Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: ka_chan87    15/05/2006    13 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E dopo decenni, secoli, millenni, ere, sono qui!!! Ragazzi, non avete idea – bè, a parte i maturandi come me – di quelle che sto passando!!! O____O Tsunami di compiti, interrogazioni, verifiche… ed ora dovrei anche cominciare – cosa che avrei già dovuto iniziare -_____-‘’’ – a ripassare tutto il programma di un anno, e preparare quella dannata tesina…!!! AAAAAARRRGGGGGHHHHH!!! Non ce la faccio più, e il peggio deve ancora venire!!! Q______Q Ma comunque… tralasciando questi tragici momenti, volevo solamente ringraziarvi per i numerosi commenti che mi avete lasciato, grazie mille *_______* Perciò passo a ringraziare: elly; Francesca Akira89; Lorimhar; inukun; cri-chan; Elychan; mew manu; Ragnarok79; raska81; Honey; lalla86; Chicca91. Eccovi qua, scusatemi se non faccio più i ringraziamenti e/o commenti alle vostre recensioni, ma il tempo a mia disposizione è sempre meno e dato col contagocce… spero di poter riprendere con la mia vecchia abitudine il prima possibile! Bene, ed ora vi lascio al 24° capitolo, direi che avete aspettato anche troppo!! ^______^’’’

24° CAPITOLO “IL MIRAGGIO DELLA VENDETTA”

“Perché siamo simili”.
Kagome, inginocchiata su se stessa, ansante, lo guardò incerta, gli occhi cioccolato che tremavano, avvertendo quello che da diverso tempo ormai si agitava in lei.
Inuyasha la fissava a sua volta, e lei era certa che con le sue iridi scrutatrici stesse captando quello che si dimenava nel suo animo provato e confuso da quelle nuove emozioni a lei così sconosciute.
Perché la stava guardando così?
Perché i suoi occhi ambrati ora le sembravano così caldi?
Perché… quelle iridi ricolme di… comprensione? Preoccupazione?
… Affetto?
Quell’ipotesi scatenò nella sua mente una risata divertita.
Inuyasha… che provava dell’affetto per lei?
Ma anche se quell’idea le sembrava così assurda, il dare per scontato che l’Hanyou non la considerasse nemmeno, se non come un qualcosa da proteggere… una morsa al cuore faceva presa, l’afferrava violenta mozzandole il respiro.
Perché… quella sofferenza?
Lo fissò per qualche altro istante, per poi distogliere lo sguardo dalle sue iridi sempre così travolgenti e sconvolgenti per il suo animo.
Tentò di rialzarsi, facendo perno sulle braccia tremolanti, provate per l’allenamento massacrante, ma queste cedettero sotto il suo peso.
Posò la fronte sull’erba fresca mentre rivoli di sudore imperlavano la sua fronte pallida, come il resto del suo volto.
Era così maledettamente debole!, pensò serrando la mascella, chiudendo gli occhi ricolmi di rabbia e frustrazione.
Perché doveva essere tutto così dannatamente difficile?
Sentì un lieve movimento vicino a sé e vide Inuyasha che si protendeva verso di lei, come per afferrarla.
Le sfiorò un braccio con la grande mano calda e lei si ritrasse bruscamente, come se quel lieve contatto l’avesse bruciata.
“Voglio solo aiutarti” gli sentì dire, avvertendo chiaramente il suo sguardo ambrato sulla sua figura sconvolta.
“Non devi” sussurrò debolmente lei, prendendo ad alzarsi, e con una certa fatica riuscì a mettersi in piedi, seppur barcollante.
Inuyasha rimase a fissarla, un ramoscello appena nato, fragile, indifeso, in balia di una tempesta di vento.
Chiuse gli occhi in due fessure, la bocca tesa in una linea sottile.
Non avrebbe permesso a quel ramoscello di spezzarsi.
“So cosa stai pensando… cosa state pensando…” la sentì dire, poi, un sorriso sarcastico ed estremamente triste a deformarle quei lineamenti così semplicemente splendidi.
“Vi ho delusi tutti, lo so, lo so fin troppo bene, ma io… io…” la vide mettersi le mani sul volto, le spalle ricurve come se volesse scomparire da quel luogo, da quel mondo che le aveva donato e inflitto solo le sofferenze più grandi.
“Sono solo una debole…”
“Kagome tu non-”
“Dovevo esserci io al loro posto”.
Si ritrovò con il volto bruscamente girato, la guancia sinistra che bruciava, e davanti a lei il volto adirato di Inuyasha e la mano ancora tesa.
Le aveva dato uno schiaffo, e ora la guardava con una severità e una preoccupazione tali da farle ancora più male di quella sberla.
“Tu… non hai capito niente!!!” sbottò infuriato l’Hanyou, guardandola con occhi fiammeggianti “Cosa ne sai di quello che pensiamo, eh?? Cosa ne sai se non sai nemmeno cosa pensi tu stessa?!?” la afferrò per le braccia, scotendola, il volto teso in un’espressione decisamente adirata, ma anche addolorata, notò Kagome.
Che Inuyasha stesse male per lei? Che gli dispiacesse vederla così?
Quella ipotesi le fece mancare per un momento il respiro, stupita.
E poi, come circa un mese prima, venne ancora una volta circondata dalle sue braccia, calde, protettive.
Non seppe per quale motivo, ma sentì le lacrime inumidirle gli occhi.
Si ritrovò ad ammettere, con sconcertante stupore e sincerità, che le era mancato quel contatto.
Inuyasha, dal canto suo, non era riuscito a farne a meno, quello di stringerla al suo petto, come a volerla proteggere dal mondo esterno, gli era venuto naturale.
Perché Kagome aveva bisogno più che mai di protezione.
Non tanto di una protezione fisica, quanto una protezione di tipo spirituale.
E quello da cui, più di tutto, doveva difenderla… era lei stessa.
Quella parte di lei che, così facilmente, la faceva ricadere in quel baratro di disperazione che l’aveva intrappolata nella sua gelida e impalpabile morsa per dieci anni.
Era forse egoistico, ma non voleva che ciò accadesse nuovamente.
Non dopo aver avuto la disarmante fortuna di aver visto la vera Kagome.
Lei, i suoi bellissimi sorrisi e i suoi occhi illuminati dalla luce della vita e della gioia, con sempre quel fondo di malinconia che la rendeva ancora più irresistibile.
Con un certo stupore, la sentì aggrapparsi a lui, stringere tra le sue piccole mani la sua camicia, come se fosse stato l’unico scoglio a cui potersi aggrappare per non lasciarsi andare dalla corrente, giù per una cascata impervia dalla quale, inevitabilmente, non sarebbe più riuscita a risalire.
Le posò una mano sul capo, stringendola maggiormente a sé mentre cominciò a sentire la sua camicia bagnarsi leggermente, e la schiena di lei, semi nascosta dai lunghi capelli pece, scossa da alcuni singhiozzi sommessi.
“Sei una stupida, Kagome - le disse, sussurrando, la voce impermeata di preoccupazione e frustrazione – Non hai deluso nessuno, tanto meno noi… tanto meno me.
