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Autore: PrincesMonica    18/09/2011    11 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 
La luce splendeva forte nella camera. La sera prima, presi da altre cose più importanti, avevano scordato di tirare le tende.
Jared aprì gli occhi e trovò il letto vuoto. L’orologio segnava le otto del mattino: in fondo non era troppo tardi, ma neanche troppo presto. Sbuffò infastidito: la piazza di Monica era ancora calda, quindi si era alzata poco prima di lui. La cosa non gli piaceva: avrebbe voluto trovarla nel letto, magari per darsi un degno risveglio dopo una degna notte.
Monica si era dimostrata una amante interessante. Si era lasciata fare certe cose, ma ne aveva pretese altre. Come al solito trovava immediatamente mille differenze tra lei e le sue normali amanti. Le sue bambine, come le chiamava Monica, non dicevano no e avevano quasi paura a chiedere. Lei non chiedeva: prendeva. Dava e riceveva. Le piaceva stare sotto, ma non voleva essere dominata. Insomma, rendeva la notte diversa ed era un qualcosa che Jared apprezzava. La monotonia lo annoiava.
Le sue bambine, dopo un po’, lo annoiavano.
Si stiracchiò spuntando fuori dalle lenzuola e si ritrovò Monica davanti. Era appena entrata, in mano teneva un asciugamano umido e il suo pigiama.
“Buongiorno Pisolo.”
“Ciao, simpaticona. C’era la fila in bagno?” Monica stese l’asciugamano su una sedia e poi tornò sul letto a sistemare i vestiti. Indossava solo una canottiera rossa scollata e un paio di shorts. 
Sembrava tranquilla e completamente a suo agio. “No, la casa sembra deserta. O almeno il secondo piano. E tuo fratello russa come un trombone. Come riesci a convivere con lui durante il tour?”
“Tappi per le orecchie. Molto sottovalutati, ma praticamente la sopravvivenza per la band.” Si allungò verso di lei e la prese per il braccio facendola avvicinare. “Come stai?”
“Bene, a parte i lividi che mi hai lasciato un po’ ovunque.”
“Non mi pare che ti fossi lamentata del trattamento.” E la baciò leggero.
“Certo che no, ma non mi ero ancora vista allo specchio. Ho una macchia viola sul seno oltre che gli arrossamenti sul collo. Per fortuna che non è previsto il costume oggi, altrimenti come lo maschererei?”
Jared rise e si alzò: Monica non potè che constatare, di nuovo, che era veramente perfetto, incluse le orecchie da Spock, le gambette secche e gli occhi un po’ troppo vicini. Era lui, perfetto. E lei no, forse anche per quel motivo non era quella giusta.
“Ehy, ma porca puttana, non potevi fare più piano con quella bocca? Che dico a mia madre?” Uscì dalla piccola toilette indicando una macchia rossa giusto alla base del collo.
“Le dici che è colpa mia, del resto è vero. Senti, sanno tutti che sei il mio ragazzo, quindi che problemi ti fai? È stata un’idea tua, oltretutto. Ci tengo a precisare.”
“Ti punirò per questo.”
“Non vedo l’ora.”
Risero assieme spezzando quell’ultima briciola di imbarazzo che era rimasta dopo la notte.
Scesero assieme in sala da pranzo, dove trovarono qualche bambino che mangiava e zia Margot che preparava la colazione per tutti. Li guardò con sguardo soddisfatto e fece cenno di sedersi.
“Vi porto subito i muffin appena fatti.”
“Bastava solo un po’ di pane, zia, non occorre che lavori così tanto, lo sai.”, fece Jared, ma la donna era già sparita in cucina. “Come se parlassi al vento.”
“Ma lasciala stare...”
“Ma tu e Jared vi sposate?”, domandò una bambina di forse sette anni con i boccoli, Rachel forse.
“Ma certo che si sposano. Si danno i baci, quindi si sposano.”, rispose una seconda bimba mentre mescolava i cereali nel latte.
