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Autore: Marzolina    18/09/2011    3 recensioni
"Non mi importa un fico se sei anoressico, bulimico, sordo, cieco, chiromante, pazzo, incasinato, dinoccolato, asfittico, atavico, mannaro o solamente stronzo. Basta che dai peso a quello che dico, a quello che penso, a quello che provo, a quello che sono. Dammi peso"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Magno Cum Gaudio

Sudo.
Sudo come non ho mai sudato in vita mia.
Il sole mi sembra sempre più alto e schifosamente luminoso ogni ora che passa. Già, ma che ora è adesso?
Ho perso il conto dei giorni ormai da qualche settimana ora mai. La vista mi si annebbia, le orecchie mi fischiano, i piedi mi formicolano e sento pure delle voci in lontananza.
Sono forse questi i primi segni della pazzia?
Scosto le piante più alte e continuo ad avanzare, stoica, in questa giungla senza fine. Credo che un serpente mi abbia anche morsa, ad un certo punto.
Non ricordo. E' tutto sfocato.
Le voci si fanno più insistenti e vicine.
Fra poco spunterà fuori Sawyer da dietro qualche baobab... oppure un orso polare. Mannaggia a me e alla maratona di Lost.
Spero che abbiano almeno un antidoto, laggiù dove sto andando. O magari non mi servirà nemmeno. Magari mi schianterò in un burrone e la mia vita finirà così. Sola, divorata dai coyote in un crepaccio dell'Africa Nera. Come vorrei un bombolone alla crema adesso. Sarebbe l'ultimo pasto della mia grama esistenza.
Sono quasi sul punto di mollare, è arrivata la mia ora, sono al limite... quando ecco il miracolo.
La vegetazione si fa in un attimo più rada e delle figure umane mi corrono incontro.
Erano le loro, le voci che sentivo. Stanno cantando. Mentre qualcuno mi solleva (devono essere circa dieci, secondo i miei conti, ed anche piuttosto forzuti per tirarmi su così di peso) vedo anche che alcuni stanno danzando intorno ad un falò.
Un tizio con una maschera da pagliaccio in trasferta agita un bastone tintinnante e sbraita parole senza senso indicando un gigantesco calderone.
Perfetto. Cannibali.
Che ironia della sorte, per una come me, finire mangiata. Beh, almeno non rimarranno delusi: devo essere davvero appetitosa.
Mi mettono giù, proprio davanti al pentolone fumante. Qualche parte di me che non è ancora totalmente andata nel panico, nota con un certo stupore che hanno tutti dei sorrisi a dir poco raggianti.
E certo, stanno per assaggiare " Stufato di Ragazzina Sovrappeso": altro che
nouvelle cuisine.
Poi uno di loro, con un gran copricapo tigrato in tinta col perizoma (deve essere il capo, solo i capi si conciano in maniera così ridicola) si rivolge a me con un italiano sorprendentemente fluente.
-Oh divina Spica -
divina? -per noi della tribù dei Seccosecco è un grande onore essere in tua presenza! Orsù popolo, gianugianu!-
-
Gianugianu!- ripetono in coro tutti i presenti e probabilmente vogliono dire qualcosa come "ci inchiniamo a te" perché in men che non si dica mi ritrovo con tutta la tribù letteralmente ai miei piedi neanche fossi Alessandro Magno in viaggio turistico a Babilonia.
-Su su, tiratevi su... non è il caso...- sbiascico intanto io piuttosto imbarazzata.
-Divina Spica - riprende intanto il capo - per millenni abbiamo aspettato l'arrivo della
Florida (seguono mormorii di assenso degli indigeni), ora finalmente possiamo ringraziarti come meriti! Gloria agli déi! Gloria alla Florida!-
- Gloria agli déi! Gloria alla Florida!-
E in men che non si dica appare davanti ai miei occhi un'immensa tavolata con ogni ben di dio. Una montagna di pasta all'amatriciana confina con un bosco di torta al cioccolato, mentre un fiume di cordon bleau scorre attraverso una distesa di paste e pasticcini, gelati e ghiaccioli per finire dritto dritto in un mare di pizze ai quattro formaggi, in cui nuotano barche di bistecche, pesci di patatine fritte e sirene dalle inconfondibili fattezze di polli arrosto...
Ho capito: il loro piano è ingozzarmi e farmi morire d'indigestione. Oh, ma chissene frega: morirò grassa e soddisfatta! Questo è il paradiso!
Sto giusto per distruggere, come il più spietato dei Godzilla, una metropoli di cioccolato al latte, quand'ecco il grido unanime dei locali mi blocca proprio sul più bello.
Giusto il tempo di sollevare gli occhi che mi ritrovo faccia a faccia con un orribile mostro: il corpo sembra quello di un serpente, ma è venti volte più grande e ha una testa umana.
Sono paralizzata dal terrore.
La creatura nel frattempo fa saettare fuori dalle labbra crudeli una lingua rossa e biforcuta. Ehi, dove l'ho già vista quella faccia incavata e quegli zigomi sporgenti?
Ma la bestia non ha intenzione di divorarmi. Non ancora.
-Le sembra il caso, signorina?- dice invece inaspettatamente.
-Prego?- faccio io basita. Perché la chimera adesso ha la voce del mio prof di latino?
-Non durante la mia lezione, un po' di contegno. Se ha tanta voglia di dormire poteva restarsene a casa!-

