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Autore: foreternityblue_    17/09/2011    10 recensioni
Blaine Anderson divenne l’enigma sociale del McKinley High fin dal momento in cui pose piede nei corridoi durante il suo anno da matricola. Tutti quanti lo amavano e lo adoravano. Era così energetico e sgargiante. Fino ad un incidente a metà del secondo anno, che nessuno si sarebbe potuto mai immaginare.
Kurt Hummel era il tipico ragazzo gay preso di mira da tutti i bulli della scuola, il quale aveva sempre nutrito un certo interesse in quel mistero ambulante che si chiamava Blaine Anderson.
Forse, solo forse, a causa di un progetto scolastico, riuscirà ad arrivare alla risoluzione del mistero grazie al suo diretto contributo...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez
Note: AU, OOC, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Note: questo capitolo non doveva andare nel modo in cui invece va, ma è come se si fosse scritto da solo nella mia mente oggi a scuola e mi è piaciuta l’idea... non completamente, non vi mentirò. Penso che il capitolo bi piacerà comunque. Non ne sono completamente certa...be’, vediamo cosa ne pensate/cosa dite voi ragazzi, vi va?
 
Nota della traduttrice:ho visto che non avevo mai messo le note dell’autrice, mi sembrava carino iniziare.
 
Sono ancora così eccitata di aver incontra alcuni di voi venerdì per il film del concerto. “Sì, Darren SPOGLIATI!!!!”
 Hai visto Cecilia? Ho aggiornato xP
 
Siccome è un capitolo molto lungo, e come vi ho già detto (fortunatamente o sfortunatamente) non ho avuto molto tempo da dedicargli, quindi ecco qui la prima metà =)
 
Spero vi piaccia. Scusatemi per gli errori.
Ci leggiamo alla fine per i commenti

 
 
Quando Kurt rinvenne riaprì gli occhi con molta più cautela, dato che l’ultima volta che l’aveva fatto era stato piuttosto doloroso perché le luci dell’ospedale erano accecanti come le fiamme dell’inferno... ma questa volta, le luci erano spente e le tende della finestra erano chiuse.
Voltò lentamente la testa di lato facendo una smorfia a causa del pulsante dolore che lo attanagliava. Guardò l’orologio sopra il tavolo. Era l’unica luce all’interno della stanza e, dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco lo sguardo, la sua mente registrò i numeri rossi sull’orologio.
 
2:57
 
Probabilmente era mattino presto (o notte fonda?) stando alla mancanza di luce dietro le tende.
 
Kurt riportò lentamente la testa alla sua posizione iniziale e si mise a fissare il soffitto per qualche momento, cercando di non fare caso all’incessante rumore che proveniva dalla macchina che stava registrando le pulsazioni del suo cuore... non era di alcun aiuto al suo mal di testa, affatto. Anzi, peggiorava la situazione.
 
Avvertì come uno spasmo all’orecchio quando sentì la porta che si apriva. Guardò nella direzione del suono e sbatté le palpebre un paio di volte le palpebre a causa dell’improvviso fascio di luce che entrò nella stanza. “Ci’o?” domandò Kurt, piuttosto sorpreso di quanto fosse roca la sua voce. Era rimasto incosciente per Dio solo sa quanto tempo... a quel punto l’unica cosa che gli interessava era sapere per quanto tempo era svenuto/aveva dormito/era stato in coma o altro.
 
“Kurt?” era una voce femminile, Kurt era piuttosto sicuro che si trattasse di Carole. L’interruttore della luce venne premuto e la luce gli inondò la vista, costringendolo a chiudere gli occhi per un po’ prima che si accorgesse che c’era qualcuno accanto al suo letto. Cercò di girare la testa di nuovo, ma lo trovò troppo doloroso, quindi decise di guardare l’altra con la coda dell’occhio – si, era Carole, aveva un’espressione sollevata, sembrava che avesse pianto...
 
Kurt venne colpito da un senso di colpevolezza.
 
“Oh, grazie a Dio!” disse lei dolcemente, la sua voce vacillava, “Sei sveglio e – senti dolore, dolcezza?”
 
“S-solo un po’.” Rispose Kurt, mentendole un pochino (forse un po’ più che un pochino), facendo un’altra smorfia quando cercò di muoversi. Le mani gentili e materne di Carole lo trattennero, come per dirgli silenziosamente di non muoversi, “Da quanto sei qui? Per quanto tempo sono stato incosciente? Perché sei ancora qui?” Di norma Kurt non poneva così tante domande, ma era piuttosto confuso.
 
Carole gli diede un gentile colpetto sulla mano – guardando verso il suo corpo, per quanto riuscisse, Kurt poteva vedere chiaramente che uno dei suoi polsi era ingessato. Come cazzo aveva fatto a rompersi il polso? – aveva un’espressione calma, “Sono qui da quasi cinque ore – sono andata a casa un attimo per darmi una rinfrescata. Sei stato incosciente per circa due giorni. Sono qui per badare a te, naturalmente.”
 