“Ma Jared devi sposare me! Io sono più bella di lei.”, riprese la bionda stizzita.
“Certo che sei più bella.” Le diede ragione Jared. “Ma sei anche piccolina. Facciamo che cresci ancora un po’ e poi mollo Monica per te.”
“Ehy! Potrei essere gelosa.”
“Visto? Sono più bella di te.” Disse Rachel a Monica, che evitò di rispondere. Che dire ad una bambina di sette anni?
“Avrete anche dei bambini dopo che sarete sposati e porterete anche loro qui?”
Jared stava bevendo un po’ di succo di frutta e si ritrovò a sputacchiarlo tutto nel bicchiere.
“Oh, oh, piano. I figli non sono nelle nostre idee. Ragazzi, non dovreste andare a giocare fuori? O a fare i compiti? O a fare quello che normalmente fanno i bravi bambini?”
“Ma...”
“Niente ma. Lasciateli mangiare in pace.” Zia Margot era tornata con un vassoio pieno di muffins al cioccolato e ai mirtilli. I ragazzini uscirono per andare in giardino e l’unico rumore che c’era nella saletta erano quelli delle stoviglie e della musica lontana.
“Sono deliziosi.” Riuscì a decretare Monica dopo il secondo muffin e una tazza di caffè.
“Decisamente. Sbaglio o eri gelosa di Rachel?”
“Ma ti prego, parli di una bambina, se fossi gelosa di tutte le ragazzine che ti girano dietro sarei finita.” Jared spiluccava lentamente un muffin carico di cioccolata guardandola negli occhi. “È vero che non vuoi avere figli?”
“Sì, perchè lo chiedi?”
“Perchè credo che sia uno spreco che i tuoi geni non vengano dispersi nel mondo.” Jared spalancò la bocca stupito.”Insomma, ci sono orde di Echelon che non solo si divertono a scrivere storie su di te in versione papà, ma millemila altre che dicono che sei pronto e che saresti uno splendido genitore.”
“E secondo te la parola di alcune fan dovrebbero farmi cambiare quello che sono?”
“Non sia mai. Credo che dovresti cambiare perchè è arrivato il momento di farlo. E onestamente ti ci vedo anche con un bimbo in braccio.”
“Tu deliri. Io non so neanche come tenerlo un bambino. Fattelo tu un figlio, siete voi donne le specialiste della maternità.”
“Non voglio rovinare la vita ad un altro essere umano.”
“Allora evita di sposarti anche.” Monica non seppe rispondere. Fece la mossa di bere ancora un po’ dalla tazza, ma quella era vuota. Deglutì pesantemente, mentre lui sorrideva sardonico. “Ti avevo detto che te l’avrei fatta pagare. Ci ho messo un po’, ma la vendetta va servita fredda.”
Monica si alzò e se ne andò senza dire nulla, limitandosi a portare i piatti sporchi in cucina.
Stava scherzando, lo sapeva, eppure... non poteva non ammettere che le aveva fatto male quello che le aveva detto. Al di là del loro rapporto, sentirsi dire che avrebbe rovinato la vita a qualcuno non era bello.
Era così terribile come persona?
Ok, era caustica, sarcastica e spesso sapeva rompere le scatole in maniera perfetta. Era testarda, odiava essere contraddetta in pubblico e quelli erano solo i primi difetti a cui pensava, però sapeva anche di essere una brava ragazza. Era gentile, buona e simpatica. E si reputava abbastanza intelligente.
Jared l’aveva smontata.
Con una sola frase le aveva fatto capire che era l’ultima persona al mondo con cui lui avrebbe potuto imbastire una storia.
“Non vedo l’ora di andarmene da qui...”, mormorò lanciando un sasso nel laghetto.
