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Autore: strongfordrew    17/09/2011    2 recensioni
Allora, come vedete sono tornata con un'altra fanfiction dopo aver risolto parecchi problemi nella mia vita personale. Comunque in questa fanfic Peter ha 19 anni, Susan 18, Edmund 17 e Lucy 16 e ci sarà inoltre la presenza di un incesto. Quindi se vi da fastidio, io vi ho avvertiti.
Comunque la storia sarà narrata dal punto di vista di Susan e non tiene conto dei fatti dei successivi libri.
Spero che, come l'altra mia precedente fanfiction, sarà di vostro gradimento.
Recensite, se vi va, anche se sono critiche. Mi serviranno per migliorarmi.
{Susan/Peter}
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6.


La stanza è grande, circolare e arredata da tantissimi mobili di legni pregiati con intarsi dorati ma totalmente immersa nell'oscurità e nel silenzio. C'è anche una finestra ma le grosse tende impediscono alla luce della luna di illuminare la stanza.
Ci guardiamo intorno in cerca di segni della presenza di Miraz e la moglie: il letto è sfatto come se fosse appena stato usato, le candele sono spente e la cera consumata. 
Io e Peter ci scambiamo uno sguardo confuso: eppure abbiamo seguito le indicazioni nel modo corretto. Abbiamo sbagliato noi oppure qualche guardia ci è sfuggita ed è riuscita ad avvertire lo zio di Caspian?
 
"Questa era la mia camera da letto...una volta." Dall'angolo più buio della stanza la figura di un uomo avanza a passi lenti verso di noi. Man mano si fa sempre più definita
e si riconoscono la maggior parte dei tratti del viso e di tutto il resto del corpo. Miraz è esattamente come l'ha descritto Caspian: freddo e distaccato nei movimenti, i muscoli del viso tesi, la mascella contratta e sulle labbra quella persistente smorfia insoddisfatta che a quanto pare lo caratterizza da sempre. 

"Esatto: una volta. Stai tranquillo che fra poco di servirà a ben poco una comoda stanza da letto!" Sibilo. Tutta la rabbia e il dolore accumulati in questi giorni stanno esplodendo come un fiume in piena e mi rendono più combattiva, più agguerrita in difesa del mio popolo. Mi aggrappavo con tutte le mie forze all'unica certezza che mi era rimasta, Narnia. 

"Oh oh. La Regina Susan, la Dolce. Sai, da come sei nota non ti avrei mai immaginato così agguerrita."  Peter mi osservava ansioso mentre ascoltava quel piccolo scambio di battute tra me e Miraz.

"Rimarrai sorpreso allora...."
"Secondo me sarà il contrario, ragazzina insolente."
"Non ti azzardare a rivolgerti a lei con questi toni!" Ringhia Peter puntandogli la spada alla gola. Poggio una mano sulla sua spalla per calmarlo poi miro il mio arco contro Miraz.

"Non lo farai...." Mi dice lui quasi schernendomi.
"Te l'ho già detto: rimarrai sorpreso."
"Spostati, devo dirgli un paio di cose..." La voce di Caspian interrompe lo zio che aveva aperto la bocca per parlare. Non era arrogante questa volte ma assumeva lo stesso un che di autoritario. Io e Peter ci facciamo da parte. Mio fratello non è molto contento che Caspian non abbia rispettatom il piano e io- seppur controvoglia- sono d'accordo con lui. Ci avrebbe fatto perdere tempo. 

