Questa storia è stata ispirata
al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi
non mi appartiene.
Avevo
notato immediatamente che quella durata vitale era troppo breve,
sarebbe morto in una data perfetta. Avevo
già deciso, era solo questione di tempo. Mi
sistemai con un quaderno e tracciai uno schema di quadrati, alcuni
neri, altri bianchi. Scrissi le definizioni incastrando perfettamente
le parole tra di loro. Mi rendevo conto della difficoltà di
ciò che
stavo costruendo, ma non potevo permettere che degli incompetenti
come i membri del corpo di polizia decidessero di occuparsi di tutta
la faccenda. Un rigo in particolare lo evidenziai, la soluzione di
quel cruciverba era Insist Street 221.
Improvvisamente
avevo la
sensazione che B andasse quasi di fretta, come se volesse giungere
all'omicidio il prima possibile, ma sorprendentemente continuava a
descrivere le cose nei minimi dettagli.
Nemmeno
uno come lui
riusciva ad essere così freddo di fronte a ciò
che segnato la
svolta definitiva nella sua vita. Se prima si poteva dire solo che
era vittima adesso era anche carnefice.
Il
21 luglio 2002 era una giornata molto afosa, torrida direi. Con tutta
la calma necessaria per non commettere errori andai all'ufficio
postale. Avevo
letto in un articolo di giornale che quando si è in fila, la
coda
degli altri pare sempre più rapida e notai che era vero,
anche se in
realtà potei vedere che non era davvero così
segnando mentalmente
il volto e il nome della persona che mi era accanto, che naturalmente
giunse allo sportello dopo di me. Spedii
il cruciverba (ovviamente senza lasciare una sola impronta digitale)
alla polizia di Los Angeles. Secondo le mie previsioni sarebbe
arrivato il giorno dopo e quella era la data ideale: 22 luglio 2002.
A
quel che pareva la data
aveva un significato preciso eppure B non lo spiegava. Forse sarebbe
stato chiarito più avanti. Lo speravo dato che non capivo
nemmeno io
il perché di quel giorno.
Dopo
poco mi recai in una farmacia piuttosto fornita e chiesi del Propofol
portando una falsa ricetta. Per
chi non lo sapesse, questo farmaco è un anestetico totale e
serve
normalmente per l'intubazione di un paziente. Deve essere molto
potente dato che uno degli ultimi riflessi del corpo umano a sparire
è quello della tosse, e se il paziente tossisse sputerebbe
via il
tubo, però se data in dose troppo abbondante può
arrivare a far
sparire anche lo stimolo del respiro e se non è il medico
stesso a
pompare aria attraverso il tubo, il paziente morirebbe soffocato.
L'unico problema è che questo farmaco ha una durata
piuttosto breve,
viene bruciato dall'organismo in fretta per permettere all'uomo
intubato di continuare l'anestesia solo tramite gas anestetizzante.
Rimasi
decisamente perplesso
dopo aver letto quelle righe. Beyond era al pari di un medico sulla
conoscenza di quel farmaco, mi chiedevo come potesse conoscere tutte
quelle cose. Probabilmente era bastata una ricerca, in fin dei conti
quell'uomo era in grado di infiltrarsi ovunque volesse. Adesso
davvero potevo comprendere perché era stato scelto come
secondo
successore di L: era geniale e questo era innegabile, ma il suo genio
era esploso per un progetto malvagio che comprendeva le vite di
persone innocenti e che era mirato solo allo sconfiggere quello che
considerava il suo rivale.
Noi,
nonostante fossimo i
due candidati per la successione ad L, non potevamo conoscere i
dettagli dei casi da lui risolti e per questo non sapevo nulla
nemmeno del caso dell'assassino BB di Los Angeles.
Stavo
per conoscere le
stesse cose che aveva conosciuto Mello, ma non dal punto di vista del
detective, bensì dal punto di vista dell'assassino. Questa
era
l'unica differenza, ma era una differenza fondamentale.
Mello
aveva visto il bene,
io avevo visto il male.
Ma
potevo davvero
considerarlo male assoluto?
E
allo stesso modo potevo
considerare L il bene assoluto?
