Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    17/09/2011    10 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. SCUSA, PER TUTTO.
 
 
 
Elena chiuse esterrefatta il tomo - e dire tomo era poco - che aveva davanti, producendo un rumore assordante e facendo sobbalzare tutti i presenti.
<< Amore mio… va tutto bene? >> domandò Stefan, sorridendogli con dolcezza come soleva fare ogni volta che Elena aveva un problema.
Elena si soffermò sul bel volto del vampiro.
Quel sorriso… quanto aveva amato quel sorriso pieno di consolazione e dolcezza?
“Come posso fargli questo?!”.
Sorrise a Stefan, nascondendo l’amarezza.
“Non posso… Devo dimenticare Damon!”.
Eppure, amava quegli occhi verdi esattamente come amava quel cielo notturno in cui solo lei riusciva a leggere.
Damon era tutto ed era niente.
C’era qualcosa che la scuoteva, la faceva piombare nel caos più assoluto, ogni qual volta che lui la guardava, le parlava, la sfiorava…
“Ma non posso fare questo a Stefan!” pensò, disgustata da se stessa.
<< Elena… >> Meredith attirò la sua attenzione: non si era accorta di essersi immersa completamente nei suoi pensieri.
<< Scusate >> mormorò.
Avrebbe dovuto pensarci quando era sola e, soprattutto, lontana da Stefan… Se avesse sentito…
<< Che succede? >> le chiese preoccupato il minore dei Salvatore.
<< Niente, è che mancano poche settimane al rito e noi ancora non abbiamo trovato un modo per prendere quel sangue! >> disse, scocciata.
<< In realtà, pensavo a qualcosa… >>.
Tutti si girarono verso Matt.
<< Oh, mio Dio! Allora sai anche pensare, Mutt? >>.
Elena sussultò quando sentì la voce ironica alle sue spalle.
Nessuno si era accorto, immersi com’erano nelle proprie ricerche, che Damon li osservava da molto, scuotendo la testa.
Matt fece una smorfia alla quale Damon rivolse un ghigno derisorio.
Elena rimase affascinata dalla perfezione di quel sorriso.
“No, Elena, non ci devi pensare”.
<< Quale idea avevi? >> domandò, rivolgendosi all’amico che, dopo aver lanciato un’occhiataccia al vampiro, continuò:
<< Bonnie sta diventando molto potente… >>.
<< Oh sì, le scariche di potere della Streghetta si sentono fino a qui, nonostante sia miglia lontano con… l’Ossigenato… ad allenarsi >> disse fieramente Damon, pronunciando il soprannome attribuito a Trevor con disprezzo.
Si sedette vicino a Elena e le rivolse un’occhiata che fece arrossire, involontariamente, la ragazza.
La cosa non sfuggì a Damon che aggrottò le sopracciglia e la osservò con interesse.
<< E quindi? >> incitò Matt, sperando di poter distrarre il moro.
<< Non c’è qualche incantesimo che possa fare per bloccare i kitsune? >>.
Elena ci pensò su. Ma certo! Come potevano aver escluso i poteri di Bonnie?
<< Sì! Avevo letto di un incantesimo del genere! >> affermò entusiasta Meredith, afferrando uno dei volumi scartati e cercando l’incantesimo in questione.
La risata sinceramente divertita di Damon bloccò la sua ricerca.
<< E voi credete che Trevor vi lascerà sfruttare i poteri di Bonnie? Andiamo! Non la lascia un attimo libera durante il giorno! >> disse con amarezza il vampiro.
Elena aveva notato fin dall’inizio che a Damon non andassero a genio gli allenamenti di Bonnie da sola con Trevor.
<< Trevor non la vuole far partecipare alle ricerche perché deve essere concentrata sui suoi poteri, non perché non debba usarli! >> gli fece notare Meredith.
Damon socchiuse gli occhi, guardando la mora leggermente irritato.
<< Bene. E allora, Genio, cosa pensi di fare una volta bloccati i kitsune? Pensi che Bonnie sarà abbastanza forte da tenerli bloccati finché tu, con la tua velocità da bradipo, non preleverai un litro dai loro corpi? >> domandò a Matt, sarcastico.
<< Lo è già in questo momento >>.
Trevor fece la sua entrata in scena, con il suo classico charme.
Elena doveva ammettere che capire chi dei tre vampiri fosse il più bello era un’impresa impossibile.
<< Abbiamo appena terminato gli allenamenti ed è in grande forma >> continuò, << Penso che sia un ottimo piano e anche un esercizio per Bonnie. Tuttavia, penso che il sangue lo debba prelevare qualcuno di un po’ più veloce >>.
Trevor lanciò un’occhiata d’intesa a Stefan che annuì impercettibilmente.
<< Lo farò io >> aggiunse.
<< Perché TU? >> intervenne Damon.
Trevor si limitò a ghignare in direzione del moro.
<< Lo faremo la sera prima del rito >> concluse, lasciando la stanza per andare chissà dove.
 