Intanto si cominciavano a sentire i suoni della battaglia fuori dal castello. Sbircio dalla finestra la situazione. Il mio cuore perde un battito e guardo spaventata Peter: siamo in minoranza numerica, bisogna battere in ritirata.
"Diamine, no!" Sibila Peter correndo fuori dalla camera. Io lo seguo, di Miraz se ne occuperà Caspian. Scendiamo scale, percorriamo i corridoi, affrontiamo guardie senza mai smettere di correre a tutta velocità, siamo quasi vicini.
Poi davanti a noi ecco le nostre truppe che combattono contro i soldati di Telmar, agguerrite, pronte a rivendicare la loro libertà. Combattiamo con loro, complici e uniti dal desiderio di pace e libertà del nostro popolo.
Combatto, sì. Ma ciò non mi impedisce di osservare ammirata Peter, i movimenti precisi del suo polso, i tratti del viso contratti dallo sforzo e dalla rabbia, i suoi bellissimi occhi ridotti a fessure per la concentrazione. Il suo sguardo s'incatena al mio e non lo lascia per gli altri minuti che seguono.
Minuti in cui mi sono sentita di nuovo appagata, felice e serena. Di nuovo la Regina Susan, la Dolce; non la regina che sono stata fino a qualche ora fa: spenta, triste, il fantasma della mia vera essenza. I suoi occhi continuano ad osservarmi e per la prima volta la speranza nasce e persiste dentro di me. Prima svaniva ed era fragile come una foglia in autunno.
"Battete in ritirata! Sono troppi!" Grida Peter a Oreius. Nonostante ciò continua a guardarmi e tende le braccia nella mia direzione come per abbracciarmi.
Trafiggo l'ennesimo avversario e avanzo verso di lui, sempre senza interrompere il contatto visivo. Forse è un sogno, forse quello che leggo nei suoi occhi non è lo stesso amore che io provo per lui ma per adesso -mi illudo, di nuovo- mi può bastare.
Poi tutte le emozioni provate in questo momento svaniscono e torna il dolore, torna la sofferenza: una freccia, arrivata all mie spalle, mi ha colpito il fianco.
Sento l'urlo disperato di Peter e le sue braccia forti che mi tengono impedendomi di cadere, poi più niente. Affogo in un abisso sconosciuto di dolore e sento forti fitte all'addome. Mi sento invadere da scosse sempre più forti e lancinanti, che mi bruciano tutta la zona ferita.
Combatto l'oscurità impedendole di schiacciarmi completamente, provo ad aprire gli occhi per cercare il volto dei miei fratelli. Voglio sentirmi dire che il dolore presto finirà e che alla fine non assomiglierò ad una carbonella come mi sento di essere adesso. Voglio sentire la voce calda di Peter che mi dice " Va tutto bene Susan, tranquilla."; quella limpida e sempre allegra di Lucy che mi sussurra "Ti voglio bene sorellona" e persino le battutine ironiche di Ed.


**
"Susan...." Chi sei? Una voce interrompe il mio stato di coma. Non riesco a sentirla bene, ma quel poco che ho percepito è bastato per risvegliare la mia mente, riempendola di domande.
Dove sono? Perchè non sono morta? Cosa hanno fatto i miei fratelli guardando il mio corpo inerme sul freddo pavimento di pietra?
Non sono morta.Una vocina dentro di me mi fa notare questo particolare. Ma se non sono morta, sono in paradiso? No, se fossi in paradiso non sentirei tutto questo dolore.

Quante ore, giorni o settimane sono passate? Non lo so, combatto ancora contro l'oscurità. La sto vincendo, penso. Man mano il mio respiro torna ad essere regolare, riesco a sentire il mio cuore battere veloce. Strano,pensavo che dopo tutto il dolore che ho provato sarei morta. Lo speravo, sarei voluta morire piuttosto che sopportare quel dolore. Non riuscivo a capire come una semplice freccia potesse procurare quel dolore, ma poi ho capito: veleno.Ne avevo visto alcune boccette nella scrivania di Miraz, ma non avevo detto niente. Non immaginavo che mi avrebbe colpito alle spalle, neanche per un secondo ho pensato l'eventualità di un attacco a tradimento.Poi il tempo ha ricominciato a scorrere e da quel momento in poi più il dolore svanisce più io recupero le forze.
 
