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Autore: Mushroom    17/09/2011    6 recensioni
"È quel sorriso. È la scintilla nel suo sguardo, allegra, sincera. È il dolore, attaccato a lui come una patina resistente; è il dolore, che nonostante tutto – benché vi si conviva, benché lo si accetti – gli appartiene come uno spettro perlaceo."
Prima Classificata al "Glee Song Contest - One week Version" + Premio caratterizzazione
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Autore (inserite il nick che volete sul Banner): Mushroom

Titolo: 
Canzone scelta: Hello 
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Avvertimento: Generale, Introspettivo, romantico
Rating: Verde
Introduzione: "È quel sorriso. È la scintilla nel suo sguardo, allegra, sincera. È il dolore, attaccato a lui come una patina resistente; è il dolore, che nonostante tutto – benché vi si conviva, benché lo si accetti – gli appartiene come uno spettro perlaceo. "
Eventuali NdA: Probabilmente non è la cosa più originale che abbia mai scritto, né quella più elaborata, eppure è ciò che mi ha sempre suscitato questa canzone: familiarità. Un contesto comune, di tutti i giorni, piccoli gesti e sguardi. Purtroppo, dopo aver perso il documento originale e aver dovuto riscrivere tutto da capo, la trovo ancora meno convincente della prima stesura. Anzi, credo che arriverò ultima :D diciamo che avrei voluto ottenere qualcosa di diverso

Autore: Mushroom
Titolo: "Hello"
Canzone scelta: Hello - Cover, Testo - 
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Avvertimento: Generale, Introspettivo, romantico
Rating: Verde
Introduzione: "È quel sorriso. È la scintilla nel suo sguardo, allegra, sincera. È il dolore, attaccato a lui come una patina resistente; è il dolore, che nonostante tutto – benché vi si conviva, benché lo si accetti – gli appartiene come uno spettro perlaceo. "
NdA: Sinceramente - e molto sinceramente - credevo di arrivare ultima D: Infatti sono ancora sotto shock (e gongolante) a causa del giudizio. Più il premio caratterizzazione. Non so letteralmente cosa dire; anzi, credo di star scrivendo più scemenze del solito, per cui mi eclisso immediatamente. Alla fine trovate i giudizi, grazie per aver letto ^^

 

 


 

 

Hello

I've been alone with you inside my mind
And in my dreams I've kissed your lips a thousand times

La prima riga è sempre la più difficile. Rimane lì, sul foglio bianco, e ti fissa finché non l’affronti direttamente. Posi la penna, incerta, l’inchiostro sbava e scarabocchi la prima lettera. La frase sembra formarsi all’interno della mente, ma una volta scritta appare scialba, inadeguata, equivoca.
La prima riga è pretenziosa, così la fissi finché non ti fanno male gli occhi. Posi la penna, fai un caffè, torni e la pagina è ancora immacolata. Ovviamente.
La prima riga è difficile, influisce su tutto il lavoro. Nella tua meticolosità sai di non poterti permettere una sola sillaba sbagliata; che lo sia realmente o che sia solo una tua percezione.
Alzi la testa. La porta chiusa, un rumore fantasma.
Torni sul foglio. Rapporto di una missione quasi disastrosa, compiuta grazie a una buona dose di fortuna; rapporto di una missione frustrante.
Anni e anni, morti, tragedie, pace, eppure il signore oscuro sembra non essere mai morto. Una parte di lui, di quel che era, delle sue idee, sembra sempre risvegliarsi. Vive nell’aria, nelle memorie delle sue atrocità. Vive attraverso i suoi adepti.
Vive, nonostante tutto.
E le sue parole sono pronunciate da nuovi maghi, ancora, ancora e ancora.
Si diffonde come una malattia difficile da debellare, resistente.
Sei stanca, distrutta.
Sanguesporco.
Sogni, e quelle parole sono l’unica cosa che rimbomba nella testa al risveglio.
Alzi lo sguardo. Un altro rumore fantasma, un foglio ancora vuoto.

I sometimes see you pass outside my door

Decidi di compilare le note tecniche, per iniziare. Lo fai per incoraggiarti, nella speranza che vedere altre parole dia una spinta alla tua relazione. Relazione che va consegnata per domani.
Data, partecipanti. Segni il tuo nome, poi quello di Harry Potter.
Indugi un attimo. La penna macchia la pergamena.
Inserisci la tipologia di missione, elenchi i luoghi visitati, i babbani rimasti coinvolti.
Segnali i crimini del mago catturato, appunti il nome di un caduto.
Alzi di nuovo lo sguardo. Questa sera sembri troppo all’erta.
Pensi che, in fondo, se Harry fosse lì a dare una mano, forse avresti già finito. Forse avreste bevuto qualcosa assieme, forse saresti tornata a casa.
Scuoti la testa, osservi il foglio compilato.
Svolgimento dei fatti.
Posi la piuma, chiudi gli occhi, massaggi le tempie.
Più che incoraggiata, ti senti demoralizzata.
Uno scricchiolio, questa volta sei quasi sicura che sia vero. Ti alzi, la bacchetta a portata di mano, come vecchia abitudine. Apri la porta, sobbalzi e per poco non lo travolgi.