 
L’aria notturna era frizzantina e Stefan, nascosto dietro a un cespuglio del giardino della signora Flowers, attendeva che Damon uscisse per la sua classica passeggiata notturna.
Un rumore sopra di lui attirò la sua attenzione, costringendolo ad alzare lo sguardo, incontrando quello del suo compagno che era intento a osservare la luna.
<< No, ma dico, ce l’hai fatta ad arrivare, eh? >> gli disse sarcastico: era in ritardo di quaranta minuti.
Trevor si limitò a sorridere continuando a guardare il satellite.
<< La notte è così bella stasera… volevo godermela un po’! >>
<< E se Damon fosse uscito prima che tu arrivassi? >>.
Trevor scese dal ramo dell’albero su cui era seduto, cadendo in piedi senza il minimo rumore.
<< Rilassati, Stefan! Noi predatori non andiamo mai a caccia prima di mezzanotte! Le prede che ti offrono spontaneamente il proprio sangue, sono delle ragazze notturne e non hanno il coprifuoco come gli scoiattoli >> gli strizzò l’occhio, ridacchiando.
Fantastico. Eccone un altro che lo prendeva in giro per la sua alimentazione… L’unica differenza era che Trevor lo faceva in maniera amichevole.
<< Eccolo lì! >> sussurrò il compagno, nascondendosi anche lui dietro il frondoso arbusto.
Damon si trovava nel giardino e si dirigeva a grandi passi verso l’Old Wood.
Stefan e Trevor aspettarono che fosse abbastanza lontano e poi si mossero silenziosamente.
<< Menomale che ha smesso di farsi il percorso sottoforma di corvo >> disse sarcastico il biondo, riferendosi alle volte precedenti in cui avevano pedinato suo fratello e in cui lo avevano perso poiché Stefan non era in grado di tenere il passo a causa della sua alimentazione.
Era una settimana che, durante la notte, seguivano Damon nell’Old Wood e non erano ancora riusciti a beccarlo con i fratelli kitsune. Stefan aveva sempre paura che questo potesse accorgersene, ma sembrava totalmente immerso nei propri pensieri.
Elena iniziava a domandargli il motivo per il quale non c’era mai di sera e Stefan era costretto a inventarsi banali scuse, non che alla sua ragazza dispiacesse l’assenza del vampiro.
Era da alcune settimane che il loro rapporto era diventato… freddo. E ciò non faceva che preoccupare Stefan.
Damon si dirigeva nel cuore dell’Old Wood: questa volta non aveva intenzione di andare in città per cacciare, sennò avrebbe preso la strada che portava al Grill.
Dopo una ventina di minuti in cui erano costretti a camminare sugli alberi sopra a Damon per non perderlo (tanto era fitta la vegetazione in quel punto dell’Old Wood), ancora non c’era traccia dei due demoni.
Che si fossero sbagliati riguardo al fratello?
Stefan sentì la speranza crescere in lui.
“Ti prego, fratello, non farlo… Non deludermi un’altra volta”.
Si ritrovò a pensare a questo.
Avrebbe così tanto voluto ritrovare i buoni rapporti che molti secoli prima aveva col fratello… ma entrambi si riserbavano troppo rancore e Stefan sapeva che non avrebbe mai più avuto un rapporto di qualunque tipo con Damon.
Sentì Trevor, al suo fianco, bloccarsi di colpo.
Stefan si girò allarmato e vide Trevor completamente assorto nell’osservare qualcosa alla sua destra.
<< Tutto bene? >> gli sussurrò al biondo, senza ricevere alcun segno di risposta.
All’improvviso Trevor si mosse, scomparendo in pochi secondi e muovendo il ramo su cui si trovava Stefan.
Il vampiro, agitato, si guardò intorno alla ricerca del compagno che sembrava essere sparito, anzi, era completamente sparito!
Si girò nel punto in cui si trovava il fratello pochi secondi prima e vide che anche questo era scomparso.
<< Diamine, l’abbiamo perso >> imprecò in un sussurro.
<< Oh no, fratellino, sono proprio qui! >>.
La voce alle sue spalle gli fece prendere un colpo, sobbalzando e cadendo dal ramo in cui si trovava.
Cadde a terra con un tonfo, sorpreso dal fatto che il fratello si trovava sul ramo a pochi centimetri da lui.