Sento le voci in modo più definito e chiaro e percepisco qualcosa o qualcuno che stringe delicatamente la mia mano.
"Susan...perdonami per quello che ti ho fatto. Ti prego svegliati." Questa voce mi è famigliare: è calda, dolce ma rotta dal dolore. Non avevo mai sentito la sua voce così, me la ricordo sempre allegra e sicura. Stento a crederci.
Apro un poco gli occhi e noto che sono sdraiata sul mio letto e anche che la testa di Peter è poggiata sul mio grembo. Piange e continua a ripetere: "Perdonami, sono un idiota..."
 
"Beh, che sei un idiota lo sapevo già, te l'ho anche detto." Scherzo cercando di attirare la sua attenzione. Solleva la testa di scatto e mi guarda con gli occhi- ancora tracolmi di lacrime- spalancati, come se avesse appena visto un fantasma.
Allungo il braccio e gli accarezzo i capelli, poi continuo: "Quello che non ti ho mai detto invece è che sei un bellissimo idiota." Sorride anche lui insieme a me e mi avvolge in un abbraccio stritolatore.
"Peter....cof...non respiro...." Si stacca preoccupato di avermi fatto male. Gli accarezzo una guancia per rassicurlarlo.Chiude gli occhi al mio tocco e mormora:
"Mi dispiace, sono stato un maledetto c..." Gli tappo la bocca con la mano prima che possa dire altro. Appoggio la mia fronte sulla sua e dico:
"Basta. Non pensiamoci più.Però, promettimi che non mi abbandonerai più e che non mi farai più soffrire come hai fatto in questi giorni...." Ero sincera, tutto il dolore che avevo provato mi stava uccidendo, corrodendo anche l'ultima cellula intatta del mio cuore.
"Te lo prometto Susan. E manterrò la promessa fosse l'ultima cosa che faccio!"
Mi stringe a sè delicatamente , quasi fossi di cristallo. Ricambio la stretta, mi è mancato tanto abbracciarlo, passare la mia mano su quei morbidi capelli dorati e scompigliarli per punzecchiarlo.
Ecco quello che mi era mancato di più: quei piccoli gesti che agli occhi degli altri sembrano insignificanti,ma che per me sono tutto. 

Lo contemplo ancora, ancora e ancora.
"Ma cos'è successo al castello? E perchè sono ancora viva?" Chiedo poi ripensando alla nottata passata.
"Oh....quel bastardo ti ha colpito con una freccia avvelenata. Saresti dovuta già essere morta quando siamo arrivati qui ma non era così: avevi il viso contratto, come se ti stessi concentrando su qualcosa e il tuo cuore batteva ancora. Però non eravamo convinti del tutto che potesse guarire la ferita così è arrivata Lucy, che ti ha fatto ingoiare una goccia di quel cordiale. Pensavamo che fosse stato troppo tardi perchè di solito la pozione funziona subito....ho creduto davvero di averti perso per sempre questa volta."
La porta della mia stanza si spalanca. Non faccio in tempo neanche a capire chi è entrato che una chioma di capelli rossicci mi oscura la vista. La piccola Lucy-come mi ostino a chiamarla io fin da quando era bambina-si è buttata su di me facendo cadere Peter dal letto.
"Allora? Come stai? Ti ha fatto molto male? Giuro che quel tizio me la paga! Oh sorellona quanto mi sei mancata, adesso stai bene vero?"
"Frena Lucy, riprendi fiato. Una domanda per volta. Allora:

1. Adesso sto bene;

2.Sì, mi ha fatto piuttosto male;

3. Stai tranquilla che la pagherà anche a me!Come gli ho già detto rimarrà sorpreso...

4. Così mi soffochi Lu!"
Interrompo subito quel fiume di domande che so già, non finirà mai se non la fermo.
"Oh sì, scusa." Si stacca da me dandomi un bacio sulla guancia e lascia che Ed mi abbracci.
"Sei stata bravissima Susan, non hai mai mollato."
"L'unica cosa che vorrei mollare in questo momento è un ceffone sulla faccia di quello!" Ribatto inferocita.

Ridono. Finalmente mi sembra di tornare a essere una ragazza normale che ride e scherza con la sua famiglia.
   
 
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