Eccomi di ritorno con il
secondo capitolo!
Ringrazio in anticipo le ragazze che hanno recensito, con la promessa
di
rispondere ai loro commenti appena avrò più tempo
(a giorni spero:))
In questo capitolo presentiamo in modo "ufficiale" i due fratelli di
Elettra, Ector e Phedra, che affrontano una discussione molto animata
sulla
loro sorellina. Nella seconda parte, invece, troviamo Matthew, il
migliore
amico, alle prese con una ragazza alla quale però, non
sembra interessarsi
molto.
Purtroppo qu esti primi capitoli mi sono serviti per introdurre la
situazione,
ma vedrete che dal prossimo le cose cambieranno!
Spero che continuiate a seguirmi, per me è molto
importante avere la
vostra opinione, in quanto è fondamentale per me e per la
mia voglia di
continuare a scrivere questa storia, che ripeto, è una
grande prova.
Con queste premesse, vi lascio allo scritto.
Spero sia di vostro gradimento, e se anche così non fosse..
Vi prego, fatemelo sapere!
Un abbraccio,
Maria Letizia.
« Phea,
è
diventata un mostriciattolo. Alza la voce per nulla, ed è
sempre aggressiva.
Solo con la mamma sembra essere più accondiscendente, prima
che le urli contro
» raccontò Ector esasperato.
Era l’unica
presente in casa Randall da quando
Thomas era andato via, e sembrava che dovesse assumersi la
responsabilità.
Aveva ventitre anni, ed era
sempre stato un tipo
abbastanza tranquillo, quantomeno nella media.
Da quando aveva terminato
l’università, il
ventisei ottobre di quell’anno, era tornato a Birmingham per
lavorare in
un’azienda di pubblicità.
Non era palestrato, amava
il pesce fritto, le
olive e l’autunno.
Aveva avuto moltissime
fidanzate, non fumava più
da due anni ed era momentaneamente single.
«
Vorrei solo farle capire che papà non la
odia, e non c’è bisogno di fare quella sceneggiata
ogni volta » aggiunse
poi, pensandoci meglio.
«
Veramente a me sembra che lei ce l’abbia
con papà perché l’ha lasciata qui,
preferendo altro a lei. Sin da bambina mi
sembrava che lei lo amasse » rettificò
la maggiore.
Phedra aveva venticinque
anni, ed era
semplicemente stupenda.
A volte faceva la modella
per l’agenzia del
fratello, ma solitamente, lavorava per una rivista di moda, ecco
motivati i
suoi continui viaggi a Londra, Parigi, Milano.
« Ma
non è così. Lui stravede ancora per
Elettra, è assurdo che lei pensi il contrario
» borbottò il giovane
contrariato.
Ector di solito non si
preoccupava di queste cose,
ma da un po’ di tempo sua sorella era diventata
insostenibile, e si sentiva in
dovere di fare qualcosa.
Dal momento che sua madre
non sapeva più dove
andare a sbattere la testa, era compito loro provvedere a raddrizzare
la loro
sorellina.
Sembrava che avesse subito
una metamorfosi, e
sicuramente non in positivo.
C’era qualcosa di
diverso anche nei suoi occhi.
Castani e profondi,
sembravano celare segreti
inconfessabili e nascondere sensazioni tormentate.
Nessuno avrebbe mai creduto
che la piccola Elettra
potesse diventare in questo modo, non aveva mai avuto nessuna influenza
negativa da piccola, ed anzi, sembrava da prima vista, una ragazzina
viziata e
piena di arie.
Ma era cambiato qualcosa di
troppo grande in lei,
era cresciuta tutta in una volta sola, maturando dei sentimenti che
neanche lei
sapeva di provare.
Elettra non poteva rendersi
conto di quello che le
stava succedendo, non si era mai seduta a tavolino con se stessa e
messo le
carte in chiaro, aveva lasciato che le cose andassero semplicemente da
se.
Era scappata tutta
sola nel suo universo
sbagliato e ci era restata.
«
E poi non capisco perché deve far
pesare alla mamma questa storia del lavoro »
aggiunse Phedra « Non
è colpa sua se è stata promossa
»
«
Non è
solo questo, non riesce a sopportare che sia stata proprio lei a
chiedere il
divorzio e non papà, visto che era stato lui ad iniziare
questa storia »
Ci fu un attimo silenzio.
E loro, cosa avrebbero
potuto fare?
Prendere loro sorella dai
capelli ed iniziare a
farla ragionare?
Non l’avrebbe
ascoltati lo stesso, perché prima di
ascoltare gli altri, aveva bisogno di ascoltare se stessa, mettere in
ordine i
pezzi della propria vita.
Non poteva più
continuare in questo modo.