“Cavolo!” pensò: li aveva scoperti.
Si corresse: lo aveva scoperto dato che di Trevor non vi era nemmeno l’ombra.
Il fratello scese dal ramo, raggiungendo Stefan, e cadendo in piedi elegantemente: una figuraccia per Stefan, che era ancora per terra.
Damon lo guardò sinceramente divertito.
<< Oh, ma guardati fratellino, ancora non sai arrampicarti sugli alberi? Eppure, quando eravamo piccoli, ho provato così tanto a insegnartelo >>.
Era vero, Stefan era sempre stato negato da umano ad arrampicarsi sui fichi e gli ulivi del giardino di casa Salvatore e, puntualmente, un Damon di otto anni lo aiutava dandogli una spinta e controllando che non si facesse male e non cadesse.
<< Una volta mi aiutavi… >> disse con amarezza e nostalgia.
<< Sono cambiate molte cose >> si giustificò Damon, un profondo odio negli occhi e, per un secondo, sembrò che dopo secoli i fratelli Salvatore avessero le menti unite da un solo pensiero.
Fu solo un attimo, poi Damon con una smorfia si riscosse da suoi pensieri sulla propria infanzia e quella di suo fratello, scostandosi leggermente e guardando Stefan che si alzava in piedi.
<< Come mai anche tu qui, Stefan? Non ti sarai addentrato troppo? I conigli qui non vengono >> disse sarcastico, sorridendo alla propria battuta con il doppio senso.
Stefan ignorò l’allusione al suo poco coraggio (almeno per Damon), pensando a una scusa adatta e cercando con lo sguardo Trevor: niente, era scomparso.
“Ma dove diamine è andato?” si domandò.
<< Allora? >> lo incitò Damon, facendo andare il fratello nel panico.
<< Ehm… ecco, io ero venuto a fare una passeggiata >>.
Pessima, pessima scusa!
<< Lo sai, Santo Stefano, che chi mente va all’inferno? Non vorrei doverti sopportare anche lì >>. Damon si avvicinò, guardandolo negli occhi con fare minaccioso.
<< Per quale motivo mi stavi pedinando? >> gli domandò, guardandosi intorno.
<< Dovevo chiederti una cosa >>.
<< Chi c’era con te? >> domandò nuovamente.
<< Nessuno! >> scattò Stefan.
<< Eppure hai detto “l’abbiamo”… >>.
Gli era permesso di cadere nel panico, in una situazione del genere?
<< M-mi sono sbagliato… >> si giustificò, balbettando.
Damon alzò un sopraciglio, socchiudendo gli occhi diffidente.
<< Ah, ma davvero? >> disse sarcastico.
Stefan si limitò ad annuire.
<< E che cosa volevi domandarmi? >>.
Ecco, bella domanda. Fantastico! Ora cosa si sarebbe inventato?
<< Volevo sapere… se sai cosa succede a Elena! E’ un po’ di giorni che è strana… >>.
“Stefan, sei un genio!” pensò soddisfatto della scusa.
Damon sembrò rabbuiarsi per alcuni secondi per poi riprendere la sua facciata di arroganza.
<< No, non ne ho la più pallida idea! Le cose non vanno più tanto bene tra di voi, fratellino? >>.
Stefan sentì prudersi le mani. No, non andavano affatto bene.
<< Damon… ti prego… sta succedendo qualcosa tra di voi? >> finalmente la pose, quella domanda che gli premeva da molto tempo.
Damon lo guardò, sembrò per alcuni secondi mortificato ma, probabilmente, era stato solo un riflesso lunare che Stefan aveva confuso con una scintilla di tristezza negli occhi del moro.
<< E tu pensi davvero che se fosse successo qualcosa tra me e l’Angelo, non sarei venuto a sbattertelo in faccia immediatamente? Perché perdermi il divertimento di annunciare la tua sconfitta?! >> domandò.
Beh, in effetti era vero… Almeno che Elena non gli avesse espressamente chiesto di non farlo.
Stefan sentì la gelosia attanagliargli le viscere.
<< Oh, Stefan ti prego! Se reagisci così ora che non c’è niente, come reagirai quando Elena ti lascerà per stare con me? >> domandò, deridendo la sua gelosia.
<< Perché tu sai, vero Stefan, che succederà sicuramente qualcosa tra me e l’Uccel… l’Angelo. Tra me e l’Angelo >>.
Stefan guardò in volto il fratello che si era nuovamente rabbuiato, abbandonando la sua maschera di arroganza.