Hello, is it me you're looking for?

«Ciao» sistema gli occhiali, sorride «Caffè?» domanda, mostrando due tazze fumanti.
Scuoti la testa, lo fai entrare. Osservi i vestiti stropicciati, un poco distrutti, e ti ricordi il vostro primo incontro, sull’espresso per Hogwarts. Rievochi un Harry molto più piccolo, molto più spaesato, con abiti smessi molto più grandi di lui.
Pensarci è come essere colpiti da una fitta allo stomaco.
Ricordi di tempi passati, perduti.
Sanguesporco.
Sogni, e rivivi tutto. In linee disomogenee, confuse, spezzate; la paura, i rancori, le ingiustizie. Poi tutto si frantuma, e rimane solo un grido. La McGranitt, la disperazione, e presto ti accorgi che quel grido è il tuo.
Rivivi quell’ultima battaglia, il suo corpo morto.
Urla, angoscia, fine.
«Com’è andata?» domandi, indicando una sedia e riprendendo posto davanti al verbale.
«Abbastanza bene» scuote le spalle, si accomoda e poggia il caffè. «Almeno finché non ci ha aizzato il suo piccolo drago contro. Da lì ha iniziato a essere un pochino peggio» indica il proprio abbigliamento, ironico.
Alzi un sopracciglio, troppo sfinita per commentare. Senti la stanchezza invaderti, chiuderti gli occhi e pesarti sulle membra, e ancora torni a quei giorni, trascorsi in clandestinità, dove la fatica era un lusso dimenticato.
Pochi anni, distanti come una vita mai vissuta.
Continui a sognarlo, nonostante tutto. Continui a non dimenticarlo. Sono voci, suoni, che ti costringono a rimanere sola con te stessa, a rivivere quel percorso, finché quelle immagini diventano solo troppo pesanti, troppo lontane, troppo reali.
Sono una ferita aperta, della quale non puoi fare a meno. Continua a sanguinare perché sei tu a volerlo, a tirar via la crosta dura e a far fioccare il sangue. Lo fai coagulare e riprendi da capo, impotente contro te stessa.
Ancora attaccata al passato.

I can see it in your eyes
I can see it in your smile
You're all I've ever wanted,
and my arms are open wide

