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Autore: Patta97    18/09/2011    2 recensioni
Amo descrivere famiglie e scene fluff, e così ho deciso di dedicare questa fan fiction proprio alla famiglia e, più in particolare, ai fratelli.
I primi capitoli, di cui ho già un'idea, saranno dal punto di vista di questi personaggi:
1. Ginny-Ron;
2. Hermione-Harry;
3. Andromeda-Narcissa-Bellatrix;
4. George-Fred;
5. Molly-Gideon-Fabian;
L'ordine può variare e si aggiungeranno altre coppie man mano! Potete dirmi se avete richieste, naturalmente! :)
Spero vi piaccia e che mi lasciate un parere :D
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Ginny! Hai visto i miei occhiali? – mi chiede Percy, mentre ci incontriamo a metà scale.
Io faccio cenno di no col capo, anche se ho appena visto Fred e George che facevano strane cose su quegli occhialetti cerchiati di corno che non danno un’aria molto simpatica a mio fratello.
Percy, sempre paziente con me, non mi chiede altro. Forse ha capito che sono i gemelli ad averli presi, perché, in fondo, sono sempre e solo loro i responsabili quando le sue cose spariscono: Percy è molto ordinato, sa dove mette la sua roba.
Forse avrei dovuto dirglielo io, ma in fondo ho sette anni, il mio silenzio Fred e George lo pagano con una Cioccorana o con un giochetto di magia.
Scendo in cucina, ci trovo Bill e Charlie che fanno colazione. Bill ha diciannove anni, ha già finito la scuola, mentre per Charlie quest’anno inizierà l’ultimo anno. Sono molto più piccola di loro, e ricevo sempre coccole, conforti e sorrisi da parte loro.
Bill mi fa accomodare su un suo ginocchio e mi offre un biscotto al cioccolato. Lo addento, contenta. Ormai vedo sempre meno spesso Bill, sta cercando lavoro e molte volte non torna a casa per un paio di giorni. Charlie, che da qualche settimana può usare la magia fuori dalla scuola, fa volare verso di me una tazza e me la riempie di latte. Io ci inzuppo quel che rimane del biscotto al cioccolato e bevo il resto, sporcandomi le labbra. Bill mi porge un fazzolettino e mi fa scendere dalle sue gambe.
Lui e Charlie prendono il mantello dall’appendiabiti. È da quando Charlie può usare la magia che Bill se lo porta appresso e stanno via una giornata intera.
- Andate via? – chiedo, triste.
- Sì, Ginny – Charlie mi fa una carezza e mi pulisce le labbra con il fazzoletto che tengo in mano.
Metto su il broncio, scontenta.
- Oh, Ginny! Ti prometto che torneremo entro cena, d’accordo? – dice Bill, rivolgendomi un rassicurante sorriso. Mi convince un poco, e ricambio con un piccolo sorriso pure io.
Escono di casa e, prima di chiudersi la porta alle spalle, mi strizzano l’occhio.
Sento che salutano la mamma, la quale stava dando da mangiare alle galline in cortile.
Prima di udire il crac della Smaterializzazione dei miei due fratelli maggiori, sento la mamma raccomandare di tornare per cena, perché farà il pollo arrosto.
Poi mamma entra e si sciacqua le mani nel lavandino, asciugandosele nel grembiule a fiori che porta indosso.
Mi nota e mi sorride.
Si siede in una delle sedie di legno attorno al tavolo e avvicina un’altra sedia davanti a lei. Mi fa cenno di accomodarmi, recuperando un paio di elastici scuri dalle enormi tasche del grembiule.
Io mi siedo, ubbidiente. La mamma inizia a farmi le trecce.
- Dov’è papà? – chiedo, mentre tengo in una mano una ciocca di capelli per aiutarla.
- Oggi è dovuto uscire prima, tesoro – risponde lei, intrecciando i lunghi fili rossi. – Hai visto Fred e George, oggi? Stanno studiando? – domanda poi.
Io alzo le spalle e scuoto la testa.