Sbagliava o stava per dire “l’Uccellino”?
In effetti doveva essere successo qualcosa tra Bonnie e Damon: Stefan non era mai riuscito a spiegarsi quel rancore verso Trevor e Bonnie…
E se quello non fosse stato rancore?
Se fosse stata gelosia?
Dopotutto Damon, negli ultimi tempi, era stato molto indifferente verso Elena e si era limitato ad alcuni sguardi ogni tanto, mentre prima la sua presenza era costante accanto alla bionda.
Ora Damon spariva e c’era solo quando erano presenti o Bonnie o Trevor…
Ma certo! Come aveva fatto a essere così cieco?
Stefan riusciva a vedere quella scintilla di rancore negli occhi di Damon.
“Lui prova qualcosa per Bonnie… Non per Elena!”.
Seppur senza prove, ne era sicuro: quella frase era la verità.
<< Perché Elena, Damon? Ci sono molte altre ragazze che potrebbero interessarti! >> tentò di iniziare il discorso.
<< Perché Elena >> Damon si bloccò per alcuni secondi per pensare: sembra non riuscire a trovare una risposta mentre si rabbuiava ulteriormente.
<< perché lei è la mia regina delle Tenebre… fattene una ragione, fratellino! >> disse non molto convinto, non riuscendo a trasmettere la spavalderia che probabilmente avrebbe voluto mettere nella frase.
Stefan aveva ragione, allora… Sentiva, di avere ragione!
<< Elena non verrà da te, Damon >> disse Stefan neutro: non era una provocazione, ma una semplice affermazione.
<< Le coppie sono queste, Okay? >> domandò, fingendosi arrabbiato: doveva verificare se la sua teoria fosse esatta.
<< Meredith sta con Alaric e io sto con Elena… >> disse con lo stesso tono arrabbiato: certo che non era poi così male a recitare.
Damon per risposta iniziò a ridacchiare in modo canzonatorio, evidentemente divertito dalla convinzione di Stefan.
“Ridi, ridi… vediamo come reagisci a questo”.
<< Non ridere! E’ la verità! Queste sono le coppie… Inoltre Matt presto troverà una ragazza con cui mettere su famiglia e… e Bonnie è molto interessata a Trevor >>.
Damon smise di colpo di ridere, guardandolo infuriato.
<< E questo chi te l’ha detto? >> domandò, quasi ringhiando.
“Lo sapevo” disse, sorridendo tra sé e sé.
Se davvero Damon era innamorato di Elena, per quale motivo se la prendeva tanto per Bonnie?
<< E’ evidente! >>
<< Non credo proprio. L’Uccellino non è interessato a nessuno, posso assicurartelo >> disse sicuro di sé, Damon.
<< Beh, in ogni caso Trevor mi ha detto di essere molto interessato a Bonnie e che lei non rifiuta le sua avances… >>.
Vide Damon irrigidirsi, stringere i pugni e indurire la mascella.
Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi si bloccò, guardandolo dritto negli occhi.
Parve esitare alcuni istanti e poi, rivolgendogli un sorriso sprezzante, si trasformò in corvo confondendosi con il cielo notturno.
Stefan restò solo nel cuore dell’Old Wood.
Era sorprendente come era riuscito a non far scoprire il vero motivo per il quale stava pedinando Damon.
Inoltre, era rimasto sorpreso da quanto Damon tenesse a Bonnie.
Certo, sapeva che il fratello avesse una sorta di rapporto che non aveva mai avuto con nessun altro con l’amica rossa, ma… quella non era semplice amicizia, quella era qualcosa di completamente diverso.
Possibile che Damon non fosse più interessato alla sua Elena? Possibile che invece provasse qualcosa per Bonnie?
Ma se davvero era così, per quale motivo stava aiutando i kitsune a ucciderli tutti? Avrebbe lasciato Bonnie morire solo per avere chissà cosa?
Stefan rimase interdetto e dubbioso.
C’era qualcosa che non gli quadrava in tutta quella storia.
Qual era la verità?
Che Damon non fosse alleato con i kitsune? Che fosse innamorato di Bonnie?
Stefan sentì esplodere la speranza dentro di sé. Lo sapeva, ne era sicuro: c’era ancora, forse molto nascosto, ma c’era ancora quel Damon che lo aiutava ad arrampicarsi sugli alberi.
Suo fratello c’era ancora.
 
