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Autore: _Any    18/09/2011    8 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.


Avevo notato immediatamente che quella durata vitale era troppo breve, sarebbe morto in una data perfetta.

Avevo già deciso, era solo questione di tempo.

Mi sistemai con un quaderno e tracciai uno schema di quadrati, alcuni neri, altri bianchi. Scrissi le definizioni incastrando perfettamente le parole tra di loro. Mi rendevo conto della difficoltà di ciò che stavo costruendo, ma non potevo permettere che degli incompetenti come i membri del corpo di polizia decidessero di occuparsi di tutta la faccenda. Un rigo in particolare lo evidenziai, la soluzione di quel cruciverba era Insist Street 221.


Improvvisamente avevo la sensazione che B andasse quasi di fretta, come se volesse giungere all'omicidio il prima possibile, ma sorprendentemente continuava a descrivere le cose nei minimi dettagli.

Nemmeno uno come lui riusciva ad essere così freddo di fronte a ciò che segnato la svolta definitiva nella sua vita. Se prima si poteva dire solo che era vittima adesso era anche carnefice.


Il 21 luglio 2002 era una giornata molto afosa, torrida direi. Con tutta la calma necessaria per non commettere errori andai all'ufficio postale.

Avevo letto in un articolo di giornale che quando si è in fila, la coda degli altri pare sempre più rapida e notai che era vero, anche se in realtà potei vedere che non era davvero così segnando mentalmente il volto e il nome della persona che mi era accanto, che naturalmente giunse allo sportello dopo di me.

Spedii il cruciverba (ovviamente senza lasciare una sola impronta digitale) alla polizia di Los Angeles. Secondo le mie previsioni sarebbe arrivato il giorno dopo e quella era la data ideale: 22 luglio 2002.


A quel che pareva la data aveva un significato preciso eppure B non lo spiegava. Forse sarebbe stato chiarito più avanti. Lo speravo dato che non capivo nemmeno io il perché di quel giorno.


Dopo poco mi recai in una farmacia piuttosto fornita e chiesi del Propofol portando una falsa ricetta.

Per chi non lo sapesse, questo farmaco è un anestetico totale e serve normalmente per l'intubazione di un paziente. Deve essere molto potente dato che uno degli ultimi riflessi del corpo umano a sparire è quello della tosse, e se il paziente tossisse sputerebbe via il tubo, però se data in dose troppo abbondante può arrivare a far sparire anche lo stimolo del respiro e se non è il medico stesso a pompare aria attraverso il tubo, il paziente morirebbe soffocato. L'unico problema è che questo farmaco ha una durata piuttosto breve, viene bruciato dall'organismo in fretta per permettere all'uomo intubato di continuare l'anestesia solo tramite gas anestetizzante.


Rimasi decisamente perplesso dopo aver letto quelle righe. Beyond era al pari di un medico sulla conoscenza di quel farmaco, mi chiedevo come potesse conoscere tutte quelle cose. Probabilmente era bastata una ricerca, in fin dei conti quell'uomo era in grado di infiltrarsi ovunque volesse. Adesso davvero potevo comprendere perché era stato scelto come secondo successore di L: era geniale e questo era innegabile, ma il suo genio era esploso per un progetto malvagio che comprendeva le vite di persone innocenti e che era mirato solo allo sconfiggere quello che considerava il suo rivale.

Noi, nonostante fossimo i due candidati per la successione ad L, non potevamo conoscere i dettagli dei casi da lui risolti e per questo non sapevo nulla nemmeno del caso dell'assassino BB di Los Angeles.

Stavo per conoscere le stesse cose che aveva conosciuto Mello, ma non dal punto di vista del detective, bensì dal punto di vista dell'assassino. Questa era l'unica differenza, ma era una differenza fondamentale.

Mello aveva visto il bene, io avevo visto il male.

Ma potevo davvero considerarlo male assoluto?

E allo stesso modo potevo considerare L il bene assoluto?


Quasi sicuramente nessuno sarebbe riuscito a decifrare uno schema simile a quello che avevo inviato, troppo complesso.