Sarebbe stato tutto
inutile, i suoi amici e i suoi
fratelli avrebbero perso fiato.
Ma loro dovevano farle
sapere che c’erano.
O altrimenti Elettra
avrebbe perso il controllo.
« Da
quando ha iniziato a fumare? »
domandò Phedra, dopo averla vista qualche giorno prima
all’uscita di scuola con
una sigaretta in mano.
« Tre
mesi credo. Prima che partissimo per
l’estate, smise per le vacanze e ricominciò subito
dopo » sospirò «
Phea, penso che fumi anche altro »
confessò tristemente il giovane, a
capo chino.
« Stai
scherzando? » sillabò scioccata
la ragazza.
« No,
ma l’ultima volta che sono passato a
prenderla da una festa, puzzava terribilmente, e sembrava che fosse..
Sballata
» disse Ector, che intanto sprofondava ancora di
più nel comodo divano
del soggiorno di casa.
Phedra restò in
silenzio, poi l’occhio le cadde su
una vecchia foto di famiglia, dove guarda caso, Elettra era in braccio
a suo
padre.
«
C’è qualcosa di strano nei suoi
atteggiamenti quando si parla di papà. »
osservò la ragazza « Ad
esempio, quando l’altra volta ci ha raccontato di una donna
che voleva a tutti
i costi uscire con lui, Elettra cambiò espressione dicendo
che questa tipa non
avrebbe dovuto assolutamente permettersi »
«
E’ veramente una pazza, secondo me.
Andiamo! Non fa critiche agli uomini con cui esce la mamma, ma se si
tratta di
papà, attenti al ladro! »
Phedra scoppiò a
ridere « Sei veramente
scemo »
« Dico
sul serio » mugugnò il
ventitreenne.
« Lo
so, e sono preoccupata anche io, ma non
vedo come possiamo cambiare le cose, visto che non ci ascolta
» gli
ricordò.
« Non
ascolta neppure i suoi amici. Nora ha
chiesto a me aiuto, ma non credo di aver fatto molto, e Matthew mi
sembra
rassegnato » spiegò Ector
« Anche loro sono molto in pensiero
»
«
Questo dimostra che non ha questo
atteggiamento solo in famiglia.. C’è bisogno di
farla ragionare, altrimenti..
Beh, chiamerò papà » fece
infine la giovane donna.<
Quando Phedra
pronunciò quelle parole, suo fratello minore
congelò lo sguardo.
Se Elettra si trovasse a
fronteggiare una
situazione simile avrebbe avuto un crollo psicologico irreparabile.
L’ultimo
volta che l’aveva visto, si ricordava di averla sentita
piangere dalla sua
stanza ed un tratto dire “E’ solo uno stronzo, non
tuo padre”.
A causa sua, aveva subito
diversi traumi dall’età
di dodici anni, ovvero da quando Thomas aveva iniziato a manifestare la
sua
volontà di andare via.
Elettra da allora era
cambiata, e ciò era stato
palesemente dimostrato dal fatto che avesse smesso di suonare
così, da un
momento all’altro.
Dopo
l’incidente in cucina.
C’erano stati
sempre tanti piccoli segnali, ma mai
captati in tempo, ed ora, sembrava che tutto fosse scoppiato da un
momento
all’altro, senza un apparente motivo.
Quando forse, un motivo
c’era.
« Vuoi
mandare Elettra al manicomio o cosa?
»
«
E’ lui che deve affrontare, non noi
»
Matthew stava
tranquillamente scrivendo un messaggio al telefono, quando Jean, da
dietro lo
abbracciò, posando un bacio sulla sua spalla destra.
Il giovane non si
voltò neppure, sospirò, poi
disse « Vedo che hai finito prima oggi
»
Non è che Jean
non gli piacesse, ma lui conosceva
il tipo di ragazza, e non voleva finire con l’essere il
fidanzato da portare
alle cene o la domenica alle partite di calcio con il padre.
Jean era simpatica, aveva
un bel viso ed era molto
atletica, infatti era passato a prenderla dall’allenamento di
scherma.
Scherma?
Non si ricordava
neanche che esistesse una
cosa simile.
La giovane alzò
le spalle ed annuì « Sì,
è
stato più facile del solito buttare a terra il mio
avversario » continuò,
facendolo sembrare un vanto da mostrare a tutti.
Non gli piaceva quel tipo
di persone, Jean credeva
che mostrandogli i suoi trofei e le sue vittorie avrebbe catturato la
sua attenzione,
ma lui odiava questo tipo di cose, gli sembrava solo un ripiego della
gente
insicura.
Come lui non le parlava dei
suoi voti alti a
scuola o delle sue conquiste con le ragazze, neanche lei doveva
ricordargli
quanto fosse eccezionale nello sport che praticava da dieci anni.