 
 
 
 
 
Bonnie fece la linguaccia a sua sorella per poi guardarla male.
<< E chi te lo dice che l’uva fragola non può crescere di primavera? >> disse, non volendosi arrendere.
La sorella la guardò, ghignando.
<< Bonnie, sei una cosa assurda! L’uva fragola, essendo UVA, non è raccolta a primavera, ma a Settembre! >> sbottò.
Calò il silenzio per alcuni secondi ed entrambe scoppiarono a ridere.
Bonnie guardò Mary.
Era stata una piacevole sorpresa trovare, alle sei di pomeriggio, sua sorella maggiore intenta a leggere il giornale sul sofà.
Bonnie era rimasta sconcertata sull’entrata di casa McCullough, guardando la sorella come se fosse un miracolo vivente: era molto tempo che non stavano un pochino insieme.
Infatti, da quando Mary si era fidanzata ed era andata ad abitare con Paul, Bonnie non ci passava più di una ventina di minuti insieme.
Quel pomeriggio Mary era venuta a farle compagnia e avevano passato la serata come solevano fare spesso, quando Mary non era ancora fidanzata e Bonnie era una sedicenne spensierata che non conosceva streghe, vampiri e… e, beh, fratelli Salvatore!
Sua sorella aveva venticinque anni, sei in più di lei, e aveva i capelli rossi e lunghi, gli occhi smeraldini e il viso a cuore come quello di Bonnie: si assomigliavano molto nei lineamenti.
Verso le nove Mary le aveva comunicato che a Settembre avevano deciso di sposarsi con Paul e le aveva domandato di farle da damigella d’onore.
Bonnie era scoppiata a piangere e aveva abbracciato la sorella per la felicità.
Era una notizia stupenda.
Così, tra una cosa e un’altra, si era fatta mezzanotte e Bonnie si ritrovava, dopo una lunga conversazione riguardante l’uva fragola (il suo frutto preferito), a chiudere la porta dietro Mary che, con il suo pick-up bianco, tornava a casa propria.
Bonnie sospirò: le mancava molto sua sorella, così come i genitori che da un mese riusciva a vedere, a causa del loro lavoro, molto poco.
“Se c’è una cosa che rimpiangerei se dovessi morire, sarebbero loro…” pensò, sentendo i brividi percorrerle la schiena al solo pensiero della morte, mentre saliva le scale.
Entrò in camera sua e rimase interdetta a guardare cosa, o meglio CHI, le riservava un’ulteriore sorpresa quella sera.
Damon era seduto sulla sedia della scrivania, intento a guardare una sua foto di quando era bambina.
<< Eri un Uccellino anche da piccola >> le disse, senza nemmeno guardarla.
Bonnie si limitò a fissarlo, senza poter muovere un solo muscolo.
 
