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Autore: niKwolstenholme    17/09/2011    2 recensioni
Intrappolato nella sua stessa mente Clyde non può far altro che aspettare la fine di tutto.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le fiamme stavano divorando l'edificio davanti a lui e tutte le persone che si trovavano al suo interno.
Il presente era il fumo in gola e un riflesso rosso negli occhi neri come la pece.
Un tempo gli occhi erano stati celesti, prima di diventare scuri a causa della degenerazione della sua anima.
Dal candore della purezza, all'oscurità della depravazione.

Adesso l'ultimo gesto era stato compiuto. Un' ultima malvagità prima della fine.

La possessione aveva solo lati affascinanti, sentirsi preso, trascinato nell'oblio, era una sensazione inpagabile, inimitabile.
L'unico modo per sentirsi vivo ormai.
Lasciare che le tenebre si impadronissero della sua mente e guardare attraverso le finestre dei suoi occhi, le sue mani perpetuare omicidi e violenze, era molto eccitante.
L'odore del sangue e del sudore che gli bruciava continuamente nella gola e nel naso, lo assuefacieva. Era il sapore della distruzione e della disperazione delle sue vittime.
Non era lui a commetere la violenza, lui era lo spettatore che in prima fila applaude il suo personaggio preferito.
Il personaggio in questione era il suo corpo, mosso da un Regista sapiente, che conosceva alla perfezione i metodi per tentarlo, manovrarlo, e asservirlo al male.
Il Regista aveva avuto occhio a scovare l'attore giusto, per interpretare e mettere in scena il suo spettacolo.
Una pagina bianca dove poter appuntare ogni indicazione e ogni direttiva, nei minimi particolari e dettagli.

Nel cervello e nella mente di Clyde aveva visto quello che nessuno poteva vedere.
L'incendio che aveva distrutto la città che era stata la sua mente, aveva lasciato cenere sulle fondamenta di pensieri, che un tempo andavano a formare la sua visione del mondo.
Sulle basi di quelle ideologie, di quelle fantasie e speranze distrutte, il Regista era riuscito ad erigere un imponente fortezza nera, dentro la quale Clyde non era ammesso.
 
Clyde era il superstite di quel incendio devastante. Un bambino orami cresciuto, la cui volontà era stata rotta sul nascere, le cui speranze non avevano avuto il tempo di germogliare.
A contatto con la fortezza edificata mattone dopo mattone, davanti ai suoi occhi inermi, una parte di Clyde aveva finito per amare il Regista e il suo piano.
Il regista d'altro canto era stato furbo a venire incontro ai bisogni del piccolo Clyde che rinasceva.
Gli aveva fornito una finestra con cui guardare il mondo, e ricordarsi della sua bellezza.
Quella finestra tuttavia, ben presto si trasformò in una prigione nella quale all'ultimo brandello della personalità di Clyde, veniva fatto ingoiare a forza il vino della malvagità.
Il Regista aveva preso il controllo in poco tempo, e per lui non era stato difficile zittire la voce del piccolo Clyde, inondandolo con pensieri non suoi.

Adesso il Clyde cresciuto con la voce del Regista, aveva costruito un impero completamente diverso da quello dei sui predecessori.
La sua volontà era stata piegata è ridotta al silenzio.
Ora lui viveva in funzione della malvagità che permeava e saturava quella landa disperata, che era diventata la sua mente.
Non aveva alcuna influenza sul corpo e i suoi movimenti, quello ormai era il corpo del Regista, che dall'alto della sua torre, controllava che le cose andessero per il verso giusto, nel mondo di fuori.
Sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe abbandonato la mente di Clyde, e quel giorno avrebe segnato la fine di tutto.

Clyde era seduto su un tronco bruciato, non troppo lontano dalla sua casa. Era stufo di guardare la finestra, le fiamme non gli interessavano più. Il Clyde prigioniero del regista invece voleva rimanere a fissare l'incendio fino alla sua estinzione.
Il regista era davvero un essere autocompiacente, pensava, mentre si guardava intorno.

Si ormai esistevano due Clyde, nel corpo della stessa persona. Quello che portava dentro di se i ricordi perduti della vecchia città, e quello che era stato completamente sedotto dal Regista e che, separatosi da lui, aveva costruito la sua dimora di fianco l'oscura torre per espletare le mansioni dettate dal sapiente dittatore.
Il nuovo Clyde, malvagio aveva perso la fiducia nella vecchia città, ed era stato sedotto dalla malvagità che si respirava in quelle terre. Lui aveva visto il piano del regista, e ne era rimasto affascinato al punto di donargli la sua esistenza.