Matthew rise tra
se e se, poi, per educazione
le diede un bacio e pensò ad altro.
«
Dove vorresti andare? » le
domandò evitando elogi sulla sua mirabolante vittoria.
Lei
scrollò le spalle e si guardò intorno:
« Per ora
scendiamo su New Street, magari arriviamo a prendere qualcosa d Costa
»
Il diciottenne
acconsentì silenziosamente, e
lasciò che Jean iniziasse a raccontargli qualche storia
delle sue vacanze in
Spagna.
Non riusciva a cacciarsi
dalla mente il pensiero
di Elettra, ai suoi continui litigi con la madre, al senso di
frustrazione e
inutilità che le leggeva negli occhi.
Conosceva quella ragazza, e
sapeva che quello che
la preoccupava andava ben oltre delle discussioni con sua madre.
Avvertiva qualcosa di
grande mentre ne discutevano,
come se dietro quello che comunicasse a parole, ci fosse molto
più dietro i
suoi occhi.
Ma come faceva a sapere
cos’era? Come faceva ad
aiutarla se non capiva cosa le stesse succedendo?
Niente
gli rispondeva sempre, coprendo
tutto quello che in realtà c’era.
Ma qualcosa gli faceva
credere che Elettra
nascondesse qualcosa, o che quantomeno non riuscisse a tirar fuori.
Il cuore della sua amica
era in grado di contenere
tanto, e sapeva di esserci dentro con tutte le penne.
Aveva bisogno di parlare
con Nora, sperando che
lei potesse dirgli o fargli notare qualcosa che lui non sapesse senza
dover
necessariamente parlare con Phedra o Ector.
«
Aspetta un secondo Matt, voglio risposarmi
un attimo » disse Jean, posando il suo borsone per
terra e appoggiandosi
al muro.
Non erano ancora arrivati a
New Street, ma a
giudicare dallo sguardo della ragazza, forse non ci sarebbero arrivati
se non
prima di un po’ di tempo.
Lo afferrò dal
colletto del cappotto, e si fermò
ad una spanna di distanza tra i loro visi.
«
Perché hai sempre rifiutato i miei
appuntamenti in questi giorni? »
sussurrò, guardandolo fisso.
Matthew si
ritrovò alle strette, e sorrise «
Ho avuto moltissimo da fare.. » le
carezzò una guancia.
Ma lei non demorse
« Forse non ti piaccio
più? » si inasprì, stringendo
ancora di più il colletto, ormai pronta per
baciarlo.
Il giovane
ridacchiò,e trovando l’appoggio di
Jean, si baciarono.
Matt sentiva la forte
attrazione fisica di lei
premuta contro le sue labbra, ma non voleva fermarla, perché
non era pronto.
Non era ancora pronto per
capire se davvero, dalla
sua vita, era una cosa del genere che desiderava.
Matthew era sempre andato
controcorrente rispetto
agli altri ragazzi, ad esempio gli piaceva il calcio, ma non lo aveva
mai
praticato, preferendo la piscina e i corsi di chitarra; non odiava la
scuola ed
amava leggere.
Era davvero tanto
corteggiato, e gli piaceva
frequentare le ragazze.
Non era esattamente quello
che si definiva un
Casanova, ma non era neanche un tipo tranquillissimo.
Gli piacevano le feste, ma
soprattutto gli
[i]angoli[/i] delle feste, dove poteva consumarsi una canna in santa
pace,
fissando con occhi vaghi tutto quello che succedeva intorno a lui.
Ultimamente, anche Elettra
si era unita a lui,
provando un immenso gusto ogni volta che, rimanendo soli, erano
costretti a
farsi passare la fase di “sballo” insieme.
L’ultima volta,
se ricordava bene, si erano anche
baciati, ma lui giustificò la cosa dicendo che quello che
avevano fumato era
decisamente troppo forte.
Elettra era scoppiata a
ridere e si era
addormentata sotto il suo braccio.
Questo si ricordava
dell’ultimo sabato, ma non
sapeva se davvero fosse andata così.
Jean d’un tratto
si separò da lui, ansimando
« Matt, cavolo baci da Dio, dove hai imparato?
»
Lui sorrise con malizia e
gli regalò un altro
bacio « Esperienza »
«
Ottima maestra » mormorò, poi si
allontanò leggermente e prese in mano il suo borsone.
Mentre si riavviavano verso
New Street, Jean gli
chiese se la sua amica Nora fosse fidanzata, e dopo la sua risposta
negativa,
lei fece « Sarebbe disposta a conoscere mio
fratello? L’ha vista in una
foto e vorrebbe incontrarla »
Il diciottenne trattenne
una risata, pensando ad
una possibile reazione di Nora « Non saprei, quanti
anni ha tuo fratello?
»
«
Ventitre » rispose.