 
Era incredibilmente bella quando era piccola, non che ora fosse da meno.
La bambina della foto aveva un piccolo visino a cuore, contornato da una marea di boccoli rossi che, morbidi, le ricadevano sopra le spalle.
Portava un vestitino bianco e delle scarpette nere, tra i capelli vi erano dei nastrini dello stesso colore.
La pelle perlacea faceva contrasto con le labbra che erano incredibilmente rosse.
Il verde del prato attorno la rendeva una figura quasi eterea: incredibile come l’innocenza che avesse da bambina fosse rimasta inalterata.
<< E-era l’anniversario di matrimonio dei miei n-nonni… >> Spiegò la ragazza.
Damon diede un ultimo sguardo alla foto, sorridendo, e la posò sulla scrivania, voltandosi a godersi quella spettacolare visione.
Bonnie aveva i capelli arruffati e le guance leggermente arrossate. Il fisico snello e tonico era perfettamente visibile dalla corta camicia da notte nera che indossava.
Bonnie lo guardava con quei due bellissimi occhi da cerbiatto, così caldi, così… così dolci…
Com’era possibile che ricambiasse l’interesse di quell’idiota ossigenato?!
In ogni caso l’aveva detto Stefan, quindi il valore di quelle parole era molto relativo…
Già, Stefan. Per un momento era tornato indietro nel tempo, a quando, premurosamente, aiutava Stefan a non farsi male per rubare le mele dagli alberi del giardino dei Salvatore.
Non lo avrebbe mai ammesso ma gli mancava il rapporto che aveva col fratello. Ma poi quel ragazzino era cresciuto e gli aveva rovinato la vita… lo aveva ucciso e lui gli aveva ricambiato il favore.
“Sono successe troppe cose, Stefan”.
Damon scosse la testa per non lasciar naufragare la mente nei ricordi.
E se quell’energumene di suo fratello avesse avuto ragione?
Se l’Uccellino avesse ricambiato l’interesse dell’Ossigenato?
Se… Se fosse davvero accaduto?
Damon sentì immediatamente la rabbia ribollirgli nel petto, come ogni volta che pensava che quel lurido vampiro avesse messo le mani addosso al corpo di Bonnie.
“E che lei si sia concessa…” pensò, sentendo una strana sensazione nel petto, una fitta dolorosa che durò un secondo.
Quanto avrebbe voluto sapere! Eppure non poteva, come glielo avrebbe spiegato il perché gli interessasse sapere se lei era andata a letto con Trevor? Come poteva spiegarlo, se non lo capiva nemmeno lui?!
Trevor… Era una settimana che lo pedinava eppure, ogni volta che arrivava alla parte di Old Wood appartenente ai kitsune, lo perdeva di vista e non lo trovava più.
E poi quella sera erano successe cose molto strane!
Aveva giurato di aver percepito il potere di Trevor e poi, quando si era girato, aveva visto il suo fratellino, da solo, intento a pedinarlo.
Ovviamente non si era bevuto nemmeno per un secondo la banale scusa che il pivellino aveva tirato fuori.
C’era qualcosa che stava andando male…
Per quale motivo Stefan lo stava pedinando?
Damon era sicuro che ci fosse Trevor dietro e che qualunque cosa stesse accadendo non gli piaceva per niente.
<< Perché sei qui? >> Bonnie attirò la sua attenzione, distogliendolo dai propri pensieri.
<< Che c’è? Non posso nemmeno venire a trovare il mio Uccellino senza un motivo, adesso? >> le domandò, sorridendo sghembo e alzandosi dalla sedia.
Damon vide Bonnie deglutire.
<< Tu hai sempre un secondo fine… >> mormorò, non molto decisa.
Damon sorrise e la squadrò.
<< Mi conosci bene, eh, Uccellino? Tuttavia, questa volta non sono qui per nessun motivo… Stavo semplicemente… Passando, ecco. Ho pensato di venire a farti un salutino! >>.
Bugia. Grande, grande, grandissima bugia.
Damon, dopo la strana discussione con Stefan, era andato dritto a casa della Streghetta deciso a domandarle una volta per tutte se ciò che Trevor aveva detto fosse la verità. Tuttavia, appena se l’era ritrovata davanti, i suoi propositi erano andati in fumo.
Bonnie alzò gli occhi.
<< Bene >> gli sorrise… Dio! Che sorriso! << Grazie per il saluto >> gli disse con voce acuta, iniziando a spingerlo verso la finestra.
<< Ehi, Uccellino, cos’è tutta questa fretta di cacciarmi? >> domandò Damon, facendo il finto offeso.
<< Senti, Damon, domani dovrò lavorare e quindi devo svegliarmi presto. Si è fatta una certa ora e vorrei andare a letto! >>.
Bene, la sorella della Streghetta doveva venire più spesso a trovarla se la faceva diventare così audace: insomma, aveva detto più di quattro parole in sua presenza! La cosa gli piaceva.
<< Okay! Allora andiamo a letto! >> le rispose maliziosamente, facendo un cenno verso il letto di Bonnie.
Vide l’Uccellino arrossire violentemente, ghignò compiaciuto.
<< Damon! >> disse quasi a rimproverarlo.
Damon sorrise e si accorse di quanto fosse vicino il viso della ragazza al proprio.
Osservò ogni particolare di quel bellissimo volto molto attentamente e quando si soffermò sulle gote, allungo una mano e iniziò, col dorso, a carezzarne una dolcemente.
Bonnie lo guardò con innocenza e si ritrasse al suo tocco.
Un pensiero gli arrivò inconfondibile.
“Voi umani mi divertite, come avrei potuto innamorarmi di te? Un piccola, fragile ed inutile umana? Anzi, strega… se tale ti si può definire.”
Quello era il pensiero che aveva fatto ritrarre la ragazza e Damon sentì una strana sensazione addosso.
Sapeva perfettamente chi aveva pronunciato quelle parole e, per la prima volta, capì il male che aveva patito la rossa.
Lui l’aveva fatta soffrire.
La cosa gli sembrava impossibile se solo non avesse sentito cosa stava provando in quel momento la Streghetta: paura di dargli fiducia… di nuovo.
Damon si sentiva… addolorato?
“Che diamine mi sta succedendo?”.
Il vampiro aggrottò le sopracciglia confuso, cercando disperatamente negli occhi della ragazza una risposta… sì, come se ci potesse essere!
“Damon, se non lo sai tu come può saperlo lei?!”.
<< Buonanotte, Uccellino >> le disse, facendo per andarsene.
La ragazza indietreggiò senza dire una parola.
Sì, doveva andarsene immediatamente da quella camera: non sopportava l’effetto che Bonnie gli stava facendo e, soprattutto, non sopportava che la sua presenza recasse dolore alla strega.
Stava per andarsene quando si bloccò, voltandosi nuovamente verso la rossa.
Non esitò, lo disse e basta, lo disse con il cuore cercando di trasmetterle la sua sincerità.
<< Bonnie scusa. Per tutto. >>
Senza aspettare una risposta si trasformò in corvo e volò verso la luna.
Quella era la prima e l’ultima volta che chiedeva scusa a qualcuno.
Non era da lui scusarsi ma… vederla così, sentirla soffrire, lo aveva obbligato a farlo per sentirsi più pulito, meno colpevole.
Cosa stava succedendo a Damon Salvatore?
Avrebbe eretto un monumento in onore di chiunque avesse saputo dargli una risposta.
 