“So che stai male, ma non per questo devi far sì che la tua sofferenza ti porti a pensare cose sbagliate, in modo particolare a chi ti sta vicino… a chi ti vuole bene.
“Il Governatore, Mendion, Shippo, Sango, Miroku… ti guardano, vedono la tua sofferenza, e a loro volta stanno male per te, perché ti vogliono bene…” rimase in sospeso qualche istante, e Kagome se ne accorse, ma non osò sollevare il volto, non riusciva a guardarlo negli occhi, perché aveva ragione, aveva maledettamente ragione.
Aveva delle persone che le volevano bene, per quale assurdo motivo stava facendo di tutto per allontanarle?
E lui… lui, Inuyasha… cosa pensava? Cosa… provava?
“E anche io… - lo sentì poco dopo, titubante e sicuro allo stesso tempo – Anche io mi preoccupo per te perché… perché… ti voglio bene, Kagome”.
Lei sbarrò gli occhi, incredula di aver sentito dalla sue labbra quelle parole che aveva solo osato immaginare, schernendosi per la sua infantile stupidità.
E invece… invece lui….
Lo strinse maggiormente, mentre le lacrime scorrevano ancora più copiose sul suo viso.
Poi sollevò il volto rigato da gocce di pianto, guardandolo dritto negli occhi, un sorriso ricolmo di gratitudine rivolto solo a lui, a lui che così tante volte l’aveva trattenuta dal cadere dalla cima del burrone che conduceva all’inevitabile distruzione del suo spirito.
“Grazie, grazie Inuyasha” gli disse e lui inevitabilmente si ritrovò ad arrossire nel guardare quello splendido sorriso rivolto solo a lui.
Il volto rigato dalle lacrime, gli occhi arrossati e i lunghi capelli leggermente arruffati.
Si ritrovò a pensare che fosse bellissima.
Imbarazzato fino all’inverosimile la scostò bruscamente e improvvisamente da sé, per poi voltarsi leggermente, il volto in fiamme.
“Non… non hai niente di cui ringraziarmi” le disse, ancora rosso, e Kagome si ritrovò a sorridere intenerita.
Immaginò che per lui, esprimere i suoi sentimenti – soprattutto verso colei che aveva sempre considerato come un’avversaria – doveva essergli costata una gran fatica.
Gli fu grata per questo.
Non capiva il motivo, ma l’aver saputo che anche Inuyasha teneva a lei, l’aveva resa felice, come se un peso dal cuore si fosse dissolto magicamente.
Si asciugò gli occhi con una manica della maglia, volgendo poi il volto in alto, a guardare il cielo terso che li sovrastava.
In lei, timidamente, cominciò a farsi strada l’idea che per quanto fossero grandi le sue responsabilità, per quanti doveri e obblighi dovesse assolvere… anche lei poteva cedere.
Era umana, dopotutto, e aveva dei sentimenti, per quanto in tutti quegli anni avesse cercato di rinnegare quella semplice realtà.
Aveva dei sentimenti, e voleva renderli liberi.
Non sarebbe più stata una creatura che si muoveva spinta esclusivamente dalla forza turbolenta della vendetta.
No, non sarebbe stata quella forza a darle la possibilità di eliminare Naraku.
Solo ora lo aveva capito.
Ma la strada era ancora lunga, il muro spesso dell’incertezza e dell’ignoto davanti a lei, a intimorirla con i loro sussurri fatti di dubbi e rimorsi.
Scosse la testa.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma anche lei, prima o poi, sarebbe stata libera.
“Inuyasha?” lo chiamò, abbassando lo sguardo sulla sua figura ancora voltata di spalle.
Lui si girò verso di lei e rimase abbagliato dal suo sorriso così dolce e sereno che gli sembrava irreale.
I segni della sofferenza erano ancora evidenti sul suo volto, ma quel sorriso li rendeva quasi invisibili, come a voler dimostrare quanto fosse forte la sua voglia di prevalere su tutto ciò che per così tanto tempo gli aveva impedito di affiorare e illuminare quel bellissimo volto.
Rimase imbambolato qualche istante a guardarla, quando poi, mentre prendeva a fare qualche passo, la vide barcollare e sarebbe caduta sicuramente se non fosse stato così svelto dal sorreggerla.
“Credo di aver esagerato un pochino” la sentì dire ridacchiando appoggiata al suo petto
“L’ho detto io che sei una stupida!!!”.

“Come sta?” la voce apprensiva di Miroku si sollevò in un sussurro mentre guardava Sango uscire dall’appartamento del Cavaliere Supremo.
“Bene, non preoccuparti! L’ho cambiata, ora sta dormendo tranquilla” lo rassicurò la Cacciatrice con un largo sorriso mentre lo vedeva sospirare sollevato.
Inuyasha se ne stava appoggiato alla parete di roccia, poco distante da loro, il volto come sempre contratto in un’espressione imbronciata.
“Come ti è sembrata?” domandò poi Miroku, rivolto sempre a Sango
“Credo che sia tornata la Kagome di sempre… prima di addormentarsi sfinita mi ha chiesto scusa non so quante volte e mentre si addormentava borbottava il nome tuo, di Kouga e tutti gli altri… credo che si senta in colpa per come si è comportata, diciamo”.
“Speriamo che per un po’ possa stare tranquilla…” si augurò il Majutsushi, lo sguardo nel vuoto.
Dopo qualche istante riprese, voltandosi verso Inuyasha con occhi maliziosi
“Comunque… - cominciò, avvicinandoglisi e l’Hanyou poté notare quello sguardo per niente rassicurante – Anche questa volta è grazie a te se Kagome si è ripresa…” insinuò il Cavaliere, guardando divertito e soddisfatto il mezzo- demone che sobbalzava e arrossiva per le sue parole
“C- che stai dicendo?! Io non ho fatto proprio niente” sbottò l’altro innervosito, voltando loro le spalle che nel frattempo ridacchiavano.
“Certo, certo” commentò ironico Miroku, alzando le spalle.
Inuyasha lo guardò torvo, ma non replicò, sarebbe stato inutile.
“Forse è meglio se vado ad avvertire Hirador” rifletté poi, ad alta voce, rendendosi conto in quel momento che il Drago era ignaro di quello che era successo e che sicuramente era preoccupato nel non veder tornare il suo Cavaliere.
“Credo anche io, di certo sarà preoccupato” convenne Miroku, annuendo.
“Bene, allora vado, voi rimanete con Kagome” e l’Hanyou si allontanò da loro, prendendo a camminare per i tunnel soffusamente illuminati dalle torce fissate alle staffe in metallo, la loro fiamma perpetua – anche questo dovuto a uno dei tanti incantesimi che rendevano quel posto così particolare – che si riverberava per le pareti di roccia lisce, lavorate con insistenza e minuzia, per rendere gli alloggi dei Draghi e dei Cavalieri il più accessibili e confortevoli possibile.
Di certo, in confronto alla cella che lo aveva visto ospite per ben quattordici anni sulla Shima no Nanimo, quel Palazzo era un vero e proprio paradiso in terra per lui.
