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Autore: itsbrie    16/09/2011    2 recensioni
Elettra non è innamorata, è solo che ha tanta paura. Elettra ha solo diciotto anni, cosa potrebbe mai fare? La storia di una ragazza alla ricerca di stessa, un viaggio nelle radici più profonde della sua vita. L'origine della sua paura e della sua ossessione. Ci saranno Matthew, Phedra, Ector e Nora ad aiutarla, e lei se li farà bastare. Amore e amicizia per aiutarla ad aprire gli occhi e sorridere. In fondo Elettra non è innamorata di suo padre. E questo lei lo sa, da sempre. Gli vuole solo troppo bene.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di ritorno con il secondo capitolo!
Ringrazio in anticipo le ragazze che hanno recensito, con la promessa di rispondere ai loro commenti appena avrò più tempo (a giorni spero:))
In questo capitolo presentiamo in modo "ufficiale" i due fratelli di Elettra, Ector e Phedra, che affrontano una discussione molto animata sulla loro sorellina. Nella seconda parte, invece, troviamo Matthew, il migliore amico, alle prese con una ragazza alla quale però, non sembra interessarsi molto.
Purtroppo qu esti primi capitoli mi sono serviti per introdurre la situazione, ma vedrete che dal prossimo le cose cambieranno!
Spero che continuiate a seguirmi, per  me è molto importante avere la vostra opinione, in quanto è fondamentale per me e per la  mia voglia di continuare a scrivere questa storia, che ripeto, è una grande prova.
Con queste premesse, vi lascio allo scritto.
Spero sia di vostro gradimento, e se anche così non fosse..
Vi prego, fatemelo sapere!
Un abbraccio,
Maria Letizia.



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« Phea, è diventata un mostriciattolo. Alza la voce per nulla, ed è sempre aggressiva. Solo con la mamma sembra essere più accondiscendente, prima che le urli contro  » raccontò Ector esasperato.
Era l’unica presente in casa Randall da quando Thomas era andato via, e sembrava che dovesse assumersi la responsabilità.
Aveva ventitre anni, ed era sempre stato un tipo abbastanza tranquillo, quantomeno nella media.
Da quando aveva terminato l’università, il ventisei ottobre di quell’anno, era tornato a Birmingham per lavorare in un’azienda di pubblicità.
Non era palestrato, amava il pesce fritto, le olive e l’autunno.
Aveva avuto moltissime fidanzate, non fumava più da due anni ed era momentaneamente single.
 « Vorrei solo farle capire che papà non la odia, e non c’è bisogno di fare quella sceneggiata ogni volta  » aggiunse poi, pensandoci meglio.
 « Veramente a me sembra che lei ce l’abbia con papà perché l’ha lasciata qui, preferendo altro a lei. Sin da bambina mi sembrava che lei lo amasse  » rettificò la maggiore.
Phedra aveva venticinque anni, ed era semplicemente stupenda.
A volte faceva la modella per l’agenzia del fratello, ma solitamente, lavorava per una rivista di moda, ecco motivati i suoi continui viaggi a Londra, Parigi, Milano.
 « Ma non è così. Lui stravede ancora per Elettra, è assurdo che lei pensi il contrario  » borbottò il giovane contrariato.
Ector di solito non si preoccupava di queste cose, ma da un po’ di tempo sua sorella era diventata insostenibile, e si sentiva in dovere di fare qualcosa.
Dal momento che sua madre non sapeva più dove andare a sbattere la testa, era compito loro provvedere a raddrizzare la loro sorellina.
Sembrava che avesse subito una metamorfosi, e sicuramente non in positivo.
C’era qualcosa di diverso anche nei suoi occhi.
Castani e profondi, sembravano celare segreti inconfessabili e nascondere sensazioni tormentate.
Nessuno avrebbe mai creduto che la piccola Elettra potesse diventare in questo modo, non aveva mai avuto nessuna influenza negativa da piccola, ed anzi, sembrava da prima vista, una ragazzina viziata e piena di arie.
Ma era cambiato qualcosa di troppo grande in lei, era cresciuta tutta in una volta sola, maturando dei sentimenti che neanche lei sapeva di provare.
Elettra non poteva rendersi conto di quello che le stava succedendo, non si era mai seduta a tavolino con se stessa e messo le carte in chiaro, aveva lasciato che le cose andassero semplicemente da se.
Era scappata tutta sola nel suo universo sbagliato e ci era restata.
 « E poi non capisco perché deve far pesare alla mamma questa storia del lavoro  » aggiunse Phedra  « Non è colpa sua se è stata promossa  »