 
 
Bonnie uscì dalla doccia, erano le due di notte ed era a dir poco stanca.
Cos’era successo poco tempo prima?
La ragazza ancora non riusciva a realizzare, ancora non poteva crederci.
Damon, il vampiro cattivo, bastardo, menefreghista che l’anno prima le aveva spezzato il cuore, le aveva chiesto scusa.
Damon, il vampiro che era privo di sentimenti e che mai avrebbe ammesso di essere colpevole di qualcosa, aveva chiesto scusa a lei, Bonnie McCullough.
Cos’era successo a quel Damon Salvatore che la disprezzava, che la ignorava, che faceva le battutine sarcastiche per offenderla e che, ogni tanto e per sconosciuti motivi, le salvava la vita sorprendendo tutti ogni volta?
Bonnie era confusa.
Non riusciva a capire ciò che stava accadendo a Damon.
La ragazza spense la luce, andando verso il letto e sdraiandocisi sopra mentre aspettava che Morfeo la venisse a trovare.
Passarono all’incirca quaranta minuti e Bonnie non aveva chiuso ancora occhio.
Forse era colpa di tutti quei pensieri che la tenevano desta o forse stava sviluppando un’insonnia acuta a causa dei suoi poteri magici che aumentavano, tuttavia la rossa capì che quella notte non avrebbe dormito.
Si mise a sedere sospirando e, non sapendo cosa fare, aprì il cassetto del suo comodino estraendo la collana di Trevor.
La ragazza osservò per l’ennesima volta l’elaborato ciondolo che si era rivelato essere una chiave.
C’era qualcosa che Trevor stava nascondendo e quella ragazza… Faceva forse parte del passato di Trevor?
Bonnie sussultò: un’acuta fitta di dolore le assalì le tempie.
Bonnie si premette le mani su di esse e il dolore continuò ad aumentare.
Quando smise di farlo sentì una risata riempirle le orecchie.
Conosceva quella voce: era quella della ragazza.
Spaventata si schiacciò addosso alla parete guardandosi intorno: della rossa non vi era traccia.
Bonnie deglutì e dopo molti minuti per farsi coraggio, si staccò dalla parete alzandosi dal letto.
Continuò a perlustrare la camera semibuia con lo sguardo mentre il dolore alle tempie non voleva andarsene: cosa diamine stava succedendo?
La ragazza, con passi molto lenti, si avvicinò all’interruttore della luce, senza perdere di vista la panoramica della sua camera da letto.
L’interruttore per accendere la luce si trovava affianco di una grossa specchiera che era stata compagna delle sfuriate della rossa su cosa mettersi per gli appuntamenti che aveva avuto con svariati ragazzi.
Nonostante il pensiero di guardare lo specchio le facesse aumentare quello strano dolore alle tempie, senza volerlo guardò nella specchiera.
Fu un attimo.
La ragazza che stava tormentando i suoi sogni da alcune settimane era nello specchio, ma questa volta era diversa.
Non c’era nessuno sguardo gentile, la risata che aveva sentito poco prima aveva un non so che di malvagio.
Gli occhi blu mare erano animati da una scintilla maligna, il sorriso era un ghigno perfido.
Bonnie, involontariamente, urlò per la sorpresa, sobbalzando indietro e cadendo per terra.
Durante la caduta, spinse con la mano l’interruttore e la luce si accese.
Quando la rossa osò guardare nuovamente nello specchio la ragazza era sparita e con essa il mal di testa.
Bonnie era abbastanza sicura che il mal di testa fossero i suoi poteri psichici che volessero avvertirla di un qualche pericolo.
Quella situazione si stava facendo non solo strana ma anche terrorizzante.
Stava facendo male a tenere quel fatto per sé?
Avrebbe fatto meglio a dirlo a Elena e agli altri?
Bonnie si fece queste domande, iniziando a calmarsi e, pian piano, a queste se ne sostituì prepotentemente un’altra: che fine aveva fatto quella ragazza così pura?
 
 
 
 
 
Misao sorrise, allontanandosi dal centro di quell’odiosa città.
Possibile che dovessero fare così tanto per distruggerla?
Eppure ne avevano rase al suolo molto… Per quale motivo Fell’s Church era così difficile da annientare?
La ragazza sorrise al suo gemello che era nascosto dietro un albero e la osservava.
<< Povera bambina… Deve essere spaventata… >> mormorò ghignando il kitsune.
Misao sorrise divertita.
<< E’ spaventata a morte, ma non chiederà niente agli altri umani né, tantomeno, a Damon e Stefan >>.
<< Collegherà? Forse stiamo sopravvalutando la sua intelligenza, sorellina… >> insinuò dubbioso il rosso.
Misao fece una smorfia.
<< Fidati, andrà tutto come previsto! La ragazza è più sveglia di quanto credano gli altri… >>.
Shinichi si limitò ad annuire.
<< Più che altro, riesci a tenere ancora a bada Elise, mio caro? Non vorrei ci giocasse un altro scherzetto come quello dell’altra volta! Stava per rivelare tutto alla strega… Rovinerebbe i nostri piani >>.
<< E’ stato un errore che non si ripeterà più >> mormorò irritato: Misao l’aveva rimproverato molte volte.
<< Bene, sarà meglio così. Non possiamo permetterci che Bonnie capisca che l’Elise che la sta tormentando sia io… >>.
<< Non lo farà. Per quanto sia difficile da contenere, riesco a farlo >>.
<< Eppure, stasera non mi è sembrato affatto… >>
<< Non è colpa mia, Misao! Quando c’è di mezzo Trevor non riesco a controllarla! >>.
<< Beh, vedi di farlo! Oggi per inseguirla nella foresta ha fatto scoprire Stefan da Damon. Se Damon dovesse anche solo intuire vagamente il nostro piano di isolarlo… >>
<< Calmati, Misao! Andrebbe a nostro vantaggio! Damon sospetterebbe ulteriormente di Trevor e il nostro piano per isolarlo non verrebbe comunque interrotto! >>
<< Verrebbe interrotto se Damon se ne accorgesse troppo presto e avvertisse Stefan >> gli fece notare la kitsune.
Shinichi non rispose.
<< E Damon e Stefan come procedono? >> domandò ulteriormente
 al fratello.
<< Va tutto alla perfezione. Damon inizia a sospettare di Trevor, mentre Stefan presto incolperà il fratello di un’alleanza con noi. Inoltre, ciliegina sulla torta, Trevor non si è accorto di niente. Non è poi così scaltro come pensavamo… >>
Misao rise spensieratamente: stava andando tutto esattamente secondo i loro piani.
 