Si lasciò alle spalle l’ennesima curva, per ritrovarsi di fronte la massiccia porta dell’appartamento del Drago d’Oro.
Bussò vigorosamente, sfiorando con la mente quella di Hirador che lo accolse immediatamente e lui poté percepire come un’ondata la sua agitazione.
Si affrettò ad entrare, per ritrovarsi davanti a lui, seduto con il collo teso e gli occhi sbarrati dall’agitazione, il corpo massiccio e possente del Drago che lo guardava come fosse stato uno spettro emerso dall’oltretomba.
- Dov’è lei? Le è successo qualcosa? Come sta? – gli domandò ansioso, il suo ruggito che gli rimbombò nella testa per la sua forza
“Sta bene, non preoccuparti. Ora è nei suoi appartamenti, Sango e Miroku vegliano sul suo sonno” gli disse conciso Inuyasha, cercando di placare la sua agitazione
- Cosa le è successo? – volle sapere il Drago
“Anche se è il tuo Cavaliere, non posso fare a meno di dire che è una gran stupida. Si è allenata come un’ossessa, andando oltre alle sue possibilità e chiedendo troppo al suo fisico già provato… e ovviamente è crollata” gli spiegò brevemente il mezzo- demone, sedendosi a terra, vicino a lui, tra le mani un morbido cuscino violetto.
- Sì, è una gran stupida, ma è la mia stupida… - sospirò Hirador, e Inuyasha poté avvertire chiaramente la sua frustrazione. Ovviamente, anche lui, soffriva nel vederla così, lui più di ogni altro.
Stettero qualche momento in silenzio, ognuno perso nei recessi dei propri pensieri.
- Sei riuscito a scuoterla, un po’? – gli chiese poi il Drago, la voce con un tono quasi vellutato
“Non lo so, se in lei è cambiato qualcosa, ora, è solo per merito suo… credo che se non avesse voluto lei stessa, qualsiasi parola sarebbe stata inutile” commentò atono il mezzo- demone, cercando di trattenere quanto di intenso aveva provato poco prima.
- Però spesso c’è bisogno delle parole giuste, perché ci si convinca a fare il primo passo… - asserì Hirador, guardandolo con gli occhi illuminati da una strana luce.
“Ho fatto solo quello che il mio istinto mi ha suggerito di fare” ribatté deciso l’Hanyou, sostenendo lo sguardo della creatura
- E così dovrai sempre fare, Inuyasha. In un modo o nell’altro, è l’istinto che ci guida, e in ‘creature’ come me e te, è come un faro che ci indica la via, la strada da seguire. Non è di certo una cosa di cui vergognarsi, se sei riuscito ad aiutare qualcuno… -
Inuyasha non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.
Era quasi sicuro che Hirador avesse intuito ciò che si agitava nel suo animo, e soprattutto quelle strane emozioni che sentiva nei confronti di Kagome.
Ma non osò parlargliene, come poteva?
- Forse è meglio se vai, ora… - gli disse poi la creatura – Vorrei che quando Kagome si sveglia le dicessi di non stare in pensiero per me e che l’aspetto qui -
Inuyasha lo guardò qualche istante per poi annuire, alzandosi in piedi.
Si diresse verso la porta, afferrando la maniglia in ferro, titubante.
Era sul punto di girarsi per dire qualcosa, ma non lo fece, ed uscì, un senso di disagio insieme a lui.
Sospirò, sempre più confuso.
Scosse la testa, non era quello il momento per le incertezze.
Perciò, con rinnovato vigore, prese a camminare verso la direzione da cui era venuto.

Quando entrò nell’appartamento di Kagome, ai suoi occhi si presentò una scena per il suo giudizio decisamente patetica: Miroku e Sango accomodati sul letto della ragazza, lei seduta con i grandi cuscini a sorreggerla, e il piccolo Shippo aggrappato al suo collo piangente.
Sbuffò, odiava quelle situazioni.
Fece qualche passo avanti e Miroku si accorse della sua presenza.
“Oh, Inuyasha!” esclamò, guardandolo col suo solito sorrisetto.
Il mezzo- demone lo guardò torvo, sentendo però, nel frattempo, lo sguardo ametista di Kagome posato su di lui.
“Hai visto, la nostra Kagome si è già ripresa!” aggiunse allegro il Majutsushi
“Sei stato da Hirador?” la voce vellutata del Cavaliere Supremo lo interpellò e finalmente, l’Hanyou posò i suoi occhi ambrati su di lei
“Sì, mi manda a dirti di non preoccuparti e che poi ti aspetta nei suoi appartamenti” le rispose, la voce atona.
La ragazza annuì, sospirando leggermente di sollievo.
“Grazie Inuyasha” gli disse, risollevando gli occhi su di lui.
“Feh!” sbottò quello in risposta, riappropriatosi della sua abituale arroganza
“Kagome…” Miroku la chiamò, il tono e lo sguardo seri “Devi stare attenta a quello che fai” le disse, suscitando una sorta di perplessità nei presenti per quelle strane parole
“Che… che vuoi dire?” domandò la miko, smettendo di accarezzare la testa ramata di Shippo, ancora appoggiato a lei e che ora guardava incuriosito il Majutsushi
“Non devi più allenarti in questo modo massacrante, ti fai solo del male… e anche se pensi che così diventerai più forte, non farai altro che indebolirti e nuocere a te stessa e alla tua Magia”
“Cosa significa?” gli chiese ancora lei, non capendo il senso delle parole del cugino.
“La Magia dentro di te è ancora acerba, dopo sedici anni, solo in questi mesi hai cominciato ad usarla e il suo utilizzo deve, e sottolineo deve essere progressivo… un suo uso troppo vasto, troppo sistematico può alterarne il flusso, per non contare la reazione che si può scatenare in concomitanza con i tuoi poteri spirituali.
“Se non ti moderi, presto ne perderai il controllo e… potresti anche rischiare la vita per un semplice incantesimo di controllo” le disse, il volto una maschera di imperturbabile serietà la quale rese quelle parole ancora più intimidenti
“Kagome- chan io non voglio che tu muoia!” esclamò singhiozzando il piccolo Shippo, stringendosi contro di lei
“Smettila di piagnucolare, moccioso!” sbottò Inuyasha afferrandolo per la coda fluente, sotto le proteste dello Youkai “Mi sembra che adesso stia più che bene, no? E se non è stupida come sostiene e ha sempre sostenuto di essere, vedrai che si darà una regolata, non è vero??” disse, rivolgendole uno sguardo eloquente e severo.
“Questa volta sono perfettamente d’accordo con Inuyasha. Comprendo benissimo il tuo desiderio di accrescere la tua forza, ma non per questo devi rischiare la vita” infierì Miroku, guardandola severo, tant’è che Kagome si ritrovò ad abbassare gli occhi. Era mortificata.
“N- non ne avevo idea – disse con voce tremula – Sono davvero mortificata”
“Su, Kagome – intervenne Sango, cercando di smorzare quell’atmosfera alquanto tesa – L’importante è che ora tu stia bene, sono convinta che se l’avessi saputo saresti stata la prima a darti un freno” le disse, rassicurandola con un dolce e caloroso sorriso. La miko annuì, sorridendole a sua volta
“Grazie, Sango”.