- Ah, tesoro, non muovere la testa o la treccia viene male – mi raccomanda mamma. – E Percy? – dice ancora, ostinata.
- Era su – rispondo, vaga.
Mamma non risponde, immagino stia annuendo. Finalmente finisce.
- Dov’è Ron? – dico. La mamma mi sistema dietro l’orecchio una ciocca sfuggita al suo operato.
- Fuori – risponde, alzandosi ed iniziando a salire le scale, probabilmente per vedere quello che fanno Fred, George e Percy.
Io esco nel cortile, guardando il bel paesaggio campagnolo attorno alla Tana.
Le alte siepi incolte, i ciuffi d’erba secchi e quelli verde scuro, le margheritine gialle e quelle bianche, i papaveri rossi e i lontani campi di girasoli.
Uno gnomo sta masticando soddisfatto un lombrico all’ombra di una piccola quercia.
Scorgo Ron seduto sull’erba, poco lontano.
Corro da lui e mi ci inginocchio accanto. Lui mi lancia un’occhiata e mi sorride. Io ricambio e mi sdraio sull’erba cotta dal sole estivo, guardando le strane forme delle nuvole.
- Ti sembrano belle, quelle? – mi chiede Ron, accennando agli sbuffi bianchi nel cielo azzurro.
Mi tiro su, puntellandomi sulle braccia. Annuisco, non capendo cosa voglia dire.
- Beh, allora non hai visto questo! – tira fuori dalla tasca dei vecchi jeans un tubetto colorato, con aria trionfale.
- E che cosa dovrebbe essere? – chiedo, sarcastica. Uso quel tono superiore e ironico solo con lui, mi viene spontaneo, non so perché. Lui si sgonfia come un palloncino, ma non si perde d’animo, anzi, fa un’aria da pomposo saccente, che non gli si addice proprio e sa di Percy.
- Questo, Ginny – inizia, scuotendo il tubetto, che fa un rumore di sciacquio, come fosse pieno d’acqua. - È un congegno Babbano che papà mi ha portato ieri. Sa fare bolle colorate che volano nel cielo! – spera d’impressionarmi, ma io mantengo un sopracciglio alzato.
Ron evidentemente crede che passando alla pratica le cose migliorino, perché svita il tappo bianco del tubetto, a cui è attaccato una specie di cannuccia che finisce con un cerchietto e, riempiendosi il petto d’aria, soffia. Dal cerchietto prende forma una bolla semi trasparente e tonda tonda, dalle sfumature verdi, rosa e gialle. In effetti, mi incanto a guardare il volo della bolla, che però, sbattendo tra il fogliame di un grosso acero, scoppia. Delusa, torno a volgere lo sguardo al cielo. Ron rimedia facendo un’altra bolla tonda e un’altra ancora. Stava per vantarsi, lo so, ma lo zittisco di nuovo.
- Non mi piacciono rotonde, non ci sono altre forme? – domando, accigliata.
Mio fratello soffia un’altra bolla e si concentra. Quella prende la forma di un micio. Ora sono sorpresa davvero. Lo guardo, estasiata, incitandolo con lo sguardo a farne ancora.
Ron immerge di nuovo il cerchietto nel tubo e ci soffia più volte. Un bimbo, un orsacchiotto, una matita, un fiore, un drago, un ranocchio… poi, quando sembra che fare quella magia sia diventato naturale per lui, inizia a far prendere forma alle bolle in modo da renderle più divertenti. Le facce di Fred e George che ridono, quella irritata di Percy, uno gnomo bitorzoluto, l’immagine della mamma con le mani sui fianchi… ormai rido a crepapelle, coprendomi la bocca con una mano. E Ron, mentre inizia a far fare alle bolle delle scenette, sorride pure, felice di avermi resa contenta.
Non c’è nulla da fare. Gli amorevoli Bill e Charlie, il paziente Percy, i divertenti Fred e George… ma Ron, il timido Ron, è sempre il migliore. 
  
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