Osservi la tazza di caffè con crescente interesse. L’afferri, sperando che il sapore amaro porti via ogni pensiero; sperando che ti doni un po’ di concentrazione. È tiepido sul palato, reale, senza zucchero.
Rimanete in silenzio, ognuno sulla propria bevanda. Scrivi qualcosa che non riesci a rileggere e, per la prima volta in tutta la tua vita, non ti importa troppo.
Ti blocchi di nuovo, il caffè finisce e un’ultima goccia cola lungo la tazza.
«Sembri sfinita»
«Lo sembri anche tu»
«Lo sono» si toglie gli occhiali e si stropiccia gli occhi.
«Torna a casa, riposa» suggerisci pacatamente, agognando  a tua volta quella condizione di ipotetica libertà. Altra parola sul foglio, altro sguardo da parte di Harry. Rimette gli occhiali, si lascia andare sulla sedia «Dovrebbe essere compito mio aiutarti a scriverlo». Si sporge verso di te, verso il fascicolo – scarabocchiato, macchiato, così diverso dai tuoi standard – e l’osserva per qualche secondo. Poi sorride, con quel sorriso pieno di calore, familiare, così alla Harry, e per un secondo ti senti meno frustrata. Ha l’effetto di una panacea familiare, di una sponda sicura a cui fare affidamento, sempre e comunque. Sai che è questo ciò che fa di lui, in qualche modo, Harry Potter – ciò che spinge le persone a fidarsi di lui, a credergli, ad aiutarlo. 
È quel sorriso. È la scintilla nel suo sguardo, allegra, sincera. È il dolore, attaccato a lui come una patina resistente; è il dolore, che nonostante tutto – benché vi si conviva, benché lo si accetti – gli appartiene come uno spettro perlaceo.
«Qui – indica – e qui – fa scorrere il dito sulla carta – puoi riassumere con poche parole. Non credo che possano contestare il tuo rapporto: l’abbiamo catturato, questo basta»
«Ciò mi ricorda quando correggevo i tuoi temi di pozioni» immergi la piuma nell’inchiostro. La grafia scorre meglio, è più libera. Altre quattro parole, poi due. Ti fermi e galleggi nel silenzio.
Harry ti osserva ancora, lo sguardo che saetta dal viso alle mani. Il volto sciupato, le occhiaie scure e un graffio sulla guancia. Per un momento, sei tentata dal medicarlo; prendere un cerotto, dell’acqua ossigenata e farlo alla babbana. «Forse è il momento che io ricambi, non trovi? Riposa, vai a casa. Posso finirlo io, se vuoi».
E anche in quel momento, nel suo sguardo incerto, nella sua richiesta, rivedi quel preciso istante in cui è morto. Qualche volta ti chiedi quanto ancora debba passare per non pensarci – anni? mesi?  - e quanto tempo è già passato da quanto tutto è finito. Alcuni anni che sembrano essere stati troppo lunghi. E ogni volta, sempre in questi momenti, lui sorride e dimentichi tutto.
È qualcosa nel suo sguardo. È qualcosa nel suo sorriso. È qualcosa che ti fa stare bene.
Ti senti stupida, influenzata da una cosa così banale.
«Non ti preoccupare» rispondi «Vai a casa».
Continui a sognarlo, nonostante tutto.
Sorride, ti saluta. È esitante, getta ancora un’occhiata verso la scrivania.
Il suo profumo, il sudore e l’odore di bruciato. Non ti importa, l’abbracci.
Continui a non dimenticarlo.
Se ne va, e sai che lo rivedrai il giorno dopo, quello dopo ancora.
È vivo, Hermione.
Rimani ferma. Vivo.
Harry è sempre stato un punto fermo, la tua famiglia, il tuo migliore amico. Un’incognita, una costante e una varabile, tutto insieme.
Eppure sai che basterebbe una sola parola per farti crollare. Una soltanto.
A volte ti chiedi se essere così legata al tuo passato, così legata a ciò che hai, ti faccia commettere errori.
A volte te lo chiedi e a volte ti rispondi di sì.
Quelle volte, vorresti dire qualcosa che muore in un respiro. Qualcosa che esprimono solo i vostri silenzi, ma che nessuno dei due vuole ascoltare.
Quelle volte, ti dai ancora della stupida.
Harry, costante, variabile, incognita.

'Cause you know just what to say
And you know just what to do
And I want to tell you so much,
I love you.


 

 

Premio Caratterizzazione: Mushroom (Per la sua fantastica Hermione, personaggio utilizzato da ben cinque di voi, ma che lei ha saputo analizzare meglio di tutte le altre)
Premio Caratterizzazione 

 

Mushroom (H i k a r i)
Hello 

Grammatica: 10/10
Ehm... Wow? 
A una giudice è concesso lasciare un commento tanto mongolo sulla correttezza grammaticale di una storia? Non credo, in ogni caso, questa storia è perfetta.

Nella mia visione delle cose, perlomeno, è tutto esattamente dove deve stare, complimenti! 

Stile: 10/10
Hai uno stile che mi piace molto. Non è affatto banale, ma anzi piuttosto personalizzato, e si adatta alla perfezione con la storia da te scritta. Ci sono questi periodi brevi alternati a periodi corti, queste frasi veloci ad effetto, queste azioni descritte quasi in tempo reale... Mi sembra uno stile ottimo, oltre che dotato di lessico completo e mai ripetitivo, complimenti! 

Originalità: 10/10
Che dire? Ti sei differenziata notevolmente da tutte le solite banalità su Harry e Hermione. Il fatto che lei non si dichiari è decisamente un tocco di stile, tutte le tue riflessioni sul personaggio sono qualcosa che non avevo davvero mai letto, ben fatto! 

Caratterizzazione e IC: 10/10
Se questa non è Hermione, se questi non sono i pensieri di Hermione su Harry, non saprei davvero come aspettarmi che lei sia! La tua è Hermione, Hermione in tutto il suo splendore, e anche Harry è perfetto e il loro rapporto, per quanto nel tuo caso sia più orientato verso il romanticismo, è lo stesso descritto dalla Rowling, o quasi. 

Attinenza alla canzone: 10/10
No ma... dico, non ti sarai stancata di tutti questi 10?
La canzone è interpretata benissimo, segue a pari passo la fic e la valorizza, soprattutto nel finale, che ho letteralmente amato!
 

Gradimento personale: 10/10
Insomma, si è capito che mi è piaciuta? Un capolavoro!
Se questo non ti soddisfa, e pensavi di arrivare ultima, non oso immaginare cosa I tuoi altri lavori siano. Ho amato l'introspezione di Hermione e la canzone, e meriti dei complimenti, perché io sono una fiera sostenitrice delle Ron/Hermione e non partegio per questo pairing. Sei riuscita a farmelo apprezzare davvero, brava! 

Tot. 60/60 

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