Miroku sospirò leggermente, per poi sorridere affettuosamente alla cugina, posandole una mano sul capo.
“Credo che per oggi sia meglio che tu rimanga a riposo, come per i prossimi giorni… penso sia necessario che per qualche tempo tu eviti di usare la Magia, il tuo fisico è troppo provato e come avrai sicuramente notato tu stessa, più ti sforzi, più ti è difficile e doloroso evocare il tuo potere, giusto?”
“Sì… - ammise la ragazza – Ma come lo sai?” azzardò a chiedergli. Anche se era un grande esperto di Magia, le pareva strano che conoscesse a menadito i risvolti negativi di un suo uso prolungato e ‘sconsiderato ’.
“Perché anche a mia volta, tempo fa, ho commesso degli sbagli” le disse, con un sorriso triste e malinconico.
Kagome, come Sango, lo guardò leggermente stupita, intuendo vagamente però quello che poteva essere successo al ragazzo e il perché, ma non volle andare oltre nel saperlo.
“Dormi per qualche altra ora, Kagome - le disse poi il Majutsushi – Poi sta sera cenerai con noi, va bene?”
“Sì, certo… vi chiedo ancora scusa per avervi fatto preoccupare” disse lei, abbassando lo sguardo
“Basta con le scuse, Kagome, non ce n’è alcun bisogno” la rassicurò Sango e l’altra annuì in risposta.
“Allora andiamocene – sbottò all’improvviso Inuyasha trattenendo nel frattempo uno Shippo che si dimenava nella sua morsa – Non ha senso continuare a perdere tempo qui”.
Terminata la frase, l’Hanyou si sentì puntato addosso quattro paia di occhi che lo guardavano chiaramente con disapprovazione, e un paio in particolare decisamente irritati
“Inuyasha…” esordì Kagome, guardandolo con un sorriso amorevole, anche se si avvertiva in modo palpabile la sua furia “Esci immediatamente razza di cretinooo!!!” e prese a lanciargli contro tutto ciò che le capitava a tiro e che riusciva ad afferrare, visto che faticava ad alzarsi dal letto.
Il mezzo- demone si protesse come meglio poteva per poi essere costretto a fuggire dalla stanza con una serie di imprecazioni contro la miko che nel frattempo lo minacciava di morte.
Sango, Miroku e Shippo li guardarono amareggiati per poi scoppiare a ridere.
Tutto ero tornato alla normalità.
___________________________________________________________

La notte, con i suoi colori, i suoi profumi era scesa ancora una volta, portando un lieve sollievo dopo l’ennesima giornata torrida.
Kaosu si stagliava imponente sull’orizzonte reso frastagliato e sfocato dal manto oscuro che era sceso sulla sua terra impervia e ribelle.
Il vento sibilava con una calma inusuale per quella regione, di solito sconvolta dai suoi turbinii violenti e rabbiosi, spesso così continui e brutali da far sommergere diversi villaggi dalla sabbia da loro trasportata.
Ma quella notte si respirava un’aria diversa, le stesse stelle alte e brillanti nel cielo riflettevano una sorta di impazienza, un messaggio di novità e cambiamento.
Naraku respirava a pieni polmoni quell’aria, un senso d’eccitazione ad impedirgli il sonno.
Si era svegliato di soprassalto poco prima, dopo che un sogno aveva sconvolto la sua mente, lasciandogli come ricordo quella sensazione di euforia che ora lo pervadeva, e che gli faceva apparire il profilo di Kaosu immerso nella notte ancora più meraviglioso.
Ma ancora non era soddisfatto, quello che avrebbe voluto ammirare da sempre, quello che avrebbe dovuto avere era Eldoras.
La voleva, e l’avrebbe ottenuta, e questa volta, dopo tentativi e tempo infiniti, ce l’avrebbe fatta.
Nei suoi occhi porpora, si riflesse il desiderio di brama che per tutto quel tempo lo aveva fatto andare avanti, gli aveva permesso di arrivare fino a quel punto, ad un passo dal portare a termine quanto aveva sempre desiderato… quanto aveva sempre bramato Lui.
- Ci riuscirò, vedrai – si ripromise, ancora un volta, fissando le stelle là in alto, una distesa opaca di miriadi di piccoli fuochi, eterni, immutabili, persistenti nel tempo e nello spazio.
Sorrise sarcastico. In un certo senso, era come loro.
Sì, sarebbe riuscito ad impossessarsi della Terra Centrale, questa volta ne era sicuro.
Ma aveva bisogno di Lui, di colui che per troppo tempo era rimasto separato da quel tempo e da quella terra, imprigionato in un luogo introvabile, immaginario e reale, infernale e paradisiaco allo stesso tempo.
Da molto lo cercava, e solo poco tempo fa era riuscito a percepirne la labile presenza.
Era debole, ma c’era.
Lo avrebbe reso libero, e gli avrebbe dato la possibilità di aiutarlo a riscattarsi, e lo stesso valeva per Lui, che doveva levare l’onta che gli era stata inflitta molto tempo prima.
Sì, aveva deciso, l’indomani mattina sarebbe partito alla Sua ricerca.
Grazie a Lui tutto sarebbe stato decisamente più facile e avrebbe potuto combattere veramente alla pari contro Eldoras.
Gli occhi purpurei di Naraku scintillarono di un’antica fiamma, una fiamma che ardeva da lungo tempo, e che non aveva mai smesso di bruciare, infondendogli la sua forza brutale e selvaggia, quella forza che gli aveva permesso di andare avanti più e più volte, di vedere il mondo con occhi nuovi mentre il suo potere andava crescendo.
Finalmente i suoi desideri si sarebbero realizzati.
Finalmente avrebbe riscattato la sua famiglia, la sua stirpe.
___________________________________________________________

Quel giorno, in quel luogo che era dappertutto e da nessuna parte allo stesso tempo, c’era un’atmosfera ‘tranquilla ’, per quanto in quel posto la parola tranquilla potesse essere contemplata.
Nella grotta in cui si trovava, un antro grezzo di massiccia roccia frastagliata e irta di punte, quasi come fosse stata seghettata, le folate del vento che turbinavano fuori risultavano quasi come una brezza carezzevole che gli scivolava addosso.
Il suo unico occhio dorato, aperto, si spostò leggermente, quasi in modo stanco, guardando l’orizzonte e quel cielo inesistente.
Lui, solo lui in quel mondo isolato, remoto, introvabile per chiunque volesse o avesse potuto cercarlo.
- Ma chi verrebbe mai a cercarmi? – si chiese, tristemente e con una nota di ironia.
Si sfregò la cicatrice che percorreva il suo occhio sinistro che da molto tempo non rivedeva la luce.
Il segno indelebile del suo passato, ciò che per l’eternità gli avrebbe fatto ricordare quanto successo… il segno che accompagnava la sua condanna.
Ma anche senza quella cicatrice, non avrebbe mai potuto scordare quanto successo in passato, no, mai.
