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Autore: Fabi_    17/09/2011    6 recensioni
Quando varcai la soglia della loro camera, rimasi sorpreso nel vedere quanti fiori ci fossero attorno a mia madre. La sorpresa fu ancora più grande quando vidi lei: Luna era intenta a infilare uno strano ciondolo in una collana.
“Luna. Ciao!”
“Oh, Neville, hai fatto crescere la barba.”

Ho sempre amato questa coppia, la storia è ambientata al San Mungo, nella stanza dei genitori di Neville.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nick Autore (efp e forum): Fabi_ (Fabi_Fabi)
Titolo: Le tue parole
Pairing scelto: Neville/Luna
Genere: romantico
Rating:  verde

Questa storia ha partecipato al contsta Ciak, si gira, indetto da Tefnut, e si è classificata terza.

La frase in corsivo, con l'asterisco, è tratta da 'il signore degli anelli'.

Buona lettura.

Fabi


Le tue parole


Avevo capito che i miei genitori sarebbero rimasti in quello stato finché fossero vissuti, ma li consideravo come una parte statica della mia vita: loro erano lì, e lì sarebbero restati a tempo indeterminato.

Quel posto non mi era mai piaciuto: l’odore di disinfettante e quella luce troppo bianca mi mettevano a disagio. Le pareti erano dipinte di un verde chiaro, molto tenue, che avrebbe in teoria dovuto calmare i pazienti. Pensai con tristezza che i miei non avrebbero avuto bisogno di essere sedati persino dalle pareti, dal momento che erano quasi sempre troppo tranquilli.

Quando varcai la soglia della loro camera, rimasi sorpreso nel vedere quanti fiori ci fossero attorno a mia madre. La sorpresa fu ancora più grande quando vidi lei: Luna era intenta a infilare uno strano ciondolo in una collana.

“Luna. Ciao!”

“Oh, Neville, hai fatto crescere la barba.”

Una semplice constatazione: non aveva salutato a parole, l’aveva fatto con lo sguardo. Luna aveva sempre lo stesso sorriso sereno, quello che faceva risplendere il suo viso in modo dolce e naturale.

“Sì,” risposi. “Tu hai i capelli più lunghi.” Mi sentivo impacciato a parlare con lei. Dopo tutto quel tempo, era riuscita a farmi restare senza parole.

“Non tanto in effetti.” Con naturalezza, lei mi abbracciò, vedendomi imbarazzato, puntualizzò: “È così che si salutano due amici che si vogliono bene, così mi diceva sempre la mia mamma.”

Mi sentivo un po’ perso, ogni volta che la guardavo negli occhi, avevo la certezza che i miei sogni in quei due anni non le avessero reso giustizia: il suo sguardo era così limpido e il suo viso era disteso e sereno. Il sorriso mostrava tutto il suo candore, che ancora non era andato perso.

Luna era rimasta la stessa di un tempo, almeno a prima vista.

“Sembri molto cresciuto,” annuì e mi accarezzò i capelli.

Avevamo passato mesi a scriverci. Durante il lungo periodo di tempo che avevo impiegato coi miei viaggi di studio io e lei non avevamo potuto vederci, ma la sua presenza si era radicata in me: era diventata un punto fermo.

Le parlavo dei miei genitori e di come appena possibile cercassi di raggiungerli al San Mungo. Le raccontavo delle mie ricerche di Erbologia e di quanto trovassi interessante lo studio che stavamo facendo io e il professor Hogs.

Mi salutò con quel sorriso che tanto mi era mancato in quei due anni. 

“Sto facendo una collana a tua madre, mi ha dato questa e ho pensato che il colore le piacesse.” La carta delle Bolle Bollenti era appoggiata con cura di fianco a lei, Luna pareva molto più vicina ai miei genitori di me. “Spero che ti faccia piacere che io sia qui. Sono venuta spesso in questo periodo, mi ha mandata tua nonna la prima volta, ha detto che le faceva piacere che qualcuno parlasse con loro, visto che tu eri lontano.”

Mi faceva piacere, e molto anche. Mi chiedevo solo perché in tutte le lettere che ci eravamo mandati, lei non avesse fatto riferimento a queste sue visite.

“Mi ha detto tua nonna di non dirti niente. Ha detto che ti saresti arrabbiato con lei. Non dovresti.” In effetti aveva ragione: avrei fatto il possibile per convincerla a non andare in ospedale, a non vedere i miei, ma forse era la cosa giusta.

Luna mise la collana a mia madre, la quale si osservò nello specchio che la mia amica aveva fatto apparire nella stanza.

Non parlavo volentieri dei miei genitori, ma sapevo che Luna non era come gli altri: “Io lo so che l’hai fatto perché volevi. Non perché ti fanno pena.” Lo dissi con un filo di voce, ero davvero grato a lei, proprio perché vedevo che mia madre e mio padre sembravano sereni.