Mi sveglio di soprassalto e quasi capitolo giù dalla sedia, tanto è spaventosamente vicina la faccia del professor Sordoni, un omino tarchiatello con degli insipidi baffetti nazisti.
La classe ovviamente è al culmine dell'ilarità, anche perché - noto con orrore - durante la pennichella ho anche abbondantemente sbavato sul quaderno.
-M-mi scusi- balbetto alla fine, affranta.
Quell'Hitler alto due mele o poco più sbuffa sdegnato, borbotta qualcosa sui giovani d'oggi dove andremo a finire eh ai miei tempi però, se ne ritorna in cattedra e infine dichiara gravemente:
-Sono molto addolorato, signorina Bassi, che la mia materia, così profonda e ricca, le resti invece totalmente indifferente-
Lei non lo sa, caro prof, che invece io ho anche appeso una frase in latino proprio sulla porta della mia camera: Magno Cum Gaudio.
Beh, certo... il senso che gli do io non sarebbe proprio quello corretto, ma il pensiero c'è, no?
Seguendo la stessa logica sulla porta del mio dietologo si dovrebbe anche aggiungere qualcosa come: "Magna Cum Prudentia" Una specie di memento mori o vade mecum (giusto per usare ancora un po' di fantalatino)
Ovviamente non lo dico.
-Allora? Cosa hai sognato? Roba da mangiare, scommetto- ride intanto Marika al mio fianco e ridono anche tutte le lentiggini sparse sulle sue guance.
-E invece no- sussurro io di rimando, fingendomi oltraggiata -per tua informazione ero la regina di un popolo esotico che mi considerava una dea-
Stavolta anche Mirko, dalla parte opposta, non può fare a meno di sghignazzare, coprendosi a malapena la bocca con un volant della camicia.
-I 10 comandamenti dovevano essere l'inizio di un menù, allora- maligna anche lui facendomi l'occhiolino.
-A proposito- lo interrompe Marika e io so per certo che la sua sarà LA domanda per eccellenza, quella a cui nessun portatore sano di dieta inefficace vorrebbe mai rispondere.
-Come è andata ieri?-
Appunto.
La guardo e cerco una via di fuga tra i suoi ricci color Carota Nucleare, ma dietro ci trovo solo Mirko che non la smette più di ridere e di scuotere quel centinaio di orecchini che è riuscito miracolosamente a stiparsi sulle orecchie.
-Male - bofonchio alla fine, arrendendomi all'evidenza -Per di più c'era sto tipo che...-
-Tipo? Che tipo? Quale tipo? Che avete fatto? Cosa ti ha detto? Come si chiama? Soprattutto... era figo?-
Io e Marika guardiamo quel cacciatore di partiti a tempo perso che è diventato Mirko da qualche anno a questa parte e lo degnamo solo di un'alzata di sopracciglio piuttosto eloquente.
-No, signora Bennet, era davvero orribile. Mi ha guardato come non si guarda neanche un piccione che ti ha appena cagato in testa. E per di più era anche brutto...-
-Cosa, zé? Tu che hai a che fare con un ragazzo, Bassi? Cielo, questa sì che è una notizia, zé! Oh certo, non contando il pizzarolo della ricreazione, zé. Con lui sì che avete un rapporto amniotico-
Non è neanche il caso di alzare lo sguardo: vocetta irritante come un calcio sulle gengive, malignità che trasuda da ogni "zé" e un disinvolto abuso della lingua italiana.
Non può essere che lei: Carolina Piotta - "Karo" con la k per le altre componenti dello stormo - in tutto il suo ochesco splendore mattutino.
-Ehilà Carolina, è sempre un piacere essere vittima del tuo fulminante sarcasmo- sorride Mirko amabilmente -La prossima volta però, invece di limitarti a sfogliare la Treccani per appiopparci aggettivi a casaccio, prova a dartela in testa, magari anche venti o trenta volte. Vedrai che qualcosa penetra-
Carolina ci squadra tutti e tre con malcelato fastidio, valutando se valga o meno la pena di iniziare una lotta su un terreno per lei così accidentato come la grammatica. Alla fine, avendo probabilmente deciso che la sua sarebbe una sicura sconfitta, si volta sprezzante alzando una nube tossica di profumo Eau de Teladò.
Mirko e Marika, medito intanto io mentre la lezione continua e finalmente il mio interrogatorio sembra essere stato archiviato, qualcosa di amniotico l'hanno condiviso davvero.
I due infatti sono gemelli, evidentemente eterozigoti e con in comune forse solo un preoccupante appetito sessuale nei confronti dell'ignaro Johnny Depp. Ogni volta che li vedo insieme, questo pappagallo bistrato e variopinto e quest'altra creaturina rossiccia e spettinata, mi dico che lassù devono avere seriamente un gran bel senso dell'umorismo, per aver ficcato nello stesso ventre materno due esseri umani così irrimediabilmente diversi.
I miei migliori amici.
Sospiro e faccio finta, almeno per un po', di preoccuparmi della sorte di Cesare dopo le Idi di Marzo solo perché Sordoni ha improvvisamente afferrato il registro e, con quella famigerata crudeltà tipica dei professori sul punto di interrogare, lascia volutamente scorrere secondi di terrore mentre passa l'indice sull'elenco dei nomi.
Grazie al cielo la vittima designata per quest'oggi non sono io ma un "Trofei" pronunciato come una dichiarazione di guerra.
Il malcapitato si alza dalla seconda fila e tutto il gentil sesso della classe (più Mirko) si sloga il collo per sporgersi oltre il banco, mentre quello si avvicina con passo cadenzato alla cattedra.
Francesco Trofei, un metro e ottantacinque di muscoli al punto giusto, ricci castani e occhioni verdi costantemente languidi.
E' anche il protagonista indiscusso di tutti i miei sogni erotici in cui la panna montata ha ben altro scopo oltre a quello di guarnire torte. Dio solo sa quanto vorrei avere un rapporto di qualche genere con lui.
Mi accontenterei anche di uno amniotico. .

   
 
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