 
 

 
Angolo Autrice
 
Ma ciaoo!!
Sono fiera di me, questa volta ho aggiornato dopo poco, vedete? J
Dunque, ho una spiacevole notizia per voi: questo e, probabilmente, il prossimo sono dei capitoli un pochino noiosetti perché sono quelli di passaggio che ci portano verso la fine della storia.
Infatti non mancano più di una decina di capitoli che saranno anche abbastanza corti.
Infatti, questo capitolo è abbastanza corto per il mio standard.
Comunque, spero di riuscire a renderveli meno noiosi, tuttavia non posso saltarli perché sono molto importanti: oltre a sviluppare i vari rapporti, fanno sviluppare anche i dubbi dei vari protagonisti e ci danno una panoramica un pochino più chiara sui piani dei nostri cattivoni per eccellenza (che nessuno, compresa la sottoscritta, sopporta).
Dunque, analizziamo un po’ il capitolo!
Il piano per isolare Damon sta andando avanti: Stefan, convinto da Trevor, lo sta continuando a pedinare, anche se succede un piccolo incidente.
Trevor poiché ha visto Elise/Misao la segue nell’Old Wood facendo scoprire Stefan: non potevo non approfittarne per un momento tra fratelli (rapporto che io amo particolarmente ma che non penso di sapere rendere bene). Damon inizia a intuire le intenzioni di Trevor (ovvero quelle di far credere a Stefan che lui sia alleato con i kitsune), ma lo scoprirà in tempo?
Stefan, invece, lascia da parte i suoi dubbi capendo ciò che il fratello ancora non capisce, ovvero che ama Bonnir. Beh, noi lo sappiamo bene, il piccolo dei Salvatore conosce bene il fratello ed è più sentimentalista di questo quindi è normale che ci sia arrivato prima di Damon. Inoltre a causa dei sentimenti che Elena prova per Damon (che noi sappiamo ma Stefan no) i suoi rapporti col minore dei Salvatore non stanno andando molto bene…
Parlando invece della parte Donnie del capitolo, Damon è ossessionato da una domanda che vorrebbe chiedere alla ragazza ma che non ha il coraggio di porre: Bonnie è davvero andata a letto con Trevor?
D’altro canto i suoi sentimenti si stanno rivelando non solamente al vampiro ma anche a Bonnie che inizia ad avere dubbi sulla presunta indifferenza del moro nei suoi confronti.
(Ragazze, gli rispondiamo noi e ci facciamo erigere un monumento da Damon Salvatore? ;) ).
Nel frattempo Bonnie vive una vitaccia, inconsapevole che la colpa sia di Misao: Elise la sta perseguitando e lei vuole tenerselo per sé.
La parte più significativa del capitolo è l’ultima, quella sui nostri cattivoni.
Di cosa diamine stanno blaterando?
Quali sono le loro intenzioni?
Voglio rendere chiaro il fatto che Elise a volte è davvero lei (come nella trans o nell’Old Wood) e talvolta è Misao (come nello specchio). Quindi Elise è assoggettata al potere dei kitsune ma talvolta riesce a liberarsi.
Invece, Misao e Shinichi stanno attuando dei piani contro tutti quanti, compreso Trevor.
Per il momento sappiamo che vogliono isolare Damon. Ma per il resto?
Cos’è che deve collegare Bonnie? Quale piano hanno al quale Trevor è all’oscuro?
Bah XD
Alla prossima e grazie a tutti quelli che mi seguono, mentre un grazie “speciale” va a quelli che recensiscono facendomi sapere se sto proseguendo per la strada giusta.
Spero che il capitolo vi piaccia e che non vi abbia annoiato troppo J
Fatemi sapere.
Un Bacio!
 
Amily

   
 
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