Era strano non potergli sorridere bonariamente, ne poter scherzare per vedere la sua reazione burbera e contrita.
Può un’amicizia terminare così, come fosse stato niente, e mantenere al contempo la sua innaturale bellezza?
 
A volte sembrava che lei e Severus fossero così simili. Impossibile pensare a quanto drasticamente opposte fossero state, alla fine, le loro scelte.
La scelta, infondo, che identifica ciò che si è. Che ha decretato la sentenza di condanna alla loro amicizia, la giuria unanime, forse con una sola eccezione. Perché lei lo vedeva, Severus, che la sbirciava di nascosto, che tentava di mascherare l’imbarazzo, che simulava – in modo assolutamente inefficace – che non gli importasse nulla.
 

Amico mio, è tutto finito, come un cattivo presagio.
Perché tu e io sappiamo che ora siamo avversari, nemmeno disposti a nutrire quel reciproco rispetto che si riserva ad un degno rivale.
Ora noi ci siamo traditi.
La vedo, la tua rabbia. È come la mia. Solo molto diversa. Solo che tu stai dall’altra parte. Forse ci sei sempre stato.
Forse ritornerai.
 
A me piace ricordarti come quello che un tempo era il mio migliore amico. È dolce, come ricordo. Forse dolceamaro.
Certo, non lo nego, dopo ciò che sei diventato, ricordarti appeso per aria con le mutande in bella vista mi da una certa vendicativa soddisfazione. Ma lo so, in fondo, che è un sorriso amaro quello che affiora sulla mia bocca, anche quando vorrei prenderti in giro sul serio.
 
Chissà che ricordo serberai, di noi, quando non ci sarà più bisogno di una parte da cui stare.
Se mai potremo vivere un momento simile, si intende.
 
Chissà se tornerai mai a fissare il tuo sguardo sul mio, come quel giorno che, ancora bambini, dicesti di volermi bene.
Sembra una vita fa, Severus.
Ma in fondo non è poi molto, il tempo, una volta trascorso.
 
Chissà se un giorno ci guarderemo ancora negli occhi, amico mio.
Chissà se tutto il tempo è già trascorso.