 « Non è solo questo, non riesce a sopportare che sia stata proprio lei a chiedere il divorzio e non papà, visto che era stato lui ad iniziare questa storia  »
Ci fu un attimo silenzio.
E loro, cosa avrebbero potuto fare?
Prendere loro sorella dai capelli ed iniziare a farla ragionare?
Non l’avrebbe ascoltati lo stesso, perché prima di ascoltare gli altri, aveva bisogno di ascoltare se stessa, mettere in ordine i pezzi della propria vita.
Non poteva più continuare in questo modo.
Sarebbe stato tutto inutile, i suoi amici e i suoi fratelli avrebbero perso fiato.
Ma loro dovevano farle sapere che c’erano.
O altrimenti Elettra avrebbe perso il controllo.
 « Da quando ha iniziato a fumare?  » domandò Phedra, dopo averla vista qualche giorno prima all’uscita di scuola con una sigaretta in mano.
 « Tre mesi credo. Prima che partissimo per l’estate, smise per le vacanze e ricominciò subito dopo  » sospirò  « Phea, penso che fumi anche altro  » confessò tristemente il giovane, a capo chino.
 « Stai scherzando?  » sillabò scioccata la ragazza.
 « No, ma l’ultima volta che sono passato a prenderla da una festa, puzzava terribilmente, e sembrava che fosse.. Sballata  » disse Ector, che intanto sprofondava ancora di più nel comodo divano del soggiorno di casa.
Phedra restò in silenzio, poi l’occhio le cadde su una vecchia foto di famiglia, dove guarda caso, Elettra era in braccio a suo padre.
 « C’è qualcosa di strano nei suoi atteggiamenti quando si parla di papà.  » osservò la ragazza  « Ad esempio, quando l’altra volta ci ha raccontato di una donna che voleva a tutti i costi uscire con lui, Elettra cambiò espressione dicendo che questa tipa non avrebbe dovuto assolutamente permettersi  »
 « E’ veramente una pazza, secondo me. Andiamo! Non fa critiche agli uomini con cui esce la mamma, ma se si tratta di papà, attenti al ladro!  »
Phedra scoppiò a ridere  « Sei veramente scemo  »
 « Dico sul serio  » mugugnò il ventitreenne.
 « Lo so, e sono preoccupata anche io, ma non vedo come possiamo cambiare le cose, visto che non ci ascolta  » gli ricordò.
 « Non ascolta neppure i suoi amici. Nora ha chiesto a me aiuto, ma non credo di aver fatto molto, e Matthew mi sembra rassegnato  » spiegò Ector  « Anche loro sono molto in pensiero  »
 « Questo dimostra che non ha questo atteggiamento solo in famiglia.. C’è bisogno di farla ragionare, altrimenti.. Beh, chiamerò papà  » fece infine la giovane donna.<

Quando Phedra pronunciò quelle parole, suo fratello minore congelò lo sguardo.
Se Elettra si trovasse a fronteggiare una situazione simile avrebbe avuto un crollo psicologico irreparabile. L’ultimo volta che l’aveva visto, si ricordava di averla sentita piangere dalla sua stanza ed un tratto dire “E’ solo uno stronzo, non tuo padre”.
A causa sua, aveva subito diversi traumi dall’età di dodici anni, ovvero da quando Thomas aveva iniziato a manifestare la sua volontà di andare via.
Elettra da allora era cambiata, e ciò era stato palesemente dimostrato dal fatto che avesse smesso di suonare così, da un momento all’altro.
Dopo l’incidente in cucina.
C’erano stati sempre tanti piccoli segnali, ma mai captati in tempo, ed ora, sembrava che tutto fosse scoppiato da un momento all’altro, senza un apparente motivo.
Quando forse, un motivo c’era.
 « Vuoi mandare Elettra al manicomio o cosa?  »
 « E’ lui che deve affrontare, non noi  »

 

 

Matthew stava tranquillamente scrivendo un messaggio al telefono, quando Jean, da dietro lo abbracciò, posando un bacio sulla sua spalla destra.
Il giovane non si voltò neppure, sospirò, poi disse  « Vedo che hai finito prima oggi  »
Non è che Jean non gli piacesse, ma lui conosceva il tipo di ragazza, e non voleva finire con l’essere il fidanzato da portare alle cene o la domenica alle partite di calcio con il padre.
Jean era simpatica, aveva un bel viso ed era molto atletica, infatti era passato a prenderla dall’allenamento di scherma.
Scherma?
Non si ricordava neanche che esistesse una cosa simile.
La giovane alzò le spalle ed annuì  « Sì, è stato più facile del solito buttare a terra il mio avversario  » continuò, facendolo sembrare un vanto da mostrare a tutti.
Non gli piaceva quel tipo di persone, Jean credeva che mostrandogli i suoi trofei e le sue vittorie avrebbe catturato la sua attenzione, ma lui odiava questo tipo di cose, gli sembrava solo un ripiego della gente insicura.
Come lui non le parlava dei suoi voti alti a scuola o delle sue conquiste con le ragazze, neanche lei doveva ricordargli quanto fosse eccezionale nello sport che praticava da dieci anni.
Matthew rise tra se e se, poi, per educazione le diede un bacio e pensò ad altro.
 « Dove vorresti andare?  » le domandò evitando elogi sulla sua mirabolante vittoria.