Quasi
sicuramente nessuno sarebbe riuscito a decifrare uno schema simile a
quello che avevo inviato, troppo complesso. Ebbi
conferma del mio pensiero quando il 31 luglio 2002 mi recai a casa di
Believe Bridesmaid con una borsa da palestra piena di roba che mi
sarebbe servita e non trovai alcuna traccia di protezione per l'uomo. Mi
fermai qualche secondo ad osservare la dimora. Una casa troppo grande
per un uomo che viveva da solo. Entrai nel piccolo giardino che la
delimitava e mi affacciai alla finestra della stanza da letto. Believe
Bridesmaid stava seduto sul letto con aria assonnata a fissare un
libro, ma non sembrava che lo stesse leggendo davvero. La
finestra era aperta, per cui non ci volle molto per introdurmi
nell'abitazione. Feci un piccolo rumore di proposito e il giornalista
si voltò a guardarmi. Sì,
sarebbe morto a breve. Rimase
perfettamente immobile, forse per la paura di vedere una persona in
casa sua, una persona dagli occhi rossi come il sangue che brillavano
nella semioscurità. “Chi
sei?” mi chiese con la voce che tremava. Non risposi, ma
aprii la
mia borsa e tirai fuori una piccola siringa contenente il farmaco che
mi ero procurato qualche giorno prima. Senza dargli il tempo di
muoversi iniettai il liquido bianco nella sua vena e attesi che fosse
troppo stordito per potersi muovere. Vidi
le sue pupille dilatarsi, i suoi movimenti farsi lenti
finché non
chiuse gli occhi come se si fosse semplicemente addormentato. Lo
fissavo rapidamente ogni tanto mentre studiavo la stanza. Era
semplice, non molto grande. C'erano solo un grande letto al centro e
una libreria, il tutto era piuttosto sobrio. I volumi sugli scaffali
erano disordinati e c'erano parecchi spazi vuoti. La
cosa mi provocava fastidio. Quando
il mio obiettivo fu steso sul letto con un respiro fin troppo lento
mi decisi a cercare qualcosa nella casa, così uscii dalla
stanza e
aprii un paio di stanze a caso. L'oggetto
che scelsi era una sottospecie di laccio che si trovava in bagno,
così lo presi e tornai nella camera da letto della mia
vittima. Mi
sistemai in modo da non fare troppo sforzo e gli sollevai il capo,
stringendo il laccio intorno al collo. La
stretta fu unica, non mi ci volle troppa violenza dato che la vittima
non poteva opporre resistenza. Attesi
finché non vidi il colorito cambiare e l'uomo che non
emetteva più
respiri. Era
stato facile, ma la parte migliore veniva in quel momento. Dalla
mia borsa estrassi un coltello, alzai la maglia del cadavere e con
attenzione e lentezza estrema scelsi il punto da incidere. Tracciai
le lettere XVI, LIX, MXDXXIII, CLIX, XIII, VII, DXXCII, DXXIV, MI,
XL, LI, XXXI con una meravigliosa precisione. Il coltello si muoveva
senza difficoltà sulla pelle di quell'uomo e il sangue
macchiava
tutto ciò che c'era. Quando
finii l'operazione anche io mi ero macchiato. Riabbassai la maglietta
sul torace inciso, poi osservai la stanza. Tutto
quel sangue era fastidioso, ma non era ancora il momento di pensare a
queste cose. Mi
avvicinai alla libreria e riempii tutti gli spazi vuoti con dei libri
portati da me, finché non rimase alcuno spazio. Tra i titoli
che
avevo preso c'erano i manga di Akazukin Chacha! tranne i volumi 4 e
9 e un libro intitolato “Carenza di svago”. Fatto
ciò mi ritenni soddisfatto e mi avvicinai alla parete di
fronte alla
porta. Calcolai l'altezza del pomello con un'occhiata dall'altro lato
della stanza e poi presi dalla mia borsa una wara ningyo che mi ero
fabbricato e un chiodo che conficcai nel muro con colpi decisi e
forti, poi legai la bambolina e ripetei l'operazione con altri tre
esseri di paglia. Ammirai
il risultato della mia opera, le quattro bambole erano perfettamente
una di fronte all'altra, sistemate in maniera perfetta. Finalmente
decisi di dare una pulita, così mi misi a neutralizzare ogni
cosa
nell'intera casa. Mi occupai della stanza rimuovendo le macchie di