 
L’atmosfera non poteva essere più diversa di quella della sera precedente. Monica praticamente non parlava, rispondeva con dei monosillabi e praticamente non calcolava un Jared stralunato, che non capiva quello che stava succedendo. Aveva anche provato a fare il dolce e carino, ma lei si voltava dall’altra parte e stava in silenzio. L’unica cosa che era riuscita a dire quella sera, era stato un insulto verso George poco prima di salire in mansarda, quando l’avvocato aveva poco elegantemente commentato il raffreddamento dei loro rapporti.
Costance interrogava Jared con lo sguardo, ma lui riusciva solo a risponderle facendo spallucce. Quel cambiamento così radicale, lo aveva preso completamente alla sprovvista. E il peggio era che non la conosceva così bene da sapere come fare per sistemare le cose con lei. Trovare la sua canzone preferita era stato facile: gli era bastato accendere il piccolo portatile e leggere su I-Tunes quali delle canzoni erano state suonate maggiormente. Poi aveva fatto una scelta e aveva cantato quella dei Chem, ma capire perchè Monica si era arrabbiata, era una cosa fin troppo complessa per lui.
“Ok, fratello, spiegami che cosa è successo.” Lui e Shannon  erano usciti in giardino perchè il batterista doveva fumare. Avevano camminato un po’, in modo da lasciarsi orecchie indiscrete alle spalle.
“Te lo direi se lo sapessi. Stamattina si è svegliata tranquilla, andava tutto bene, poi abbiamo fatto colazione e sbam, è cambiata dal giorno alla notte.”
“Ciclo?”
“No... oddio, non credo. Non mi pare.”
 Shan buttò fuori del fumo. “Scusa, ieri sera non hai fatto caso a dell’eventuale sangue.”
“Onestamente, avevo di meglio da fare.”
“Credo che questo lo abbiano sentito un po’ tutti gli occupanti della casa. Non siete stati silenziosi.” 
Jay sorrise ricordando alcuni dei momenti della notte precedente. “Si, bhe, scusate.”
“Non ti devi scusare, era ora. Dovevi vedere lo sguardo di mamma quando siete saliti in mansarda: già si vedeva nonna.”
“Oh ma la smettete con sta cosa dei figli? Oggi avete rotto!” Sbottò Jared tirando un sasso nell’oscurità. “Mi spiegate cos’è questa fissazione di me, Monica e un figlio. Non li voglio i figli.”
“Ok...”, Shannon sembrava piuttosto stupito. Lo lasciò sbollire qualche secondo e poi riprese “Perchè te la prendi così sul personale? Jay stai parlando con me, lo sai come la penso. Io e te siamo simili per quanto riguarda la discussione paternità. Sai che mamma si sente vecchia e che vorrebbe qualcosa da noi che non siamo disposti a darle, ma pazienza. Vai per la tua vita e fregatene. Se tu e Monica non volete figli, mamma si rassegnerà. In fondo la stai facendo felice solo standoci assieme.”
“Shannon, io e lei non stiamo assieme.”
Shan buttò il mozzicone a terra e gli posò una mano sulla spalla. “Da come vi comportate, sembra esattamente il contrario. E questa arrabbiatura sembra uscita da una sceneggiatura perfetta fra due innamorati. E ancora sto cercando di capire il perchè lei l’ha tirata fuori. Immagino che non l’avevate programmata assieme.”
“No, certo. È proprio arrabbiata.”
Shan sbuffò. “Ti pare che debba fare da consulente di coppia a voi due? Non mi sono mai preoccupato dei miei problemi con le donne e adesso devo pensare ai tuoi. Allora, ripercorriamo la mattina: dimmi quello che avete fatto.”
Jared prese a camminare in tondo mettendo le mani in tasca dei pantaloni. Cosa era successo quella mattina? “Ci siamo svegliati, anzi, lei prima di me. Chiacchiere, colazione, arrabbiatura. Tutto qui.”
“Credo che possiamo focalizzarci sulla colazione.”