Lei scrollò le spalle e si guardò intorno:  « Per ora scendiamo su New Street, magari arriviamo a prendere qualcosa d Costa  »
Il diciottenne acconsentì silenziosamente, e lasciò che Jean iniziasse a raccontargli qualche storia delle sue vacanze in Spagna.
Non riusciva a cacciarsi dalla mente il pensiero di Elettra, ai suoi continui litigi con la madre, al senso di frustrazione e inutilità che le leggeva negli occhi.
Conosceva quella ragazza, e sapeva che quello che la preoccupava andava ben oltre delle discussioni con sua madre.
Avvertiva qualcosa di grande mentre ne discutevano, come se dietro quello che comunicasse a parole, ci fosse molto più dietro i suoi occhi.
Ma come faceva a sapere cos’era? Come faceva ad aiutarla se non capiva cosa le stesse succedendo?
Niente gli rispondeva sempre, coprendo tutto quello che in realtà c’era.
Ma qualcosa gli faceva credere che Elettra nascondesse qualcosa, o che quantomeno non riuscisse a tirar fuori.
Il cuore della sua amica era in grado di contenere tanto, e sapeva di esserci dentro con tutte le penne.
Aveva bisogno di parlare con Nora, sperando che lei potesse dirgli o fargli notare qualcosa che lui non sapesse senza dover necessariamente parlare con Phedra o Ector.
 « Aspetta un secondo Matt, voglio risposarmi un attimo  » disse Jean, posando il suo borsone per terra e appoggiandosi al muro.
Non erano ancora arrivati a New Street, ma a giudicare dallo sguardo della ragazza, forse non ci sarebbero arrivati se non prima di un po’ di tempo.
Lo afferrò dal colletto del cappotto, e si fermò ad una spanna di distanza tra i loro visi.
 « Perché hai sempre rifiutato i miei appuntamenti in questi giorni?  » sussurrò, guardandolo fisso.
Matthew si ritrovò alle strette, e sorrise  « Ho avuto moltissimo da fare..  » le carezzò una guancia.
Ma lei non demorse  « Forse non ti piaccio più?  » si inasprì, stringendo ancora di più il colletto, ormai pronta per baciarlo.
Il giovane ridacchiò,e trovando l’appoggio di Jean, si baciarono.
Matt sentiva la forte attrazione fisica di lei premuta contro le sue labbra, ma non voleva fermarla, perché non era pronto.
Non era ancora pronto per capire se davvero, dalla sua vita, era una cosa del genere che desiderava.
Matthew era sempre andato controcorrente rispetto agli altri ragazzi, ad esempio gli piaceva il calcio, ma non lo aveva mai praticato, preferendo la piscina e i corsi di chitarra; non odiava la scuola ed amava leggere.
Era davvero tanto corteggiato, e gli piaceva frequentare le ragazze.
Non era esattamente quello che si definiva un Casanova, ma non era neanche un tipo tranquillissimo.
Gli piacevano le feste, ma soprattutto gli [i]angoli[/i] delle feste, dove poteva consumarsi una canna in santa pace, fissando con occhi vaghi tutto quello che succedeva intorno a lui.
Ultimamente, anche Elettra si era unita a lui, provando un immenso gusto ogni volta che, rimanendo soli, erano costretti a farsi passare la fase di “sballo” insieme.
L’ultima volta, se ricordava bene, si erano anche baciati, ma lui giustificò la cosa dicendo che quello che avevano fumato era decisamente troppo forte.
Elettra era scoppiata a ridere e si era addormentata sotto il suo braccio.
Questo si ricordava dell’ultimo sabato, ma non sapeva se davvero fosse andata così.
Jean d’un tratto si separò da lui, ansimando  « Matt, cavolo baci da Dio, dove hai imparato?  »
Lui sorrise con malizia e gli regalò un altro bacio  « Esperienza  »
 « Ottima maestra  » mormorò, poi si allontanò leggermente e prese in mano il suo borsone.
Mentre si riavviavano verso New Street, Jean gli chiese se la sua amica Nora fosse fidanzata, e dopo la sua risposta negativa, lei fece  « Sarebbe disposta a conoscere mio fratello? L’ha vista in una foto e vorrebbe incontrarla  »
Il diciottenne trattenne una risata, pensando ad una possibile reazione di Nora  « Non saprei, quanti anni ha tuo fratello?  »
 « Ventitre  » rispose.
E non ha niente di meglio da fare che andare dietro le ragazzine?
 « Glielo chiederò se vuoi  » mormorò semplicemente.
Già conosceva la risposta: Nora avrebbe spalancato la bocca, poi avrebbe sorriso soddisfatta e avrebbe placidamente detto “Io non voglio uscire con qualcuno che potrebbe essere accusato di pedofilia. Faccio diciotto anni solo il trentuno Dicembre”. Poi Elettra sarebbe scoppiata a ridere, mentre lui avrebbe atteso che dicesse “Io sono innamorata solo di mio fratello, mi spiace”.
 « Sabato verrai alla festa con me?  » domandò Jean, fermandosi.
In quel momento, la testa di Matthew, lasciò quella conversazione e si trasferì al sabato successivo.
Provò a fare una scaletta della situazione: la festa era di Garrett, quindi, appena entrati, a destra il tavolo degli alcolici, in fondo la tavola da DJ e a sinistra qualcosa da mangiare.
In mezzo alla sala qualcuno che balla, negli angoli verso la fine della stanza, ragazzi che fumano, agli altri due estremi, ragazzo che si baciano.
Al piano superiore, qualcuno che nel bagno espelle gli alcolici, nella camera da letto, una coppia si consuma.
E lui, si vedeva seduto sul divano ad accarezzare i capelli di Jean mentre fumava ed osservava Nora ed Elettra divertirsi con due ragazzi.
Avrebbe passato un sabato tranquillo, poteva andargli bene.
Sperò solo che Jean non gli proponesse qualcosa di strano, perché non avrebbe fatto altro che riderle in faccia, alzarsi e andare a bere qualcosa.
Si risvegliò dalla sua fantasia e si passò una mano tra i capelli.
Poi la sua tasca vibrò, e vide che era un messaggio:
Ti diverti con Jean? Scommetto che io e Nora quando è ubriaca sappiamo fare di meglio.
Istintivamente sorrise, poi rivolse uno sguardo alla ragazza di fianco a lui.
Mi ha detto che sono bravo a baciare.
Con un scatto veloce, rinnovò l’azione su Jean, aspettando che lei gli dicesse  « Sei davvero bravo  » ancora un’altra volta.
Garrett vuole stare con me stasera, mi ha preparato una cosa..
Lo sguardo di Matt si congelò, e ripose il cellulare in tasca.
Sapeva di che tipo di cosa si trattasse, e non voleva che Elettra cadesse in un inganno del genere, specie ora che era così vulnerabile e incontrollabile.
Sarebbe stata capace di fare qualunque cosa, e lui non lo avrebbe permesso.
 « Ci avrei giurato che era Elettra al telefonino  »