E come non avrebbe mai potuto dimenticare gli avvenimenti accaduti, così, dal suo animo, non si sarebbe mai cancellato il senso di rimorso che lo stava accompagnando dal giorno in cui era stato imprigionato là dentro, e che continuava a corrodergli l’animo, una distruzione lenta e progressiva.
Ma non sarebbe morto.
No, quel luogo non gli permetteva, non gli concedeva nemmeno la pace che avrebbe, forse, trovato nell’altro mondo, non gli avrebbe dato la possibilità di ricongiunsi con Lui.
Lui era morto, mentre lui no, no, continuava a respirare, continuava a vivere, seppure si trattasse di una vita a metà, lì, rinchiuso in un luogo più etereo e immutabile della morte.
Era passato così tanto tempo, così tanti giorni, anni… chissà com’era diventato il mondo, il vero mondo, fuori da lì….
Chissà chi aveva preso il Suo posto?
Il suo corpo venne percorso da un tremito violento, mentre un moto di rabbia gli esplodeva dentro.
Non gli era concessa la morte, e doveva continuare a vivere in quel modo, con la consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a riscattare quanto accaduto, a rendere giustizia alla memoria di Lui, a compiere la sua vendetta.
Li odiava.
Odiava la sua stessa stirpe, era così, e anche se un pensiero del genere non avrebbe mai dovuto essere stato partorito dalla sua mente, non poteva cambiarlo, non poteva sopprimerlo.
Era vivo dentro di lui, e urlava di dolore e vendetta contro chi non avrebbe mai dovuto tradirlo.
Odiava chi aveva tolto la vita alla persona per lui più importante, odiava chi lo aveva separato da Lui, e che gli impediva di raggiungerlo, ancora dopo tutto quel tempo.
E poi… quella sensazione.
Un cambiamento, un qualcosa di nuovo e importante era successo, là fuori, e lui era convinto di sapere bene di cosa si trattasse.
E non poteva fare niente.
Di nuovo.
Digrignò i denti, una furia cieca gli esplose dentro mentre le pareti della caverna e dell’intera montagna prendevano a tremare con violenza, in risposta alla sua rabbia.
Voleva vendetta.
La voleva in modo così violento, impetuoso e irrefrenabile da fargli male.
Ne aveva il diritto, dopo tutto quel tempo non poteva ancora accettare di essere stato trattato a quel modo.
Lui, che apparteneva alla stirpe più antica e importante della terra.
Lui, Kurikara.
Lui, il Dragone d’Oro.
___________________________________________________________

“Un… altro ballo?”
“Sì, Kagome, lo so che l’idea non ti attrae molto, ma ti prego, è una cosa completamente diversa da quello organizzato per te… è un ballo annuale che organizza la Milizia Del Dragone a cui devono partecipare tutti i Cavalieri e anche il resto dell’esercito, ti preeego!”.
Kagome si ritrovò a guardare Kouga con un tenero sorriso, vedendolo con quell’espressione supplichevole.
Quella mattina l’aveva invitata a passare con lui il pomeriggio, ed ora erano nell’ampio giardino del Palazzo a godersi il caldo sole della primavera inoltrata, seduti sul bordo della grande fontana.
E tra una cosa e l’altra, il Cavaliere era arrivato a informarla di quell’imminente occasione mondana.
Sul momento non era rimasta molto entusiasta, ma vedendolo così convinto e insistente voleva dire che era davvero un evento imperdibile.
“D’accordo, d’accordo, ci vengo, ma solo perché me l’hai chiesto così!” gli rispose ridacchiando.
“Davvero?!?” esclamò in risposta lo Youkai, gli occhi celesti che brillavano di gioia.
La miko gli sorrise in risposta, assentendo con un cenno del capo.
“Bene, allora, ecco…” riprese poi il Demone, questa volta meno deciso e leggermente imbarazzato. Kagome lo guardò curiosa non capendo il perché di quello strano atteggiamento.
“Bè, ecco, volevo chiederti se allora, visto che hai deciso di venire se…”
“Se?” lo incalzò la ragazza
“Se posso farti da accompagnatore” le disse, tutto d’un fiato, guardandola negli occhi con una decisione disarmante.
Lei rimase a fissarlo alquanto sorpresa, non se lo era aspettato.
Evidentemente, si ritrovò a pensare, per quel tipo di festa era d’abitudine invitare la propria dama.
Quindi… doveva interpretare quella proposta come una specie di appuntamento ufficiale?
Quell’ipotesi la rese decisamente tesa, anche se subito dopo si diede della stupida.
Kouga era un suo caro amico, gli voleva un gran bene, che problema ci sarebbe stato se fosse andata con lui?
E poi, alla fine, ci sarebbero stati anche tutti gli altri, per cui che fosse stata accompagnata da lui o meno, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Sì, si convinse che fosse così.
“Certo, mi farebbe piacere” gli rispose ingenuamente, con un gran sorriso.
Kouga rimase qualche attimo interdetto, guardandola fisso.
“Di- dici sul serio?” le chiese, dubitando di aver sentito bene
“Ma certo! Lo sai che mi piace stare in tua compagnia!” asserì la ragazza sorridendogli ampiamente, riempiendolo di gioia.
“Oh, Kagome, non sai quanto mi hai reso felice!” sbottò lui entusiasta, abbracciandola “Vedrai, sono convinto che ci divertiremo tantissimo!” le disse, staccandosi da lei e guardandola negli occhi castani.
“Certo. Quando si terrà la festa?” gli domandò poi
“Tra una settimana, ho voluto informartene per tempo…”
“Hai fatto benissimo, ti ringrazio”
“Comunque sei sicura che non ci siano problemi? Ti devi ancora riprendere…” si assicurò il ragazzo, visto quello che era successo due giorni prima, quando era stata male per gli eccessivi allenamenti
“Non ti preoccupare, te l’ho già detto! – lo rassicurò, sorridendo per la sua continua e tenera preoccupazione – Sto già molto meglio adesso, figurati tra una settimana!”
“Mh, meglio così, ma non posso fare a meno di preoccuparmi” le disse lui, guardandola intensamente.
Kagome ne rimase colpita, non l’aveva mai guardata così… o, almeno, lei non aveva mai notato, fino a quel momento, l’intensità degli sguardi che Kouga, ogni volta che posava gli occhi su di lei, le rivolgeva.
Abbassò gli occhi, sorpresa e leggermente a disagio.
“Kagome…” la chiamò dopo un po’ lo Youko
“Sì?” gli chiese lei, cercando di apparire il più normale possibile. Ma poi incontrò le sue iridi celesti colme di serietà e una sorta di disagio, e si incuriosì.
“Cosa c’è, Kouga?” gli domandò ancora, notando che c’era qualcosa che non andava
“Ecco… ieri, ieri sono stato convocato a un vertice molto importante, nel Parlamento, a cui hanno preso parte solo alcuni dei più importanti esponenti della città…” cominciò, esitante, e Kagome aspettò pazientemente che il ragazzo continuasse, avvertendo chiaramente quanto gli fosse difficile parlare… doveva essere qualcosa di molto importante, se uno come Kouga - anche se all’inizio non l’avrebbe mai detto – solitamente così spigliato e diretto, faticava così tanto.