“Due giorni,” ripeté Kurt colpito, “sono rimasto incosciente...per due giorni...”, lei annuì solennemente, “...be’...è a dir poco...fantastico.”
 
“So che è uno shock per te, Kurt.” disse Carole sospirando, “E’ stato uno shock un po’ per tutti. Quando ci hanno chiamati per dirci cosa fosse successo... tuo padre era così arrabbiato e penso che Finn e i tuoi amici abbiano quasi picchiato Karofsky, se quello che ci ha detto il preside è la verità. Anche il tuo amico, Blaine, era devastato, anche se non ha detto una sola parola...”
 
Kurt sentì una sensazione di panico cominciare a sopraffarlo, “Aspetta, siete stati tutti in pensiero per me per tutto questo tempo?”
 
La matrigna sembrava quasi confusa, lo fissò, “Certo che lo eravamo caro. Sei una parte importante delle nostre vite. Perché non avremmo dovuto esserlo?”
 
Kurt prese un respiro profondo – o, perlomeno, ci provò. La sua gabbia toracica gli faceva davvero male – prima di richiudere gli occhi e girare leggermente la testa per allontanarsi dallo sguardo di Carole. “Non importa,” bisbigliò lui dolcemente. Un’altra ondata di dolore lo colpì. Si morse il labbro per non far uscire alcun suono dalla sua bocca. “P-penso che dormirò ancora un po’.” Balbettò stiracchiandosi un po’ – pessima idea.
 
Un profondo brivido gli uscì dai polmoni e dal suo corpo stanco. Carole concordò che fosse la scelta migliore. Si alzò e spense le luci. Kurt si addormentò quasi automaticamente.
 
 
 

 
 
Qualche giorno, e parecchie visite, dopo, Kurt si sentiva orribilmente consumato e ancora pieno di dolori. L’unico momento in cui lo imbottivano di analgesici per fare in modo che niente gli facesse male era prima di andare a dormire. Se gliene avessero dati di più sarebbe stato pericoloso perché era troppo piccolo o nonsoché. In tutta onestà, Kurt non aveva ascoltato moltissimo quello che gli dicevano i medici, era davvero difficile concentrarsi. Aveva capito cosa stesse andando male suo corpo grazie a Carole.
 
A quanto pare, si era rotto due costole (forse tre), si era procurato una micro-frattura al cranio, un’emorragia in testa, per quanto riguardava la fuoriuscita esterna se n’era accorto dal sangue che gli era colato davanti agli occhi prima di svenire, un polso rotto perché qualche idiota ci aveva camminato sopra e ferite in abbondanza. In tutta questa storia, Kurt si stupì che non gli avessero rotto anche la schiena.
 
Non gli fu permesso di uscire dall’ospedale per la settimana seguente, o forse anche di più. Quando lo dimisero, comunque, avrebbe dovuto rimanere a letto per un po’ (di sicuro sarebbe stato tenuto sotto controllo molto di più da suo padre e Carole che dai dottori). Non avevano detto quanto tempo avrebbe dovuto passare a letto, ma sarebbe rimasto prigioniero della propria casa per molto tempo. Il che era... fantastico. Davvero, fantastico.
 
La cosa che lo disturbava di più era che tutti si preoccupavano così tanto di per lui. Certo, apprezzava la loro dolcezza e la loro disponibilità ad aiutarlo in tutto, ma era davvero fastidioso qualche volta. Avere così tante persone che si occupavano di lui... andava contro la sua natura di “persona minimamente bisognosa di aiuto”. Si, gli era grato dell’aiuto, ma non ne era esattamente felice.
 
Quando Mercedes gli fece visita gli illuminò una giornata piuttosto grigia, ma poteva vedere chiaramente che aveva pianto, il che preoccupava Kurt. Non disse niente a riguardo, naturalmente, ma era davvero preoccupato.
 
“Come stai oggi?” gli chiese lei con voce tremante. Si sedette acanto a Kurt e appoggiò le mani sul letto – non troppo vicine a lui. Solo, sul letto.
 
Kurt sospirò, si voltò verso di lei con meno difficoltà rispetto ai giorni precedenti, “Piuttosto bene.” rispose lui cercando di girare il corpo, ma fallendo clamorosamente. “Ancora dolorante, naturalmente,” mentre lo diceva alzò gli occhi al soffitto, “E totalmente annoiato. Gli ospedali sono così noiosi e insulsi, ‘Cedes. Sento che sto perdendo sempre più la ragione. Ogni giorno che passa.” Lo disse con un tono talmente melodrammatico che era chiaro che non era stato completamente serio.
 
Mercedes si lasciò sfuggire un sorriso e una piccola risata, ma si vedeva che erano entrambi forzati. “Mi dispiace, Boo. Vorrei davvero aiutarti ma purtroppo non posso rapirti. Hai bisogno di guarire.” gli diede un leggero colpetto al braccio, gli sembrava di essere stato colpito da una piuma.
 