sangue, poi mi diressi in tutte le altre stanze a pulire ogni oggetto
dalle impronte digitali. Il
tutto richiese qualche ora, ma non mi interessava. Uno stratagemma
del genere porta a credere che l'assassino conosca di persona la
vittima, ma non era così. Cercavo
di rendere il tutto complesso per non lasciare che la polizia mi
raggiungesse. Era
L che doveva arrivare a me. Pulii
persino le prese della corrente prima di chiudere la finestra senza
toccarla davvero. Presi
una corda che avevo con me e mi avvicinai alla porta. Sapevo
già che era una di quelle a pomolo, che per aprire deve
essere
girata. Nei giorni precedenti ero passato davanti a quella casa e mi
ci ero introdotto quando il suo proprietario si trovava fuori,
conoscevo i dettagli come i libri sulla libreria e quella maniglia. Legai
il filo rosso al pomolo, poi lo feci passare sui chiodi di due delle
wara ningyo, quella di fronte e quella di sinistra. Uscii dalla
stanza facendo passare il filo attraverso la serratura della porta. Con
dei movimenti studiati lo tirai, con calma. Piano la maniglia
girò e
la porta si chiuse dall'interno. Questo
era un trucco comune per fingere un suicidio, ma era evidente che un
suicidio non poteva essere stato. Diedi
uno strattone e recuperai il filo rosso e salutai quella casa
muovendomi con eccessiva calma.
Non
sapevo veramente come
commentare.
Un
omicidio commesso con
tale freddezza non è umano.
B
vedeva le persone solo
come numeri per completare il suo puzzle, era qualcosa di veramente
inquietante. Anche io ero stato accusato di vedere le persone come
numeri eppure credevo, anzi, ero sicuro che mai sarei potuto giungere
a un livello di freddezza tanto elevato.
Non
da uccidere mantenendo
tanta lucidità.
Avevo
visto numerosi
assassini nella mia vita, ma tutti durante o dopo l'omicidio avevano
il volto stravolto, non riuscivano a essere così impassibili
e per
questo commettevano errori.
B
li chiamava stupidi, ma
erano solo normali esseri umani.
Errare
humanum est, no? Lo
dicevano anche i Latini. Ma B non era paragonabile agli esseri umani.
B era un Dio della morte, come si era definito da sé e come
dargli
torto? In fin dei conti il suo omicidio era tutto basato sulla
sicurezza che la vittima sarebbe morta. Non pensava a ciò
che stava
vivendo, ma già al risultato finale.
L'unica
cosa importante era
battere L e non poteva permettersi il lusso di essere debole con un
obiettivo simile.
Rimaneva
solo da vedere se
alla vittima successiva sarebbe arrivato prima un serial killer
spietato, la polizia o il più grande detective del mondo. _______________ Authoress' words Hello! Oggi sono impegnatissima, quasi non trovavo il
tempo di pubblicare... Anche questa settimana è stata densa
di eventi, sapete? Solo per dirne una hanno cercato di rapinarmi...
Mercoledì mi sono attardata tornando a casa mia
perché una mia amica mi aveva pregata in ginocchio di
accompagnarla alla cassa del negozio dove eravamo prima di andarcene,
però quella sera c'era una partita di calcio molto
importante e così non c'era nessuno per strada. Io e
un'altra mia amica siamo state fermate da un tipo che ci ha detto di
avere una pistola e ci ha intimato di dargli soldi e telefonino. La mia
amica subito ha dato tutto, io invece l'ho guardato bene: aveva le
tasche vuote, la maglia aderente e le mani vuote, perciò gli
ho chiesto: "Scusami, e dove l'avresti questa pistola?" e lui mi ha
intimato di dargli i soldi. Glieli ho dati, poi mi ha chiesto il
telefonino. Il mio telefonino è costosissimo ed è
un regalo, non volevo darglielo, così mi son messa a
chiedergli se potevo togliere la SIM dall'interno, con la scheda di
memoria. Quello non mi rispondeva e continuava a ripetere di darmi il
telefono, finché non è arrivata gente e gli ho
detto: "Se non rispondi alle mie domande urlo.", così
è scappato! Mi son sentita al settimo cielo! Ok, basta coi racconti inutili... Vi saluto, a
domenica prossima! Any