Ebbi conferma del mio pensiero quando il 31 luglio 2002 mi recai a casa di Believe Bridesmaid con una borsa da palestra piena di roba che mi sarebbe servita e non trovai alcuna traccia di protezione per l'uomo.

Mi fermai qualche secondo ad osservare la dimora. Una casa troppo grande per un uomo che viveva da solo. Entrai nel piccolo giardino che la delimitava e mi affacciai alla finestra della stanza da letto.

Believe Bridesmaid stava seduto sul letto con aria assonnata a fissare un libro, ma non sembrava che lo stesse leggendo davvero.

La finestra era aperta, per cui non ci volle molto per introdurmi nell'abitazione. Feci un piccolo rumore di proposito e il giornalista si voltò a guardarmi.

Sì, sarebbe morto a breve.

Rimase perfettamente immobile, forse per la paura di vedere una persona in casa sua, una persona dagli occhi rossi come il sangue che brillavano nella semioscurità.

Chi sei?” mi chiese con la voce che tremava. Non risposi, ma aprii la mia borsa e tirai fuori una piccola siringa contenente il farmaco che mi ero procurato qualche giorno prima. Senza dargli il tempo di muoversi iniettai il liquido bianco nella sua vena e attesi che fosse troppo stordito per potersi muovere.

Vidi le sue pupille dilatarsi, i suoi movimenti farsi lenti finché non chiuse gli occhi come se si fosse semplicemente addormentato.

Lo fissavo rapidamente ogni tanto mentre studiavo la stanza. Era semplice, non molto grande. C'erano solo un grande letto al centro e una libreria, il tutto era piuttosto sobrio. I volumi sugli scaffali erano disordinati e c'erano parecchi spazi vuoti.

La cosa mi provocava fastidio.

Quando il mio obiettivo fu steso sul letto con un respiro fin troppo lento mi decisi a cercare qualcosa nella casa, così uscii dalla stanza e aprii un paio di stanze a caso.

L'oggetto che scelsi era una sottospecie di laccio che si trovava in bagno, così lo presi e tornai nella camera da letto della mia vittima.

Mi sistemai in modo da non fare troppo sforzo e gli sollevai il capo, stringendo il laccio intorno al collo.

La stretta fu unica, non mi ci volle troppa violenza dato che la vittima non poteva opporre resistenza.

Attesi finché non vidi il colorito cambiare e l'uomo che non emetteva più respiri.

Era stato facile, ma la parte migliore veniva in quel momento.

Dalla mia borsa estrassi un coltello, alzai la maglia del cadavere e con attenzione e lentezza estrema scelsi il punto da incidere. Tracciai le lettere XVI, LIX, MXDXXIII, CLIX, XIII, VII, DXXCII, DXXIV, MI, XL, LI, XXXI con una meravigliosa precisione. Il coltello si muoveva senza difficoltà sulla pelle di quell'uomo e il sangue macchiava tutto ciò che c'era.

Quando finii l'operazione anche io mi ero macchiato. Riabbassai la maglietta sul torace inciso, poi osservai la stanza.

Tutto quel sangue era fastidioso, ma non era ancora il momento di pensare a queste cose.

Mi avvicinai alla libreria e riempii tutti gli spazi vuoti con dei libri portati da me, finché non rimase alcuno spazio. Tra i titoli che avevo preso c'erano i manga di Akazukin Chacha! tranne i volumi 4 e 9 e un libro intitolato “Carenza di svago”.

Fatto ciò mi ritenni soddisfatto e mi avvicinai alla parete di fronte alla porta. Calcolai l'altezza del pomello con un'occhiata dall'altro lato della stanza e poi presi dalla mia borsa una wara ningyo che mi ero fabbricato e un chiodo che conficcai nel muro con colpi decisi e forti, poi legai la bambolina e ripetei l'operazione con altri tre esseri di paglia.

Ammirai il risultato della mia opera, le quattro bambole erano perfettamente una di fronte all'altra, sistemate in maniera perfetta.

Finalmente decisi di dare una pulita, così mi misi a neutralizzare ogni cosa nell'intera casa. Mi occupai della stanza rimuovendo le macchie di sangue, poi mi diressi in tutte le altre stanze a pulire ogni oggetto dalle impronte digitali.