“No, io mi trovo bene con loro.” Luna riusciva a vedere nei gesti inconsulti e negli occhi spesso spenti di mia madre molto più a fondo di me. Sapevo che se c’era qualcuno in grado di capire i miei genitori, era lei.

“Ciao mamma. Sei contenta di aver conosciuto la mia amica Luna?”

Alzò lo sguardo e mi prese la mano. Sembrava triste.

“Che cosa pensa secondo te?” Le chiesi.

“Pensa che ti vorrebbe dire molte cose, ma che non può: devi sentire il suo cuore.”

“Tu lo senti?”

“Non è così facile,” Luna prese il numero del Cavillo che aveva portato con sé e lo mostrò a mia madre, che subito sorrise: "Tu provaci, io leggo questo a tuo padre, a lui piace molto.”

In quel momento, mentre entrambi la guardavamo saltellare verso il letto di mio padre, sentii chiaro quello che pensava mia madre: voglio bene a Luna.

Era la stessa cosa che pensavo io: “Sai mamma, io credo che inviterò Luna a cena, stasera.”

Lei strinse la mia mano e rise. Solo per un attimo la vidi felice. Mi sembrò di nuovo che in lei ci fosse un briciolo di ragione che le aveva permesso di farmi sapere che facevo bene, perché Luna era la persona che mi avrebbe potuto accompagnare per il resto della mia vita.

Ricordai la frase che avevo letto molto tempo prima in una delle lettere che mio padre le aveva scritto: “Preferirei dividere una sola vita con te che vivere tutte le ere del tempo.*” Lo dissi ad alta voce. Luna mi scrutò per un attimo e io sostenni il suo sguardo.

Lei sorrise: “Questa frase non è da te, Neville, non è tua.”

Era vero, cercai di spiegarle perché l’avevo detto: “Ho cercato tra le cose dei miei prima di partire. Ho trovato un biglietto che mia madre aveva scritto a mio padre. Diceva così.” Mi sentivo sciocco e impacciato, stranamente però la presenza dei miei genitori mi stava dando coraggio.

Lei attese un attimo prima di parlare di nuovo: “Sono belle parole. Venivano dal cuore. Ma dal suo, io voglio sentire le tue parole.”

Attesi un attimo e sospirai, poi la guardai negli occhi, e lì trovai di nuovo il coraggio, anche grazie alla stretta di mia madre, che pareva infondermi un senso di pace e di dolcezza: “Luna, voglio che tu mi parli di Gorgosprizzi e di creature fantastiche ogni giorno da adesso. Mi sei mancata. Tu eri la mia migliore amica, ora ho capito che per me sei più di questo.”

Lei rimase a guardarmi sorridente: "Mi sei mancato. Più di tutti gli altri."

 

 

FINE

 


Le tue parole di Fabi_ 

Grammatica/punteggiatura: 9,8/10 
Forma/stile: 10/10 
Caratterizzazione personaggi: 10/10 
Originalità: 10/10 
Utilizzo frase: 10/10 
Gradimento personale: 9,5/10 
Totale: 59,3/60 

Questa storia mi ha toccata molto, voglio essere sincera. La cosa che mi ha colpita di più è la caratterizzazione dei personaggi. Neville è perfetto: all’apparenza, lui non è difficile da caratterizzare, ma non è così, perché è un personaggio pieno di risvolti e sempre in grado di sorprenderti. Tu ci sei riuscita, e la narrazione in prima persona mi ha trasportata direttamente dentro al tuo racconto. Luna mi ha spiazzata ancora di più: se Neville non è facile da caratterizzare, Luna è pressochè impossibile! Tuttavia, la tua è perfetta nella sua volontà di aiutare gli altri in maniera così disinteressata, nel suo guardare i genitori di Neville con uno sguardo speciale e gratuito. C’è una frase che è proprio sua, one hundred percent Lovegood: “Sono belle parole. Venivano dal cuore. Ma dal suo, io voglio sentire le tue parole.” 
Questa mi ha lasciata senza parole, anche perché è addirittura la frase che ti ha permesso di inserire la citazione senza farla assolutamente risultare fuori luogo. Infatti, l’utilizzo della frase è perfetto e originalissimo allo stesso tempo. 
Come puoi vedere, anche il punteggio in originalità è piuttosto alto. Sì, perché a parte il fatto che è un parametro che inizio a detestare dal momento che mi sembra gli si dia un’importanza eccessiva, questa storia lo è. Contiene spunti tutti tuoi, è particolare, mi piace. 
I due piccoli decimali sottratti alla grammatica riguardano un “Le chiesi” con la lettera maiuscola dopo la chiusura delle virgolette e una virgola al posto dei due punti in “ma non può, devi sentire il suo cuore”. Per il resto è tutto più che perfetto. 
Anche la forma e lo stile sono insindacabili, assolutamente. Come ho scritto più in alto, anche grazie all’utilizzo della prima persona (scelta stilistica tutta tua) mi hai trascinata dentro al racconto. 
Bravissima! 

   
 
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