Il paesaggio che veniva propinato agli occhi del Clyde disilluso, non era molto incoraggiante.
Dal resto bruciato del tronco dov'era seduto, poteva osservare tutta la devastazione che l'avvento del Regista prima, e del Clyde malvagio dopo, avevano portato in quella che un tempo era una mente equilibrata, felice.
Dal devastante incendio, il Regista si era prodigato a lasciare quel luogo un posto lugubre, dove nessuna speranza potesse germogliare. In quello scenario aveva esteso il suo dominio, e adesso, insieme al Clyde malvagio governava incontrastato sulla mente del corpo che gestiva.
Qualunque accenno di rimorso o di colpa che provasse ad apparire, veniva subito soprafatto dal potere del Male.
Clyde, un tempo che sembrava molto lontano, aveva provato a contrastare quell'aura perfida e putrida, ma senza effetto. Ormai nessuno lo vedeva più come una minaccia, era diventato un profugo, un esule nel suo stesso mondo. L'unica cosa che poteva fare era guardare dalle vecchie finestre create per lui dal Regista, e aspettare l'inevitabile crollo del mondo.
Nulla era più nelle sue mani.
Da quando Samantha era morta, la sua città era stata distrutta da un incendio.
La sua mente era stata azzerata. Clyde non aveva avuto il tempo di ricostruirla, perchè il Regista aveva già preso il controllo su di lui, e su tutto il resto, e lui era solo un bambino

Seduto sul quel tronco, Clyde pianse.
Pianse per tutto quello che aveva e che adesso era sparito.
Pianse per Samantha, così giovane e bella.
Pianse per quello che aveva davanti: una landa sterile, grigia sormontata da nubi nere, nella quale incombevano due torri altrettanto scure, simbolo della tirannia che dominava quel posto.
Vide le sue lacrime cadere sul suolo arido. Nulla sarebbe più cresciuto lì. Non un pensiero, non una speranza che non fosse infettata dal seme malvagio del Regista.
Sconsolato tornò nella sua casa.
Prese, da quella che a stento si poteva definire cucina, un bicchiere di acqua grigia e sporca, e si sedette davanti alla finestra, che si apriva a parete nell'altra stanza.
Il mondo al di fuori di quella finestra era così bello, così colarato. C'era un fluire di idee, di pensieri, di processi.
Provò invidia per le persone che i suoi occhi vedevano.
Si lasciò sprofondare su una poltrona vecchia e sgualcita, e osservò il mondo esterno, con gli occhi del suo corpo, soggiogati dalla malvagità.
Il Regista era il male, e aveva un piano. Il piano era quasi giunto a compimento. Quelle fiamme ne erano la prova.
Erano tragicamente simili alle fiamme del dolore che tempo fa, avevano raso al suolo la sua mente.
Forse il Regista stesso aveva causato tutto, la morte di Sam, e l'incendio che gli aveva spronato la strada.
Da quelle finestre in effetti, Clyde aveva visto molti incendi. Fiamme malvagie, perfide insaziabili che distruggevano tutto senza pietà.
Si chiese a cosa pensasse l'altro se stesso mentre guardava quelle immagini.
Non percepiva l'orrore di quelle azioni?
Quando il loro corpo camminava per strada non si accorgeva della bellezza del mondo esterno, della bellezza delle sue immagini? Le vedeva solamente come strumento per il compiere il male?
Cosa importava ormai? Non c'era più speranza tanto.
Bevve un sorso d'acqua torbida, gli bruciò in gola.
Afflitto da tutto quel tetro mondo e dalla sua solitaria e triste prigionia, si limitò a fissare la finestra.
Non doveva mancare molto.
Tutto stava giungendo alla conclusione.
Non aveva la volontà necessaria ad opporsi al Regista.
Il male avrebbe trionfato.
Magari alla fine avrebbe trovato un pò di pace.


NDA
L'idea non mi dispiaceva affatto ma ovviamente il modo con cui è uscita fuori è molto deludente. Se sei arrivato a leggere fin qui complimenti, mi scuso per lo schifo che ti ho propinato.
  
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