Il tutto richiese qualche ora, ma non mi interessava. Uno stratagemma del genere porta a credere che l'assassino conosca di persona la vittima, ma non era così.

Cercavo di rendere il tutto complesso per non lasciare che la polizia mi raggiungesse.

Era L che doveva arrivare a me.

Pulii persino le prese della corrente prima di chiudere la finestra senza toccarla davvero.

Presi una corda che avevo con me e mi avvicinai alla porta.

Sapevo già che era una di quelle a pomolo, che per aprire deve essere girata. Nei giorni precedenti ero passato davanti a quella casa e mi ci ero introdotto quando il suo proprietario si trovava fuori, conoscevo i dettagli come i libri sulla libreria e quella maniglia.

Legai il filo rosso al pomolo, poi lo feci passare sui chiodi di due delle wara ningyo, quella di fronte e quella di sinistra. Uscii dalla stanza facendo passare il filo attraverso la serratura della porta.

Con dei movimenti studiati lo tirai, con calma. Piano la maniglia girò e la porta si chiuse dall'interno.

Questo era un trucco comune per fingere un suicidio, ma era evidente che un suicidio non poteva essere stato.

Diedi uno strattone e recuperai il filo rosso e salutai quella casa muovendomi con eccessiva calma.


Non sapevo veramente come commentare.

Un omicidio commesso con tale freddezza non è umano.

B vedeva le persone solo come numeri per completare il suo puzzle, era qualcosa di veramente inquietante. Anche io ero stato accusato di vedere le persone come numeri eppure credevo, anzi, ero sicuro che mai sarei potuto giungere a un livello di freddezza tanto elevato.

Non da uccidere mantenendo tanta lucidità.

Avevo visto numerosi assassini nella mia vita, ma tutti durante o dopo l'omicidio avevano il volto stravolto, non riuscivano a essere così impassibili e per questo commettevano errori.

B li chiamava stupidi, ma erano solo normali esseri umani.

Errare humanum est, no? Lo dicevano anche i Latini. Ma B non era paragonabile agli esseri umani. B era un Dio della morte, come si era definito da sé e come dargli torto? In fin dei conti il suo omicidio era tutto basato sulla sicurezza che la vittima sarebbe morta. Non pensava a ciò che stava vivendo, ma già al risultato finale.

L'unica cosa importante era battere L e non poteva permettersi il lusso di essere debole con un obiettivo simile.

Rimaneva solo da vedere se alla vittima successiva sarebbe arrivato prima un serial killer spietato, la polizia o il più grande detective del mondo.

_______________

Authoress' words

Hello!

Oggi sono impegnatissima, quasi non trovavo il tempo di pubblicare... Anche questa settimana è stata densa di eventi, sapete? Solo per dirne una hanno cercato di rapinarmi... Mercoledì mi sono attardata tornando a casa mia perché una mia amica mi aveva pregata in ginocchio di accompagnarla alla cassa del negozio dove eravamo prima di andarcene, però quella sera c'era una partita di calcio molto importante e così non c'era nessuno per strada. Io e un'altra mia amica siamo state fermate da un tipo che ci ha detto di avere una pistola e ci ha intimato di dargli soldi e telefonino. La mia amica subito ha dato tutto, io invece l'ho guardato bene: aveva le tasche vuote, la maglia aderente e le mani vuote, perciò gli ho chiesto: "Scusami, e dove l'avresti questa pistola?" e lui mi ha intimato di dargli i soldi. Glieli ho dati, poi mi ha chiesto il telefonino. Il mio telefonino è costosissimo ed è un regalo, non volevo darglielo, così mi son messa a chiedergli se potevo togliere la SIM dall'interno, con la scheda di memoria. Quello non mi rispondeva e continuava a ripetere di darmi il telefono, finché non è arrivata gente e gli ho detto: "Se non rispondi alle mie domande urlo.", così è scappato! Mi son sentita al settimo cielo!

Ok, basta coi racconti inutili... Vi saluto, a domenica prossima!

Any

   
 
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