Kurt sospirò di nuovo, ma sempre con un sorriso in viso. “Come vanno le cose al McKinley senza di me?” domandò lui per cambiare l’oggetto del discorso, e, in tutta onestà, voleva davvero sapere cosa stesse accadendo. La sua migliore amica era la più grande esperta di pettegolezzi della scuola, dunque era la persona più adatta a cui chiedere una cosa simile.
 
Mercedes sbatté le palpebre un paio di volte e, quando spostò la sedia per avvicinarsi al letto, le si diffuse un sorriso rivelatore sul volto (ma continuava a ricordarsi di non toccare troppo Kurt). “La pazzia più assoluta.” Mormorò lei, ovviamente un po’ eccitata, “Finn vuole tornare con Quinn e si dice in giro che La Regina delle Api abbia tradito Sam con Finn.” Kurt roteò gli occhi. Ma certo, non poteva mancare quel tipo di dramma. Ma... Finn e Quinn? Santo cielo. Povero Sam. Povera Rachel.
 
“E, dei giocatori di football che ti hanno attaccato, ne sono stati sospesi solo tre,” Kurt si incazzò leggermente. Sospesi? Solo tre di loro? Mi scusi? “Karofsky e Chandler sono scappati prima che qualcuno potesse vederli in faccia – Azimio, Allen e Ian erano  incazzattissimi – e naturalmente non c’erano telecamere che puntassero in quella direzione,” più che ovvio, “Quindi nessuno può provare che ci fossero anche loro due. Be’, a dirla tutta, Blaine ha detto a Figgins che c’erano anche loro, che li aveva visti, ma, non ci sono prove tangibili...”
 
“Maledetto Karofsky,” brontolò Kurt sottovoce prima di prendere un respiro profondo (faceva male, ma almeno non tanto quanto le volte precedenti) per darsi una calmata. “Quindi...Blaine ha cercato di farli incolpare?”
 
La sua migliore amica annuì, la sua espressione divenne improvvisamente troppo seria,”Sì. A quanto pare si è anche avvicinato a Karofsky – e ha parlato. Un tipo che ha accidentalmente assistito al dibattito in un’aula, ha detto che Blaine era incazzato nero, era pronto a picchiare Karofsky, ma l’ha soltanto spinto contro un armadio... non riesco proprio ad immaginarmelo, Blaine è così piccolo. Siccome la situazione si stava surriscaldando, il ragazzo che stava assistendo alla discussione se l’è data a gambe levate per paura di finirvi in mezzo. Ha solamente detto che, prima che si chiudesse la porta dell’aula, c’è stato un momento di silenzio e poi un altro suono di un corpo che veniva spinto contro l’armadio. Non so cosa sia successo, nessuno lo sa, ne sono piuttosto sicura,...”
 
“Blaine si è fatto male?” fu tutto quello che uscì dalle labbra di Kurt.
 
Mercedes lo guardò in modo strano, come se lo stesse scrutando, prima di scuotere la testa, “A parte qualche livido, sembra stia bene. Ma ha saltato la scuola per un giorno o due dopo lì incidente, quindi, non so...”
 
Kurt spostò lo sguardo da Mercedes e si mise a fissare la parete di fronte a lui. Blaine non saltava mai la scuola, mai. Doveva essere successo qualcosa perché Blaine saltasse un giorno, forse anche due,...ma cosa? Kurt non lo sapeva. Non ne aveva la minima idea, e la cosa lo preoccupava decisamente.
 
“Kurt...” si voltò nuovamente verso la sua amica che lo fissava con un’aria strana, di nuovo, “...ti ho detto tutte queste cose...e tutto quello che ti interessa è se Blaine sta bene?” Kurt sbatté le palpebre e tornò a fissare il muro, sapeva dove voleva andare a parare Mercedes, “Baby... un paio di mesi fa, la prima cosa che avresti fatto sarebbe stata dare di matto contro quegli omofobi...cos’è successo?”
 
Non la guardò. Continuò a guardare il muro per qualche momento, “Non è successo niente, ‘Cedes. Sono sempre io. Non è cambiato niente.” Fu tutto quello che le disse e Mercedes capì che era il caso di cambiare argomento.
 
Lui non credeva che fosse cambiato qualcosa. Era ancora Kurt Elizabeth Hummel, era ancora gay, odiava ancora la sua città natale a causa della mentalità delle persone che la abitano e voleva sempre diventare una stella di Broadway...
 
Niente era cambiato. Si era fatto solamente un nuovo amico.
 
Niente era cambiato.
 
 
 
 
 



*gioco di parole Miss. Queen Bee
 
Allora? Qualche idea su quello che è successo?
Alla prossima.
Dorica.


p.s. vi chiedo scusa se non sono ancora riuscita a rispondere alle recensioni.
vi prometto che lo farò =)
   
 
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