“Eravamo io e lei, più un paio di bambinette che si sono messe a blaterare su matrimoni e figli, un po’ come te. Rachel diceva che mi avrebbe sposato lei perchè era più bella di Monica. Poi se ne sono andate e abbiamo parlato di maternità e paternità.” Guardò le stelle.
“Tutto qui?”
“Ci siamo presi un po’ per il culo a vicenda, come succede sempre.”
“E sei sicuro che per lei sei sia stata solo una presa in giro, vero?”
Ecco, forse Shan aveva ragione. Cazzo, si che aveva ragione. “Credo, forse, di averle detto qualcosa, ma era una battuta, una delle nostre solite. Non credevo se la prendesse così.”
Shannon alzò gli occhi e si accese una seconda sigaretta. “Vai da lei e spiegati. Tu sei un imbecille, ma lei ha capito male. Fate pace e scopate. Vi dò... facciamo un’ora, ok?Così poi posso dormire in pace.”
“Solo un’ora? Non ho neppure finito i preliminari in questo tempo.”
“Esagerato.”
 
La mansarda era completamente al buio. 
Monica aveva tirato la tenda e non entrava neanche un filo di luce lunare. Jared sospirò e si mosse nella stanza alla luce del suo telefono. Si spogliò e si infilò sotto il lenzuolo. Monica gli dava le spalle, addormentata e rannicchiata.
“Mi spiace. Stamattina stavo scherzando.” Lei non replicò, ma Jared sapeva che era sveglia. Aveva ascoltato il suo respiro durante le notti precedenti e come si muoveva, quindi sapeva benissimo che adesso lo stava ascoltando. “Io sono certo che tu sarai una mamma perfetta, soprattutto quando troverai l’uomo giusto per te.”
Monica non disse nulla.
Jared le mise una mano sulla spalla e gliela accarezzò.
“Lo so che non stai dormendo, dimmi qualcosa.”
“Io non sarò mai madre. Non voglio. Non ne sarei capace, rovinerei la vita a mio figlio per niente.” Parlava piano, ma seria, con calma e convinzione. “Sono incapace di interagire con i bambini, mi scazzo presto, sono troppo testarda e mi arrabbio facilmente se le cose non vanno come vorrei che andassero. I bambini sono troppo imprevedibili per poter mandare la vita nei binari che voglio io.”
“Questo solo perchè non hai ancora trovato la persona con cui condividerlo un figlio.”
“No, questo perchè io mi conosco.” Monica si girò e lo guardò alla luce del Black Berry. “Sembra strano, ma fare figli non è la massima aspirazione per tutte le donne del mondo. Io non sono una donna come tutte le altre. Forse non sono normale, anche se trovo che la normalità sia un concetto sopravvalutato e del tutto soggettivo.”
La luce si spense e rimasero al buio. Jared la sentiva respirare piano.
“Credo che sia dovuto al fatidico orologio biologico no?”
“Grazie al cielo il mio deve essersi fermato.” 
Jared rise: “Secondo me sei tu che non hai voglia di ascoltarlo.”
“Sei pedante e noioso. Va bene se tu dici che non vuoi figli, ma se lo dico io, non sono normale.”
“Non è questione di normalità. Monica, io ho una vita complessa, sempre in giro per il mondo, a fare mille cose. Come potrei prendermi cura di una famiglia?”, stava iniziando una nuova discussione. Non aveva immaginato una scena così: lui voleva chiederle scusa, magari parlottare un po’ delle sue seghe mentali e poi divertirsi per il resto della notte a discapito del sonno, invece, ovviamente, i suoi piani erano stati tutti sovvertiti.
“Eh certo... “Replicò Monica con sarcasmo “Perchè tu saresti l’unico musicista a vivere il suo lavoro ed avere una casa. Sì, sì, prima di te non l’avrebbe fatto nessuno. Ma per favore, non ti crederebbe nessuno. Anzi, non ti credo io, Jared.”
