Ligabue cantava “pomeriggio spompo di domenica” alla radio, io non
facevo altro che inseguire il ritmo di quel miscuglio di parole.
Mi sentivo in una gabbia, con tanti leoni. Sono sempre stata la vittima di
tutti gli sfregi morali che accadevano in quella scuola. Potevo
considerarmi la migliore amica di tutti, quando c'era da copiare qualcosa
di matematica; a me andava bene così, non mi sono mai, neanche
minimamente, provata a ribellare. Sono troppo buona, io.
Mi faceva quasi piacere essere considerata, in un periodo particolare
dell'anno, perché nel tempo restante mi facevano sentire un'aliena che
sarebbe dovuta tornare su Marte.
Quel pomeriggio andai a fare un giro con Sam, che forse era l'unica amica
sincera che avevo oltre Livy. E' sempre stata una bella amicizia, la nostra.
Non come quella dei film, ma piuttosto come quella dei Best sellers.
Niente ragazzi di mezzo, niente litigi complicati. Noi ci capivamo con uno
sguardo e ci appoggiavamo in tutto, anche nelle più grandi stupidagini
che potevamo fare.
Così accadde anche quel giorno, in un bar poco comune in questo paese.
C'era un solo ragazzo, ma forse, proprio quello che non doveva esserci.
Era da qualche anno che mi piaceva, eppure non ero mai riuscita a dare
segno di vita. Chissà se sapeva della mia esistenza, quel tizio.
Ricordo bene che c'era il sole, molto sole, e io presi un gelato talmente
grande che si sciolse subito, non dandomi neanche il tempo di scansarlo
dalla maglietta.
Andai subito a prendere dei tovagliolini al bancone, e neanche mi accorsi
che lui stava ridendo di tutta questa faccenda. “Bene, ora riderà di me
all'infinito”, pensai. Invece mi salutò, con un accenno della mano e
sorrise. Ricambiai goffamente. Diamine! Perché Dio non mi aveva dato un
sorriso bello come il suo?
Portava un jeans scuro e una maglietta nera dell'Hard Rock. A lui stava
maledettamente bene tutto!
Josh si avvicinò lentamente, e quei pochi secondi a me sembrarono
un'infinità di tempo.
Guardai impaurita Sam, ma lei sembrava non accorgersi di nulla,
sembrava impassibile al mondo che la circondava.
Lo vedevo sempre più vicino, quasi a sfiorarmi.
L'ansia si era praticamente impadronita di me, sentivo l'adrenalina
corrermi lungo le vene, il sangue scorrere sempre più velocemente.
Forse era tutto inutile, mi stava venendo a dire che ero ridicola?
Squallida? Spettrale?
Non capivo più nulla; mi limitavo a guardarlo negli occhi, che erano di un
blu mai visto. Scuro, intenso, pieno di passione.
Sentivo quasi il suo calore che mi contagiava l'anima. Si abbracciavano
gli sguardi, si cospargeva il cuore di emozione.
Eccolo, era lì difronte a me e non sapevo che fare. Mugugnai un ciao, che
scema che sono.