Lo sentì sospirare e poi volgerle uno sguardo diretto
“Bè, verrò al sodo… volevo dirti che sono stato incaricato di andare ad Arlem per una spedizione di ricognizione, mi sembrava giusto dirtelo”.
La miko rimase in silenzio, guardandolo con gli occhi sgranati.
Dopo settimane di angosciosa attesa, di un desiderio di sapere corrosivo, finalmente avrebbe potuto sapere se… se sua nonna e coloro che amava erano ancora vivi.
“Qua- quando?” balbettò, col volto basso
“Due giorni dopo il ballo. Anche per questo ti ho chiesto se avresti voluto venirci con me perché così, almeno, se mi dovesse succedere qualcosa…”
“Non dirlo nemmeno per scherzo!” lo interruppe bruscamente Kagome, abbracciandolo di getto. No, non poteva nemmeno pensare all’ipotesi che anche a lui….
Kouga rimase basito per qualche istante, poi l’abbracciò a sua volta, il sentimento che ardeva dentro di lui rinnovato di una nuova fiamma.
L’amava, era inutile, l’amava e… glielo avrebbe detto, la sera del ballo.
Poi un fruscio e un tossicchiare irritato.
I due si staccarono dall’abbraccio, guardando il nuovo arrivato.
Inuyasha.
“Spero di non aver interrotto niente…” disse, la voce tagliente e aspra. Kagome si ritrovò ad arrossire nel pensare a come li aveva trovati, mentre una sorta di angoscia la pervadeva chiedendosi cosa avesse pensato l’Hanyou, che sicuramente aveva frainteso.
“No, assolutamente niente” ribatté sbuffando scocciato l’Ookami Youkai, rimanendo però estremamente vicino alla ragazza, guardando con sguardo infuocato il mezzo- demone che non tardò a fissarlo allo stesso modo.
“Co- come mai sei qui, Inuyasha?” azzardò domandare Kagome, chiaramente a disagio per quella situazione altamente equivoca, per poi rimanere ferita dallo sguardo di ghiaccio che il ragazzo le rivolse, parlandole con voce atona e tagliente
“Miroku ieri mi aveva proposto di passare un pomeriggio di riposo e di ritrovarci qui… ma come al solito credo di essere arrivato troppo in anticipo” le rispose, calcando su quel troppo
“Ah, capisco” commentò lei, senza riuscire a dire altro “Verrà anche Sango?” gli chiese poi
“Sì” e detto ciò, l’Hanyou si voltò bruscamente e, con un agile balzo, si ritrovò seduto su un grosso ed alto ramo di un ciliegio, nascosto dal suo intreccio di rami e fiori.
“Non badare a lui” sbottò Kouga, dopo un po’, a bassa voce, rivolto a Kagome “Gli piace stare al centro dell’attenzione, ma ha trovato pane per i suoi denti” e ghignò divertito, convinto di essere il vincitore su tutta la linea.
La miko lo guardò per qualche istante, per poi volgere gli occhi alla distesa di alberi che le si parava di fronte, alla ricerca di un paio di iridi ambrate che quel giorno l’avevano guardata quasi con odio.
E questo le faceva male.
Non… non voleva che Inuyasha la odiasse.

La guardava.
Dalla posizione in cui era, gli era possibile osservare quello che accadeva sotto di lui senza essere visto.
Quale modo migliore per poterla ammirare liberamente, senza temere di essere scoperto?
La guardava.
E non poteva far a meno di leggere in quelle iridi cioccolato un’ombra di sofferenza mentre fissava gli alberi che lo circondavano.
Che ci fosse rimasta male per come l’aveva trattata?
Quel pensiero gli trasmise un senso di calore e gioia che lo avvolse.
Ma quando era arrivato, e li aveva visti lì, abbracciati, un senso di rabbia irrefrenabile l’aveva pervaso, un senso di tradimento lo aveva portato a comportarsi in quel modo.
Per quale ragione? Non se lo sapeva spiegare, sapeva solo che il modo in cui si comportava quel lupo da strapazzo gli dava sui nervi.
Cos’era tutta quella confidenza?
E perché Kagome glielo permetteva?
Che anche lei ricambiasse i sentimenti dell’Ookami Youkai?
L’Hanyou scosse violentemente la testa.
E a lui cosa gliene poteva importare se quella stupida amava quel lupastro?
Niente, assolutamente niente.
Niente….

“Oh, buon pomeriggio ragazzi!” la voce allegra di Miroku si sollevò per l’ampio giardino, e Kagome e Kouga videro il Majutsushi venire verso di loro, accompagnato da Sango e il piccolo Shippo che, nonappena vide la miko, gli corse contro.
“Kagome- chan!” esclamò il piccolo Youko, accolto dalle braccia del Cavaliere Supremo
“Ciao Shippo- chan. Sono contenta che ci siate anche voi!” disse, guardando il cugino e l’amica che le si sedette accanto, mentre Kouga si era avvicinato al ragazzo dal codino
“Io l’ho saputo solo poco fa, è passato Miroku prima dal mio appartamento chiedendomi, anzi, è meglio dire, supplicandomi di venire qui” le disse la Cacciatrice
“Ma a quanto pare devi aver fatto anche qualcos’altro, eh Miroku??” domandò sarcastico Kouga, notando le visibili cinque dita stampate sulla guancia del Mago
“Eheh, sai com’è… - ridacchio quello – Ma… Inuyasha dov’è?” chiese per cambiare quell’imbarazzante argomento
“Ecco…” cominciò Kagome che però non ebbe il tempo di terminare la frase
“Sono qui” la precedette l’Hanyou, comparendo alle spalle del Majutsushi come un fantasma
“Accidenti, Inuyasha, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Feh!” commentò semplicemente l’altro, senza degnarlo di uno sguardo, ma andandosi a sedere, senza una parola, vicino a Kagome.
Lei lo guardò basita, non se lo sarebbe mai aspettata.
“No, non lo voglio Inuyasha vicino!” sbottò Shippo, stringendosi maggiormente a Kagome
“Che vorresti dire, moccioso?!?” esclamò già innervosito il mezzo- demone con un sopracciglio inarcato
“Quello che ho detto, sei un brutto cagnaccio e io vicino non ti voglio!”
“Shippo, ma-” cercò di intervenire la miko
“Cosa sarei io?!? Vieni qui e poi ti faccio vedere cosa sono! Sii uomo e staccati da Kagome!” gli ordinò, ottenendo però in risposta le smorfie dello Youko
“No, io sono solo un cucciolo, non sono un uomo!”
“See, quando ti fa comodo, forza fatti avanti!!” insistette Inuyasha, ormai fuori di sé
“Avanti Inuyasha, è solo un bambino, non c’è bisogno di prendersela a questo modo!” cercò di calmarlo Miroku mentre gli altri guardavano la scena quasi rassegnati, ma anche divertiti.
Era sempre così.
“Sta zitto tu, Mago dei miei stivali!!!”