Phedra, Ector ed Elettra stavano guardando la televisione, quando entrò Thomas con in mano due buste.
 « Ragazzi venite qui! Ho dei regali per voi  » subito i tre ragazzi si alzarono dal divano e corsero dal padre.
Elettra lasciò che lui la prendesse in braccio, mentre Ector e Phedra scartavano le buste.
La minore osservò la scena senza capire: perché non c’era un regalo anche per lei?
Perché il padre aveva fatto regali solo ai suoi fratelli e non a lei?
La sua espressione si rabbuiò e aspettò in silenzio che qualcuno dicesse qualcosa.
 « Papà ma sono dei walkman! Sono bellissimi, grazie!  » esclamarono i due, guardando Thomas con aria grata ed entusiasta.
 « Così potrete ascoltare le vostre cassette dove volete, ma non a scuola!  » gli disse premurosamente, sorridendogli sereno.
Ma Elettra aveva sul viso solo un grande broncio, e fissava la scena con aria truce.
Suo padre aveva pensato a tutti tranne che a lei, anche a sua madre aveva preso un grande mazzo di fiori, che ora lei stava beatamente annusando.
 « Grazie tesoro!  » gli urlò, infatti, dalla cucina.
La bambina allora, infastidita ed infastidita, si morse la lingua e con le lacrime agli occhi  « Papà e a me niente regalo?  »
Thomas le fece un grande sorriso e le spostò i capelli castani dietro le orecchio  « Elle, piccola mia, tu hai il regalo più speciale  »
Lei sembrò non capire e scosse il capo  « Non è vero, qui per me non c’è niente  »
L’uomo la sollevò da terra e disse  « Tu hai il regalo più speciale perché hai l’amore del tutto papà tutto per te, e ti prometto che la prossima volta ci sarà qualcos’altro anche per te  »
Elettra sorrise e alzò le spalle  « Me l’hai promesso  »

   
 
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