“Ah no? E secondo te cosa mi spingerebbe a rimanere single?” Silenzio. Probabilmente lo sentiva anche lui: quella era la quiete prima della tempesta.
“La stessa cosa che blocca tutti, Jared. La paura.” Monica lo sentì trattenere il respiro. Arrabbiato? Confuso? Rassegnato? Non lo sapeva. “La paura, innanzitutto, di dover di nuovo rischiare di stare male se una relazione andasse male. La paura di buttarti per sentirti di nuovo felice. La paura di cambiare il tuo stile di vita. La paura di dover condividere la tua vita con qualcun’altro. La paura di apparire vulnerabile. Devo continuare?”
“Pensi di conoscermi così bene?”
“Di certo meglio di quanto tu conosca me. E ora buonanotte.”
“No, buonanotte un cazzo. Mi psicanalizzi e speri che non risponda?” Ok, Monica capì: incazzato. "Io non ho paura di nulla ok?”
“Tutti hanno paura, Jared. E quando lo accetterai sarai pronto per riprovare ad amare.”
Adesso sì che il silenzio si era fatto spesso e profondo.
Jared doveva ammettere con sè stesso, piuttosto che a lei, che le sue parole l’avevano toccato nel profondo. Sapeva che in parte aveva ragione, perchè il dolore che aveva provato nel suo passato, non solo come compagno, ma soprattutto come figlio e bambino, lo aveva sempre bloccato. Quello che realmente gli dava fastidio era che lei si permettesse di spiattellarglielo così, come se nulla fosse. E la stessa domanda di sempre: perchè lo capiva più di chiunque altro?
“Io ho paura, Jared.”
“Uh? E di cosa?”
“Di quella che sono.” 
Jared rimase stupito in primis da quella sua ammissione e in secondis dal tono di pura sofferenza che aveva la sua voce. “Non capisco.”
“Ho trent’anni e non mi vuole nessuno. Ho il terribile sospetto che nonostante cerchi di fare del mio meglio, di essere al mio meglio, non basti. Cioè, basterebbe, ma la gente sembra volere qualcosa di diverso e io non sono in grado di esserlo. Devo essere terribile.”
“Non è vero. Sei in gamba e questo... questo inibisce gli uomini. Molti vorrebbero dominarti e non accettano che tu possa essere così forte.”
“Mi prendi per il culo.”
“No. Ti ho detto anche questa mattina che mi divertirei molto a punirti e sai cosa intendo.” 
La sentì ridacchiare. “Pensi veramente che sia in gamba?” 
Ma che domanda era? La sua amica si era completamente rintronata? Non aveva mai avuto crisi di identità così potente. “Certo, non mi credi?”
“Onestamente ho sempre pensato di starti sulle palle.”
Jared si avvicinò a lei, fino a riuscire ad abbracciarla. Le lasciò un leggero bacio sulla fronte, mentre l’abbracciava e le accarezzava la schiena. Apprezzò che fosse già senza vestiti. “A volte vorrei ucciderti, ma sei anche una persona che ammiro molto. E poi mi piace come scrivi.”
“Hai letto di Camilla?”
“Tutti e due i libri.”
“Grazie. È bello sapere che il proprio lavoro viene apprezzato.” 
La sentì sciogliersi nelle sue braccia, ritornare ad essere più a suo agio. E gli piaceva sentire il suo cuore che batteva sul suo petto. Stava diventando troppo romantico e non andava bene. La girò in modo che fosse con le spalle sul materasso e la baciò: all’inizio fu sorpresa e poco collaborativa, quasi infastidita, ma le ci volle ben poco per iniziare a collaborare al bacio e, non solo, anche a toccarlo in maniera inequivocabile.
L’ultimo pensiero coerente di Jared fu rivolto a Shannon: altro che un’ora, ti tengo sveglio tutta la notte se partiamo così.
   
 
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