“Ehi, non offendiamo…” anche il Majutsushi cominciava a scaldarsi
“Non è colpa mia se sei un Mago fasullo e pure pervertito!” continuò imperterrito l’Hanyou, mentre la situazione prendeva a degenerare
“Ma senti chi parla, la peggior matricola che la storia dei Cavalieri ricordi!” si aggiunse anche Kouga che non poté resistere alla tentazione di schernire il mezzo- demone
“Come ti premetti, lupo senza cervello?!?” urlò furibondo Inuyasha, avvicinandoglisi pericolosamente
“Avanti ragazzi, cerchiamo di smetterla-”
“Sta zitto Mago impiccione!!!” esclamarono in coro gli altri due.
Miroku li fissò per qualche istante sorridendo, per poi scoppiare anche lui.
È inutile dire come procedette la cosa.
“Certo che sono proprio stupidi” commentò esasperata Sango, distogliendo lo sguardo dalla rissa che stava avvenendo
“Convengo” commentò Kagome, cullando dolcemente Shippo che dormiva tranquillamente sulle sue gambe – ignaro di quello che aveva scatenato lui stesso….
“Ah, Kagome! – esclamò poi la Cacciatrice con un gran sorriso – Hai saputo del ballo della Milizia?” le chiese con gli occhi che le brillavano
“Sì, mi spiace ma ti hanno preceduta” ridacchiò in risposta la miko, vedendo la delusione dell’amica per non aver avuto la possibilità di darle la ‘grande notizia ’.
“Bè, pazienza… ci verrai?!?”
“Sì, sì, questa volta non farò storie” le disse Kagome, alzando le mani in segno di resa
“Bravissima, sai mi hanno detto che il ballo annuale della Milizia è uno degli avvenimenti più importanti di Eldoras! Sono così eccitata!” ammise il Cavaliere con gl’occhi sognanti, facendo ridere l’altra.
“Solo che…” bisbigliò poco dopo, le iridi velate di tristezza
“Solo che?” incalzò l’altra, curiosa di conoscere il motivo di quel suo stato d’animo
“Bè, ecco, mi hanno detto che è usanza che gli uomini invitino per il ballo una dama…”
“Mmh… non hai ricevuto alcun invito? Sei preoccupata per questo? Ma manca ancora una settimana, sono sicura che avrai l’imbarazzo della scelta per quanti vorranno andarci con te!” cercò di rassicurarla Kagome, convinta comunque delle sue parole. Sango era davvero una bellissima ragazza, sicuramente molti dei Cavalieri avrebbero fatto carte false pur di averla come dama!
“Bè, veramente, ecco… ho già ricevuto dieci inviti…” ammise imbarazzata la Cacciatrice
“Dieci?!? Accidenti, Sango, non sapevo avessi così tanto successo! – scherzò la miko, dandole qualche leggera gomitata – E allora qual è il problema?” le chiese poi, non riuscendo a capire quale fosse il motivo di quella tristezza
“Bè, ecco…” balbettò l’altra, e il suo sguardo, per un breve attimo, andò a posarsi su Miroku ancora coinvolto nella rissa con gli altri due.
Ma anche se si era trattato di un istante, Kagome riuscì a cogliere quell’occhiata e sorrise, avendo intuito quale fosse il problema.
“Forse… tra coloro che ti hanno invitata non c’è colui con cui desidereresti andarci, è così?” le chiese, e non ebbe bisogno di una risposta precisa vedendo lo sguardo sorpreso di Sango e le sue guance imporporate.
“Non è da escludere che chi vorresti come tuo accompagnatore non abbia il coraggio di farsi avanti…” azzardò il Cavaliere Supremo
“Ne dubito – commentò sarcastica l’altra – Non è invece da escludere che non si faccia avanti perché ha già provveduto a trovare la sua dama…”
“Fidati – asserì Kagome, guardandola sicura – non è così”.
Per Sango non ci fu il tempo per replicare visto che i tre ragazzi, tutti pesti e malconci, si riavvicinarono a loro, tranquilli come non mai.
“Bè, che si dice mie dolci fanciulle?” il primo a parlare fu proprio Miroku che si andò a sedere vicino a Sango
“Cose da donne” rispose ridacchiando Kagome, attirando la curiosità del cugino
“Bè, scusatemi ora – disse poi, alzandosi, il Cavaliere Supremo – Vi devo lasciare, Hirador mi aspetta” e mise delicatamente, tra le braccia della Cacciatrice, il piccolo Shippo
“Vuoi che ti accompagni, Kagome?” gli chiese Kouga, avvicinandosele sotto lo sguardo irritato di Inuyasha che li guardava attentamente
“No, ti ringrazio Kouga. Ci vediamo più tardi” gli rispose sorridendogli lei, avendo notato benissimo lo sguardo dell’Hanyou
“Come vuoi…” le disse lo Youkai leggermente deluso, e il resto del gruppo la vide andar via, i lunghi capelli ebano che si muovevano accarezzati dal vento gentile.
“Anche io devo andare…” disse poi Sango, alzandosi mentre Shippo si era svegliato
“Come, di già?” piagnucolò Miroku, guardandola con occhi imploranti
“Ti avevo detto che potevo restare per poco, devo andare da Sieg”
“Uff, e va bene, ma io e il tuo Drago dobbiamo fare una bella chiacchierata!” asserì deciso il Majutsushi
“Come vuoi, se hai voglia di farti mordere…” ridacchiò la Cacciatrice, per poi salutarli e andarsene.
I tre ragazzi restarono lì, in silenzio, il sibilare impalpabile del vento l’unico rumore udibile, accompagnato dal frusciare delle foglie e dell’erba.
“Bene uomini!” sbottò poi, improvvisamente il ragazzo col codino “Questa sera si sta tra di noi, che ne dite?? E non ammetto dei rifiuti, chiaro?!?”.
Kouga e Inuyasha lo guardarono perplessi per diversi istanti, per poi alzare le spalle, sbuffando
“Mah, si può anche fare, infondo sono stato con Harliem tutt’oggi...” rifletté il mezzo- demone
“Mh, perché no, però prima devo passare da Slyfer… vi trovo alla locanda?” chiese l’Ookami Youkai
“Naturalmente! Bene allora, io e Inuyasha ci avviamo, ti aspettiamo Kouga!” esclamò allegro Miroku, circondando con un braccio le spalle dell’Hanyou
“Non metterci una vita, lupo!” commentò acido Inuyasha, ghignando
“Non confondermi con Miroku, cagnolino” ribatté aspro lo Youko mentre prendeva a camminare
“Perché devo sempre finirci di mezzo, io?” si chiese amaramente il Majutsushi, per poi allontanarsi insieme al mezzo- demone.


“Un ballo? Ancora?!?”
“Come, pensavo lo sapessi, Inuyasha!”.
Miroku e Inuyasha, dopo che avevano lasciato il giardino del Palazzo Reale, si erano recati nella locanda, e come sempre vennero accolti da Doroty che si premurò di servire loro immediatamente due boccali di birra dorata.
“Evidentemente no! – rispose stizzito – E questa volta quel è l’occasione?”