E non ha niente di
meglio da fare che andare
dietro le ragazzine?
«
Glielo chiederò se vuoi »
mormorò
semplicemente.
Già conosceva la
risposta: Nora avrebbe spalancato
la bocca, poi avrebbe sorriso soddisfatta e avrebbe placidamente detto
“Io non
voglio uscire con qualcuno che potrebbe essere accusato di pedofilia.
Faccio
diciotto anni solo il trentuno Dicembre”. Poi
Elettra sarebbe scoppiata a
ridere, mentre lui avrebbe atteso che dicesse “Io
sono innamorata solo di
mio fratello, mi spiace”.
«
Sabato verrai alla festa con me? »
domandò Jean, fermandosi.
In quel momento, la testa
di Matthew, lasciò
quella conversazione e si trasferì al sabato successivo.
Provò a fare una
scaletta della situazione: la
festa era di Garrett, quindi, appena entrati, a destra il tavolo degli
alcolici, in fondo la tavola da DJ e a sinistra qualcosa da mangiare.
In mezzo alla sala qualcuno
che balla, negli
angoli verso la fine della stanza, ragazzi che fumano, agli altri due
estremi,
ragazzo che si baciano.
Al piano superiore,
qualcuno che nel bagno espelle
gli alcolici, nella camera da letto, una coppia si consuma.
E lui, si vedeva seduto sul
divano ad accarezzare
i capelli di Jean mentre fumava ed osservava Nora ed Elettra divertirsi
con due
ragazzi.
Avrebbe passato un sabato
tranquillo, poteva
andargli bene.
Sperò solo che
Jean non gli proponesse qualcosa di
strano, perché non avrebbe fatto altro che riderle in
faccia, alzarsi e andare
a bere qualcosa.
Si risvegliò
dalla sua fantasia e si passò una
mano tra i capelli.
Poi la sua tasca
vibrò, e vide che era un
messaggio: Ti diverti con Jean?
Scommetto che io e Nora quando è ubriaca sappiamo fare di
meglio.
Istintivamente
sorrise, poi rivolse
uno sguardo alla ragazza di fianco a lui.
Mi
ha detto che sono bravo a baciare.
Con
un scatto veloce, rinnovò l’azione su Jean,
aspettando che lei gli
dicesse « Sei davvero bravo »
ancora un’altra volta.
Garrett
vuole stare con me stasera, mi ha preparato una cosa..
Lo
sguardo di Matt si congelò, e ripose il cellulare in tasca.
Sapeva
di che tipo di cosa si trattasse, e non voleva che Elettra cadesse in
un
inganno del genere, specie ora che era così vulnerabile e
incontrollabile.
Sarebbe
stata capace di fare qualunque cosa, e lui non lo avrebbe permesso.
«
Ci avrei giurato che era Elettra al telefonino »
Phedra,
Ector ed Elettra stavano guardando la televisione, quando
entrò
Thomas con in mano due buste.
«
Ragazzi venite qui! Ho dei regali per voi » subito
i tre ragazzi
si alzarono dal divano e corsero dal padre.
Elettra
lasciò che lui la prendesse in braccio, mentre Ector e
Phedra
scartavano le buste.
La
minore osservò la scena senza capire: perché non
c’era un regalo anche per
lei?
Perché
il padre aveva fatto regali solo ai suoi fratelli e non a lei?
La
sua espressione si rabbuiò e aspettò in silenzio
che qualcuno dicesse
qualcosa.
«
Papà ma sono dei walkman! Sono bellissimi, grazie!
» esclamarono
i due, guardando Thomas con aria grata ed entusiasta.
«
Così potrete ascoltare le vostre cassette dove volete, ma
non a scuola!
» gli disse premurosamente, sorridendogli sereno.
Ma
Elettra aveva sul viso solo un grande broncio, e fissava la scena con
aria
truce.
Suo
padre aveva pensato a tutti tranne che a lei, anche a sua madre aveva
preso
un grande mazzo di fiori, che ora lei stava beatamente annusando.
«
Grazie tesoro! » gli urlò, infatti,
dalla cucina.
La
bambina allora, infastidita ed infastidita, si morse la lingua e con le
lacrime agli occhi « Papà e a me niente
regalo? »
Thomas
le fece un grande sorriso e le spostò i capelli castani
dietro le
orecchio « Elle, piccola mia, tu hai il regalo
più speciale »
Lei
sembrò non capire e scosse il capo « Non
è vero, qui per me non c’è
niente »
L’uomo
la sollevò da terra e disse « Tu hai il
regalo più speciale perché
hai l’amore del tutto papà tutto per te, e ti
prometto che la prossima volta ci
sarà qualcos’altro anche per te
»
Elettra
sorrise e alzò le spalle « Me
l’hai promesso »