad immaginarsela in altre zone del corpo. Ormai non si poteva più tornare indietro.
Gli prese in mano l’erezione e la fece crescere lentamente mentre lui si dedicava al suo seno. Erano seduti uno di fronte all’altro, nessuno predominava, sembrava volessero essere equi, nessun padrone, solo una coppia.
Jared le accarezzò un fianco per poi scendere sulle cosce: sentì sotto le dita tutte le imperfezioni della pelle, i nei e le sottili linee delle smagliature, poi le accarezzò l’inguine. Monica si aprì alla sua mano, lasciandolo accarezzare le grandi labbra, per poi entrare in lei con le dita. Jared la vide chiudere gli occhi e gettare la testa indietro. Non riuscì ad evitare di prendere possesso del suo collo e leccarglielo e succhiarglielo, lasciandole chiari segni del suo passaggio.
“Ok, non ce la faccio più.”, le sussurrò all’orecchio e così dicendo prese in mano il suo membro e la penetrò. Rimase fermo dentro di lei un paio di secondi per godersi appieno la sensazione particolare. Era stretta, ma non troppo. Era giusta, era calda e tanto eccitata. Un bel mix che non voleva e non intendeva sprecare. La sentiva rabbrividire su di lui. Le passò un dito sulla guancia e lei semplicemente lo prese in bocca mordicchiandolo e succhiandolo, incatenando gli occhi con i suoi. Senza occhiali sembravano ancora più grandi.
“Sei una pazza, non sai cosa mi stai facendo.”
“Oh, lo so benissimo. E ora che ne dici di scoparmi?”
Jared rise: “Se me lo chiedi in questa maniera così casta e pudica, come faccio a dirti di no?”
“Mi piace dire le cose come stanno.” E siccome lui rimaneva fermo, fu Monica a prendere l’iniziativa. Cominciò ad alzarsi ed abbassarsi lentamente, facendolo uscire quasi tutto dal canale umido, per riprenderlo con dolcezza fino in fondo. Intanto lo aveva abbrancato per la schiena lasciandogli i segni delle unghie sulla pelle, mentre lui la prendeva per le natiche per essere più saldo prima di iniziare a muoversi con più velocità in lei.
“Urla.”, le disse.
“Non posso, c’è tutta la tua famiglia in sta cazzo di casa.”, ma gemette rumorosamente quando lui si impalò con più forza, “Cazzo sì!”
Jared la ribaltò sul letto riuscendo così a stare sopra di lei e dandole delle spinte più profonde e veloci. Stava iniziando a non resistere neanche lui, doveva assolutamente venire quanto prima. Inoltre i suoi piccoli gemiti e i brividi che aveva sotto di lui e che gli si propagavano per tutto l’uccello, non aiutavano a resistere. Era deliziosa con le labbra socchiuse e gli occhi che lo guardavano appannati dal piacere.
“Sbattimi.”, la sentì mugugnare tra un gemito e l’altro.
Con un paio di spinte la sentì irrigidirsi e gemere decisamente più a lungo, mentre i muscoli vaginali si contraevano intorno a lui. Era decisamente troppo e non resistette più: venne anche lui sparando una buona serie di parolacce. Probabilmente lo avevano sentito per tutta la casa, o almeno per tutto il piano superiore, ma onestamente non gliene fregava molto.
Crollò esausto su di lei, che nel frattempo, beata e soddisfatta, gli stava accarezzando la schiena. Praticamente era disteso su di lei, con il viso nell’incavo del suo collo a respirare attraverso i suoi capelli che sapevano ancora dei profumi del prato.
“Jay, pesi un po’…”, gli disse. A fatica rotolò sul letto e si mise a pancia sopra cercando la sua mano per giocarci.
“Direi che come nostro primo tentativo non è mica andato male.” Provò ad iniziare lui. Doveva ammettere che era caduto un leggero imbarazzo nella stanza. Erano partiti sapendo che non sarebbero arrivati al sesso, invece c’erano non solo arrivati, ma anche probabilmente rimasti. Ne aveva ancora voglia, assolutamente.
“Direi proprio di sì. Meglio che con tuo fratello.” Jared sorrise. “Del resto tra me e lui è inesistente la chimica sessuale. Siamo finiti a letto solo perchè eravamo un po’ sbronzi, altrimenti figurati…”
“Lui ha detto che si è divertito.”
“Abbiamo riso parecchio, effettivamente. Ma finiva lì. Ammetto che...”, si fermò. Non poteva andare avanti con la frase, o rischiava il tracollo di tutta la situazione.
“Ammetti cosa?”
“Niente... nulla di importante.”
Jared si girò di lato e si appoggiò con la testa sulla mano: “Secondo te ci siamo ficcati in un casino scopando?”
“No, non credo. In fondo ne abbiamo parlato non più tardi di ieri. Scopata estemporanea, no? Tra tre giorni torniamo a casa ognuno alla nostra vita e ci rimarrà il ricordo di questa vacanza con un certo beneficio. Nessun casino.”
“Si potrebbe sempre ripetere l’esperienza, no?”
Monica rimase un po’ in silenzio. Ripetere la cosa? Non le pareva una cosa così terribile, anzi... sarebbe stata decisamente interessante. “Sì, certo. In fondo sappiamo bene qual è il nostro limite, basta solo non attraversarlo.”
“Siamo amici, Monica, e deve rimanere così.”
“Sì, hai ragione.” Chiuse gli occhi. Lo sapeva, lo sapeva! Come sempre una parte di lei ci aveva sperato per un brevissimo secondo. Una fiammella le si era accesa nel cuore e lui prontamente gliel’aveva spenta. Era tornata ad essere la ragazza della scopata, non quella della storia. L’amica buona per una notte, quella che fa i favori, non quella per cui fare di tutto. Una nerd dell’amore.
“Tutto ok?”, chiese lui.
“Si, certo, perchè me lo chiedi?”, doveva tornare in fretta in sè, essere l’amante, non l’amore.
“Mi sei sembrata... dispiaciuta.”
Monica sorrise maliziosa e gli si mise sopra. Gli accarezzò con le dita la clavicola dove sapeva esserci il tatuaggio del ‘provehito in altum’. Non era quello il momento di pensare al suo fallimento, era il momento di pensare a godere ancora un po’ di quel bel corpo di quarantenne e dimostrargli che anche lei ci sapeva fare.
Lo baciò quasi con dolcezza e mise tutti i pensieri in soffitta.
   
 
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