“Si tratta di una cosa diversa dal ballo organizzato per Kagome. Questo è un evento annuale, è una festa organizzata per i membri della Milizia e del resto dell’esercito, è tutta un’altra cosa, te lo garantisco!” lo informò esaltato il ragazzo
“Sarà, ma un ballo è sempre un ballo…”
“Uff, certo che sei proprio un guastafeste! Allora… ci verrai?” gli chiese Miroku, sorseggiando la sua birra
“Posso fare altrimenti?” ribatté rassegnato il mezzo- demone
“Sai già chi invitare come tua dama?” gli domandò poi l’altro
“Cosa?!? Bisogna andarci in coppia?!?” esclamò agitato Inuyasha
“Bè, non è obbligatorio, ma sarebbe meglio… oh, suvvia, che sarà mai, ci sono talmente tante fanciulle in questo Palazzo, hai solo l’imbarazzo della scelta! E sono anche convinto che non faticherai a trovarne una disposta ad accettare un tuo invito, ho sentito dire che hai un certo successo tra l’altro sesso, lo sapevi?” gli disse con la sua solita aria maliziosa, facendolo imbarazzare
“Ma che stupidaggini vai dicendo, razza di pervertito che non sei altro?!?”
“Certo che sei proprio un timidone!” lo schernì il Majutsushi facendolo innervosire ancora di più
“Finiscila se non vuoi morire! – lo minacciò l’altro – E poi mi spieghi come dovrei fare? Mica posso andare dalla prima che mi capita a tiro! A parte te e gli altri, io qua dentro non conosco praticamente nessuno! E non credo tu voglia suggerirmi di invitare Sango…” gli disse, e questa volta fu il suo turno di rivolgergli un’occhiata eloquente con un ghigno dipinto sul volto
“Ah- ah, che simpaticone – borbottò il ragazzo dal codino – Comunque… c’è sempre Kagome…” azzardò poi, già ridacchiando per il rossore che si era diffuso sulle guance dell’Hanyou
“E mi spieghi per quale assurda ragione dovrei invitare proprio lei?!?”
“Bè, mi sembra che andiate abbastanza d’accordo, ultimamente…” insinuò Miroku
“Tzè, devi aver visto male” ribatté secco Inuyasha, distogliendo lo sguardo, altezzoso, seppur ancora rosso “E poi chi ti dice che accetterebbe?” aggiunse, e il Mago sorrise a quella domanda… se quella idea lo avesse ‘schifato ’ completamente, non avrebbe mai pensato a quella eventualità.
“Mah, chissà, tentar non nuoce” rispose sorridendo l’altro, sorseggiando tranquillamente la sua birra fresca
“E chi ti dice che non sia già impegnata?” insistette il mezzo- demone, guardandolo tra il titubante e il truce
“Non credo, infondo manca ancora una settimana, vuoi che sia già impegnata?” rifletté il Cavaliere dal codino
“Sì, è così” rispose per loro una terza voce.
“Che vorresti dire, lupo?” domandò acido Inuyasha, guardando Kouga che si avvicinava al tavolo
“Quello che ho detto, che Kagome è già occupata”
“E con chi??” sbottò curioso Miroku
“Con me, mi sembra ovvio” per poco il Majutsushi non si strozzò con la birra che stava bevendo, guardando l’Ookami Youkai con tanto d’occhi come Inuyasha, del resto
“Come fai ad esserne così sicuro?” gli domandò quasi ringhiando, poi, il mezzo- demone.
“Perché gliel’ho chiesto questo pomeriggio ed ha accettato” lo informò con un ghigno da vincitore dipinto sul volto il Demone, mentre, per quanto possibile, la sorpresa di Miroku era aumentata ancora.
L’Hanyou rimase in silenzio, mentre un moto di rabbia era sul punto di fargli perdere il controllo, e la voglia di riempire di pugni quello sbruffone lo accecava.
Ma si impose l’autocontrollo.
Perché reagiva a quel modo? Che gliene importava se quella stupida di Kagome decideva di andare ad uno stupido ballo, con uno stupidissimo accompagnatore?
Niente, appunto. Niente di niente.
Lui non aveva bisogno di nessuna dama, tanto meno di quella ragazzina.
“Che c’è, Inuyasha, non ti avrò per caso rubato il campo?” gli domandò sprezzante il Demone
“No, affatto, non mi sono mai piaciute le bambine, e stavo solo pensando che farete un figurone insieme, per quanto stiano bene un lupo senza cervello e una ragazzina viziata” gli rispose acido, sorridendo maligno
“Come diav-” Kouga era già sul punto di farlo a pezzi se non fosse stato per l’intervento di Miroku, che questa volta non ammetteva discussioni
“Adesso vedete di smetterla. Sembrate dei bambini” li riprese, severo
“Feh!” sbottò l’Hanyou, voltando lo sguardo
“Hai ragione Miroku, non ne vale la pena” commentò aspro lo Youko, guardando gelidamente il mezzo- demone.
Fortunatamente il resto della serata passò tranquillamente, e stranamente, per quella volta, si riuscì ad evitare la rissa, la quale avveniva puntualmente ogni qual volta che quei tre si trovassero assieme.
Ma Miroku sapeva essere un buon diplomatico, e il sidro di more di Doroty, insieme alla sua gentilezza, erano dei rimedi efficaci per qualunque tipo di tensione.
Per cui, quella sera, Eldoras poté addormentarsi con tranquillità, mentre col definitivo calare del sole dietro le Montagne della Luna, le stelle prendevano ad illuminare giocose la distesa pece, screziata d’argento, e le luci dei lampioni e delle torce sparse per la città creavano una distesa ordinata di lucciole che vegliavano sul sonno degli abitanti.
Un altro giorno era giunto al termine.

FINE 24° CAPITOLO.

Mhuahahahahahah!!! Sono o non sono un genio della suspance?!? … No? Vabbè! XD Comunque ecco finalmente svelato – in un certo senso! XD – il mistero del fantomatico personaggio X che aveva sollevato mille e più domande e mille e più ipotesi su chi si potesse trattare. Ma anche se vi ho rivelato il nome, ci avete capito qualcosa? No? Bene, ottimo direi! XD Non credo che ci sia nessuno in grado di immaginare quello che ha elaborato la mia mente uhuhuhuh! E se c’è questo qualcuno, lo prego di farsi avanti e di venire da me, che provvederò a chiuderlo sotto chiave! XD Well, grazie a questo capitolo si arriverà a raggiungere la quota di 200 commenti!!! *________* Non avete idea di quanto sia commossa Q_____Q Bene, non sapendo cos’altro dire – se non delle gran scemenze, ma è meglio evitare, per questa volta XD – lascio la parola a voi, sono curiosa di vedere le vostre reazioni! Auguro a tutti una buona settimana, sinceramente non so a quando sarà la prossima volta visto che questo è davvero un periodaccio, ho un sacco di verifiche e interrogazioni, devo cominciare a ripassare tutto il programma di un anno e preparare la tesina… @___@ Aiuto! Per cui non so a quando darvi il prossimo appuntamento, ma cercherò al più presto di fare ritorno col 25° capitolo! Ciao a tutti cari lettori, baci ka_chan ^_________^

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: ka_chan87